attacchi della ORCAO contro basi zapatiste

La Jornada – Martedì 16 agosto 2011

Basi dell’EZLN denunciano attacchi da parte dell’organizzazione dei coltivatori di caffè di Ocosingo

HERMANN BELLINGHAUSEN

 

La giunta di buon governo (JBG) El camino del futuro, del caracol zapatista di La Garrucha, Chiapas, ha denunciato atacchi armati da parte di gruppi della Organización Regional de Cafeticultores de Ocosingo (Orcao), che descrivono come paramilitari che contano sull’appoggio della polizia statale e municipale. Gli aggressori provengono dagli ejidos Guadalupe Victoria e Las Conchitas (Ocosingo), e da Pojcol (Chilón), che hanno tentato invadere terre delle basi di appoggio dell’EZLN del municipio autonomo Francisco Villa.

Il 12 agosto scorso gruppi organizzati ed armati della Orcao hanno aggredito a coli d’arma da fuoco alcuni contadini tzeltales che si dirigevano a svolgere lavori collettivi nelle loro terre recuperate. “Uomini e donne orcaístas di Guadalupe Victoria hanno impedito il passaggio dei nostri compagni minacciando di bruciare il veicolo con tutte le cose che trasportavano”, ha informato la JBG.

“Uno dei nostri compagni ha tentato di filmare quanto stava accadendo”, e gli è stata strappata la videocamera. “In quel momento sono arrivati altri nostri compagni e l’orcaísta José Alfredo Peñate Gómez tira fuori una pistola calibro 22 ed incomincia a sparare e colpisce Manuel Hernández López.” Gli zapatisti allora decidono di ritirarsi. Poco dopo un altro veicolo del municipio autonomo è arrivato con altri zapatisti che si dirigevano al lavoro e “a mille metri dalla strada un gruppo armato di Pojcol” ha sparato raggiungendo il veicolo con due pallottole calibro 22.

Secondo la JBG, “il malgoverno li ha organizzati come paramilitari perché stanno arrivando persone da Las Conchitas che rubano la nostra terra recuperata”, e dopo sono arrivate persone da Pojcol che “volevano circondare i nostri compagni” ed un altro zapatista è stato ferito in fronte da una sassata “ed all’aggressore è arrivata una bastonata”.

Quelli di Pojcol, che “si sa sono paramilitari”, si sono posizionati sulla colina per sparare con armi di grosso calibro, insieme a quelli di Las Conchitas, “anche loro con armi di grosso calibro”. Gli aggressori “sono forniti di radio consegnate dai tre livelli di governo, perché sanno che non possono utilizzare l’Esercito. Preparano gruppi di indigeni paramilitari per attaccare le basi dell’EZLN”.

Di fronte a questo, gli zapatisti “hanno distrutto le piccole capanne che avevano lì gli invasori”. Il giorno 13 quelli di Pojcol, “sono arrivati di nuovo armati ed hanno abbattuto degli alberi protetti dai paramilitari”, ed hanno sparato 18 colpi “di grosso calibro”. Il giorno 14 sono continuati gli spari.

La JBG accusa il presidente Felipe Calderón, il governatore Juan Sabines Guerrero ed il sindaco Arturo Zúñiga, e ricorda la sua precedente denuncia del 7 luglio relativa ad altre aggressioni. “Si vede chiaramente che queste azioni sono preparate, guidate ed appoggiate dai malgoverni, perché quella notte è arrivata a Guadalupe Victoria un’auto della polizia con due ambulanze. Crediamo che siano arrivate a consegnare altre munizioni ed ha consegnare soldi”.

La JBG denuncia che questo “è uno dei mille modi di fare campagne di contrainsurgencia contro gli zapatisti”, perché i governanti “sono esperti nel manipolare i dirigenti”, e si domanda: “Perché a loro piace tanto che ci siano vedove, bambini e bambine orfani?”.

 

Tutto indica che la Orcao sia fuori controllo. Ricordiamo che il 27 luglio, secondo fonti ufficiali, circa 200 membri di questa organizzazione causarono danni nel comune di Ocosingo ed in un hotel vicino per protestare contro il presidente municipale, Arturo Zúñiga, che “non ha mantenuto le promesse fatte loro in campagna elettorale”. http://www.jornada.unam.mx/2011/08/16/politica/016n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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brigate di osservazione e solidarietà

BRIGATA DI OSSERVAZIONE E SOLIDARIETA’ CON LE COMUNITA’ ZAPATISTE

Di fronte alla grave situazione in cui si trovano i nostri compagni di lotta Basi di Appoggio Zapatiste in diverse Comunità, nell’ultima riunione della Rete contro la Repressione e per la Solidarietà del 25 giugno scorso, è stato concordata la realizzazione di una Brigata di Osservazione e Solidarietà con le Comunità Zapatiste che si svolgerà dal 27 agosto al 3 settembre.

Invitiamo compagni e compagne aderenti all’Altra Campagna ed alla Zezta Internazionale ad unirsi a questa Brigata, considerando che questa azione richiede un alto grado di disciplina e impegno, perché il compito da svolgere avviene in un clima di persecuzione e provocazioni da parte dei tre livelli di governo, tre poteri, partiti politici, mezzi di incomunicazione, corpi di polizia, gruppi di scontro, militari e paramilitari.

Inoltre, la nostra presenza sul territorio zapatista conferma la nostra parola “non siete soli”, offrendo solidarietà ai nostri compagni e compagne davanti all’attuale situazione di violenza; nello stesso tempo, potremo documentare i progressi dell’Autonomia Zapatista.

 

Inizio: 27 agosto 2011 a San Cristóbal de las Casas alle 10:00 am.

 

Sviluppo: Riunione di coordinamento.

 

Visita a Caracoles e Comunità

 

Relazione: Redazione congiunta della relazione conclusiva dei lavori della Brigata

Conferenza stampa: Diffusione ai mezzi liberi di comunicazione ed alcuni altri dei risultati della Brigata sui diversi atti di contrainsurgencia e violenza contro i nostri fratelli e sorellezapatisti e sull’avanzamento del Progetto Autonomistico Zapatista.

Conclusione: Sabato 3 settembre, 4pm. A San Cristóbal de Las Casas.

 

Compito: Diffondere la relazione della Brigata in tutti i luoghi di origine dei brigatisti ed in tutti i luoghi dove ci siano compagni dell’Altra Campagna e della Zezta Internazionale attraverso bollettini, posta elettronica, blog, reti sociali, incontri, mostre, forum, giornali di strada, ecc..

 

Informazioni ed iscrizione:
redcontralarepresion@gmail.com
redmyczapatista@gmail.com
04455 5435 3824
redvsrepresionchiapas@gmail.com

http://contralarepresion.wordpress.com/

http://www.redcontralarepresion.org/

 

Red contra la Represión y por la Solidaridad
Individuos, Grupos, Colectivos y Organizaciones Adherentes a La Otra Campaña

 

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festa AUTOGESTIONE E FESTA U.S.I.-AIT 2011

L’8 agosto di tre anni fa venne sgomberata e distrutta l’esperienza dello Spazio Sociale Libera. Pighi, Sitta, altri personaggi e il loro modello di sviluppo sono ancora li, come una metastasi che prima di mollare deve portare via con se più territorio possibile. Continueremo a contrastarli, lo dobbiamo a Libera e lo dobbiamo al nostro futuro. Ai servi volontari che ancora gravitano attorno al sindaco va il nostro disprezzo, ai responsabili dello sgombero molto di più, non abbiamo e non vogliamo la forza militare per comportarci come hanno fatto loro, non troveranno da noi nessuna scusante, il nostro giudizio rimane invariato: servi delle lobby e fascisti. -Sabato 27 a Mondolfo nelle Marche Festa dell’Autogestione.

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premio “Traiettoria Umana” ad Ernesto Zedillo

Comunicato tradotto anche in inglese e tedesco in riferimento al premio “Traiettoria Umana” conferito ad Ernesto Zedillo.

 

All’attenzione della Fondazione Cristóbal Gabarrón,

 

 

Ci rivolgiamo a Voi per esprimere la nostra opinione rispetto la concessione del premio “Traiettoria Umana” 2011, assegnato recentemente all’ex presidente messicano Ernesto Zedillo Ponce de León.

 

Di seguito, come informazione sulla gestione presidenziale di Ernesto Zedillo, riassumiamo brevemente la politica repressiva specificatamente adottata nello stato del Chiapas, nonostante ci siano differenti situazioni che, insieme a quanto spiegato di seguito, potrebbero essere presentate per dare un giudizio politico.

 

Rispetto al nostro modo di vedere e conoscere la situazione sociale, politica ed economica del Messico, sia nel periodo in cui fu presidente Zedillo, sia attualmente, consideriamo l’analisi presentata come “Traiettoria Umana” dell’ex presidente e poi sbandierata per renderlo meritevole del riconoscimento, oltre ai fatti storici a cui ha partecipato, quanto meno incongruenti.

 

Durante il periodo della presidenza di Carlos Salinas de Gortari (1988 – 1994), Ernesto Zedillo fu un personaggio chiave nell’imposizione di riforme e politiche sociali che condannarono la popolazione già disagiata ad affondare sempre più nella povertà. All’inizio dei suoi sei anni di presidenza, una delle crisi economiche più devastanti che abbia subito il paese colpì migliaia di persone.

 

Successivamente, Ernesto Zedillo si proclamò salvatore dell’economia messicana decretando che il pagamento del debito bancario sarebbe avvenuto con l’utilizzo del denaro delle casse pubbliche.

 

Per l’argomento di aver iniziato il risanamento e il recupero dell’economia, l’ex presidente Zedillo è stato riconosciuto e lodato da parte degli organismi economici mondiali, scuole d’impresa e multinazionali, però, dentro e fuori dal Messico, noi, cittadini e cittadine coscienti, non abbiamo dimenticato i danni generati durante il suo governo.

 

Oltre ai problemi economici, generati principalmente dalle politiche imposte dal Fondo Monetario Internazionale – organismo in cui, nei mesi scorsi, pretendeva candidarsi come direttore generale – , Zedillo, ha avuto la possibilità, ma non l’ha colta, di dare efficacia e compimento alle esigenze e necessità degli indigeni e indigene del Chiapas che, nonostante siano da secoli tenuti nell’invisibilità, sono organizzati in resistenza e rappresentati dall’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

 

Fu all’inzio del suo mandato presidenziale quando cominciò il dialogo tra EZLN e governo federale; il gruppo ribelle convocò previamente tutti gli interlocutori interessati della società civile per stabilire i punti salienti della negoziazione che poi furono presentati al tavolo di trattativa con il governo e successivamente chiamati “ Accordi di San Andrés”, costituendo di fatto una base giuridica alla proposta di riforma costituzionale che, tra le altre cose riconosceva l’autonomia di fatto e di diritto dei popoli indigeni. Ernesto Zedillo, massimo responsaboile del Governo Messicano, non rispettò gli Accordi di San André, al contrario, il Senato, approvò una riforma costituzionale che ignorava quanto precedentemente pattuito.

 

In risposta, le comunità indigene non riconobbero la legge imposta, chiusero le comunicazioni con il governo messicano e, come espressione di disobbedienza civile pacifica, crearono i municipi autonomi, che da una parte importante della cittadinanza, ricercatori, scrittori e giornalisti critici, fu la conferma dell’incapacità e indisposizione del governo messicano ad ascoltare e attendere le esigenze della popolazione.

 

 

22 Dicembre 1997, Acteal, Chiapas.

 

 

Secondo l’informazione del Centro di Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas (Frayba), mentre i rappresentanti del governo messicano stavano dialogando per un processo di pace, l’esercito cominciò a implementare, per ordine dell’esecutivo, una strategia controinsurrezionalista nominata “guerra di bassa intensità”. La strategia prevedeva l’addestramento di gruppi armati che operassero all’interno delle comunità indigene per svolgere il “lavoro sporco” e far in modo che gli attacchi apparissero in realtà come conflitti intercomunitari, come pure, creare una propaganda con l’obbiettivo di screditare qualsiasi informazione che incrimini le azioni del governo.

 

Come conseguenza delle continue minacce agli abitanti delle comunità indigene da parte dei gruppi paramilitari si produsse un timore diffuso tra la popolazione che portò a un movimiento migratorio nel territorio di circa 9.000 persone. La riubicazione territoriale massiva produsse come risultato l’accentuarsi delle minacce oltre all’insediamento di varie divisioni militari all’entrata delle comunità, molte delle quali permangono tuttora.

 

 

Il 22 dicembre del 1997, un gruppo di indigeni tsotsiles equipaggiati con armi di grosso calibro assassinarono 45 persone (18 donne adulte, cinque delle quali in gravidanza fino al 7° mese di gestazione; 7 uomini adulti; 16 donne minori di età, tra gli 8 mesi e i 17 anni; 4 bambini tra i 2 e i 15 anni di età) e ne ferirono altre 26, per la maggior parte minori, provocando in vari casi lesioni permanenti.

 

Le persone attaccate si erano rifugiate nella comunità di Acteal per sfuggire alle continue aggressioni perpetrate da parte di gruppi armati che bruciavano case e coltivazioni oltre a rubare le pertinenze delle familie. Erano completamente disarmate. Secondo quanto riferito da testimoni oculari, l’attacco fù eseguito da circa 90 persone ed il fatto che una postazione operativa mista (militare, giudiziaria e di sicurezza pubblica) si trovasse a soli 200 metri di distanza è motivo per giustificare l’opinione che individua una responsabilità diretta dello stato messicano.

 

Il fatto che nessun funzionario di alto rango, come l’ex presidente Zedillo e i vertici militari – il primo autore intellettuale ed i secondi complici materiali del massacro -, sia stato investigato, viene inteso dalle comunità indigene come un segnale di impunità per gli assassini; la maggior parte dei responsabili materiali del massacro, dopo essere stati arrestati successivamente ai fatti, sono stati recentemente scarcerati e posti in libertà.

 

Per le organizzazioni di Diritti Umani vincolate con il Chiapas, per la società civile organizzata sia a livello nazionale che internazionale, è chiaro che la “traiettoria umana” di Ernesto Zedillo, rispetto a benefici e sviluppo apportati alla società messicana, è quantomeno questionabile e consideriamo che dovrebbe analizzarsi da un punto di vista meno acritico.

 

Distintamente.

 

 

Grupo de Apoyo a la Zona Costa de Chiapas.

Mexicanxs en Resistencia desde Barcelona.

Adherentes a La Zezta Internacional

Conexión de Recursos para la Acción Comunitaria (CRAC)

Educación para la Acción Crítica (EdPAC)

Grupo de investigación en DDHH y Sostenibilidad Catedra UNESCO en Sostenibilidad

Producciones Informativas Nube Roja

Movimiento Ciudadano de Mexicanos en Barcelona.

Personas a título individual.

 

 

 

 

 

 

 

To the attention of Fundación Cristóbal Gabarrón,

 

 

 

We address to you to manifest our opinion about the prize ‘Trayectoria Humana’ 2011,

 

recently given to Mexico’s ex-president Ernesto Zedillo Ponce de León.

 

 

 

Next, we resume in a concise manner, some information related with the presidential

 

administration of Ernesto Zedillo, specifically about the repressive politics in the southern state of Chiapas, although there are several cases that could be presented in an impeachment, along with the presented herein.

 

 

 

According to our view and knowledge of the social, political and economic situation in

 

Mexico, both during the government period of Zedillo and nowadays, we think that the

 

treatment given to Zedillo about his ‘Human trajectory’ when compared to the real historic facts is at least, inconsistent.

 

 

 

During the presidential term of Carlos Salinas de Gortari (1998 -1994), Ernesto Zedillo

 

was a relevant actor in the imposition of social reforms that sentenced the poorest population to profound poverty conditions. At the start of his six-years period, thousands of people were left in the streets because one of the most critical economic crisis suffered in the country. Ernesto Zedillo was self-proclaimed as the saviour of the mexican economy by announcing that the payment of the debt generated by the banks must be paid with public money.

 

Ex-president Zedillo has been praised by the world economic organizations, business

 

schools, and transnational corporations for being the leader in the cleaning and recovery of the mexican economy, although both inside Mexico and abroad, we the consciousness citizens, do not forget all the damaged provoked during his presidential term.

 

 

 

Beside the economic problems, generated mainly by the impositions from the

 

International Monetary Fund –organization which he was intending to run as secretary general-, Zedillo had the option to respond to the demands of the indigenous peoples from Chiapas, invisibilized from centuries but in resistance, and represented by the Zapatist nacional Liberation Army (EZLN, Ejército Zapatista de Liberación Nacional) In the beginnings of his presidential term, dialogues between EZLN and the government were established, the rebel group requested the to interested groups of all the civil society in organizing discussion forums, which resulted in the proposals presented in the dialogues with the government, finally named ‘Los Acuerdos de San Andrés (San Andrés Accords), which finally originated a juridical base for the proposal of constitutional reform, that included among other concepts, the autonomy of the indigenous peoples. Ernesto Zedillo, head of the mexican government, did not respect the Acuerdos de San Andrés, on the contrary, the Senate of Mexico, approved a constitutional reform that ignored the previously agreed accords.

 

 

 

In response, the rebel indigenous communities did not recognize the imposed law, they

 

shut the communications with the government, and created the autonomous municipalities, an expression of pacific civic disobedience, what meant, for an important part of the civil society, social researchers, writers, and critic journalists, a confirmation of the incapacity from the government to listen and to attend to the people.

 

 

 

December, 22th, 1997, Acteal, Chiapas.

 

 

 

According to information provided by the Human Rights Centre Fray Fray Bartolomé

 

de Las Casas (Frayba), while the representatives from the mexican government were at the

 

dialogues to conceal a peace process, the mexican army started, ordered by the federal

 

government, strategies of contra-insurgence described as a ‘low intensity war’. Theses strategies involved the training of armed groups at the same indigenous communities for doing the ‘dirty work’ and in this manner make the appearance the attacks as intra and inter communitarian conflicts, also accompanied by the publication of propaganda with the objective of discrediting information that criminalized the actions of the government.

 

 

 

The fear provoked as a consequence of the continuous harassment to the communities

 

inhabitants by the paramilitary groups, left about 9.000 people displaced. The massive

 

rearrangements of the population meant several threats and the installation of military camps at the entrance of the communities, many of those still open nowadays.

 

 

 

In December the 22nd of 1997, a group of tsotsil indigenous highly armed, shoot and

 

killed 45 people (18 women, five of them were about seven months pregnant, 7 adult men, 16 girls between the ages of 8 months and 14, four boys aged between 2 and 15 years old) and injured 26 other, mainly under aged, some with permanent injuries.

 

 

 

The attacked people were refugees in the community of Acteal because of the continued

 

harassment from the armed groups that burned down houses and crops, and their belongings were stolen. They were completely unarmed. According to witnesses, the attack was made by about 90 people, and the fact that 200 meters away there was a mixed operation checkpoint (military, judicial and public security forces) has reinforced the opinions that point to a direct responsibility of the mexican government.

 

 

 

The fact that not a single high officer from the government has been investigated, as the

 

ex-president Zedillo or the military commanders –the first one as the crime mastermind, and the seconds as accompliances in the killings- let the indigenous communities in the understanding that the murders have been kept unpunished, as a matter of fact, nowadays most of the perpetrators of the slaughter, then detained, have been freed recently.

 

 

 

For the Human Rights organizations that are linked to Chiapas, as for the organized

 

civil society both at national and international level, is clear that the human trajectory of Ernesto Zedillo in the means of benefits or advances for the civil society in Mexico is arguable and we consider that this trajectory may be analyzed from a less uncritical perspective.

 

 

 

Sincerely,

 

Grupo de Apoyo a la Zona Costa de Chiapas.

 

Mexicanxs en Resistencia desde Barcelona.

 

Adherentes a La Zezta Internacional

 

Conexión de Recursos para la Acción Comunitaria (CRAC)

 

Educación para la Acción Crítica (EdPAC)

 

Grupo de investigación en DDHH y Sostenibilidad Catedra UNESCO en Sostenibilidad

 

Producciones Informativas Nube Roja

 

Movimiento Ciudadano de Mexicanos en Barcelona.

 

Zapateando, medios libres, Xalapa, Ver., México.

Personas a título individual.

 

 

 

An die Stiftung Cristóbal Gabarró,

 

 

 

Wir wenden uns an Sie, um unsere Meinung über die Verleihung des Preises “Trayectoria Humana” 2011 zu äussern, der vor kurzem dem ehemaligen Präsidenten Mexicos, Ernesto Zedillo Ponce de León verliehen wurde.

 

 

 

Anschließend werden kurz und klar Informationen, die mit der Präsidentschaft von Ernesto Zedillo zu tun haben, ins besonderem mit seiner unterdrückender Politik in der südlichen Region Chaiapas, zusammengefasst, obwohl es mehrere Fälle gibt, die neben dem anschliessend erklärten, vor ein politiches Gericht gebracht werden könnten.

 

 

 

Unsere Weise die soziale, politische und wirtschaftliche Lage Mexicos zu sehen und zu kennen, sowohl während der Präsidentschaft Zedillos als auch zur Zeit, bringt uns dazu, zu überdenken, dass der Standpunkt des ehemaligen Präsidenten bezüglich des Preises “Trayectoria Humana”, der öffentlich ausgerufen wurde indem man ihn für den Preis und die historischen Ereingnisse, bei denen er mitgemacht hat, gelobt hat, unvereinbar ist.

 

 

 

Während der Präsidentschaft von Carlos Salinas de Gortari (1998-1994), war Ernesto Zedillo eine sehr wichtige Figur bezüglich der Einführung von Reformen und Sozialpolitischen Maßnahmen, die dafür sorgten, dasss die meist benachteiligte Bevölkerung mehr und mehr unter Armut lit. Am Anfang der sechs Jahre langen Präsidentschaft, landeten aufgrund einer der schlimmsten Wirtschaftskriesen, die dieses Land je erlebt hat, tausende Personen auf der Strasse. Danach ernannte sich Ernesto Zedillo zum Retter der mexikanischen Wirtschaft indem er anordnete, dass man die Bankschuld mit Geld der Staatskasse zahle.

 

 

 

Mit dem Argument, dass er die Gesundung und Erholung der Wirtschaft ins Laufen gebracht habe, wurde der ehemalige Präsident Zedillo weltweit von den Wirtschaftsorganisationen, Wirtschaftsuniversitäten und transnationalen Firmen dafür gelobt. Innerhalb und ausserhalb Mexikos jedoch, vergessen wir als bewusste Bürger und Bürgerinnen nicht die während seiner Regierung verursachten Schaden.

 

 

 

Abgesehen von den wirtschaftlichen Problemen, die hauptsächlich wegen der politischen Maßnahmen des Internationalen Währungsfonds verursacht wurden – wo er sich vor einigen Monaten als Direktor bewerben wollte-, hatte Zedillo die Möglichkeit, die Forderungen der Indios Chiapas auzuführen, die seit Jahrhunderten unsichtbar gemacht werden aber Widerstand leisten und durch das Ejército Zapatista de Liberación Lacional (EZLN) vertreten werden, aber er tat es nicht.

 

 

 

Am Anfang seiner Präsidentschaft kamen das EZLN und die föderale Regierung zum Gespräch. Die rebellische Gruppe machte einen Aufruf an alle Interessierten der Gesellschaft, um Foren zu bilden. Das Ergebniss wurde beim Gespräch mit der Regierung bekannt gegeben und wurde “Die Abkommen von San Andrés” genannt. Diese Abkommen gaben dem Vorschlag der Verfassungsreform eine rechtliche Basis, die unter anderem die Selbstverwaltung und Unabhängigkeit der Indio Gemeinschaften anerkannte. Ernesto Zedillo, die wichtigste Figur der mexikanischen Regierung, respektierte die Abkommen von San Andrés nicht. Im Gegenteil, das mexikanische Senat billigte eine Verfassungsreform, die diese Abkommen komplett ignorierten.

 

 

 

Die Antwort darauf seintens der Indio Gemeinschaften war, dass sie dieses Gesetzt nicht anerkannten, die Gespräche mit der mexikanischen Regierung beendeten und die selbstverwalteten Gemeinschaften bildeten, ein Ausdruck pazifischen Ungehorsamkeit der Bürger. Dies war für ein Teil der Bürgerschaft – Forscher, Schriftsteller und kritische Journalisten- eine Bestätigung der Unfähigkeit und Lustlosigkeit der mexikanischen Regierung, seinem Volk zuzuhören und es zu beachten.

 

 

 

22 Dezember 1997, Acteal, Chiapas.

 

 

 

Gemäss Informationen des Zentrums für Menschenrechte Fray Bartolomé de las Casas (Frayba), fing die mexikanische Armee an, während die Representanten der mexikanischen Regierung über einen Friedensprozess debatierten, auf Befehl der Regierung, eine Strategie gegen den Aufstand auszuführen, “guerra de baja intensidad” (Krieg niedriger Intensität) genannt. Die Strategie hatte das Ziel, in den Indio Dörfern bewaffnete Gruppen zu trainieren, die die “dreckige Arbeit” machen sollten damit es schien als ob diese Atacken Konflikte zwischen und innerhalb der Dörfer waren. Ausserdem diente diese Aktion dazu, eine Propagandaaktion zu fördern, dessen Ziel es ist, die Informationen gegen die Aktionen der Regierung in Verruf zu bringen.

 

 

 

Die Angst, die aufgrund der ununterbrochenen Angriffe der paramilitärischen Gruppen auf die Einwohner der Dörfer entstand, brachte 9000 Menschen dazu, dieses Gebiet zu verlassen. Die massive Umstruckturierung der Bevölkerung sorgte für viele Drohungen und die Einführung mehrerer Militärquartiere am Eingang der Dörfer, von denen es heute noch viele gibt.

 

 

 

Am 22. Dezember 1997 schoss eine Gruppe von Totsolies Indios mit schweren Waffen gegen 45 Menschen (18 Frauen, von denen fünf im 7. Monat schwanger waren; 7 Männer; 16 Mädchen zwischen 8 Monaten und 17 Jahren; 4 Jungen zwischen 2 und 15 Jahren) und sie verletzten 26, die meisten minderjährig (mehrere haben permanente Verletzungen).

 

 

 

Die angegriffenen Personen hatten sich aufgrund der Atacken von bewaffneten Gruppen, die ihre Häuser und Felder verbrannten und ihre Güter stahlen, in der gemeinschaft Acteal versteckt. Sie waren unbewaffnet. Bei dieser Atacke waren es ungefähr 90 Personen, wie Augenzeugen ausgesagt haben. Ausserdem gibt es 200 Meter entfehrnt eine Basis für gemischte Operationen (militärische, rechtliche und der öffentlichen Sicherheit), was hilfreich war, um zu beweisen, dass die mexikanische Regierung direkt dafür verantwortlich ist.

 

 

 

Das keiner der höchsten Persönlichkeiten der Regierung untersucht wurde, wie der ehemalige Präsident Ernesto Zedillo oder die Militärchefs – der eine intellektueller Autor und die aderen Mittäter der Massaker – zeigt den Indio Gemeinschaften, dass die Morde unbestraft gebliegen sind, sogar noch heutzutage. Die grosse Mehrheit der Verantwortlichen der Massaker, die anfangs festgenommen wurden, wurden vor kurzem wieder frei gelassen.

 

 

 

Für die mit Chiapas verbundennen Menschenrechtsorganisationen, für die sowohl auf nationaler als auch auf internationaler Ebene organisierte Gesellschaft, ist es klar, dass die Vorgehensweise von Ernesto Zedillo was Gewinne oder Fortschritte für die mexikanische Gesellschaft angeht, zweifelhaft ist und wir sind der Meinung, dass sie mit einem kritischeren Standpunkt analysiert werden müsste.

 

 

 

Aufrichtig,

 

Grupo de Apoyo a la Zona Costa de Chiapas.

 

Mexicanxs en Resistencia desde Barcelona.

 

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Zapateando, medios libres, Xalapa, Ver., México.

 

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giornata internazionale dei popoli indigeni

La Jornada – Mercoledì 10 agosto 2011

Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni del Mondo

La Commissione Nazionale per i Diritti Umani esorta al rispetto dei 62 popoli originari

Dalla Redazione

La Commissione Nazionale dei Diritti Umani (CNDH) ha esortato a promuovere le garanzie degli oltre 62 popoli indigeni per proseguire nello sradicamento dei problemi che devono affrontare.

Nella Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni del Mondo, celebrata ieri 9 agosto, l’organizzazione ha rilevato che gli indios del Messico sono ancora il settore che vive nelle peggiori condizioni di povertà ed emarginazione.

Secondo le statistiche ufficiali citate dalla CNDH in un comunicato, il 79,6% della popolazione che parla una lingua indigena – 5,4 milioni di persone – vivono in situazione di povertà, e di questi, 3 milioni sono in povertà estrema, in condizioni molto precarie di salute, abitazione, istruzione, lavoro e sicurezza.

Per questo, l’ente diretto da Raúl Plascencia Villanueva, ha comunicato di aver rafforzato il suo Programma di Promozione dei Diritti Umani dei Popoli e Comunità Indigene, mediante il quale ha visitato 90 popolazioni nel primo semestre di quest’anno.

In queste visite, secondo la commissione, sono state realizzate 249 attività di impulso delle garanzie individuali, come incontri, laboratori e conferenze che sono servite a fornire istruzioni su questi temi ad oltre 18 mila persone, con l’aiuto di 50 mila opuscoli e materiale informativo. Inoltre, sono stati realizzati due manuali tematici per la diffusione dei diritti degli adulti maggiorenni che vivono in zone indigene, e che spiegano i servizi che devono essere erogati nei centri di salute.

La CNDH ha ribadito la necessità di raddoppiare gli sforzi affinché l’identità, le tradizioni ed i costumi dei popoli originari del paese siano rispettati e preservati nei territori in cui vivono.

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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giustizia in Guatemala

Guatemala, la giustizia batte il secondo colpo

di Riccardo Noury

Con quasi 30 anni di ritardo, la giustizia batte un colpo in Guatemala, il secondo dell’anno. Con una condanna impressionante per quanto simbolica: 6060 anni di carcere nei confronti di quattro soldati.

Simbolica perché il massimo della pena è di 50 anni. Impressionante perché rende l’idea del massacro avvenuto nel 1982 a Dos Erres, nella regione settentrionale del Petén. Una delle stragi peggiori del conflitto interno che ha sconvolto per 36 anni, dal 1960 al 1996, il paese centroamericano.

Il 5 dicembre dell’anno ’82 del secolo scorso, un’unità speciale dell’esercito denominata Kaibiles occupò Dos Erres e, nel giro di tre giorni, torturò e uccise 201 uomini, donne e bambini prima di radere al suolo il villaggio. Molte donne e ragazze furono stuprate e diversi abitanti, compresi i bambini, vennero gettati nel pozzo del villaggio.Martedì 2 agosto gli ex soldati Manuel Pop Sun, Reyes Collin Gualip, Daniel Martínez e Carlos Carías sono stati condannati a 30 anni di carcere per ogni omicidio e ad altri 30 anni per aver commesso crimini contro l’umanità. Totale: 6060 anni a testa.

Potevano essere persino di più: il giudice che ha pronunciato il verdetto ha fatto riferimento a 201 vittime. Secondo i sopravvissuti (alla violenza e al tempo che è passato da allora), i morti furono 250. Nel 2011, l’allora presidente Alfonso Portillo aveva ammesso la responsabilità delle autorità risarcendo con una somma pari a 1,8 milioni di dollari le famiglie di 226 vittime.

Un quinto soldato che aveva partecipato al massacro, Gilberto Jordán, sta scontando una condanna a 10 anni di carcere negli Stati Uniti per aver violato le leggi sull’immigrazione. Quando uscirà dal carcere, dovrebbe attenderlo l’estradizione in Guatemala: ha confessato, infatti,  di aver gettato un bambino vivo nel pozzo del villaggio.

Il massacro di Dos Erres riceve così un po’ di giustizia, sebbene tardiva.  Chissà che questa sentenza non possa aprire la strada ad altri processi, anche nei confronti degli ufficiali che ordinarono l’operazione del battaglione Kaibiles. Considerando che nel conflitto interno 200.000 persone vennero uccise o fatte sparire e furono commessi oltre 600 massacri, specialmente nelle comunità native e rurali, la stragrande maggioranza dei crimini di allora rimane impunita.

Come i lettori ricorderanno, a giugno le autorità del Guatemala avevano arrestato l’ex generale Héctor Mario López Fuentes, accusato di aver programmato e ordinato genocidio e altri crimini contro l’umanità della comunità native maya nel 1982-1983.

http://lepersoneeladignita.corriere.it/2011/08/08/guatemala-la-giustizia-batte-il-secondo-colpo/

http://www.amnesty.it/guatemala-ex-soldati-condannati-a-oltre-6000-anni-per-massacro-di-dos-erres

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minacceagli ex detenuti di Bachajon…

La Jornada – Venerdì 5 agosto 2011

Gli ex detenuti di Bachajón denunciano minacce da parte dei dirigenti del PVEM

Hermann Bellinghausen

 

Gli ex prigionieri politici di San Sebastián Bachajón, in Chiapas, aderenti all’Altra Campagna, rilasciati il 23 luglio, denunciano che dopo aver fatto ritorno alle proprie case, hanno ricevuto minacce di morte da parte di dirigenti del Partito Verde Ecologista del Messico (PVEM) del municipio di Chilón.

I contadini tzeltales denunciano direttamente Manuel Jiménez Moreno, figlio dell’ex consigliere comunale di Chilón, Antonio Jiménez García, e Juan Alvaro Moreno, dirigenti del suddetto partito, insieme ad abitanti delle comunità Pamalá Xanil Seconda Sezione e El Paraíso. Negli scorsi 24 e 28 luglio, segnala la denuncia, “ci hanno provocato e minacciato di morte indicandoci verbalmente che siamo ex prigionieri politici; ci provocano per farci cadere nello scontro, come fanno da sempre.

“Così come hanno fatto aggredendoci con la forza pubblica ed accusandoci falsamente lo scorso 3 febbraio insieme ai loro governi, che ci hanno tenuti rinchiusi per sei mesi nella prigione di Playas de Catazajá solo per aver difeso le nostre terre e territori”.

Le autorità volevano negoziare la loro scarcerazione, come hanno già denunciato  “a condizione di consegnare nelle mani del malgoverno le terre dell’ejido che ci hanno lasciato i nostri antenati”.

Poi, “visto che non potevano tenerci in prigione o sotto sequestro, fanno pressione e ci portano rancore ed ora ci provocano nuovamente perché non siamo alleati del malgoverno, ma siamo in lotta ed è il momento di guardare avanti e proseguire per salvare le nostre terre”.

Per questa ragione, aggiungono Juan Aguilar Guzmán, Jerónimo Guzmán Méndez, Domingo García Gómez e Domingo Pérez Álvaro, “esortiamo il governo a prendere posizione al riguardo”, e ad agire contro “le persone che ci stanno provocando” perché, “in caso accadesse qualcosa a qualcuno di noi o ai compagni, riterremo responsabile di questo direttamente il malgoverno”. http://www.jornada.unam.mx/2011/08/05/politica/020n1pol

 

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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dalla giunta del caracol Realidad…

La Jornada – Giovedì 4 agosto 2011

La JBG reclama l’uscita degli invasori dalle terre di Monte Redondo, in Chiapas

Hermann Bellinghausen

 

La giunta di buon governo (JBG) Hacia la esperanza, del caracol zapatista della selva di frontiera a La Realidad, Chiapas, denuncia “provocazioni e danni” da parte delle autorità ed ejidatarios di Monte Redondo (Frontera Comalapa) contro basi di appoggio dell’EZLN appartenenti al municipio autonomo Tierra y Libertad. Accusano di favorire le aggressioni i militanti di quattro partiti politici: PAN, PRD, PRI e PVEM ed il governo statale.

La JBG riferisce che Patricio Domínguez Vázquez, Alba Palacios de León e Carmelino Felipe Pérez, basi zapatiste, dal 1972 hanno acquisito terreni all’interno dell’ejido stesso, terreni che hanno coltivato “senza alcun problema” fino al 1987, quando sono sorti “seri conflitti” che persistono tuttora. Le autorità precedenti ed attuali ed altri ejidatarios hanno compiuto “offese, abusi e furti” di mais, fagioli, frutta e caffè, oltre ad occupare “illegalmente” i terreni.

I rappresentanti autonomi identificano con chiarezza gli invasori di otto ettari di Felipe Pérez, tre di Patricio Domínguez ed otto di Alba de León. Uno di questi, il perredista Conrado Domínguez, aveva occupata un ettaro che ha venduto a marzo di quest’anno per 50 mila pesos “come se fosse il padrone”.

Lo scorso 27 luglio, circa 200 persone, tra le quali le autorità dell’ejido Monte Redondo, “si sono introdotte negli appezzamenti dei nostri compagni ed hanno abbattuto le piante di caffè che stavano girà dando i loro frutti”.

Queste azioni sono favorite dalle autorità e da persone dello stesso ejido: Emar Sánchez Carrillo, commissario ejidale; Filadelfo Hernández Ramírez, segretario del commissario; Miguel de León Moraesi ed Eutimio Méndez Aguilar, del consiglio di vigilanza; Hernán de León, agente municipale, e Óscar Méndez Roblero, supplente dell’agente municipale, tra altri. “I nostri compagni sono i legittimi proprietari di queste terre e sono in possesso dei documenti di proprietà”, sostiene la JBG.

Le “persone senza vergogna che sono provocatori sono ejidatarios con più di 15 ettari ognuno, e se alcune di loro non ne hanno più, è perchè hanno venduto”. Queste persone, “appoggiate dalle tre istanze governative – aggiunge la JBG – sono le stesse che pochi mesi fa imprigionarono il nostro compagno Patricio Domínguez con un’accusa falsa”. Dopo le denunce e l’intervento di organizzazioni dei diritti umani è stato liberato “perché non aveva fatto niente. Ora tornano a provocarci.

“Se credono che non abbiamo coraggio e dignità, si sbagliano. Siamo umili, semplici e ragionevoli con chi ci rispetta, ma non rispettiamo chi non ci rispetta e non ci faremo mai umiliare”.

La JBG segnala che le provocazioni “fanno parte dei piani del malgoverno ed accusa Juan Sabines Guerrero, che inganna e manipola la gente”.

In questo caso “si vede che è attore e complice, mentre altri coloni, che ubbidiscono al loro padrone che li paga, fanno del male agli zapatisti. Ma ci difenderemo perché siamo nella ragione e vogliamo che mandino via queste persone che invadono i terreni”.

La JBG ed i consigli municipali ribelli zapatisti avvertono che “se non lasciano lavorare in pace nelle loro terre i nostri compagni, i filogovernativi avranno seri problemi con la nostra organizzazione”.

Avvertono i governi federale, statale e municipale (di David Escobar) che se non fermeranno le provocazioni, i problemi “saranno sempre peggio, perché non lasceremo umiliare da un branco di ladri che approfittano del lavoro dei nostri compagni, i quali continueranno a lavorare le loro terre”. http://www.jornada.unam.mx/2011/08/04/politica/022n1pol

 

Comunitato della JBG di La Realidad

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Honduras: raso al suolo dalla polizia un villaggio

31 luglio 2011

La Polizia dell’Honduras rade al suolo un intero villaggio

Reportage dalla comunità rurale di Rigores, nella valle Aguán, dove lo sgombero effettuato dalle autoriíta ha lasciato senza casa più di cento famiglie

http://therealnews.com/t2/index.php?option=com_content&task=view&id=31&Itemid=74&jumival=7114

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gli U.S.A. impediscono transito di intellettulae messicana

GLI STATI UNITI IMPEDISCONO IL TRANSITO ALL’INTELLETTUALE MESSICANA
IL GOVERNO USA HA OBBLIGATO AEROMÉXICO A SOSPENDERE UN VOLO DIRETTO A ROMA PROIBENDO L’USO DELLO SPAZIO AEREO STATUNITENSE ALL’INTELLETTUALE MESSICANA RAQUEL GUTIÉRREZ
23 luglio 2011
Adital
Gli Stati Uniti hanno impedito il transito di un volo di Aeroméxico verso l’Europa perché a bordo si trovava l’intellettuale indigenista che è stata obbligata a scendere dall’aereo senza nessuna spiegazione razionale…
Il Governo degli Stati Uniti ha costretto le autorità aeronautiche del Messico a sospendere un volo diretto a Roma, Italia, semplicemente per impedire il viaggio di una cittadina messicana verso la città europea per impegni accademici; fatto che non solo ha provocato gravi danni economici alla compagnia aerea — Aeroméxico — ed al resto dei passeggeri, ma ha violato spaventosamente i diritti civili della cittadina “osservata” dagli organismi di sicurezza statunitensi che hanno compiuto un tale abuso proibendole di volare sul territorio degli Stati Uniti, rotta obbligata per arrivare in Europa.
L’insolito incidente è avvenuto la notte di mercoledì 20 luglio, quando al volo 033 di Aeroméxico con destinazione Barcellona (scalo per Roma), è stato proibito di attraversare lo spazio aereo statunitense perché a bordo viaggiava una passeggera “schedata” dalla CIA: la sociologa Raquel Gutiérrez Aguilar, un’intellettuale che ha vissuto in Bolivia per oltre 20 anni contribuendo alla lotta dei popoli indigeni che oggi stanno costruendo il proprio Stato in questo territorio plurinazionale andino-amazzonico.
I controllori di volo degli Stati Uniti hanno costretto il velivolo di Aeroméxico a tornare a Monterrey, dove Raquel Gutiérrez è stata fatta scendere dall’aereo con la spiegazione che il Governo degli Stati Uniti si opponeva al fatto che la passeggera attraversasse il cielo statunitense.
“Quando mi sono affacciata al portello dell’aereo con il mio bagaglio a mano, c’erano alcuni poliziotti federali messicani e due o tre funzionari di Aeroméxico che mi hanno chiesto di identificarmi nuovamente e scendere dall’aereo. Io ho detto che non sarei scesa a meno che mi spiegassero che cosa stava succedendo. Hanno risposto che il governo degli Stati Uniti aveva negato il passaggio dell’aeroplano perché a bordo c’ero io”, ha raccontato la stessa Raquel Gutiérrez in una denuncia pubblica che ha suscitato sorpresa e indignazione in Bolivia.
L’accademica messicana non si recava negli Stati Uniti, nemmeno per un breve scalo, e non stava nemmeno usando una compagnia aerea statunitense. Nella sua lettera di denuncia, Gutiérrez ha informato che viaggiava da Città del Messico a Barcellona su un volo Aeroméxico e da lì si sarebbe imbarata per Roma su un volo Alitalia.
E’ intimidatorio che le autorità degli Stati Uniti sapessero in anticipo chi viaggiava sui voli di Aeroméxico o Alitalia; ed è ancora più sconcertante che Governo statunitense abbia causato impunemente un grave danno economico alla linea aerea messicana obbligandola a deviare la sua rotta su un itinerario trascontinentale, solo perché alla CIA è venuta voglia di impedire che Raquel Gutiérrez transitasse per i cieli degli Stati Uniti come una normale passeggera su un volo commerciale.

LETTERA APERTA AGLI UOMINI E DONNE SENSIBILI DI QUESTO MONDO
Raquel Gutiérrez Aguilar
21 luglio 2011
Anoche tomé un avión para ir a Italia. Tenía que llegar a la Toscana a encontrarme con amigos y compañeros para compartir con ellos experiencias de luchas en América Latina. No pude llegar a mi destino porque al gobierno gringo se le ocurrió que yo no tenía derecho a pasar ya no digamos por su territorio, sino tampoco por su “espacio aéreo”… así fuera en una línea aérea supuestamente mexicana -AeroMéxico- que operaba un vuelo de otra línea de otro país distinto -Alitalia-… y sin importar que lo más cerca que iba a estar de “su territorio” fueran 30,000 pies de altitud.
LES CUENTO LO QUE OCURRIÓ:
El miércoles 20 de julio de 2011 a las 22:35 horas, en México D.F. abordé el avión de Aeroméxico vuelo 033 con destino a Barcelona, para conectar desde ahí con otro vuelo a Roma en Alitalia. Una amiga me acompañaría desde Roma hasta la Toscana por tierra.
El vuelo se iba desarrollando de manera totalmente normal cuando un poco después de la medianoche el capitán avisó que volvíamos a Monterrey porque se había cerrado el espacio aéreo norteamericano. Explicó que, dado que había que volar por otra ruta, el avión tenía que re-aprovisionarse de combustible.
Fue así que volvimos a Monterrey en medio de cierto nerviosismo pues era muy raro lo que se decía por el altavoz.
Mi sorpresa mayúscula fue que cuando aterrizamos en dicha ciudad, pasada la 1 de la mañana de hoy, 21 de julio, se acerco a mi una de las azafatas, y me pidió que mostrara una identificación. Se la mostré sin ningún problema. Yo tenía conmigo mi credencial de elector y también mi credencial de la UNAM. Una vez que vio mi nombre me pidió que recogiera mis cosas y que la acompañara a la puerta del avión.
Cuando llegué a la puerta del avión con todo mi equipaje de mano había unos cuantos policías federales mexicanos y dos o tres funcionarios de Aeroméxico que me pidieron identificarme nuevamente y bajar del avión. Yo les dije que no iba a bajar a menos que me explicaran que estaba sucediendo. Contestaron que “el gobierno de Estados Unidos había negado el paso al avión porque yo iba en él” ¡¡¡¡!!!!
Ante mi cara de absoluta extrañeza, una regiomontana muy amable de Aeroméxico me dijo que ellos también estaban muy extrañados, que por favor les acompañara y que viéramos que se podía hacer. No me quedó más remedio que bajarme del avión; mientras tanto, ya estaban bajando mi equipaje -el que tenía documentado.
Los policías federales, de una manera bastante intimidatoria pidieron que les entregaran una copia de mi pasaporte. Fui con las señoritas de Aeroméxico a sacar las copias del pasaporte a una oficina de la empresa, la policía se las llevó y estas mismas señoritas -a las cuales yo si les creo que estaban: asombradas de lo que estaba pasando, indignadas (porque se habían tenido que quedar a trabajar horas extras) y que además eran sumamente amables- lo que me dijeron era que tenían que buscar una ruta para mi que no pasara por los Estados Unidos y que Aeroméxico, de todos modos, se haría cargo de mandarme a Italia.
Estuvimos esperando en el aeropuerto más o menos una hora y media, hasta que por fin lograron despachar al avión de vuelta. Después, ellas mismas me llevaron a un taxi que me llevó a un hotel. Yo estaba bastante asustada y muy indignada. También les pedí que me consiguieran un asiento en el primer vuelo a la ciudad de México a lo cual accedieron de inmediato.
Una vez en el hotel Marriot Courtyard me comuniqué con varios de mis amigos y amigas más queridos, con los compañeros de Italia que iban a estar esperándome en Roma, a fin de avisarles que no llegaría en el vuelo programado. También pensé mucho en qué hacer y decidí, en diálogo con todos mis amigos y amigas, lo siguiente:
  1. Lo que yo sentía más profundamente era una especie de susto, de vulnerabilidad profunda que me empujaba, básicamente, a querer ponerme a salvo. Eso hice. Decidí no intentar viajar nuevamente esta noche.
  2. También sentía una indignación infinita: ¿cómo puede pasar esto de que te bajen de un avión en donde se les ocurra, cómo pueden estas “autoridades estadounidenses” comportarse con tal despotismo? ¿Cómo lo toleramos? ¿Cómo nos protegemos ante estas cosas que ellos pueden hacernos de manera tan impune y tan insolente?
  3. Todo este día 21 ha sido de conversaciones con muchos amigos a quienes agradezco enormemente el apoyo y la indignación que han compartido conmigo. Hemos ido entendiendo varias cosas:
* Estas arbitrariedades que aparecen “como porque sí”… que uno tiene que soportar sin tener manera de hacer nada son el tipo de relaciones sociales que nos están imponiendo y, en este caso particular, son una especie de “aviso” de que ellos consideran que todo lo pueden.
Y por supuesto que tienen mucho poder para muchas cosas, como bajar a la pasajera del asiento 17J de una línea aérea supuestamente extranjera que va viajando a un país que no es el suyo, y dejarla tirada en medio del norte de México cualquier madrugada de cualquier día.
Pero no tienen el poder suficiente para evitar que nosotros nos enlacemos y hablemos, para que mañana yo esté y participe con los compañeros en Italia, así no sea de manera presencial. Eso no pueden impedirlo.
Tampoco tienen la capacidad de evitar que este conjunto de agravios chicos nos ayude a indignarnos, a enlazarnos, a autocuidarnos que es lo que mis amigos y amigas han estado haciendo conmigo desde esta madrugada. Es lo que hemos hecho en este caso, chico, minúsculo casi, donde no hubo tortura, ni amenazas, ni muerte… apenas hubo un susto nocturno a una pasajera y una falta de respeto absoluto a todos los otros viajeros que seguramente se vieron afectados en sus itinerarios y en sus planes. Por eso creo que en este caso nimio, pequeñito, podemos reconocernos todos en los agravios que hemos ido padeciendo y soportando. Casi todos tenemos una historia así, de que algo nos impidieron, de que en algo nos agraviaron. Y por eso sería muy bueno pensar en las maneras de nuestra autoprotección colectiva.
Estamos atravesando tiempos malos que amenazan ser peores. Hacer brotar nuestras mejores y más variadas habilidades para inhibir que ellos consigan sus fines de paralizarnos y asustarnos, es lo que me parece más urgente. No soportemos ya estos agravios en silencio, pensemos no sólo como “denunciarlos”, sino como inhibirlos, como darles la vuelta: cómo cuidarnos entre todos que es el mejor remedio -creo- para esta fragmentación basada en el miedo en el que estamos viviendo.
Lo que se nos ha ocurrido a todos los que hoy día hemos dialogado mientras yo recorría el largo camino de Monterrey al D.F. y de ahí a la casa de mi madre que era donde yo quería estar para sentirme a salvo, es que vamos a hacer varias cosas:
1. Vamos a exigir a las dos compañías aéreas Aeroméxico y Alitalia que digan qué pasó con la pasajera del asiento 17J del vuelo AM33 del 20 de julio que tomó su avión a las 10:35 y no llegó a su destino. Que lo digan ellos, que expliquen a qué derecho tiene una que atenerse cuando decide viajar al extranjero.
2. Vamos también a exigir a las autoridades estadounidenses que expliquen el peligro que podía causarles que la pasajera del asiento 17J del vuelo en cuestión volara a 30,000 pies de altura por encima de Estados Unidos. En esto les pedimos a los amigos y compañeros estadounidenses que nos ayuden. Queremos una explicación. ¿Cómo causa peligro esta mujer? ¿Cómo amenaza la seguridad de Mrs. Smith de Alabama o de Miss Jones de Boston, el que la pasajera del 17J sobrevuele sus casas? Queremos que esas “autoridades” expliquen lo que hacen. Queremos que nos expliquen lo que deciden y por qué lo deciden. Porque sus decisiones son no solo tontas sino muy, demasiado, arbitrarias.
3. Vamos también a organizar una manera para pedir a los estadounidenses amigos -que son los únicos que son reconocidos como personas con derecho a voz por el estado norteamericano; los demás ni siquiera eso tenemos- a que todos los que estamos en la “lista negra” del gobierno estadounidense por muy variadas y casi siempre absurdas causas, tengamos de todos modos al menos una “visa aérea” para que ese gobierno no pueda impedir el tráfico aéreo y la movilidad de ciudadanos de otros países. No se pide que nos dejen entrar a su país. Ellos tendrán motivos para no querer que vayamos allá. Pero es aberrante esto de no permitir que pase por el aire un avión donde vaya viajando cualquiera que ellos, por algún motivo, consideren non grato.
Finalmente, también estamos armando un blog pues creemos que el trabajo de cuidarnos entre todos es lo único que nos puede salvar, quizá, de esta prepotencia enloquecida. Y no podemos quedarnos paralizados y perplejos -como yo estuve anoche en la puerta de ese avión de Aeroméxico regresado a Monterrey-, conviene que vayamos hilando los “testimonios de los agravios que hemos padecido los de la lista negra”. Sabemos que son muchos. Sabemos que no queremos soportarlos callados y solos… Sabemos que podemos hacer que se mitiguen y quizá, ojala, que se acaben.
En fin, pues agradezco a uds. cualquier apoyo o atención que puedan poner a este asunto… No es cuestión de garantizar que Raquel Gutiérrez pueda viajar, sino que cualquiera, cualquier persona, hombre, mujer o niño que vaya sentado en el asiento 17J, sepa que puede llegar a su destino. Que sepa que no tiene que tener miedo, que sepa, pues, que está seguro y que puede caminar el mundo para encontrarse con sus hermanos y hermanas con confianza.
Si esta carta les hace algún sentido, si consideran que hay algo que esté en sus manos hacer para que esto no ocurra, les pido que respondan al correo:
y que miren el blog, http://agraviosgringosnongratos.blogspot.com/ para que ahí escriban sus comentarios y todos podamos ir conversando.
De todo corazón agradezco a quienes me sostuvieron cuando me atrapó el despotismo y la arbitrariedad gubernamental estadounidense en mi propio país. Agradezco también a quienes, estoy segura, nos iremos hilvanando en esta red de autoprotección y cuidado que estamos proponiendo que en común construyamos.

María Raquel Gutiérrez Aguilar

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