La Jornada – Lunedì 25 luglio 2011
Liberati gli ultimi campesinos ancora in carcere dei “cinque di Bachajón”
Hermann Bellinghausen. Inviato San Cristóbal de las Casas, Chis. 24 luglio. Sabato scorso sono stati rilasciati gli ultimi quattro dei “cinque di Bachajón”, campesinos aderenti all’Altra Campagna dell’ejido San Sebastián Bachajón, municipio di Chilón, in carcere da oltre cinque mesi nella prigione di Playas de Catazajá, accusati dell’omicidio di un ejidatario di Agua Azul (Tumbalá) e di presunti reati in relazione alle manifestazioni di protesta svolte sul luogo la prima settimana di febbraio.
Sebbene le accuse fossero risultate false, gli indigeni sono rimasti in prigione come “ostaggi” del governo, come ha ripetutamente sostenuto il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba).
Juan Aguilar Guzmán, Jerónimo Guzmán Méndez, Domingo García Gómez e Domingo Pérez Álvaro, che in diverse occasioni hanno denunciato maltrattamenti da parte delle autorità del Centro di Reinserimento Sociale No. 17, si trovano già nella loro comunità. Lo scorso 7 luglio era stato rilasciato Mariano Demeza Silvano, rinchiuso nel centro di reinserimento minorile di Villa Crisol (Berriozábal).
Bisogna ricordare che questa persecuzione contro gli indigeni è avvenuta nel contesto di un conflitto a San Sebastián Bachajón per il possesso del botteghino di ingresso degli ejidatarios alle cascate di Agua Azul, importante attrazione turistica nella selva a nord dello stato. Il botteghino, installato dagli ejidatarios, era stato attaccato da militanti del PRI e del PVEM (Fondazione Colosio), che “hanno distrutto e rubato tutto quello che hanno trovato al loro passaggio”, e si sono appropriti con violenza del sito agli inizi di febbraio, con il sostegno dell’Esercito federale e della polizia che da allora rimangono acquartierati lì.
Durante gli scontri perse la vita Marcos García Moreno, del gruppo aggressore, e furono accusati quelli dell’Altra Campagna, “quando in realtà ‘l’ideologo” era il segretario generale del Governo”, dissero questi, denunciando l’aggressione come “il prodotto delle riunioni private” tra funzionari ed ejidatarios filogovernativi.
L’arresto degli indigeni, per diversi mesi ha dato origine a decine di azioni di protesta presso Consolati ed Ambasciate del Messico in Europa, Stati Uniti, Sudafrica, Australia ed Argentina, oltre a mobilitazioni in Chiapas ed in altre parti del paese. Sulla costa del Chiapas le proteste dell’Altra Campagna sono state soffocate con nuovi arresti, anche se per pochi giorni.
Il Movimento per la Giustizia del Barrio, di New York, che ha animato e diffuso queste proteste solidali ed ha giocato un ruolo determinante nella loro organizzazione, ieri sera ha confermato la liberazione dei contadini tzeltales, ed oggi l’ha fatto il Frayba, incaricato della loro difesa legale.
Gli ejidatarios dell’Altra Campagna hanno dichiarato che manterranno la resistenza e opposizione ai progetti turistici privati, così come la difesa della loro terra e territorio. http://www.jornada.unam.mx/2011/07/25/politica/016n1pol