ancora su proiettis..

L’accademico può ancora ricorrere, dice l’avvocato di Sin Frotntera

La ONG Sin Fronteras denuncia che con la sua deportazione, l’Istituto di Migrazione ha violato i diritti di Proiettis

VÍCTOR BALLINAS

Con la deportazione del giornalista italiano Gianni Proiettis, chi viveva a San Cristóbal de las Casas, Chiapas, ed era collaboratore del periodico Il Manifesto, “sono stati violati i suoi diritti umani da parte dell’Istituto Nazionale di Migrazione (INM) e delle altre autorità”, sostiene Perceo Quiroz, dell’organizzazione non governativa Sin Fronteras. Il vice-coordinatore di Sin Fronteras spiega: “siamo venuti a conoscenza indirettamente del caso, perché altre organizzazioni pro diritti umani del Chiapas e del Distretto Federale ci hanno chiesto un parere su come aiutare Proiettis, che temeva di essere deportato.

“Seguiamo due mesi questo caso, ed abbiamo fornito assistenza per promuovere la sua tutela, perché lui aveva paura, ed anche i suoi compagni temevano che lo deportassero”.

Oltre a collaborare con Il Manifesto, Proiettis è professore universitario all’Università Autonoma del Chiapas (Unach), alla Facoltà di Scienze Sociali, a San Cristóbal de las Casas.

L’Istituto di Migrazione lo ha deportato sabato scorso, dopo essere stato fermato da poliziotti federali, “ma non si sa di che cosa era accusato”, denuncia in questi giorni la moglie, Maribel Rotondo.

L’avvocato di Sin Fronteras riferisce che la deportazione di Proiettis è in stile fast track, simile a quella del professore universitario colombiano Miguel Beltrán Villegas. I due sono stati convocati nella sede dell’Istituto di Migrazione, e lì fermati. I due sono stati imbarcati su voli privati: Beltrán da Toluca in Colombia, e Proiettis dal Chiapas a Città del Messico e poi al suo paese”.

Si può ancora ricorrere alla tutela per fare in modo che “il professore torni in Messico, ma questo richiede tempo, perché è necessario che egli nomini un suo rappresentante, ma è possibile appellarsi alla tutela legale”, ha detto l’avvocato. http://www.jornada.unam.mx/2011/04/20/index.php?section=politica&article=016n2pol

 

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La Jornada – Mercoledì 20 aprile 2011

Intervista a GIANNI PROIETTIS, PROFESSORE DI ANTROPOLOGIA DELLA UNACH

La mia espulsione, un eccesso di  paranoia del governo

http://www.jornada.unam.mx/2011/04/20/index.php?section=politica&article=017e1pol

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desinformemonos

È online il Numero 12 della rivista di strada e comunitaria Desinformémonos, tradotta in sei lingue, scaricabile in formato .PDF e che invitiamo a leggere e diffondere.

 

Link alla versione in lingua italiana:

http://chiapasbg.files.wordpress.com/2009/07/desinformemonos12italiano.pdf

 

In questo numero:

  • Intervista con Mumia, prigioniero politico afroamericano, ex membro delle Pantere Nere
  • Viaggio tra i megaprogetti che invadono i villaggi indigeni del Messico
  • La lotta dei popoli del Río San Francisco, in Brasile
  • La storia di La Galle, prigioniera politica in Argentina
  • Il pensiero del brasiliano Oswaldo Sevá e la resistenza contro la centrale idroelettrica di Belo Monte
  • Il nuovo cinema in Africa
  • Dal Messico, una campagna contro lo sfruttamento sessuale minorile
  • Intervista con l’autrice del libro I signori del narco
  • I movimenti sociali in Austria
  • Il pensiero critico del sociologo cubano Fernando Martínez Heredia
  • La testimonianza dei medici che lavorano sotto la minaccia delle armi a Ciudad Juárez
  • La vita a Río de Janeiro, Brasile, durante i preparativi per i Giochi Olimpici ed il Mondiale di Calcio
  • Reportage fotografici, video e approfondimenti alla pagina web http://www.desinformemonos.org

 

Link alla versione in lingua italiana:

http://chiapasbg.files.wordpress.com/2009/07/desinformemonos12italiano.pdf

 

 

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invasione scuola indigena di chilon

La Jornada – Domenica 17 aprile 2011

L’invasione di una scuola indigena alternativa di Chilón minaccia il progetto di educazione

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de Las Casas, Chis., 16 aprile. Le scuole indigene alternative di Guaquitepec, nel municipio di Chilón, sono un riferimento a livello nazionale e internazionale come esperienze di educazione per lo sviluppo interculturale, produttivo ed umanistico, con una definita radice tzeltal. Oggi sono seriamente minacciate da presunti conflitti dentro la stessa comunità. Giovedì scorso sono stati aggrediti, e “fermati”, due maestri del liceo bilingue interculturale Bartolomé de las Casas, da un gruppo di persone che tre mesi fa avevano invaso i terreni della scuola impedendo lo svolgimento delle lezioni.

Il 17 gennaio, questo gruppo, capeggiato da Antonio Mazariegos López, Juan Gómez González, Diego Hernández González e Pedro Gómez Vázquez, noti cacicchi, ha invaso le terre ad uso agricolo della Secondaria Tecnica Bilingue Interculturale Emiliano Zapata Salazar. Secondo la denuncia degli ejidatarios, gli invasori godono del supporto dell’ex deputato perredista Carlos Bertoni Unda, dell’organizzazione Oruga e, anche solo per omissione, della sottosegretaria di Governo a Yajalón, Ana del Carmen Valdivieso Hidalgo che, a nome del titolare di Governo, Noé Castañón León, si era impegnata “ad essere coadiuvante nella soluzione del conflitto”, e né lei né il suo superiore “hanno agito realmente in questo senso” (La Jornada, 15 marzo).

Il Consiglio Tzeltal del Patronato Pro Educazione Messicano ha convocato la creazione del “Movimento sociale indigeno per l’educazione interculturale bilingue”, il quale oggi e domani terrà un incontro nella secondaria di Guaquitepec. Si propone di difendere il plesso scolastico ed il progetto educativo nel suo insieme. Gli invasori, “manovrati” dai quattro leader, da tre mesi hanno lasciato i bambini e bambine della regione “senza la possibilità di continuare ad imparare”.

Anche il consiglio scolare segnala che, “in tutto questo il tempo le autorità competenti del Chiapas hanno fatto molto poco per risolvere il problema, nonostante sia stato chiesto loro in mille modi e da diversi ambiti”.

Da parte sua, Dora Ruiz Galindo de Hagerman, tra i fondatori del progetto collettivo di educazione nel 1995, oggi ha detto: “Quello che sta succedendo non solo è ingiusto, ma investe i diritti dei popoli indigeni”. All’inizio, aggiunge, “abbiamo soddisfatto l’esigenza delle comunità di un’istruzione interculturale di 10 anni di livello medio e medio superiore”. E’ stata direttrice della scuola per sette anni. “Ora, gli studenti di allora sono laureati e dirigono il progetto”.

Il sistema, integrato da uno staff di primaria, secondaria e liceo, da tre lustri forma i figli delle famiglie della regione e rappresenta il cuore originario del popolo tzeltal. Oggi, i sui diplomati dirigono l’istituzione, vincolati ai “principales” dei propri villaggi, le organizzazioni sociali, i genitori ed una squadra di supporto pedagogico unico in Chiapas. Molti dei suoi studenti hanno completato studi universitari e sono ritornati nelle proprie comunità per crescere professionalmente.

L’invasione dei cacicchi è stata denunciata dall’Organizzazione Sociale Indigena Yip Lumaltik, dalle autorità di Maquejá, San Vicente, Pinabetal e San Antonio Bulujib ed i Principales di Guaquitepec; perfino per la Fondazione filogovernativa Colosio regionale, così come le basi zapatiste ed i dirigenti delle scuole. Il gruppo di invasori costruisce “abitazioni” su terreni ejidali destinati alla scuola, contravviene a tutti gli accordi comunitari ed ejidali, e non ha altra ragion d’essere che il clientelismo pre-elettorale e la possibile acutizzazione delle strategie contrainsurgentes nelle montagne del Chiapas. http://www.jornada.unam.mx/2011/04/17/index.php?section=politica&article=015n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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frayba denuncia il giudice

La Jornada – Sabato 16 aprile 2011

Denunciato il giudice che aveva respinto il ricorso degli ejidatarios di San Sebastián Bachajón

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 15 aprile. Ejidatarios tzeltales di San Sebastián Bachajón aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona ed avvocati del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba) hanno presentato ricorso contro la costruzione del botteghino di ingresso e del “centro di assistenza per le emergenze” della Protezione Civile e della Segreteria di Pubblica Sicurezza statali, sulle terre di uso comune dell’ejido di San Sebastián.

Il ricorso, presentato il 2 marzo, era stato respinto dal giudice di distretto di Tuxtla Gutiérrez, Héctor Martín Ruiz Palma, nonostante queste opere “colpiscono terre di uso comune senza il consenso e l’autorizzazione dell’Assemblea Generale degli ejidatarios ed ejidatarias, cosa che viola il loro diritto al territorio come popolo indigeno e le leggi messicane in materia”. Per questo, la difesa aveva presentato richiesta di revisione.

Inoltre, di fronte alla “insistente dilazione” del giudice nel trasmettere la richiesta di revisione al Tribunale Collegiale, il 4 aprile il Frayba aveva presentato una querela al Consiglio della Magistratura Federale a Città del Messico contro il menzionato giudice “per la sua mancanza di imparzialità e indipendenza”, perché sembra agire su mandato delle autorità governative.

In un’ampia documentazione consegnata a La Jornada, il Frayba rileva: “Trattandosi di un grave colpo al territorio dell’ejido da parte del governatore del Chiapas e di diversi funzionari, in complicità con organi di rappresentanza ejidal di San Sebastián, si è sollecitata la sospensione immediata delle opere di costruzione, in attesa di stabilirne la costituzionalità.

Tuttavia, il giudice, in maniera parziale e contravvenendo ai trattati internazionali in materia di Diritti dei Popoli Indigeni e leggi interne, ha deciso di negare la sospensione immediata degli atti di esproprio”.

Il magistrato Ruiz Palma nella sua risposta ha detto: “Nella richiesta del querelante si cita la privazione della proprietà, possesso e sfruttamento di una superficie”  su cui, di fatto, si costruirà un botteghino di riscossione, un centro di assistenza per le emergenze ed un distaccamento permanente della polizia, in cui il giudice “rileva un evidente interesse sociale”, perché sono “un beneficio per la collettività, tanto più quando l’ultimo è per proteggere, vigilare e dare protezione alla società in generale”.

Si può dire che le comunità indigene sono militarizzate da 16 anni sulla base di simili criteri. Ed anche che, a seguito della presenza permanente di installazioni di polizia, alla fine de decennio scorso, nella stessa regione, sono nati ed hanno operato gruppi paramilitari: Paz y Justicia (originario di Tila) e Los Chinchulines (Chilón). Successivamente nella zona ha operato l’Organizzazione Per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic), segnalata come paramilitare, e che ora, con diverse sigle, è stata inglobata dai partiti politici che, senza eccezione, appoggiano le azioni legali ed extralegali di esproprio a San Sebastián.

Il giudice Ruiz Palma conclude nel suo allegato “che il possibile danno” al nucleo agrario con la negazione della sospensione che i contadini chiedono, “sarebbe minore del beneficio che la collettività otterrebbe; principalmente da come si evince dalla copia dell’accordo collettivo del 13 febbraio, sottoscritto da membri degli organi di rappresentanza e diverse autorità, si rileva che l’installazione del botteghino di riscossione ed il guadagno ottenuto da questo, sarà a beneficio dell’ejido stesso e di un ejido vicino (in riferimento ad Agua Azul, Tumbalá). (…)

Di fronte al respingimento del giudice federale, il 15 marzo il Frayba ha presentato ricorso di revisione affinché si revochi la decisione e “si stabilisca in maniera immediata” la sospensione delle opere di costruzione di un botteghino ed un modulo governativi.

Il Frayba sottolinea che, in materia agraria, la Corte Suprema di Giustizia della Nazione ha stabilito un criterio di carattere vincolante per i giudici a livello federale e statale: “Quando un nucleo di popolazione promuove ricorsi contro atti che hanno o possono avere come conseguenza la privazione totale o parziale, temporale o definitiva, dei suoi beni agrari, o la sottrazione del regime giuridico ejidale, il giudice federale è obbligato… a decretare inevitabilmente la sospensione d’ufficio e immediata nel momento stesso in cui riceve il ricorso (…)”.

Quindi, “non decretando la sospensione degli atti di esproprio del governo del Chiapas e dei rappresentanti comunitari, il giudice si colloca chiaramente come pezzo chiave nella strategia di esproprio dell’ejido di San Sebastián nella logica dell’implementazione su larga scala di progetti turistici a capitale privato nazionale ed internazionale”.

Il Frayba precisa che gli atti reclamati non colpiscono l’ejido Agua Azul, ma solamente San Sebastián, “per cui, in maniera indebita, il giudice ha incluso come terzi danneggiati il citato ejido”. I termini in ccui si è pronunciato “evidenziano la mancanza di indipendenza e imparzialità dell’organo giurisdizionale, poiché non sono giuridici, neanche sostentati da elementi di prova e di diritto, bensì mere valutazioni soggettive dalle quali si evince un chiaro interesse di favorire le autorità responsabili”.http://www.jornada.unam.mx/2011/04/16/index.php?section=politica&article=017n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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intervista di proiettis a radio onda d’urto

Gianni Proiettis intervistato da Radio Onda d’Urto:
http://www.radiondadurto.org/2011/04/18/espulso-dal-messico-gianni-proiettis-giornalista-scomodo/

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sulla deportazione del gioralista italiano

La Jornada – Lunedì 18 aprile 2011

Secondo la moglie del giornalista, la sua deportazione è stata una “trappola”

Elio Henríquez. Corrispondente. San Cristóbal de las Casas, Chis., 17 aprile. Il professore universitario e giornalista italiano Gianni Proiettis, deportato dal Messico la notte di venerdì scorso, è arrivato la mattina di domenica all’aeroporto di Roma accompagnato da due poliziotti messicani, ha comunicato sua moglie, Maribel Rotondo, la quale sostiene che le autorità messicane “gli hanno teso una trappola”, ya que el viernes fue citado a las oficinas del Instituto Nacional de Migración (INM) en esta ciudad. Aseguró que de ahí fue llevado en una camioneta a Tuxtla Gutiérrez, de donde fue trasladado en un vuelo especial a la ciudad de México, de cuyo aeropuerto salió hacia Madrid, entre las 19 y las 20 horas en un avión de Aeroméxico. “Il governo aveva preparato ogni dettaglio per deportarlo, ed il modo spettacolare con cui l’ha fatto è un chiaro messaggio”, afferma Rotondo nell’intervista. (…)”L’hanno trattato come un pericoloso criminale, quando l’unica cosa ravvisata è una mancanza amministrativa che non richiedeva lo spiegamento di polizia che il governo ha fatto”. “La cosa importante è che ora sappiamo dove si trova e come sta”, ha aggiunto, ricordando che suo marito è rimasto “praticamente molte ore in qualità di desaparecido, perché non sapevamo più niente di lui”. (…)

Lo scorso 16 dicembre, il giornalista era stato fermato per nove ore accusato di possesso di marijuana, ma era poi stato liberato con la scusa che si era trattato di una “confusione”. In quell’occasione affermò che l’arresto era dovuto ai suoi articoli pubblicati  sul giornale italiano Il Manifesto, contro le autorità federali e per la sua partecipazione al forum sui cambiamenti climatici di Cancun. http://www.jornada.unam.mx/2011/04/18/index.php?section=politica&article=016n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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intervista a proiettis

Gianni Proiettis, il giornalista deportato, parla da Roma

Il primo giornalista espulso dal Messico nel secolo XXI prevede di tornare in quella che da 18 anni è la sua casa

di Al Giordano
Speciale per The Narco News Bulletin

17 aprile 2011

Si è mai chiesto come si sarebbe sentito ad essere espulso dal Messico? Gianni Proiettis, il primo giornalista ad essere espulso dal regime messicano dagli anni ’90 (quando il governo dell’allora presidente, Ernesto Zedillo espulse oltre 400 giornalisti ed osservatori dei diritti umani per aver visitato il territorio ribelle zapatista in Chiapas) racconta oggi la storia della sua deportazione nel secolo XXI.

 

Contattato da Narco News domenica, a casa della sorella nella capitale italiana, Gianni – dal 1993 abitante legale di San Cristóbal de las Casas, Messico, professore all’Università Autonoma del Chiapas (UNACH) e corrispondente del giornale italiano Il Manifesto con un blog settimanale di notizie sul Messico – racconta, passo per passo, la sua inattesa traversata atlantica.

“Venerdì mattina sono andato negli uffici della migrazione di San Cristóbal per rinnovare il mio visto FM2, come faccio ogni anno. Aveva già consegnato i documenti richiesti”, comincia Gianni. “Due giorni prima, la direttrice dell’ufficio mi aveva chiamato per chiedere il mio passaporto con la scusa che ora elaborano le richieste via Internet. Suggerii di portare una fotocopia. Disse che aveva bisogno dell’originale. Così, mercoledì scorso l’ho consegnato”.

(Tecnicamente, per le leggi internazionali il passaporto è di proprietà del governo che lo emette, ed un altro governo non ha alcun diritto di toglierlo ad un cittadino straniero, una delle molte irregolarità di questo caso che potrebbe far tornare rapidamente Gianni in quella che da 18 anni è la sua casa)

Gianni racconta:

“Mi ha dato appuntamento per venerdì alle 10:30. L’unica cosa che dovevo ancora fare era pagare la tassa annuale. Sono arrivato puntuale all’ora che mi era stata data. Mi hanno fatto aspettare per un’ora, mentre lasciavano passare avanti gli altri nella fila. Ogni cinque minuti un agente arrivava e mi diceva `cinque minuti´. Tutto sembrava normale. Poi uno mi ha detto, `può venire nella stanza qui a destra?´ Quando sono entrato in quella stanza c’erano cinque uomini con la divisa dell’Istituto Nazionale di Migrazione. Uno di loro mi ha detto, `a partire da questo momento, lei è sotto la nostra custodia.´

“In tasca avevo un ricorso emesso da un giudice a dicembre, per impedire il mio arresto, e che Mercedes Osuna aveva ottenuto per me. Ho chiamato la direttrice dell’ufficio, ma era sparita. Non si è fatta vedere. Un ufficiale ha detto che il mio ricorso era ormai scaduto. ‘Allora ridammelo’, gli ho detto. ‘Non ti preoccupare, viaggerò con te’ mi ha risposto. A partire da quel momento non ho più riavuto il mio ricorso, né le ricevute che provavano che avevo consegnato tutti i documenti necessari per rinnovare il mio visto annuale. Mi avevano tolto le prove.

“Mi hanno caricato su un’auto con cinque agenti della migrazione. L’auto era preceduto da una pattuglia della polizia federale che a gran velocità andava all’aeroporto di Tuxtla Gutiérrez. Mi hanno scortato alla sezione del governo e velocemente su un jet privato con un pilota, un copilota, due agenti, e a me fino a Città del Messico.

“Novanta minuti dopo ero nell’aeroporto internazionale Benito Juárez di Città del Messico, ancora una volta nell’area governativa. Mi hanno offerto un filetto o pesce, ma ho detto loro `No grazie, mi avete tolto l’appetito´. Stava facendo buio. Non avevo l’orologio, quindi non posso dire che ora fosse.

“Uno degli ufficiali della migrazione di Città del Messico mi ha detto, `Sta per essere deportato perché non ha rinnovato il visto. Le abbiamo dato un ordine di andarsene, ma lei non ha obbedito. Quindi la deportiamo´. Gli ho detto che era completamente falso. Nessuno mi ha mai dato l’ordine di uscire dal paese. Si sono completamente inventati tutto.

Eppure, il 5 aprile l’ufficio dell’Istituto Nazionale di Migrazione a San Cristóbal de las Casas aveva firmato una ricevuta di ritorno quando Gianni aveva consegnato tutti i documenti necessari per il rinnovo del suo visto. Quella ricevuta si trovava tra i documenti che gli hanno sottratto gli agenti migratori venerdì, e che non sono mai stati restituiti. Tuttavia, gli enti nazionali devono avere un registro elettronico di tutte le transazioni (i funzionari locali non hanno detto a Gianni, “ora le richieste si elaborano via internet?”). Qualcuno ha infranto la legge, e non è stato Gianni Proiettis.

“Poi mi hanno scortato su un volo di Aeroméxico per Roma via Madrid. Due agenti hanno viaggiato con me sull’aereo. Era strano. Che potevo fare? Scappare dall’aeroplano a metà del volo? Ma insistevano, ‘la portiamo a Roma.´

“Tredici ore dopo, all’Aeroporto Internazionale di Barajas, mi hanno portato in un ufficio di polizia. Ero ancora in stato di arresto dei due agenti messicani della migrazione. Mi sono reso conto dell’illegalità di tutta la questione. Come è possibile che due poliziotti messicani mi tengono in arresto in un aeroporto spagnolo quando non ho alcun carico penale né obblighi legali in Spagna o Italia, o perfino in Messico, dove l’espulsione è una procedura amministrativa?

“Ho cercato di spiegare questo alla polizia spagnola, che lì dovevo essere libero. Mi hanno detto, ‘abbiamo sempre fatto così’. Non è un’estradizione questa, ho detto loro, ma è una deportazione, il Messico non ha più autorità su me.’ Era completamente assurdo. Ero in Spagna, ma non ero libero.

“Alle 20:00 di sabato, prendiamo un volo per Roma, ancora con i due agenti messicani. Poi ci hanno fatto scendere dall’aereo. Come passeggeri, avevamo già i documenti d’imbarco. Ovviamente non avevo bagaglio. Ma in casi come questo c’è un’altra cappa di burocrazia. Gli spagnoli hanno detto, ‘non potete andarvene, dovete compilare altri moduli. Dovete aspettare fino a domani mattina’. Quindi siamo rimasti negli uffici della polizia. C’erano delle celle con le brande, ma gli agenti messicani ed io abbiamo cercato di dormire sulle panche degli uffici.

“Poi sono riuscito a convincerli a portarmi nella zona ristorante dell’aeroporto. Gli agenti messicani si sono comportati davvero da bravi ragazzi. Così abbiamo mangiato nell’area ristorante. Abbiamo cercato di dormire un po’ sulle sedie. Alle 6:30 ci hanno portato con un veicolo ai piedi dell’aereo e ci siamo imbarcati”.

Dopo un viaggio iniziato in Messico alle 10:30 di venerdì mattina, negli uffici della migrazione della sua città, Gianni Proiettis è atterrato a Roma la domenica alle 9:30, ora italiana, 40 ore dopo. Gianni ha invitato i due agenti messicani della migrazione a casa di sua sorella a prendere un caffè. (Avrebbe potuto farli ubriacare con del limoncello, portarli in un bordello, e scattare loro qualche utile foto, ma come si può vedere, Gianni è un signore.) Poco dopo se ne sono andati e Gianni ha parlato con Narco News per telefono.

“Ma, Gianni”, gli ho detto, “Ricordi che negli anni ’90, quando tutti i nostri amici e colleghi furono espulsi, avevano dato loro una lettera del governo messicano che li informava di essere stati espulsi dal suolo messicano per dieci anni? Questa lettera è preziosa. Potresti utilizzarla come primo capitolo di quello che sarebbe sicuramente un tuo best seller internazionale intitolato, “Vietato in Messico!”

“No”, mi ha risposto. “Ho firmato un documento in cui si conferma che mi hanno restituito il passaporto, e questo è tutto”.

“Al, quando torni a San Cristóbal per stare un po’ insieme?”, mi ha chiesto Gianni.

“Perché”, ha aggiunto, “è lì che mi troverai”.

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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appello per il giornalista italiano proiettis

Giovanni Proiettis deve tornare in Messico

Pensatori, giornalisti e attivisti chiedono il ritorno del giornalista espulso

 

di Giornalisti, Intellettuali, Artisti del Messico e del Mondo

Speciale per The Narco News Bulletin

 

17 aprile 2011

 

Giovanni Proiettis, stimato professore della UNACH e collaboratore del quotidiano Il Manifesto, è stato incredibilmente espulso dal Messico. L’Istituto Nazionale di Migrazione sostiene che il suo documento migratorio (FM2) era scaduto. Non è vero. Venerdì 5 aprile, Giovanni si era recato all’ufficio dell’INM di San Cristóbal de las Casas, Chiapas, per rinnovare la durata e la forma dei suoi documenti migratori che scadevano il giorno 10. Martedì 12, veniva informato che c’erano problemi con la rete e che dovevano trattenere il suo passaporto. L’hanno convocato per venerdì 15 assicurandogli che tutto era in ordine. Quel giorno, Giovanni si è recato negli uffici dell’INM alle ore 10.30 del mattino con le ricevute del dovuto pagamento. Era una trappola. L’hanno fermato, portato a Tuxtla su un veicolo dell’INM e da lì a Città del Messico, con un volo privato. Alle 7 di sera l’hanno costretto a salire su un volo con destinazione Roma, via Madrid. Non ha mai avuto la possibilità di chiamare un avvocato, non ha potuto avvisare la moglie, tanto meno parlare col console italiano, situazione che configura gravi violazioni dei suoi diritti umani. Durante quasi 18 anni Giovanni Proiettis scrive della lotta dei popoli indigeni in resistenza e, più recentemente, del narcotraffico e del forum di Cancun (COP 16). Scrive per giornali stranieri senza ricevere alcun compenso. La sua espulsione fa pensare che al governo federale disturbino questi temi. Chiediamo il ritorno di Giovanni Proiettis in Messico, la sua patria d’elezione.

 

Distintamente,

Claudio Albertani, Guillermo Almeyra, Carlos Martínez de la Torre, Emma Cosio Villegas, Mercedes Osuna Salazar, Marisa Kramsky Espinoza, Adolfo Gilly, Al Giordano, Julio Hernández López, Clara Ferri, Sabina Longhitano, Stefano Sartorello, Paola Ortelli, Nadia Victoria Chichiarelli, Roberto Castelli, Patito Rubio, Stefania Montecucco, Sergio Toniolo, Multiforo Alicia, Narco News, Lilia Zueck, Harry Cleaver, Stephen Zunes

 

 

Per aggiungere la tua firma, manda una email a oshalcon@gmail.com col tuo nome, Paese e nome dell’eventuale organizzazione di appartenenza.

http://www.narconews.com/Issue67/articulo4378.html

 

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ultimo aggiornamento sul giornalista italiano

Ultimo aggiornamento ore 15:32 17 aprile 2011 Gianni Proiettis è arrivato in Italia.

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ancora sul giornalista italiano

Dopo 18 anni in Messico, Giovanni Proiettis, giornalista ed accademico di origine italiana è stato deportato dalle autorità messicane apparentemente per incopatibilità con la sua qualità migratoria. Dal forum COP16 a Cancun, dove Proiestti criticò, come corrispondente, la posizione del governo messicano, il giornalista è stato fermato in due occasioni: la prima per una falsa accusa di detenzione di droga, la seconda, questa stessa, nella quale è stato deportato in meno di 12 ore dalla sua residenza. A marzo 2011, dopo il suo primo fermo, il professore di antropologia all’Università Autonoma del Chiapas, ci concesse questa intervista. http://www.proceso.com.mx/rv/modHome/detalleExclusiva/90357

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