aggressione alla comunità CheGuevara,giunta di buon governo della Realidad

La Jornada – Sabato 15 Ottobre 2011
Hermann Bellinghausen
La giunta di buon governo (JBG) Hacia la esperanza, di La Realidad Trinidad, Chiapas, ha denunciato minacce di morte con armi da fuoco, furto di prodotti, saccheggi e tentativi di omicidio contro le basi di appoggio zapatiste del villaggio Che Guevara, o Rancho La Paz, nel municipio autonomo di confine Tierra y Libertad, da parte di persone di insediamenti vicini protette da funzionari governativi.
Nei giorni 6, 7 e 8, Eladio Pérez e Filadelfo Salas, loro familiari ed altre sei persone sono  arrivate a rubare due ettari di piante di caffè ed altrettanti sono stati tagliati da Olegario ed Ángel Roblero. “Le piantagioni di caffè sono coltivate dai nostri compagni, ma queste persone stanno tagliando le piante nel terreno recuperato di Che Guevara, che si trova nel municipio ufficiale di Motozintla”, comunica la JBG.
La mattina del giorno 10, queste persone sono arrivate nuovamente sul terreno di 30 ettari con l’intenzione di tagliare altro caffè, ma le donne di Che Guevara l’hanno impedite. Tra gli intrusi, Bersaín e Misael Escobar si sono scagliati contro le donne a colpi di machete.
“La nostra compagna Martha Zunun Mazariegos è stata aggredita a colpi di machete ed è stata colpita al collo e presa a calci e poi, caduta a terra, minacciata con una pistola da Misael Escobar. Julia Aguilar ha ricevuto un colpo di con machete in testa, uno al braccio ed un calcio nell’addome. La compagna Guadalupe, di 75 anni, è stata aggredita con spintoni e minacce di morte”. Misael ha esploso tre colpi in aria. Sono poi spraggiunti altri sei zapatiste per difendere le donne e sono state minacciate di essere “eliminate una per volta”.
All’alba di martedì 11, Ángel Hernández Hernández, base di appoggio dell’EZLN di Che Guevara, mentre aspettava un’auto alla deviazione del Rancho La Paz, è stato avvicinato dai fratelli Escobar che “gli hanno legato collo e mani e picchiato, portandolo quindi in un’autofficina di proprietà di Misael al crocevia di San Dimas, dove hanno continuato a picchiarlo, e quando ha perso conoscenza hanno deciso di gettarlo nel fiume Río Grande di La Paz, a circa 100 metri, ma una donna che era con loro è intervenuta chiedendo che non lo facessero”. Poi, gli aggressori “hanno detto ad un altro dei nostri compagni, Manuel Barrios, che l’avrebbero ammazzato”.
Il gruppo degli aggressori è guidato da Silvano Bartolomé e Guillermo Pompilio Gálvez Pinto che la JBG accusa, insieme ai tre livelli di governo – municipale, statale e federale – di organizzare e manipolare la gente per provocare le basi zapatiste. “Questi atti criminali ci riempiono di rabbia e indignazione, ancora di più quando le istanze governative alle quali compete di fare giustizia li ignorano lasciandoli nell’impunità”.
La JBG denuncia Rodolfo Suárez Aceituno, presidente municipale di Motozintla, il governatore Juan Sabines Guerrero ed il presidente Felipe Calderón Hinojosa, quali “autori intellettuali” di questi “atti criminali”. Chiede alle autorità di fare giustizia. “Siamo stanchi di quello che fa il malgoverno; imprigiona gli innocenti mentre i criminali godono di piena libertà”.
La giunta zapatista avverte: “Pensano di farci paura affinché i nostri compagni abbandonino le terre che abbiamo riscattato con il sangue dei nostri compagni caduti nel 1994. Non ci arrenderemo, le difenderemo a qualunque costo e se il governo non fa niente al riguardo e l’unica opzione che ci lascia è difenderla con la nostra stessa vita, lo faremo volentieri”.
Se le autorità ufficiali non interverranno, “saranno complici di questi delinquenti”, aggiunge la JBG. “Come zapatisti, non ci vendiamo per le porcherie che distribuisce Juan Sabines, e molto meno per gli avanzi di quello che lui non riesce a mangiare”.
A due settimane dallo sciopero della fame di sette detenuti indigeni di diverse organizzazioni dell’Altra Campagna, ed altri sei a digiuno per 12 ore al giorno, il presidio dei familiari in corso da una settimana nella piazza centrale di San Cristóbal de las Casas denuncia nuove minacce di sgombero da parte del governo statale. Questo, perché lunedì prossimo inizia nello stesso luogo il Forum Mondiale del Turismo di Avventura, e non sembrano molto favorevoli all’immagine del governo chiapaneco le evidenze che si torturano e si imprigionano ingiustificatamente gli indigeni.
Come riferisce Indymedia Chiapas, questo giovedì i parenti in presidio hanno ribadito  che gli indigeni nelle prigioni di San Cristóbal, Cintalapa e Motozintla sono stati torturati sistematicamente. “L’asfissia è una delle forme di tortura più comuni in Chiapas, non solo durante i governi precedenti, ma anche nell’attuale amministrazione la cosa è sistematica”. http://www.jornada.unam.mx/2011/10/15/politica/015n1pol
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