Denunciate le basi zapatiste per gli scontri a Bolon Ajaw dove è morto un uomo e sono rimaste ferite 28 persone

Membri dell’Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic) hanno presentato denuncia per i reati di danni, lesioni ed omicidio contro le basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) con le quali si contendono la proprietà di Bolon Ajaw che fa parte del centro turistico noto come le Cascate di Agua Azul.
Secondo il procedimento 79/SE74-T2/2010 aperto dalla Procura Generale di Giustizia dello Stato (PGJE) per il caso Agua Azul, durante gli incidenti ha perso la vita Adolfo Moreno Estrada e sono stati registrati 13 feriti ricoverati in ospedale a causa della gravità delle ferite, oltre ad altre 15 persone con ferite più lievi.
Tra i ricoverati in ospedale cinque presentavano ferite da arma da fuoco, due da arma bianca e sei da colpi inferti con oggetti. Questa mattina, Alberto López Urbina, presidente della cooperativa che amministra il centro ecoturistico delle Cascate di Agua Azul, familiari dei membri della Opddic feriti, appoggiati da elementi dell’Organizzazione Campesina di San Andrés, situata nel municipio di Berriozábal, hanno realizzato un meeting nella capitale dello stato.
In un’intervista, López Urbina ha raccontato che lo scorso sabato mattina un gruppo di giovani collaboratori del centro turistico stavano lavorando la terra che è contesa con gli abitanti del municipio autonomo zapatista Comandanta Ramona, quando sono stati affrontati da questi ultimi.
Alcuni sono riusciti a scappare e ad avvisare dell’incidente. "Quando i compagni sono giunti sul posto per aiutarli, sono stati accolti con spari da coloro che si dichiarano basi di appoggio, simpatizzanti e militanti dell’EZLN nella regione; è stato allora che hanno ferirono i compagni", ha raccontato.
I manifestanti hanno collocato striscioni sul portone del palazzo di governo con la scritta: "Sabines, vogliamo giustizia", ed altre nelle quali chiedevano la liberazione dei giovani che si presume siano nelle mani dei membri del municipio autonomo. Gli appartenenti alla Opddic insistono nel dichiararsi proprietari del podere dove si trovano le Cascate di Agua Azul ed altre che non sono ancora state sfruttate turisticamente.
Il conflitto di Agua Azul o Bolon Ajaw è considerato dalle autorità statali e federali una questione ad elevata conflittualità dopo che nel marzo del 2003 si verificò il primo scontro per la disputa di 20 ettari di terreno.

							
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Aderenti all’Altra Campagna denunciano minacce contro gli ejidatarios di Mitzitón

La Jornada –
Sabato 6 febbraio 2010

Hermann Bellinghausen

Organizzazioni e collettivi aderenti all’Altra Campagna a San Cristóbal de las Casas, Chiapas, hanno denunciato provocazioni armate e minacce contro i loro compagni dell’ejido di Mitzitón, dove il 2 febbraio è stato sottratto il timbro delle autorità ejidales: "Il furto è stato opera di Francisco Gómez Díaz , che ha consegnato il timbro al gruppo di stampo paramilitare Ejército de Dios. I compagni si sono riuniti in assemblea il giorno 3, decidendo di trattenere il colpevole, attualmente detenuto
nella prigione del villaggio, e sarà liberato solo quando il timbro sottratto
non sarà restituito", dichiarano.

Successivamente, alle ore 23 dello stesso giorno, sono state avvertite tre detonazioni di grosso calibro, e minuti dopo si sono sentiti altri due spari all’altezza del quartiere El Chivere, dove generalmente si ritrovano i membri del gruppo evangelico Ejército de Dios, parte della chiesa Alas de Águila.
 

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Los de Abajo: Appello alla riflessione


La Jornada –
Sabato 6 dicembre 2010

Los de Abajo: Appello alla riflessione

 
di Gloria Muñoz Ramírez

La recente offensiva contro i villaggi indigeni dell’EZLN ha sollevato la protesta di attivisti e difensori dei diritti umani in Messico, Germania, Italia, Grecia, Spagna e Francia, tra altri paesi. La protesta che percorre l’Europa solidale è diretta alle autorità federali e del governo del Chiapas , che esortano "a riflettere urgentemente sulle misure che il governo del Messico sta mettendo in atto in relazione ai progetti ecoturistici su terre indigene, e le brutali conseguenze che questi rappresentano per i loro abitanti".
 
L’appoggio dei gruppi europei sempre attenti a quello che succede in Chiapas si è manifestato nuovamente dopo il 22 gennaio scorso è stato ordinato lo sgombero e la distruzione della comunità indigena Laguna San Pedro, nel municipio autonomo Ricardo Flores Magón, con l’intenzione di "rimboschire l’area e stabilire centri ecoturistici privati nei Montes Auzles, dentro la riserva della biosfera".

Il governo dello stato ha giustificato l’azione e dichiarato che si tratta di azioni pacifiche. Ma, come ben sanno in Europa: "Non dicono che l’ordine è stato di incendiare le loro case, spogliandoli dei
loro beni più elementari, distruggendo tutto in poche ore. Che queste donne, uomini, bambini ed anziani sono stati cacciati dalle loro case, spogliati dei loro attrezzi da lavoro, delle loro fonti di lavoro e sussistenza, dei loro costumi, ignorando incessantemente la legittimità dei loro diritti nella maniera più
crudele".

 
Il governo non dice nemmeno "che sul posto, accompagnati da centinaia di federali armati, c’erano numerosi elicotteri e giornalisti che non avrebbero raccontato fedelmente i fatti ai quali erano stati testimoni. Che una parte della popolazione è stata trasportata a Palenque obbligata dall’orrore delle circostanze. Che gli abitanti di El Suspiro sono stati costretti ad abbandonare la loro comunità e rifugiarsi in montagna e che quattro donne risultano tuttora scomparse. Che le loro famiglie sono disperate e chiedono di ritrovarle in una regione isolata e senza accesso a mezzi di comunicazione", continua la lettera proveniente da Munster, Germania.

Dice bene la Confederazione Generale del Lavoro, dalla Spagna: "Non passa un solo giorno senza che dal Messico ci giungano notizie di sgomberi violenti, persecuzione, sparizioni e morte. Non cessano le
aggressioni che il governo messicano, in tutti i suoi livelli, esercita contro gli uomini e le donne che, in basso e a sinistra, lottano per dignità, libertà e giustizia". 

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)


							
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ONG denunciano gli sgomberi degi indigeni nei Montes Azules

Pubblichiamo la traduzione di un articolo apparso su "la Jornada" del 5 febbraio scorso.

La Jornada è un quotidiano messicano sempre attento ai movimenti popolari e che da sempre ha uno sguardo critico sull’operato del governo messicano in Chiapas.

Hermann Belinghausen. Inviato.

Davanti agli "sgomberi forzati" nei Montes Azules, Chiapas, "perpetrati dai governi federale e statale", e la "minaccia imminente di nuovi sgomberi di comunità indigene" insediate in quella parte della selva Lacandona, diverse ONG hanno emesso un’azione urgente rivolta alle autorità.

 
Le organizzazioni civili sostengono che "è falso che lo sgombero forzato e la politica di riordino territoriale intrapresa nei Montes Azules sia rispettosa dei diritti umani; al contrario, prescindendo da questi, lo Stato messicano promuove il furto, l’incertezza giuridica e colpisce seriamente la possibilità delle famiglie indigene di costruirsi un progetto di vita degna".

Ricordano che il 26 gennaio, autorità ambientali – statali e federali – "hanno comunicato di promuovere circuiti turistici della Ruta Maya che includeranno siti certificati come turismo naturale per una strategia di sviluppo e conservazione della selva Lacandona". Inoltre, è stato comunicato che prossimamente saranno sgomberate le comunità Nuevo San Gregorio, Nuevo Salvador Allende, Nuevo San Pedro, 6 de Octubre, Poblado Laguna El Suspiro, Ojo de Agua el Progreso e San Jacinto Lacanjá.

Il Comitato dei Diritti umani Fray Pedro Lorenzo de la Nada, il Servizio di Consulenza per la Pace (Serapaz) ed il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas chiedono al governo di indennizzare e risarcire del danno causato alle famiglie sfollate, e che"si astenga da eseguire nuovi sgomberi e modifichi la sua politica di regolarizzazione nelle regioni indigene del Chiapas, in particolare nei Montes Azules, in modo che garantisca giustizia ed uguaglianza rispetto a diritti ed interessi che riguardano comunità ed organizzazioni, avendo cura di attenersi in ogni momento alla normativa internazionale in materia di diritti umani".

I giorni 21 e 22 gennaio sono stati realizzati due operativi di espulsione nelle comunità Laguna El Suspiro e Laguna San Pedro (municipio ufficiale Ocosingo), quest’ultima composta da basi di appoggio dell’EZLN.

E’ stata un’azione coordinata tra la polizia specializzata della Procura Generale di Giustizia dello Stato, la Segreteria per la Sicurezza e Protezione Cittadina, la Procura Generale della Repubblica, la Procura Federale per la Protezione dell’Ambiente, la Commissione Nazionale per le Aree Naturali Protette e rappresentanti dei diritti umani dello stato.

Secondo le testimonianze delle famiglie sfollate da El Suspiro – il 21 gennaio – intorno alle 11 circa sono arrivati tra i tre e cinque elicotteri, dai quali sono scesi 60 poliziotti in uniformi di colore nero o mimetiche. "I poliziotti hanno tirarono fuori di casa in maniera violenta María Cortés Pérez e Magdalena García Cortés, per farle salire a forza sull’elicottero ed essere trasortate a Palenque". Lo sgombero è stato fatto senza preavviso, senza che venisse mostrato alcun documento ufficiale, senza nessuna spiegazione né permettere alla gente di portare bagagli. La mattina seguente sono atterrati quattro elicotteri a Laguna San Pedro. La comunità è stata circondata da circa 250 poliziotti che hanno trascinato gli indigeni fino ad un elicottero.

A Palenque le famiglie sfollate sono state interrogate da Marcos Minor Flores, agente del Pubblico Ministero della Procura del Distretto Selva che ha insistito a chiedere loro "dov’erano i terreni coltivati a droga". Dopodiché, gli indigeni sono stati costretti a firmare un documento senza conoscerne il contenuto. "Non è stato fornito loro né un interprete né un avvocato", aggiungono le ONG.

A loro volta, organizzazioni sociali di Ocosingo nei giorni scorsi hanno denunciato l’esistenza di minacce e persecuzione contro le comunità Nueva Galilea, Benito Juárez, Ojo de Agua La Pimienta e Chuncerro, sempre nei Montes Azules.

(Traduzione “Maribel” – Bergamo )


							
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CAFFE’ DURITO

  “Il caffè, per essere buono, deve essere
nero come la notte, dolce come l’amore e caldo come l’inferno” (Bakunin)

Una delle attività che sono sorte in alcune comunità indigene zapatiste è stata la coltivazione del caffè che, ora che la terra è in mano a chi la lavora, produce una basilare fonte di sussistenza per le famiglie dei lavoratori. Il caffè dopo la raccolta, la pulitura e l’essicazione viene messo in sacchi e spedito verde attraverso il porto di Veracruz alla cooperativa Cafè Libertad di Amburgo. Questa cooperativa è un’esperienza di lavoro autoorganizzato e autogestito collegata al sindacato Libertario tedesco FAU, aderente all’AIT, che al momento cura la tostatura e lo suddivide in buona parte dell’Europa e in altri Paesi nel mondo.

Il nostro caffè viene certificato dal 2002 da un’Ente tedescodenominato OKO Kontrollstelle GfRS. Prodotto nella zona di Oventic, definito un caffè d’altura di ottima qualità: una variante della qualità arabica Bourbon, Caturra e Criollo che proprio in questa zona trovano condizioni ideali per la coltivazione. 

I proventi della vendita del caffè vanno a finanziare progetti diversi sia nei territori zapatisti e/o nei nostri territori di provenienza, come i proventi della vendita dei dvd o delle magliette di qualsiasi altro articolo da noi distribuito. 

 

 

 

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CHI SIAMO E COSA VOGLIAMO…

Coordinadora
è un luogo d’incontro libertario di individualità e di gruppi autonomi
con un radicamento territoriale locale che presentano le proprie
esperienze di autogestione e
di
solidarietà in Italia e all’estero. Molti dei partecipanti hanno
appoggiato e appoggiano la lotta per la costruzione dell’autonomi
a
zapatista in Chiapas (Messico) promuovendo, finanziando e realizzando
progetti in loco insieme alle comunità indigene in resistenza

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