LA SALUTE DI TUTTI, PER TUTTI

di Giampaolo, medico chirurgo 

 

Nel periodo compreso tra il novembre del 1983 e il dicembre del 1993, l’EZLN e le basi di appoggio comunitarie, organizzavano clandestinamente il movimento zapatista, utilizzando il metodo assembleare del consenso per prendere decisioni, porsi gli obiettivi della lotta e stabilire priorità.

 Libertà giustizia e democrazia rappresentano le idealità che spingono il movimento zapatista, salute ed educazione le necessità fondamentali per creare una reale autonomia.

 

Analizzando la propria condizione di emarginazione, umiliazione e discriminazione, le popolazioni indigene zapatiste hanno deciso d’impegnarsi con grande sforzo a costruire un sistema di salute autonomo, esauste oramai del trattamento degradante a loro riservato nelle strutture sanitarie governative. La regola, perversa e assurda, vuole che negli ospedali governativi gli indigeni e le indigene vengano considerati/e come cittadini/e di ultimo ordine e pertanto trattati/e con disprezzo, sufficienza e approssimazione dal personale sanitario, che nella pratica si traduce in rifiuto di cura e trattamento, attese infinite, offese e maltrattamenti. Alle motivazioni di carattere umanitario, etico, si aggiungono quelle di tipo geografico e quindi la lontananza proibitiva delle strutture sanitarie governative rispetto alla costellazione di comunità indigene della Zona Selva e degli Altos de Chiapas. Sicchè, ancora nella fase di clandestinità, gli zapatisti cominciarono ad organizzarsi per creare una sistema di salute autonomo che fosse egualitario per tutta la popolazione, gratuito e soprattutto umano, attento alle necessità e condiviso nella gestione.
Ogni comunità riunita in assemblea sceglie i promotori e le promotrici di salute, soprattutto giovani che s’impegnano a formarsi nel campo sanitario, dividendo il proprio tempo tra il lavoro dei campi e l’assistenza alla loro popolazione. Prevenzione della salute comunitaria e depistaggio delle principali patologie rappresentano il cardine dell’attività dei promotori e delle promotrici; alcuni promotori si “specializzano” anche nel lavoro odontoiatrico e nella gestione del laboratorio analisi, mentre le promotrici si dedicano con impegno all’ostetricia, quindi seguono le donne durante la gravidanza.
La formazione dei promotori e delle promotrici di salute è affidata alla collaborazione di medici, tecnici e operatori sanitari solidali con le istanze della lotta zapatista, provenienti da altre zone del Messico e dai cinque continenti. I corsi di capacitazione vengono organizzati in base alle necessità espresse dalle comunità e dai dati epidemiologici delle differenti zone autonome, distinguendo tre livelli di promotori in base all’aumento delle conoscenze e capacità. A loro volta i promotori e le promotrici di livello superiore s’incaricheranno di trasmettere le proprie conoscenze ai compagni e alle compagne che iniziano la formazione.
Il sistema di salute autonomo zapatista si organizza in strutture di grandezza crescente a seconda delle dimensioni della comunità e del bacino di utenza. Troviamo piccoli “bodeguìn” gestiti da un singolo promotore, dove vengono tenuti i farmaci per curare le principali patologie; “microcliniche” dove è possibile anche visitare i pazienti, praticare interventi di prima emergenza e, in presenza di laboratori di base, eseguire analisi cliniche; le cliniche autonome sono dei centri di salute di dimensione medio-grande, dove oltre agli ambulatori generici e specialistici è possibile trovare il laboratorio analisi, le stanze di degenza e, a volte, una sala operatoria.
Le strutture di salute autonoma vengono costruite grazie alla partecipazione collettiva di compagni provenienti dalle differenti comunità base di appoggio, che in maniera alternata dedicano alcuni giorni all’attività di costruzione lasciando le proprie case e il lavoro di campo.
Il sistema di salute autonomo zapatista si propone di fornire un servizio sanitario gratuito per tutta la popolazione, senza differenza di etnia né di affiliazione politica. I compagni e le compagne che necessitano di approfondimento diagnostico presso strutture governative vengono spesso accompagnati in ospedale dai promotori e sostenuti dall’intera comunità, attraverso le Giunte di Buon Governo, a sostenere le spese relative alle prestazioni sanitarie.
La gestione dei centri di salute autonoma è affidata a coordinatori che rimangono in carica per due anni e successivi sei mesi dove trasferiranno le loro competenze affiancando i nuovi incaricati.
Tra i promotori non esiste alcuna gerarchia, se non relativa alle conoscenze e all’esperienza; tutti svolgono, mediante turnazione, le differenti mansioni sia di carattere clinico-assistenziale che di manutenzione.
La strada da percorrere per raggiungere una reale e completa autonomia sanitaria è ancora molto lunga, ma i risultati ottenuti in questi anni risultano soddisfacenti grazie alla grande forza di volontà e alla determinazione che le comunità zapatiste manifestano riguardo alla politica di autogestione.

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