denuncia dal municipio di Venustiano Carranza

Denuncia della Comunità di Cruztón, Municipio di Venustiano Carranza, Chiapas, Messico.

23 maggio 2011

 

Alla Giunta di Buon Governo della Zona Altos, con sede in Oventic, Chiapas.

Alle e agli aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona.

Alla Zezta Internazionale.

Ai Media Alternativi.

Alle Organizzazioni per i Diritti Umani.

 

Compagne e compagni:

 

Prima di tutto mandiamo un grande saluto da parte de@ compagn@ aderenti a L’Altra Campagna della nostra comunità. Oggi vogliamo informarvi di quanto sta accadendo.

 

Il giorno 5 aprile 2011 alle 12:30pm circa, stavamo lavorando nella nostra proprietà, quando sono arrivate quattro persone che hanno detto di chiamarsi Mariano Pérez Pérez, Dionisio Pérez Díaz, Pedro Pablo Pérez Pérez e Domingo López López, i primi tre primi hanno detto di essere di Nuevo Amatenango e l’ultimo del Poblado Nuevo San Juan, entrambi del municipio di Teopisca, e che venivano da parte della Procura Agraria e del dirigente Felipe Gómez Díaz perché qui ci sono alcune terre abbandonate ed che inoltre ce ne sono in abbondanza. Noi abbiamo risposto che si trovavano sulle nostre terre recuperate e che qui non ce ne sono altre, e che da anni sono le nostre terre perché le hanno coltivate i nostri nonni e noi le abbiamo recuperate nel 2007 ed a giugno del 2009 il malgoverno ha risolto questo conflitto lasciando in nostro possesso i 249-39-06.574 ettari patrimonio delle nostre famiglie.

 

Dal 5 aprile al 16 maggio di quest’anno, girano voci che ci siano persone della comunità che si stiano unendo in gruppo per sottrarci le nostre terre e che in questo gruppo ci siano persone della nostra stessa comunità. Inoltre abbiamo saputo che il signor Valentín Jiménez González, che è stato Presidente del Commissariato Ejidale dell’Ejido San José Cerro Grande I, che con l’inganno invase la nostra proprietà e che più tardi la regolarizzò come un nuovo ejido grazie al programma Procede, e che nel giugno del 2009 ha ricevuto “un aiuto economico con la finalità di saldare la controversia sociale agraria” e questo accordo prevedeva che le terre restassero in legittimo possesso di noi, gli Aderenti all’Altra Campagna, sta organizzando le persone per tornare a sottrarci le nostre terre.

 

Secondo le voci che circolano, il signor Valentín ha venduto per 60 mila pesos al signor Guadalupe Cruz, i documenti del suo presunto Ejido San José Cerro Grande I, documenti che dal giugno del 2009 sono senza valore perché ha rinunciato ai propri diritti agrari vigenti in relazione ai 249-39-06.574 ettari. per risolvere il problema, nei quali si prevede che le terre restano in nostro legittimo possesso ed inoltre si impegnava a non esercitare al presente o in futuro nessuna azione, nei fatti o per vie legali, per riprendersi le nostre terre. Per questo il signor Valentín vuole ingannare la gente per ricreare il conflitto e riprendersi la “sua parte” se il nuovo gruppo riuscirà a sottrarci le nostre legittime terre. Noi abbiamo sempre denunciato che i presunti ejidatarios dello scomparso Ejido San José Cerro Grande I, creano sempre problemi ed invadono le terre per poi fare affari con la nostra madre terra.

 

Per questo chiediamo al malgoverno di rispettare le nostre legittime terre che ci spettano di diritto. E che la Procura Agraria smetta di fomentare le persone ad invadere e creare altri problemi. Poiché noi lavoriamo e coltiviamo le nostre legittime terre, in maniera limpida, per il sostentamento dei nostri figli.

 

Riteniamo responsabile il malgoverno per quello che potrebbe accadere nella nostra comunità e che inoltre ci nformi immediatamente del risultato del “Accordo Quietanza” firmato il 3 giugno 2009 e presentato al Tribunale Unitario Agrario per la sua ratifica.

 

È per questo che vi chiediamo, compagne e compagni Aderenti all’Altra Campagna, di tenersi al corrente della nostra situazione, perché di nuovo il malgoverno vuole creare conflitti sulle nostre legittime terre.

 

 

Distintamente,

Comunità di Cruztón, Municipio di Venusiano Carrranza, Chiapas; Messico

 

Viva l’EZLN! Viva l’EZLN! Viiva l’EZLN!

La terra è di chi la lavora!

La terra non si vende, si coltiva e si difende!

Viva L’Altra Campagna!

Basta con la guerra di Calderón!

 

Visita il nostro Blog: http://www.chiapasdenuncia.blogspot.com/

—————————-

Área de Sistematización e Incidencia / Denuncia Pública

Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas A.C.

Calle Brasil #14, Barrio Mexicanos,

San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, México

Código Postal: 29240

Tel +52 (967) 6787395, 6787396, 6783548

Fax +52 (967) 6783551

denunciapublica@frayba.org.mx

www.frayba.org.mx

Facebook: Chiapas Denuncia Pública

Twitter: chiapasdenuncia

 

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Chiapas all’interno del festival di street art “elementi sotteranei” di Gemona del Friuli (Udine)

Elementi sotterranei 2011 – La talpa e lo struzzo

 

VENERDI 27 MAGGIO

•    15:00 international graffiti festival presso il centro studi di via Praviolai con:
ECB(Germania), Zedz (Olanda), Zone1 (Francia-Italia), Peeta (Canada-Italia). Dall’Italia Alfa, Agonisticko, Asker, Asone, Awey, Bonato, Calmo, Cheone, Crisi, Dado, Daker, Gafuck, Hemo, Made, Maes, Mush, Nears, Pg, rE9, Ricro, Sesh, Skan, Sika, Slide, Sly, Sosta, Spazio, Sqon, Sturi, Style1, Verbo, Webster, Wesh, Yama.
•    18:30 presso la loggia del municipio:
•    inaugurazione Elementi Sotterranei 2011 – La talpa e lo struzzo
•    Dj set by Aron Shorty & Lory Roi, esibizione di breakdance
•    20:45 presso la palestra I.S.I.S. in via Praviolai, in collaborazione con Logo_RUE – Risorse Umane Europa:
•    TERRE E DIRITTI, a tu per tu con gli attivisti:

“Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” Veronica Pecile di  LogoLIBERA racconta la sua esperienza a Castelvolturno, nei territori confiscati alle mafie per la loro restituzione alla società civile;

“Per un mondo libero costruito dal basso” Federico Londero di LogoCOORDINADORA racconta la sua esperienza nelle comunità zapatiste del Chiapas – Messico

•    a seguire rinfresco
SABATO 28 MAGGIO
Presso il centro studi di via Praviolai

•    10:00 international graffiti festival
•    13:00 apertura stand associazioni
•    15:00 inizio skate contest – dj set by Pippss from Slovenia

FIRST PLACE 100€

•    dalle 17:00 alle 19:00 “Sentire la terra attraverso l’altro” workshop di danza a cura del Gruppo Contact Improvisation FVG

i partecipanti verranno invitati a scoprire la possibilità di sentire continuamente la loro relazione con il suolo

•    18:30 premiazione skate
•    21:00 live music presso la palestra in via Praviolai con:


DOMENICA 29 MAGGIO
Presso il centro studi di via Praviolai

•    10:30 international graffiti festival
•    14:00 “Il suono della terra” corso di Didgeridoo base ed avanzato, a cura del maestro australiano Martin O’Loughlin (grande conoscitore delle tecniche di suono del didgeridoo, è stato allievo di maestri aborigeni come Djalu Gurruwiwi e della sua famiglia).

•    dalle 14:30 alle 17:00 “Street art per tutti” Laboratorio di arte urbana aperto a tutti, a cura di Mattia Campo Dall’Orto di LogoMACROSS

introduzione e strumenti di approccio a tecniche e stili del graffitismo.

•    dalle 15:00 laboratori didattici a cura dell’associazione logokaleido

15.00 – 16.00 “Piccoli alberi crescono” (per bambini dai 5 agli 8 anni), taglia, incolla e colora per comprendere come avviene lo sviluppo della chioma di un albero, creando nel contempo una piccola opera d’arte

16.30 – 17.30 “1,2,3 Go Green” (per ragazzi dai 9 anni in su), gara di velocità tra dischetti vegetali per sperimentare la fotosintesi che avviene dentro le foglie

è necessaria l’iscrizione ai laboratori inviando una mail a elementisotterranei@gmail.com

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iniziativa Chiapas a Rovato (Bs)

”AQUI MANDA EL PUEBLO”

LA RESISTENZA ZAPATISTA IN CHIAPAS:

ANTICAPITALISMO, AUTONOMIA, AUTOGOVERNO

 

Annamaria Pontoglio     Comitato Chiapas “Maribel”, Bergamo

Roberta Meazzi            OndaDurito, Radio Onda d’Urto

Angelo Cò        cooperatore con alcune comunità zapatiste

 

VENERDI 27 MAGGIO

C.S. 28maggio

Rovato (BS)

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dalla Grecia..

Grecia: Urgente appello per la solidarietà internazionalista!
Compagni, lo scopo di questo messaggio è quello di informarvi brevemente su quello che sta succedendo nel nostro paese e di lanciare un appello per la solidarietà internazionalista agli anarchici di tutto il mondo.
La Grecia è giunta ad un decisivo punto di svolta: sono tanti i cambiamenti critici che si stanno verificando nella società a livello sia politico che economico. La disintegrazione e la dissoluzione del dominante – almeno fino a poco tempo fa – modello di potere e di sfruttamento è sempre più evidente, così si può definire quella che viene comunemente chiamata “crisi”. Quello che stiamo vivendo ora è il fallimento totale di un sistema che non è più in grado di assicurarsi il consenso sociale, e che perciò reagisce con un attacco frontale incondizionato ed immotivato.
Inizialmente, al principio di questa situazione che è stata chiamata “crisi”, l’attacco è avvenuto sul piano materiale: con la svalutazione del lavoro, col taglio orizzontale dei salari, con condizioni di lavoro sempre più “flessibili”, con l’istituzionalizzazione dell’insicurezza sociale, con la crescita dei prezzi dei beni di consumo e delle tariffe dei servizi pubblici, con l’aumento delle tasse e con i tagli dello stato sociale. Al tempo stesso, si è verificata la vendita del patrimonio pubblico ai privati, la perenne e diffusa presenza della polizia nelle strade, le vendite all’asta, l’esplodere della disoccupazione…

In più, un attacco senza pecedenti da parte del mezzi di comunicazione. I mass media controllati dallo Stato e dal capitale hanno pubblicato una quantità spropositata di servizi dal carattere catastrofico su scenari disastrosi e la produzione di un elenco di fondamentali “rivelazioni” quali… “Se la Troika non approva, il prossimo debito, andremo a picco…”. In questo modo, la macchina mediatica del potere riesce costantemente a intorbidire le acque ed a mantenere uno stato di terrore che garantisce la paralisi della società in modo distorsivo.

Eppure, la resistenza messa in campo da una parte della società greca e dal proletariato non si è mai fermata. Le indizioni di scioperi generali sono accolte con livelli differenti da persone che resistono attivamente e che esprimono la loro volontà di lottare contro le condizioni imposte dallo Stato e dal capitale.

Allo sciopero generale dell’11 maggio ad Atene, ancora una volta migliaia di manifestanti hanno marciato ed urlato la loro opposizione contro le nuove misure anti-sociali adottate dal governo greco che colpiscono i lavoratori e la maggioranza della popolazione. Durante la manifestazione, mentre la maggior parte dei manifestanti era passata vicino al parlamento e si dirigeva verso il punto conclusivo, la polizia ha attaccato senza motivo e in modo premeditato gli spezzoni più radicali del corteo – gli anarchici e gli anti-autoritari, le assemblee di quartiere, gli attivisti di base dei sindacati, la sinistra extraparlamentare – picchiando con bestialità mai vista e sparando centinaia di lacrimogeni, finché i manifestanti non si sono dispersi. Più di 100 sono stati ricoverati ed alcuni sottoposti ad intervento chirurgico.

Il compagno Yannis è quello che ha subito i danni peggiori e la sua prognosi è riservata. Avendo subito da parte dei poliziotti un attacco omicida che gli ha provocato gravissime ferite, è stato ricoverato in stato comatoso, come riportato nel referto medico. Dopo che è stata accertata una emorragia cerebrale, è stato operato con urgenza; ora si trova intubato in camera intensiva. La sua situazione clinica rimane critica ma stabile, non correndo più pericolo di morte.

E’ ovvio che questi attacchi omicidi contro i manifestanti in sciopero mercoledì 11 maggio, avevano un solo obiettivo: intimidire la gente e tutti coloro che resistono agli attacchi del potere e dello stato capitalista. Si è trattato di un atto esemplare che punta alla sottomissione delle persone inviando loro un messaggio preciso: statevene a casa, quieti e disciplinati.

In questo contesto si fa strada la prepotenza della destra e/o delle sue ramificazioni parastatali. Le esplosioni della violenza razzista si sono moltiplicate in tutto il paese, raggiungendo il culmine la scorsa settimana in occasione della morte di un greco nel centro di Atene in procinto di compiere un furto, cosa per la quale gli immigrati sono diventati un obiettivo da colpire ed oggetto di pogrom mai visti. Gruppi fascisti organizzati e/o singoli fascisti, razzisti ed estremisti di destra hanno colto al volo l’occasione per radunarsi ogni sera e dare la caccia agli immigrati, ferendone parecchi ed uccidendone presumibilmente uno. Al tempo stesso, i neo-nazisti, insieme alla polizia, attaccano gli squats del centro di Atene, costringendo i compagni in una condizione in cui è necessario prima di tutto difendere le nostre vite dalla brutalità della polizia e dei fascisti.

La gravità della situazione è evidente. Una volta che la società accetta un attacco senza precedenti sul piano delle condizioni materiali, la maggior parte delle componenti politiche più radicali – di cui una delle principali è quella anarchica – viene sottoposta ad attacco da parte della polizia e dei fascisti (e questa volta nel vero senso della parola a giudicare dalla rabbia omicida dimostrata).

Ecco perché veniamo a chiedere urgentemente la solidarietà internazionale!

La solidarietà è sempre stata uno dei valori caratteristici degli anarchici. Noi contiamo sempre sulla solidarietà per sostenere le nostre lotte e per combattere la logica dell’isolamento e del ritirarsi a vita privata che viene promossa dal potere statale, insieme alla condizione di individualismo e di smantellamento della nozione di collettività promossa dal capitale.

Ora che la società greca ed il proletariato stanno soffrendo una situazione di deterioramento senza precedenti delle condizioni di vita, ora che gli anarchici sono vittime di un’oppressione che assume le dimensioni del tentato omicidio, ora che il movimento anarchico è nell’occhio della violenza dello Stato e della minaccia fascista, abbiamo bisogno della solidarietà di tutti gli anarchici che in tutto il mondo facciano azioni di solidarietà con la nostra lotta, organizzando eventi, manifestazioni, presidi, scrivendo testi, a parole e con i fatti; qualsiasi cosa che i compagni ritengano appropriata; qualsiasi espressione della solidarietà rivoluzionaria che solo gli anarchici conoscono e che vogliano dimostrare non potrà che dare forza al nostro morale ed alla nostra lotta.

Fraterni saluti,

Gruppo di comunisti libertari (Atene)

Eutopia journal ——– vedi anche i seguenti link:

http://en.contrainfo.espiv.net/
Informazioni sugli eventi recenti in Grecia

http://athens.indymedia.org/front.php3?lang=el&article_id=1288989
Video: la polizia attacca la manifestazione

http://athens.indymedia.org/front.php3?lang=el&article_id=1290982
Video: i fascisti e la polizia collaborano nell’attacco contro gli immigranti

http://www.demotix.com/photo/688561/demonstration-stabbed-greek-turns-ri
Foto: nazisti attaccano immigranti

http://athens.indymedia.org/front.php3?lang=el&article_id=1288923
http://athens.indymedia.org/front.php3?lang=el&article_id=1289018
http://athens.indymedia.org/front.php3?lang=el&article_id=1289114 Foto: attacco della polizia contro i manifestanti

Traduzione a cura di dierre

http://www.anarkismo.net

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sostegno a San Sebastian Bachajon

Dichiarazione Mondiale a Sostegno degli Idigeni Tseltales di San Sebastián Bachajón Aderenti all’Altra Campagna

 

In Chiapas gli investimenti nel turismo e nelle infrastrutture, nella logica di “sviluppo” governativo attraverso il progetto Centro Integralmente Planificado Palenque (CIPP) che a sua volta fa parte del progetto più ambizioso denominato Mesoamérica (già noto come il Plan Puebla Panamá), sono ormai una contesa cruciale contro la costruzione di alternative di vita dei Popoli originari in Chiapas che lottano ormai da anni per il riconoscimento della propria autonomia come popoli nella cornice della libera determinazione, e che nella pratica esercitano il loro processo autonomistico. Sono loro che storicamente conservano le risorse naturali ed il proprio territorio, in un equilibrio di relazione razionale e umana. In quella lotta per la sopravvivenza si colloca la resistenza civile delle e degli ejidatarios di San Sebastián Bachajón (SSB) aderenti all’Altra Campagna (LOC) nella zona di Agua Azul.

 

I Popoli che resistono in difesa dei loro diritti devono affrontare, da parte dei governi neoliberali, molteplici azioni con le quali si intende distruggere l’organizzazione ed il lavoro di costruzione di altri mondi possibili. Oggi, il governo del Chiapas ha arbitrariamente arrestato e tiene sotto costante vessazione e minacce, 5 ejidatarios di San Sebastian Bachajón dell’Altra Campagna, tutti innocenti dei reati di cui sono accusati, sono vittime del sistema giudiziario messicano corrotto, che ubbidisce alla voce degli interessi degli investimenti nazionali ed internazionali. Questo sistema serve a reprimere e distruggere i Popolo, le organizzazioni o le persone che non concordano con gli interessi del governo neoliberale, interessi che stanno provocando stragi e la morte di chi scommette su una vita in cui i diritti umani si sviluppino e si vivano in pienezza.

 

L’azione di repressione più recente affrontata dagli ejidatarios è avvenuta lo scorso passato 9 aprile 2011, quando circa 800 agenti della Polizia Statale Preventiva, Polizia Federale e Militari hanno sgomberato gli ejidatarios di San Sebastian Bachajón dell’Altra Campagna che ore prima avevano preso il controllo del botteghino di ingresso alle cascate, lo stesso che era stato sottratto loro il 2 febbraio con un piano messo a punto dal governo del Chiapas insieme agli ejidatarios “filogovernativi”. La regione di Agua Azul è il chiaro esempio dove i governi statale e federale esercitano tutta la forza dello Stato per lo storico saccheggio del territorio dei Popoli indigeni.

 

Per le innumerevoli violazioni dei diritti umani compiute contro gli ejidatarios di San Sebastian Bachajón dell’Altra Campagna, collettivi, comitati, movimenti, organizzazioni sociali e società civile così ci pronunciamo:

 

1. Per il rispetto del diritto alla libera determinazione e all’esercizio della propria autonomia del Popolo tseltal di San Sebastián Bachajón aderente all’Altra Campagna, come stipulato nel Trattato No.169 su popoli indigeni e tribali in paesi indipendenti; Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni e gli Accordi di San Andrés, Documento 1, 3. 1. Documento 2, II, IV (2. 3.); Documento 3.1 (c, d); Documento 1, Principio della nuova relazione 5.

 

2. Per il rispetto del diritto all’uso e sfruttamento delle risorse naturali che come Popoli originari hanno preservato nel corso di secoli.  Diritto sancito dal Trattato No.169, su popoli indigeni e tribali in paesi indipendenti art. 13.2; Dichiarazione delle Nazioni Unite su Diritti dei Popoli Indigeni e gli Accordi di San Andrés, Documento 1.4 B. 2.; Documento 1, Principio della nuova relazione 2

 

3. Per la liberazione immediata di: Jerónimo Guzmán Méndez, ejidatario dell’Altra Campagna; Domingo Pérez Álvaro, membro della Commissione di promozione dell’Altra Campagna; Juan Aguilar Guzmán, cassiere dell’Altra Campagna; Domingo García Gómez, membro del Comitato di Difesa dei Diritti Umani; Mariano Demeza Silvano, minorenne dell’Altra Campagna.

 

4. Per il ritiro immediato dei corpi di polizia e militari che tengono sotto assedio la zona dell’Ejido di San Sebastián Bachajón, esattamente agli accessi dello stabilimento balneare di Agua Azul che oggi è gestito dai governi statale e federale.

 

 

FIRME

 

Italia

Associazione Ya Basta! Italia

Associazione culturale “I Commedianti della Pieve”

Associazione onlus Le Case degli Angeli di Daniele

Collettivo Italia Centro America

Comitato Chiapas “Maribel” di Bergamo

 

Profesor Mario Zunino, Italia

Università di Urbino, Italia

Luca Brogioni, Italia

Silvana Capurso, Italia

Patrizia Capoferri, Italia

Anna Pacchiani, Italia

Massimo Vecchi, Italia

Angela Bellei, Italia

Francesco Biago, Italia

Rete Radie Resch Treviso, Italia

Bruno Bartolozzi, Italia

Nedda Alberghini, Italia

Fortunato Po, Italia

Gianni Borgatti, Italia

Elena Fornaciari, Italia

Simona Tuffoli, Italia

Cinzia Mantovani, Italia

Giovannino Albanese, Italia

Francesca di Cristofaro, Italia

Iole Benelli, Italia

Wanda Banzi, Italia

Venusta Biagi, Italia

Paola Govoni, Italia

Vittorio Cavallini, Italia

Paola Vancini, Italia

Piero Zannarini, Italia

Federica Govoni, Italia

Stefano Lodi, Italia

Lara Munurati, Italia

Stefano Sandoni, Italia

Virna Calzolari, Italia

 

Messico

Acción Directa Autogestiva

Amig@s de Mumia de México

Asamblea Nacional de Braceros

Brigada Callejera de Apoyo a la Mujer “Elisa Martínez”, A. C.

Brigada Feminista por la Autonomìa

Cauce Ciudadano A.C., Miguel Ángel Mendoza Sanchez

Ce-Acatl, A.C.

Celula Revolucionaria Independiente Almaye

Centro de Alojamiento Junax, A.C.

Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas, A. C.

Centro de Estudios Antropológicos

Centro de Investigación y Acción de la Mujer Latinoamericana

Centro de Promoción y Educación Profesional Vasco de Quiroga, A. C.

Central de Organizaciones Campesinas y Populares Chiapas-Mexico

Colectivo Contra la Tortura y la Impunidad, A.C.

Colectivo de Estudios Críticos en Derecho-RADAR

Colectivo de Mujeres Tejiendo Resistencias
Colectivo Heroes de Acteal, Maria de Lourdes de la Parra Garcia

Colectivo la Otra Ciudad de Chihuahua

Colectivo Utopia Puebla

Colectivo Votán Zapata

Comisión de Seguimiento del Tribunal Internacional de Conciencia de los Pueblos en Movimiento, Camilo Perez Bustillo

Comisión para la Defensa de los Derechos Humanos, A. C. Ana María Vera

Comité Cerezo Mexico

Comité de Campesinos Pobres

Consejo Ciudadano Cultural para las Artes de Morelos, A. C.

Consejo Nacional Urbano y Campesino, A.C.

Cooperativa Máteru Kurhinta

Coordinadora Valle de Chalco

Desarrollo Económico y Social de los Mexicanos Indígenas, A. C.

Equipo Indignación A.C.

Espacio social y kultural La Karakola

Foro Lomas del Poleo

Frente Magisterial Independiente Nacional

Frente Mexicano Pro Derechos Humanos, A. C.

Frente Nacional de Organizaciones BRACEROPROA, A. C., Martha Suarez Cantu, Presidenta Binacional

Frente Popular “Ricardo Flores Magon”

jovenes en resistencia alternativa

La Otra Campaña Tlaxcala

La Otra Chilanga, Sebastián Liera

La Otra Fresnillo

La Voldora Radio 97.3 FM

Municipio Autónomo de San Juan Copala

Niñas y Niños en La Otra Campaña-DF, Nicte-Há Dzib Soto

Organización Zapatista “Educación para la Liberación de Nuestros Pueblos”

Pozol Colectivo

Radio Ñomndaa, La Palabra del Agua

Red Magisterial Popular Chiapas-Mexico

Red de Mujeres de la Tierra Unidas por un Futuro y un Mundo Mejor, A. C.

Regional Sur Poniente de La Otra Campaña-DF, Gustavo García Rojas

Sector de Trabajadores Región Centro y de la Otra Totonacapan

Union Popular Apizaquense Democratica e Independiente

Xochimilco Zapatista

Zapateando, al son de los medios abajo y a la izquierda

 

Stati Uniti

American Indian Movement-West

Anti-Racism Committee of the National Lawyers Guild, Garrett Wright, Co-Chair

Association of Junior Leagues International, Lyndell Brookhouse Gil

Bend-Condega Friendship Project, Tim Jeffries, Coordinator

Chelsea Tenant Action Committee, Rosa María de la Torre

Chiapas Support Committee/Comité de Apoyo a Chiapas

Coatlicue Theatre Company, Inc., Hortencia Colorado, Elvira Colorado y Shaun Colorado Finnerty

Colectivo Radio Zapatista, México/EU.

Colectivo de Radio Zapatista Sudcaliforniano

Colectivo Zapatista, Bertha Gutierrez

Eastside Café, Sirena Pellarolo

El Kilombo Intergaláctico

Frente Zapatista Sudcaliforniano

Friends of Brad Will

Harlem Tenants Council, Nellie Hester Bailey
Harlem Fightback Against War at Home & Abroad

In Solidarity With Immigrants, Jaymes Winell
Institute for Anarchist Studies, Joshua Stephens

Just Cause

Justseeds Artists’ Cooperative, Kevin Caplicki

Kolectivo de Medios

Long Island Jobs with Justice, Charlene Obernauer, Executive Director

Marin Task Force on the Americas, Dale Sorensen, Director

Mexico Solidarity Network

Misioneros de San Columbano, Pbo. Guillermo Morton

Movimiento por Justicia del Barrio

New Jewel Movement

NYCLU, Arianna Gil

Office of the Americas, Blase Bonpane, Ph.D. Director

Resist and Multiply, Claudia Aukuwilka

West Harlem Coalition, Tom DeMott

The Wild Poppies Collective

 

Sudafrica

Abahlali baseMjondolo (Movimiento de Habitantes de Casas de Carton)

Students for Social Justice – Universidad Rhodes

 

India

Kolkata for Global Justice

 

Francia

Colectivo Chiapas-Ariège

Comité de solidarité avec les peuples du Chiapas en lutte

Grupo Les trois passants

 

Svizzera

Colectivo Zapatista Marisol de Lugano

Solidaridad directa con Chiapas

 

Spagna

Centro de Documentación sobre Zapatismo (Cedoz)

Colectivo ¿Qué pasa en el mundo?

Confederación General del Trabajo (CGT)

Grupo IRU

Para Todos Todo de Pina de Ebro- Zaragoza

Plataforma de Solidaridad con Chiapas de Madrid

Red de Apoyo Zapatista de Madrid

Red Libertaria Apoyo Mutuo

 

Catalogna

Acción de los Cristianos para la Abolición de la Tortura

Associació Cultural el Raval “El Lokal”

Barrikada Zapatista en Barcelona

Grupo de Apoyo a la Zona de Costa de Barcelona

La Reus, Cultural i Solidària per la Pau

 

Pasi Baschi

Plataforma Vasca de Solidaridad con Chiapas

 

Slovenia

Colectivo Dostje!

 

Grecia

Colectivo ALANA (Solidaridad, Resistencia, Dignidad)

VOID NETWORK

 

Austria

Café del Mundo

Caracol Mundo-Eco de Latido en Solidaridad

Casa Mexico

Restaurant “Los Mexicas”

 

Nuova Zelanda

Wellington Zapatista Solidarity Committee

 

Canada

Building Bridghes Humand Rights Observers

2110 Centre for Gender Advocacy

 

Regno Unito

UK Solidarity Network

 

Inghilterra

Dorset-Chiapas Solidarity Group

Kiptik

London Mexico Solidarity Group

Reel News Videoactivist Collective

 

Scozia

Glasgow Chiapas Solidarity Group
Grupo Solidario Edimburgo-Chiapas
Edimburgo

 

Argentina

Pax Social

Red de Solidaridad con Chiapas de Vicente Lopez

 

Belgio

Collectif Chiapas de Liège

 

Germania

Gruppe B.A.S.T.A.

La Red YA-BASTA-NETZ

 

Uruguay

Colectivo Contraimpunidad

 

Costa Rica

Comité Ave Fénix

 

 

Raul Zibechi, Uruguay

Noam Chomsky, Estados Unidos

Fernanda Espinosa, Ecuador

Val Thien Tlapaltic, Filipinas

Julie Webb-Pullman, Nueva Zelanda

Benjamin Fogel, Sudafrica

Jared Sacks, Sudafrica

Nikolitsa Angelopoulou, Grecia

Patricia Rodriguez Jurado, Argentina

Elisa Amanda Mata, Argentina

Sergio Tishler, Guatemala

Violeta Pacay Zamora, Guatemala

J Montano Lozano, Canada

Brett Story, Canada

William M. Burton, Canada

Katie Earle, Canada

Martha E Sánchez, Costa Rica

Shaun Dey, Inglaterra
Fliss Premru, Inglaterra
Angie Taylor, Inglaterra
John Sinha, Inglaterra

José Mª Olaizola Albeniz, Euskadi

David E. Tavárez, Estados Unidos

Alex van Schaick, Estados Unidos

Anastasia Hardin,Estados Unidos

Christopher Beach, Estados Unidos
Terri Bennett, Estados Unidos

Guadalupe Lizárraga, Estados Unidos

Laura Waldman, Estados Unidos

Arnoldo García, Estados Unidos

Michael Kozart, Estados Unidos

Marianna Rivera, Estados Unidos

Todd Davies, Estados Unidos

David L. Wilson, Estados Unidos

Jose Plascencia, Estados Unidos

Mary Ann Tenuto, Estados Unidos

Sylvia Romo, Estados Unidos

Carolina Dutton, Estados Unidos

Michael Cucher, Estados Unidos

Cecile Lumer, Estados Unidos

Nati Carrera, Estados Unidos

Marisa Handler, Estados Unidos

Ariana Kalinic, Estados Unidos

Odin Cortes Cabrera, Estados Unidos

Molly Talcott, Estados Unidos

Jorge Herrera, Estados Unidos

T M Scruggs, Estados Unidos

Molly Reagh, Estados Unidos

Marilyn Naparst, Estados Unidos

Joanne Castronovo, Estados Unidos

Sheila Thorne, Estados Unidos

Tricia Boreta, Estados Unidos

Usha, Estados Unidos

Rudy Nevel, Estados Unidos

Cary Escovedo, Estados Unidos

Elizabeth Martinez, Estados Unidos

Luz Lee, Estados Unidos

Norma J. Harrison, Estados Unidos

Amanda Bloom, Estados Unidos

Dale Sorensen, Estados Unidos

Aran Watson, Estados Unidos

Christine Knight, Estados Unidos

Sara Diamond, Estados Unidos

Dana Bellwether, Estados Unidos

George Cammarota, Estados Unidos

Wendy Wood, Estados Unidos

Joanne Shansky, Estados Unidos

Sarait Martínez, Estados Unidos

Ernesto Saavedra, Estados Unidos

Meredith Staples, Estados Unidos

Susan Marsh, Estados Unidos

Charlotte Cote, Estados Unidos

Heidi Sarabia, Estados Unidos

Kate Savkovich, Estados Unidos

Túlio Zille, Estados Unidos

Diana Bohn, Estados Unidos

Malú Huacuja del Toro, Estados Unidos

Denisse Andrade, Estados Unidos

George Caffentzis, Estados Unidos

Diana Warwin, Estados Unidos

Louise Seamster, Estados Unidos

Luis Lopez, Estados Unidos

Samantha Bobila, Estados Unidos

Jesse Villalobos, Estados Unidos

Barbara Larcom, Estados Unidos

Shauna Gunderson, Estados Unidos

Luis Feliz, Estados Unidos

Katherine Feliz, Estados Unidos

Nicole Feliz, Estados Unidos

Zuinda Leon, Estados Unidos

Cathy de la Aguilera, Estados Unidos

RJ Maccani, Estados Unidos

Charlie Perez, Estados Unidos
Hillary Lazar, Estados Unidos
Montserrat Mendez, Estados Unidos
Hankyung Kim, Estados Unidos
Saydee Villarruel, Estados Unidos
Ralph Torres, Estados Unidos
Alexander Dwinell, Estados Unidos
Yuri Rojas, Estados Unidos
Ainsley B. Story, Estados Unidos
Jonathan Fox, Estados Unidos

Birdie Gutierrez, Estados Unidos

Aleida Lomeli, Estados Unidos

Piera Segre, Estados Unidos

Grace de la Cruz, Estados Unidos

Kate Savkovich, Estados Unidos

Jill Dowling, Estados Unidos

Jennifer Sullivan, Estados Unidos

Amarela Varela, Mexico

Dorinda Moreno, Mexico

Alejandra Vargas, Mexico

Guillermo Schneider H., México

Graciela Najera Allende, Mexico

Pedro Guzmán, Mexico

Xilonen Pérez Bautista, Mexico

Cristina Coronado Flores, Mexico

Juan Carlos Martíez Prado, Mexico

Rodrigo Gutiérrez, México.

Jorge Peláez, México

Mylai Burgos, México

Yacotzin Bravo, México

Aline Rivera, México
Liliana López, México

Lena García Feijoo, Mexico
Laura Castellanos, Mexico

Eva Luz leal Castro, Mexico

Cynthia Ramírez Ríos, Mexico

Luisa Elena Yannini Mejenes, Mexico
Isabel Lozano Maurer, Mexico
Cecilia Zeledon, Mexico

Maria Rodriguez, Mexico

Ana Rodriguez, Mexico

Lucia Rodriguez, Mexico

Francisco Rodriguez, Mexico
Ana Lidia Flores, Mexico
Maria Luisa Maurer, Mexico
Adriana Maurer, Mexico
Sebastian Mantelli, Mexico
Sofia Lozano, Mexico
Daniel Lozano, Mexico
Pamela Walls, Mexico
Marina Rojo, Mexico

Cuauhtemoc Padilla M., Mexico
Sergio Pliego, Mexico
Maria Luisa Rios, Mexico
Alejandra de la Mora, Mexico
Diego de la Mora, Mexico
Judith Flores Carmona, Mexico
Luis Deloya, Mexico
Carlos Mc Brigthe, Mexico
Marina Kaplan, Mexico

Juan Anzaldo Meneses, Mexico

Esperanza Estrada L., Mexico
Sandra Luz Garcia, Mexico
Ramon Menza, Mexico
Jesus Guevara, Mexico
Oscar Hernandez López, Mexico
Maria Armendra Hernandez López, Mexico
Maria Asuncion Hernández López, Mexico
Esperanza Marina Hernández López, Mexico
Geronimo Alberto Hernández López, Mexico
Ana Maria Hernández López, Mexico
Roberto Valentina Hernández López, Mexico
Xochitl Guevara, Mexico
Huixil Guevara, Mexico
Ixchel  Guevara, Mexico
Esperanza López Espada, Mexico

Jovita Patricia Gómez Cruz, Mexico

MA. Esther Piña Soria Calderon, Mexico

Ricardo Antonio Sanchez Piña Soria, Mexico

Hector Ricardo Sanchez Coronado, Mexico

María Consuelo Niembro Domínguez, Mexico

Ines Segivia Camelo, Mexico

Adriana Chávez Tejeda, Mexico

Héctor Vicario Montiel, Mexico

Adriana Vicario Chávez, Mexico

Dr.Raùl Pàramo Ortega, Mexico

Carmen Huerta, Mexico

Susana Karina Navarrete Guerrero, Mexico

Cristina Coronado Flores, Mexico

Claudia Ytuarte Núñez, Mexico

Rodrigo Servín Camacho, Mexico

Esther Pérez Aboytes, Mexico

Julio Cesar Rincon, Mexico

Albert Moliner Fernandez, Catalunya

Iñaki García García, Catalunya

Lola de Querol Duran, Catalunya

Francesc Laporta, Catalunya

José L. Humanes Bautista, Estado Español

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acqua privata in Messico

Inondazioni e siccità, questo il maggior contrasto ecologico di Città del Messico. Una metropoli con oltre venti milioni di abitanti – se comprendiamo tutta la macchia urbana – che vive questa alternanza fin troppo concreta. Certo, nonostante il cambiamento climatico che anche qui fa sentire tutti i suoi effetti, l’alternanza tra stagione delle piogge – prossima ad iniziare – e stagione «secca» continua ad esistere. [continua a leggere]

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iniziative a modena

-Venerdì 20 ore 17 Mercatino biologico+Cena e Assemblea della Libera Officina.

-Domenica 22 ore 10 Torneo di Calcio non competitivo in ricordo di Gasparo alla polisportiva Saliceta S. Giuliano, parteciperà la squadra della Libera Officina “Libera A Palla”.

Fermare Sitta.
Fermare la cementificazione.
Fermare la città dei motori.
Nei prossimi dieci anni Sitta vuole a Modena altri 6.00 nuovi appartamenti per ospitare 10.000 nuovi residenti e arrivare così piano piano alla Modena Felix da 250.000 abitanti.
Sitta è come Berlusconi quando dice di non sapere i dati degli appartamenti vuoti in provincia di Modena.
Berlusconi dichiara che pensava veramente che Ruby fosse nipote di Mubarak ma chi ha avuto a che fare con Polizia, Digos e affini sa che è impossibile che chi si avvicina al presidente del governo possa farlo senza essere vivisezionata su tutto il proprio passato.
Il geometra Sitta non può non conoscere i dati provinciali sugli immobili perché senza quei dati gli sarebbe impossibile fare qualsiasi previsione sulla città.
In una intervista, poco tempo fa, il Sitta si lamentava di una economia modenese ferma e del fatto che 30.000 disoccupati erano troppi e come soluzione oggi vuole allargare la città con altri nuovi disoccupati e pensa di assumerli tutti come portieri al museo ferrari?
E’ divertente sentire il PD sbandierare a Milano la vittoria di Pisapia e poi sentire le dichiarazioni di quest’ultimo e dei suoi supporter che dicono di aver vinto perchè sono contro la cementificazione, ma sanno che Sitta è del PD o pensano che sia in squadra con Berlusconi?
Ma oltre a fermare Sitta sulla cementificazione, e impedire al PD gli scempi con soldi pubblici di piazza Matteotti e la piscina al parco ferrari c’è il problema di inquinamento sia dell’aria ma anche quello identitario provocato dalla città dei Motori.
Il tentativo di mischiare cultura e motori e dare spessore culturale ad un rombo o ad un pistone che va su e giù lo trovo delirante, il nessun dorma con la città bloccata da auto inquinanti che facevano infrazioni bestiali completamente impuniti, che hanno bloccato e inquinato la città è stato un situazionismo da stabilimento.
Pensare ad una città identificata per una meccanica, per una carrozzeria e per il rombo di un motore lo trovo vomitevole e culturalmente offensivo.
L’autodromo si sta facendo e questa non è una bella cosa, si è rovinato un corridoi ecologico, una zona di falda, un pezzo di campagna per portare bare volanti che tanti lutti e danni all’ambiente hanno fatto.
Se questo è il futuro va fermato.
Bertoli Franco (Colby)
Attivista dello spazio sociale Libera
e segretario provinciale USI-AIT Modena.

http://www.libera-unidea.org/home.htm


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video marcia 8 maggio Città del Messico

Mini-video en el que presentamos algunas voces desde la marcha que se realizó el 8 de mayo de 2011 en las calle de la Ciudad de México durante la marcha en contra de la violencia en México. Entre otros, habla San Juan Copala, Miguel Concha, Movimiento 5 de Junio, etcétera. [mira el video] —

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epistolare di Sergio Rodriguez

Scambio Epistolare su Etica e Politica

La classe politica e la guerra

Sergio Rodríguez Lascano

Nella lettera che il Subcomandante Insurgente Marcos scrive a don Luis Villoro, dal titolo “Appunti sulla guerra”, si illustra in maniera molto dettagliata il bilancio utilizzato da Felipe Calderón per portare a termine la sua guerra contro la popolazione messicana, seguendo gli obiettivi del vicino mandante del Nord. Questo è molto importante perché, a parte tutto, una guerra deve essere analizzata nei suoi costi. Quello che mi piacerebbe sottolineare, partendo da questo punto relativo ai costi per poi passare ad altri argomenti, è il ruolo che l’insieme della classe politica messicana ha svolto in questa guerra.

Racconta chi c’era, che quando Lenin lesse su un giornale svizzero che la socialdemocrazia di Germania e Francia aveva votato i crediti di guerra che autorizzavano entrambi i governi ad avviare quella follia che si chiamava Prima Guerra Mondiale, pensò che si trattasse di un’edizione falsa di quel giornale. Da allora, è molto importante sapere come si comportano i diversi partiti politici presenti nei parlamenti quando si vota sui soldi per fare una guerra. Sebbene in Messico il presidente ogni anno elabori una proposta di bilancio, chi ne decide l’importo e le destinazioni sono i deputati e i senatori di ogni partito politico.

In Messico, negli ultimi quattro anni – e si potrebbe dire anche negli ultimi dieci anni – i bilanci sono stati votati praticamente all’unanimità, con l’eccezione di alcuni deputati la cui obiezione non riguarda il bilancio di guerra. Con questo possiamo dire che la guerra che ha deciso di lanciare Calderón ha contato sull’avallo e l’appoggio di tutta la classe politica messicana. L’unica critica che gli muove il dissidente contumace, López Obrador, si incentra unicamente sul fatto che Calderón ha sollevato un bel vespaio, e così – volente o no – cade nella logica che il governo ha tentato di imporre: che ci troviamo di fronte ad una guerra contro il crimine organizzato, in particolare, contro il narcotraffico.

Nello stesso modo in cui Felipe Calderón utilizza questa guerra come suo unico elemento di legittimazione, la screditata classe politica messicana si aggrappa a questa guerra e giura e spergiura che, accada quel che accada nel 2012, questa politica non cambierà.

Recentemente, la dichiarazione di un vecchio priista ha suscitato clamore. Sócrates Rizzo García, ex governatore di Nuevo León, ha detto: “Durante i regimi priisti, il presidente della Repubblica aveva il controllo sulle rotte del narcotraffico, cosa che impediva che ci fossero attacchi alla popolazione. In precedenza, i presidenti definivano le strade che doveva seguire il traffico di droga per non coinvolgere la società civile… In qualche modo, si era risolto il problema del transito della droga. Esisteva un controllo e c’era uno stato forte ed un presidente forte ed una Procura forte e c’era il ferreo controllo dell’esercito… Dicevano: ‘Tu passi di qui; tu di qua; ma non toccare questi posti’… “. Subito, Enrique Peña Nieto ha dichiarato che se arriverà alla presidenza, continuerà la strada intrapresa da Calderón.

Marcelo Ebrard insistentemente ha dato il suo appoggio a Calderón in questa guerra, sostenendo che sarebbe stato meschino lesinare l’appoggio. Il consenso alla guerra comprende molti altri e molte altre istituzioni. Tutti i governatori degli stati e praticamente tutti i sindaci condividono questa strategia. Per questo, governatori e sindaci di varie regioni del paese hanno respinto le dichiarazioni di Felipe Calderón, nel senso che sfuggivano dalle loro responsabilità nella lotta al crimine organizzato, e gli hanno chiesto di “precisare meglio” le sue parole, perché sembra avere un panorama incompleto di quello che accade.

Felipe Calderón in un intervista ha dichiarato che in stati, municipi ed in altri ambiti del potere pubblico si elude la corresponsabilità prevista dalla Costituzione per affrontare in forma congiunta il crimine organizzato. Ha detto che quei livelli di governo credono che “sia facile passare la palla al governo della Repubblica”. Mario Anguiano, mandatario di Colima, ha detto che in nessuna circostanza ha eluso “né sfuggiremo mai da questa responsabilità costituzionale e stiamo lavorando in funzione degli obiettivi che abbiamo definito e garantiremo la sicurezza alla popolazione”. Al di là degli sfoghi isterici di Calderón, la realtà è che tutti sono coinvolti in questa politica.

Si potrebbe dire, ed è vero, che esiste una forte corruzione tra i governatori o i presidenti municipali, ma questo non è diverso da quello che accade nell’insieme delle istituzioni federali. Così, per esempio, il Revisore dei Conti Superiore della Federazione (ASF) ha riscontrato errori amministrativi ed omissioni in una fiduciaria della Segreteria della Difesa Nazionale (Sedena) che, nel 2009, ha gestito risorse per 1.640 milioni di pesos “per urgenze e spese per la sicurezza nazionale”. Nella revisione delle risorse, l’ASF ha rilevato la mancanza di licitazioni negli acquisti e contratti milionari che fanno perdere risorse all’Esercito, tra altre anomalie. Per un contratto firmato con un’impresa russa per la riparazione di cinque elicotteri, la Sedena ha dovuto sborsare 10,5 milioni di pesos solo per la cancellazione dell’accordo, poiché le condizioni non erano convenienti per l’ente.

Ugualmente, si potrebbe dire che molti governatori o presidenti municipali o deputati fanno parte delle reti del crimine organizzato, ma la stessa cosa si può dire di una serie di agenti federali, membri delle forze armate o dello stesso potere esecutivo.

Mentre l’insieme della classe politica partecipa attivamente a questa guerra, i presunti obiettivi che si è posta per portarla a termine non solo sono lontani, ma lo sono più che mai. La violenza non è diminuita, ma è aumentata in maniera esponenziale. Ogni settimana si supera il record precedente di violenza. Ogni volta sono più morti, ogni volta più scomparsi, ogni volta più arrestati, ogni volta più bambini coinvolti nella guerra, da una parte e dall’altra. Per esempio, la Rete per i Diritti dell’Infanzia in Messico (Redim), formata da 67 organizzazioni civili, ha documentato che, nel 2009, la Segreteria della Difesa Nazionale ha arruolato dei minorenni nel servizio militare anticipato per lo sradicamento di coltivazioni di marijuana e papavero. Ha inoltre denunciato, sulla base di documenti ufficiali, che nella lotta dell’esercito contro il narcotraffico partecipano dei minorenni reclutati mediante il Servizio Militare Nazionale ed il Sistema Educativo Militare. Lo scorso 31 di gennaio, la Redim ha presentato il documento “Infanzia e conflitto armato in Messico”, elaborato con informazioni della stessa Sedena, nella cui Terza Relazione dei Lavori 2009 consta che, dal 25 maggio al 1 agosto di quell’anno, 314 adolescenti hanno svolto questo compito in Michoacán. Secondo la Redim, è la prima volta che “si sa” con certezza che degli adolescenti sono coinvolti in azioni di “lotta contro il narcotraffico”.

E se l’obiettivo di ridurre la violenza non si raggiunge, non lo è neppure quello di ridurre il consumo di droga. Mentre il consumo di marijuana nel paese aumenta, la distruzione di colture di questa droga ed i sequestri diminuiscono. Durante l’amministrazione del presidente Felipe Calderón, la media annuale della distruzione di coltivazioni documentata dall’esercito è inferiore a quella dei mandati di Ernesto Zedillo e Vicente Fox. Dal 1995 al 2000, secondo la relazione della Segreteria della Difesa Nazionale, ogni anno venivano distrutti 19.523 ettari di marijuana, in media; dal 2001 al 2006, la cifra è stato di 25.800; ma nell’attuale  amministrazione, dal 2007 al 2009, è crollata a 17.014 ettari l’anno.

Il consumo di droga in Messico è schizzato: il suo valore attuale sul mercato nazionale supera gli 8.780 milioni di dollari l’anno, secondo informazioni della Segreteria di Pubblica Sicurezza (SSP) federale. “In Messico è aumentata in maniera importante la dipendenza, e devo segnalare che è uno dei fattori più importanti che bisognerebbe denunciare e assistere”, ha ammesso il suo titolare, Genaro García Luna durante la sua comparizione davanti ai legislatori. “La parte più importante nel consumo è occupata dalla marijuana, con una proporzione quadruplicata negli ultimi dodici anni”.

Naturalmente, per realizzare un’analisi completa sull’argomento è impossibile non considerare che si tratta di un grande affare. Affare del quale fanno parte i grandi industriali del paese e del mondo. E fino a che questo sarà un grande affare, i capitali continueranno a fluire verso questo settore.

Come segnala il Subcomandante Insurgente Marcos nella lettera citata, in questo grande affare il capitale nordamericano guadagna su due fronti: vendendo armi alle forze incaricate della violenza dello Stato e vendendo le stesse armi ai capi della droga. Lo fa anche, ed ora si sa, dagli uffici stessi delle istituzioni incaricate di vigilare sulla vendita delle armi.

Ma l’affare non si ferma lì. Secondo Víctor Cardoso, del quotidiano La Jornada, nei quattro anni del governo di Felipe Calderón sono stati riciclati 25.991 milioni di dollari. Parlando solo di quello che si lava attraverso il sistema bancario, per non parlare della quantità di hotel, scuole, centri ricreativi, eccetera, che sono semplicemente la facciata che occulta il riciclaggio di denaro sporco.

Stando così le cose, possiamo dire che, dentro le finanze di questa guerra, è possibile incontrare il sistema bancario messicano, oggi prevalentemente in mani straniere, e dunque non si può negare che una buona parte della quantità di soldi che si trovano in questo settore viene dal narcotraffico.

Inoltre, sappiamo che ogni anno entrano in Messico 29 mila milioni di dollari dal narcotraffico. Questo spiega, in buona parte, perché il Messico nel 2009 non sia caduto in una crisi peggiore ed quello che sta dietro la ripresa tanto esaltata del 2010, in un momento in cui le esportazioni di petrolio sono minori così come l’entrata di valuta grazie alle rimesse degli emigrati. Questa cifra è superiore a tutto l’Investimento Straniero Diretto che solo l’anno scorso è stato di 16 mila milioni di dollari, e di questo affare beneficia una buona parte della classe politica messicana. Per questo, questa guerra non è realmente contro il narcotraffico, perché sarebbe come tagliare la mano che ti nutre.

Il potere corrompe dice la vecchia massima, ma il potere e il denaro corrompono due volte. Per questo il panorama nel Messico del 2011 è quello di funzionari dello Stato che scoprono le mille e una strada per accedere a quella fonte inesauribile di entrate. Nella loro opera Mil mesetas, Delleuze e Guattari dicevano: “Così come il capitale cresce in maniera costante e smisurata rispetto al capitale variabile, la guerra diventa sempre più una guerra di armamenti. La crescita della composizione organica di capitale si traduce così nella crescita della composizione organica di capitale militare”.

Con questo si è aperta un’epoca di degrado ed umiliazione. Una guerra fatta con l’ordine di combattere il crimine organizzato cerca di contendere a quest’ultimo i guadagni. Si tratta dell’azione degradata del potere che utilizza una copertura ideologica per uno scopo inconfessabile. Ma vuole anche un’altra cosa: umiliare la società, facendole pagare i costi di sangue di questa guerra, cercando di distruggere l’ambito collettivo che trova sul suo passaggio; ogni ambito sociale che riesca a calpestare. Epoca di degrado e umiliazione che tutto annuncia proseguirà dopo il 2012 mentre si sta realizzando tutto quello che i candidati avevano presentato nel 2006; compreso quello che López Obrador aveva esposto nel suo libro Proyecto alternativo de nación, in cui segnalava che era giusto utilizzare l’esercito contro i narcos, poiché si trattava di un problema di sicurezza nazionale.

Oggi, in Messico, le elite politiche ed economiche che esercitano il potere, inteso non unicamente come l’esecutivo ma come l’insieme del potere, incarnano gli obiettivi più eccessivi tanto nell’accaparramento di denaro come di capacità di comando sulla società.

Tuttavia, questo slancio, questa volontà, questa apparente sicurezza svanisce quando il suo padrone alza la voce perché gli hanno ucciso un agente doganale, invece di chiedersi, là in alto, cosa ci faceva un agente doganale degli Stati Uniti a San Luis Potosí – forse la dogana non è più sul Río Bravo?- no, immediatamente, si scopre “l’assassino”.

Gli esperti sui mezzi di comunicazione mettono in discussione la rapidità con la quale si è saputo nel vicino paese del nord dell’arma assassina e dove è stata venduta, e non mettono in discussione il fatto che, in due giorni, lo Stato messicano – lo stesso che non sa chi ha assassinato Maricela Escobedo, lo stesso incapace di trovare chi ha ucciso gli studenti dell’Istituto Tecnologico di Monterrey, lo stesso che ha quasi distrutto la famiglia Reyes – ora, in due giorni, trovi un ragazzo, si presume l’assassino del funzionario statunitense, conosciuto come el Piolín.

Il problema che sorge dall’inizio è il seguente: quale è il livello di credibilità del potere politico in Messico? Perché dovremmo credergli? Chi può dire che i 35 mila assassinati in questa guerra erano membri del crimine organizzato? Perché davanti alle telecamere appaiono con armi, pistole, granate, fucili? Lo Stato, storicamente, non si è mai premurato di mettere davanti alle telecamere qualche ragazzo, vivo o morto, circondato da un arsenale? Ci siamo già dimenticati degli anni della guerra sporca contro le organizzazioni rivoluzionarie?

Queste domande sorgono, soprattutto, quando si conoscono bene le velleità cinematografiche del genio della menzogna, García Luna, che monta operativi a beneficio dei mezzi di comunicazione.

Per questo ha ragione Julio Scherer quando, nel suo libro Historias de muerte y corrupción, dice: “Dietro ogni vittima c’è un nome, un cognome, una storia, ma arriverà il giorno della resa dei conti da parte di chi si è visto coinvolto in questa tragedia che non cessa”.

Tutto questo in piena democrazia rappresentativa

Già nel numero precedente avevamo parlato del carattere di Stato d’emergenza che sta acquisendo lo Stato messicano, che lo sta trasformando in uno Stato penale di controllo che ha perso ogni prospettiva di legittimità sociale, a partire dalla mancanza di consenso. Il dominio è diventato crudo, privo di qualsiasi copertura sociale. Per questo, per il potere tutto è guerra.

Ma la cosa peculiare è che tutto questo si svolge nella cornice del sistema di democrazia rappresentativa, con un potere legislativo e giudiziario apparentemente separati dall’esecutivo.

Dalla prospettiva di detta democrazia rappresentativa, nessuno sta presentando un progetto di nazione diversa, non diciamo socialista – che sarebbe chiedere troppo – ma semplicemente alternativo alla politica della terra bruciata che si sta portando avanti contro la società e il paese.

In ultima istanza, se qualcuno vuole un’ulteriore dimostrazione dei limiti di questo sistema rappresentativo, oggi la può trovare in quello che sta accadendo in Messico.

Hanno diviso il paese in amici e nemici. I primi si trovano nel potere politico ed economico, e i secondi sono ogni cittadino al quale si vogliono togliere tutti i diritti, ad eccezione di quello di votare per i suoi carnefici.

Questo sistema consente solo una cittadinanza sotto controllo; per questo il cumulo di leggi che vogliono criminalizzare, non diciamo la protesta sociale, ma chiunque voglia esercitare i propri diritti più elementari come quello del libero transito o quello di fare una festa con gli amici, o uscire di scuola e camminare per le strade, o essere un vero difensore dei diritti umani, o dipingere graffiti, o chiamarsi Reyes, o vivere ad Apatzingán o a Ciudad Mier o a Ciudad Juárez, o quello di non andare negli Stati Uniti, o andare ad una festa, o, perfino consumare uno stupefacente.

Gli unici che hanno diritti sono i membri della classe politica e quelli che appaiono nell’elenco della rivista Forbes.

La democrazia rappresentativa, si presume, ha come base il fatto che il potere è il risultato di un’autorizzazione concessa da tutti e da ognuno degli individui. Questo, ora è chiaro, non è così. Il potere esiste nonostante lo stato di malessere che regna nella società, ed ora governa per i mezzi di comunicazione e per sé stesso.

Prima, il potere rappresentativo esisteva in funzione dell’esistenza dei diritti dell’essere umano. Oggi, questo potere rappresentativo si è trasformato in una brutta caricatura da quando i messicani sono stati espropriati dei propri diritti.

L’obiettivo non è più semplicemente garantire la vendita della forza lavoro, ma il controllo della vita stessa (il biopotere) dei cittadini in quanto tali: di quello che fanno, con chi passeggiano, con chi vanno alle feste, con chi giocano, con chi convivono, con chi si rapportano, con chi fanno l’amore.

In questo senso, si vuole generare l’idea di unanimità, di omogeneità. Non sorprende la campagna a favore del film Presunto colpevole, prodotta e diretta dagli avvocati degli assassini di Acteal. Tutti nella classe politica si sono lanciati nella difesa della libertà di espressione, come se questa fosse in pericolo, quando è completamente inesistente per la stragrande maggioranza della società, e si perseguita un ragazzo che aveva osato presentare un ricorso, mentre non è stato interpellato sull’utilizzo della sua immagine in un documentario che non è vero che semplicemente rifletteva quello che era successo in tribunale, ma rivelava quello che il direttore e l’editore volevano.

E’ stato patetico sentire commentatori “progressisti” parlare di qualcuno che strumentalizzava quel ragazzo, perché non poteva essere che uno così ignorante, che aveva fatto solo le elementari potesse presentare un ricorso.

Con un’azione di potere sono stati eliminati i diritti civili di un giovane povero, mentre gli avvocati dei criminali vivevano i loro 15 minuti di gloria. Queste sono le cause di tutta la classe politica. Ed i morti di Acteal? Qui è meglio voltare pagina e non importunare le buone coscienze che controllano i mezzi di comunicazione. Qui abbiamo un buon esempio di quello che in altri paesi è noto come “governanza”. Si crea l’immagine che, dalla società civile, esiste un movimento per frenare gli “eccessi” dello Stato e tutti i mezzi di comunicazione si muovono in quella direzione. Lo Stato felice crea un movimento di distrazione. Alla fine, si autorizza l’esibizione del documentario che mostra che la società civile ha vinto, la libertà di espressione è garantita. Nel frattempo, la guerra rade al suolo il paese.

Si può dire lo stesso dei partiti politici, concentrati come sono nel 2012. Tutti sono fuochi artificiali: alleanze sì o no, l’arrivo di Moreira al PRI, la crisi terminale del PRD, le campagne di AMLO ed Ebrard, eccetera.

Nessuno si occupa né si preoccupa dei 35 mila morti, del fatto che il mandante del Nord inonda con armi il territorio nazionale. L’unica cosa che a loro interessa è quello che succede nella propria bottega. Mai prima nella loro storia, la classe politica e le istituzioni statali sono state così inutili come oggi.

“Se prendo uno Zeta lo uccido. Perché interrogarlo?”

Così ha dichiarato il titolare della Sicurezza della città di Torréon, il generale Carlos Viviano Villa Castro. Questa è la filosofia dei militari in questa guerra. Il problema è che con questa dichiarazione è evidente che viviamo in stato di emergenza. Il fermato non richiede un processo, neanche un interrogatorio; la sola cosa da fare è ucciderlo.

A questo si aggiunge che il generale dice che bisogna “avere le palle”. E’ comprensibile quando si ha il cervello nei genitale, e così, aggiunge: “Io diffido dei poliziotti federali perché non uccidono, arrestano soltanto”. Ma, più ancora, basta e avanza che il generale creda che si tratti di uno Zeta per ucciderlo. E questo riguarda i testimoni sotto protezione, le voci, il non fermarsi ad un posto di blocco, ecc. Ed il generale dice che tutto questo fa parte del “codice d’ onore”.

Stato penale di controllo man mano che si riduce lo Stato sociale: non si tratta più di prevenire o di aiutare, si tratta di infliggere punizioni. Tutti siamo suscettibili di punizione, di morte. La punizione come metodo pedagogico. Come insegnare? Con le pallottole.

Naturalmente, dietro c’è l’obiettiva centrale di questa guerra che come abbiamo già visto non è sconfiggere il narcotraffico, ma distruggere il tessuto sociale. Paralizzare con la paura. Governare attraverso questi strumenti.

Per i mezzi di comunicazione, questi sono i nuovi eroi nazionali, per lo meno li presentano come qualcosa di spiritoso, folcloristico. Dietro, la realtà è che questa è la nuova filosofia del potere. E qui è indispensabile ripeterlo: non è un solo uomo il portatore di questa filosofia, ma l’insieme della classe politica, per azione o per omissione, è comproprietaria di questa struttura politica che si chiama Stato penale di controllo.

L’alternativa può venire solo dal basso

Se, come abbiamo detto e dimostrato, a nessuno là in alto importa niente di questo problema, ma sono la causa dello stesso; la sola alternativa reale, più reale che mai, verrà dal basso.

Seguendo le orme dei ragazzi che a Ciudad Juárez hanno deciso di controllare la loro paura ed uscire per strada a mostrare il corpo, comprendendo qualcosa che in prima istanza è complicato capire: che è lo Stato a causare il terrore; che questo è responsabile di aver messo la società civile nella situazione in cui si trova; che non è possibile parlare di due bande, mentre uno, lo Stato, è l’unico responsabile, in teoria, nel garantire la sicurezza dei cittadini.

Seguendo le orme di coloro che, tra i popoli originari, lottano per non permettere che i propri territori si trasformino in zone militarizzate e si perdano tutti i segni d’identità delle comunità.

E, soprattutto, seguendo le orme delle comunità zapatiste che hanno dimostrato, nel momento più terribile del paese, quando sembra che tutto sia ormai terra bruciata, che si può costruire un’altra cosa: una dove i militari non hanno potuto introdurre la loro filosofia di morte; dove lo Stato e la classe politica non sono riuscite ad imporre la loro agenda. Un’altra cosa dove la violenza è esiliata e si impone solo quando i paramilitari del PRI, del PRD o del Partito Verde attaccano su ordine del governatore più popolare del quotidiano La Jornada.

Lì dove non entra la droga, lì dove ciò che avanza è l’educazione, la salute, i progetti agroecologici. Lì, dove si sta costruendo il nuovo che ci permette di avere un punto di riferimento e propaganda in tutto il paese e nel mondo.

Come è stato possibile arrivare a questo?

Una parte della società civile è stata abbagliata dai giochi elettorali. Dice si sia costituito un governo legittimo, ma sembra che a questo governo i problemi reali della società facciano un baffo, e la sola cosa che ripete, in un interminabile e noioso monologo, è che è necessario prepararsi per il 2012. E, mentre si arriva a quell’appuntamento, se ci saranno altri 16 mila morti, anche questi saranno danni collaterali per raggiungere il grande obiettivo (che, d’altra parte, è sempre più remoto).

Mentre in alto si fa questo, in basso, non senza difficoltà, si sono costruite nuove organizzazioni che, indipendentemente dalla loro dimensione, fanno quello che devono fare; ancora una volta possiamo riprendere l’esempio di Ciudad Juárez.

Il malessere di fronte all’epoca in cui viviamo, epoca di morti, desaparecidos e imprigionati; epoca piena di soldati per le strade sempre con le armi spianate; epoca di canaglie che dagli scranni parlamentari si vantano della propria inettitudine e malvagità; epoca in cui, dalle corti, inclusa quella suprema, si dà copertura legale all’estremamente illegale; questa epoca richiede che avanzino le organizzazioni sociali per frenare la mano visibile del crimine che lo Stato sta compiendo. Nuove organizzazioni che guardino le comunità zapatiste e dicano “sì, si può”. Organizzazioni sociali che impediscano che questo paese sia raso al suolo dalla politica che dall’alto ha decretato che “tutti sono miei nemici”.

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

 

Intervento di Sergio Rodríguez Lascano in castigliano: http://revistarebeldia.org/revistas/numero77/11rodriguez.pdf

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presidi in Sardegna

SARDEGNA -BLOCCATI CANTIERI PER L’INSTALLAZIONE DI RADAR MILITARI 

Da qualche giorno 4 cantieri militari per l’installazione di Radar sono stati occupati e bloccati.
Presidi 24 h su 24 impediscono la ripresa dei lavori che in entrambi i casi sono durati solo un giorno o due. Le installazioni dovrebbero essere 4 in Sardegna più altre 14 sparse nel resto d’Italia e fanno parte del progetto dell’Unione Europea di potenziamento delle frontiere esterne della “Fortezza Europa” in difesa dai flussi migratori provenienti dal Nord Africa.

I siti sono tutti sulla costa occidentale dell’isola, da Sud a Nord nei comuni di Sant’antioco, Fluminimaggiore, Tresnuraghes e Sassari.

La ditta appaltatrice è ALMAVIVA del gruppo FINMECCANICA mentre l’opera nel complesso è affidata alla GUARDIA DI FINANZA.

CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DI TERRITORI E I DANNI AMBIENTALI E SANITARI DA ESSA CAUSATI LE POPOLAZIONI HANNO DECISO DI OPPORSI A QUESTO PROGETTO BELLICO.

I PRESIDI SONO TUTT’ORA IN CORSO.

Per info, adesioni e patecipazione :

noradarcaposperone.blogspot.com

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