La Jornada – Venerdì 25 novembre 2011
I cattolici manifestano in Chiapas contro le imprese minerarie, la militarizzazione, la violenza contro gli immigrati, l’uso degli ogm e l’inquinamento e chiedono la liberazione di Alberto Patishtán
Elio Henríquez. San Cristóbal de las Casas, Chis., 24 novembre. Con in testa i vescovi Felipe Arizmendi Esquivel ed Enrique Díaz Díaz, circa 8 mila cattolici hanno fatto un pellegrinaggio in questa città per manifestare contro lo sfruttamento minerario, la distruzione della natura, l’uso di transgenici, la militarizzazione, il consumo di droga, l’alcolismo e gli abusi contro gli immigrati.
Con striscioni, fiori, foglie di palma, croci, immagini religiose e bandiere, i cattolici hanno sfilato fino alla piazza della Cattedrale, dove si è svolta una messa di due ore con riti indigeni, durante la quale è stata chiesta la liberazione di Alberto Patihstán Gómez, in carcere da 10 anni, accusato di un’imboscata che provocò la morte di sette poliziotti e che un mese fa è stato trasferito nella prigione di Guasave, Sinaloa.
Durante l’omelia, Arizmendi Esquivel ha detto, facendo riferimento ad un passo della bibbia: “I leoni sono le imprese minerarie che con i loro progetti vogliono impadronirsi dei territori dei contadini, le autorità corrotte che si vendono e non difendono il bene delle comunità e quelli che si dedicano al disboscamento delle foreste (…), i grandi produttori di alcolici, le autorità che non applicano debitamente le leggi contro la corruzione”. I leoni sono anche “gli spacciatori, piccoli e grandi; i capi di cartelli ed i loro luogotenenti; quelli che estorcono e sequestrano per denaro; quelli che uccidono chi non eseguono i loro ordini criminali; quelli che catturano e maltrattano gli immigranti che arrivano da noi”.
Il pellegrinaggio al quale hanno partecipato i cattolici di 54 parrocchie della diocesi, è partito alle ore 10:00 da tre punti diversi della città sotto una leggere pioggerellina. (…)
“Siamo testimoni che alcuni programmi governativi creano dipendenza e povertà, e ci preoccupa che i cosiddetti ‘macroprogetti’, provenienti da interessi transnazionali, vogliono appropriarsi e controllare il territorio e le risorse naturali del nostro stato; in molte comunità questo provoca divisioni e scontri”. (…)