La Jornada – Domenica 26 giugno 2011
Liberati i due indigeni basi di appoggio dell’EZLN; sono stati torturati e feriti
Hermann Bellinghausen. Inviato. Ocosingo, Chis., 25 giugno. Torturati, feriti e crudelmente vessati, i due indigeni basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), del municipio autonome Lucio Cabañas, sono stati liberati giovedì dai loro sequestratori dell’Organizzazione Regionale dei Coltivatori di Caffè di Ocosingo (Orcao) che li trattenevano dal giorno 20. La situazione continua ad essere tesa nella regione Primero de Enero, vicina a questa città, e le basi zapatiste stanno di guardia nella sede autonoma.
La giunta di buon governo (JBG) Corazón del arco iris de la esperanza, nel caracol Torbellino de nuestras palabras, nell’ejido Morelia, ha comunicato che Alberto e Pablo, come si sono identificate le vittime, sono feriti. Il giorno 23 si sono ammalati “e non hanno mai ricevuto un trattamento umano”. Sono stati sequestrati per ottenere la loro “resa”.
Alberto presenta “un taglio da bastonata dietro la testa e continua a sanguinare per i colpi subiti, perde sangue da bocca e naso ed ha abrasioni e lividi su tutto il corpo”. E Pablo “è nelle stesse condizioni, perde sangue dalle orecchie, ha il viso tumefatto, le labbra rotte, ha perso un dente e non può parlare né camminare per i colpi subiti alle gambe”.
Il 21 giugno, il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba) aveva cercato di vederli nel villaggio Patria Nueva, ma i loro sequestratori l’hanno impedito. Con questi ostaggi, la Orcao pretendeva “fare pressione sulla JBG per dialogare con i suoi leader”. La giunta si domanda: “Di che cosa vogliono che parliamo? La terra è recuperata dal 1994, la stiamo coltivando da 16 anni in tutta tranquillità”.
I dirigenti della Orcao, Antonio Suárez Cruz e Cristóbal López Gómez, “El Sadam“, leader di Sibak já, “tentano di nascondere i loro reati dicendo che il terreno dove lavorano i nostri compagni sono stati concessi in amministrazione fiduciaria dal malgoverno”, un programma che risale al periodo di Roberto Albores Guillén (chiamato El Croquetas dagli zapatisti). “Ricorderete la ferocia nel suo governo per smantellare i municipi autonomi e distruggere i popoli zapatisti. Sulle ceneri create da Albores Guillén arde il fuoco che oggi divampa”.
Allora, aggiunge la JBG, “subimmo provocazioni, intimidazioni, vessazioni… affinché la nostra lotta sembrasse una lotta tra indigeni”. Ora, con la presunta “legalizzazione” governativa della terra, “sotto la farsa della legge che loro si sono inventati” vogliono far passare gli zapatisti come “provocatori”.
Gli zapatisti accusano di “riattivare la persecuzione” attraverso la Orcao, i governi federale, statale e municipale, rispettivamente, Felipe Calderón Hinojosa, Juan Sabines Guerrero ed Arturo Zúñiga Urbina (di estrazione panista), che formano “una squadra di sobillatori, incominciando dagli scagnozzi locali e regionali della Orcao chiaramente noti che obbediscono a quello che dicono gli scagnozzi più in alto, attentatori dei nostri diritti perché non condividiamo gli inganni che stanno facendo nel nostro paese”.
La mattina del giorno 23 giugno, davanti ai loro rapitori della Orcao, gli ostaggi hanno raccontato di essere stati picchiati e derubati di mais, fagioli, canna da zucchero, rotoli di filo spinato, materiali per il lavoro nei campi, coperte, zaini e la loro casa è stata bruciata”. Ciò nonostante, “il nostro compagno si è reso conto che molti che militano nella Orcao vengono ingannati”sui motivi dello scontro”. Pablo ed Alberto “di giorno erano rinchiusi nella prigione della comunità e di notte li portavano in una sala della scuola, lontano dalla comunità, sorvegliati da 30 persone. Verso le 3 del mattino ritornavano in prigione. Non hanno mai ricevuto acqua, coperte ed hanno sofferto le punture di zanzare e la fame”.
Alla fine, quelli della Orcao hanno obbligato gli ostaggi a firmare un documento sotto la minaccia di essere nuovamente picchiati; poi li hanno lasciati andare.
In altro ordine, il Comitato dei Diritti umani Oralia Morales, il Frayba ed il Movimento per la Giustizia del Barrio hanno reso nota la liberazione senza accuse, lo scorso 6 giugno, di Patricio Domínguez Vázquez, base di appoggio zapatista dell’ejido Monte Redondo, chi si trovava in carcere senza motivo a Motozintla dal 14 aprile, come aveva denunciato allora la JBG di La Realidad. Le organizzazioni civili manifestano preoccupazione per l’integrità e la sicurezza di Bersaín Palacios de León, anch’egli contadino di Monte Redondo (Frontera Comalapa) che ancora si trova in prigione. http://www.jornada.unam.mx/2011/06/26/politica/019n1pol