Pubblichiamo la traduzione di un articolo apparso su "la Jornada" del 5 febbraio scorso.
La Jornada è un quotidiano messicano sempre attento ai movimenti popolari e che da sempre ha uno sguardo critico sull’operato del governo messicano in Chiapas.
Hermann Belinghausen. Inviato.
Davanti agli "sgomberi forzati" nei Montes Azules, Chiapas, "perpetrati dai governi federale e statale", e la "minaccia imminente di nuovi sgomberi di comunità indigene" insediate in quella parte della selva Lacandona, diverse ONG hanno emesso un’azione urgente rivolta alle autorità.
Ricordano che il 26 gennaio, autorità ambientali – statali e federali – "hanno comunicato di promuovere circuiti turistici della Ruta Maya che includeranno siti certificati come turismo naturale per una strategia di sviluppo e conservazione della selva Lacandona". Inoltre, è stato comunicato che prossimamente saranno sgomberate le comunità Nuevo San Gregorio, Nuevo Salvador Allende, Nuevo San Pedro, 6 de Octubre, Poblado Laguna El Suspiro, Ojo de Agua el Progreso e San Jacinto Lacanjá.
Il Comitato dei Diritti umani Fray Pedro Lorenzo de la Nada, il Servizio di Consulenza per la Pace (Serapaz) ed il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas chiedono al governo di indennizzare e risarcire del danno causato alle famiglie sfollate, e che"si astenga da eseguire nuovi sgomberi e modifichi la sua politica di regolarizzazione nelle regioni indigene del Chiapas, in particolare nei Montes Azules, in modo che garantisca giustizia ed uguaglianza rispetto a diritti ed interessi che riguardano comunità ed organizzazioni, avendo cura di attenersi in ogni momento alla normativa internazionale in materia di diritti umani".
I giorni 21 e 22 gennaio sono stati realizzati due operativi di espulsione nelle comunità Laguna El Suspiro e Laguna San Pedro (municipio ufficiale Ocosingo), quest’ultima composta da basi di appoggio dell’EZLN.
Secondo le testimonianze delle famiglie sfollate da El Suspiro – il 21 gennaio – intorno alle 11 circa sono arrivati tra i tre e cinque elicotteri, dai quali sono scesi 60 poliziotti in uniformi di colore nero o mimetiche. "I poliziotti hanno tirarono fuori di casa in maniera violenta María Cortés Pérez e Magdalena García Cortés, per farle salire a forza sull’elicottero ed essere trasortate a Palenque". Lo sgombero è stato fatto senza preavviso, senza che venisse mostrato alcun documento ufficiale, senza nessuna spiegazione né permettere alla gente di portare bagagli. La mattina seguente sono atterrati quattro elicotteri a Laguna San Pedro. La comunità è stata circondata da circa 250 poliziotti che hanno trascinato gli indigeni fino ad un elicottero.
A Palenque le famiglie sfollate sono state interrogate da Marcos Minor Flores, agente del Pubblico Ministero della Procura del Distretto Selva che ha insistito a chiedere loro "dov’erano i terreni coltivati a droga". Dopodiché, gli indigeni sono stati costretti a firmare un documento senza conoscerne il contenuto. "Non è stato fornito loro né un interprete né un avvocato", aggiungono le ONG.
A loro volta, organizzazioni sociali di Ocosingo nei giorni scorsi hanno denunciato l’esistenza di minacce e persecuzione contro le comunità Nueva Galilea, Benito Juárez, Ojo de Agua La Pimienta e Chuncerro, sempre nei Montes Azules.
(Traduzione “Maribel” – Bergamo )