PARTENZA DELLA CAMPAGNA CONTRO L’AGGRESSIONE AI DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI

La Jornada – Giovedì 15 settembre 2011
Hermann Bellinghausen. Inviato. Tonalá, Chis., 14 settembre. Pronte per ricevere questo giovedì la carovana del Movimento per la Pace con Giustizia e Dignità, le comunità riunite nel Consiglio Autonomo Regionale della Zona Costa, aderenti all’Altra Campagna, hanno comunicato di aver avviato una “campagna nazionale ed internazionale contro la persecuzione giudiziaria e la criminalizzazione dei difensori dei diritti umani”.
In Messico, segnala il consiglio, “non solo è in atto la disastrosa guerra contro il ‘crimine organizzato’, ma anche contro la gente e le sue lotte per una vita degna, gente che non vuole essere calpestata e trattata come merce o come criminali”. Con la persecuzione e la repressione “il governo, ad ogni livello, affronta i popoli che si organizzano per difendere la propria terra e le proprie risorse”.
Il consiglio sostiene che nel nostro paese essere difensore dei diritti umani “è diventato pericoloso”. È così per chi si dedica a questioni legate all’ambiente o ai diritti di donne, contadini, giornalisti, migranti e indigeni.
“Esistono molti interessa economici e la lotta per vendere e possedere le risorse. Quello che disturba questi piani sono i popoli che difendono il loro stile di vita ed il loro lavoro, che vivono e preservano le loro risorse, le loro terre, la loro acqua”.
In Chiapas è il caso, “tra molti altri”, sottolinea il consiglio, di Nataniel Hernández, direttore del Centro dei Diritti Umani Digna Ochoa, con sede a Tonalá, il quale “ha accompagnato i lavori e la lotta del Consiglio Autonomo Regionale, ed è stato fermato in due occasioni per presunti reati statali e federali”.
Attualmente deve affrontare cinque processi penali “completamente preordinati e fasulli che sono un’ulteriore dimostrazione che in Messico la giustizia non esiste e che è l’impunità a prevalere”.
Il consiglio racconta che negli ultimi cinque anni è nato un movimento di comunità e quartieri che si oppongono alle elevate tariffe dell’energia elettrica imposte dalla Commissione Federale dell’Elettricità
Questo movimento è presente in almeno i1 stati della Repubblica ed uno dei suoi principali bastioni è nella costa del Chiapas. A poche ore dall’arrivo della cosiddetta “carovana del sud”, le comunità sottolineano la persecuzione poliziesca e giudiziaria contro almeno otto dei suoi membri.
“Il movimento di resistenza civile ha promosso molte istanze riguardo l’energia elettrica nel paese, come l’opposizione al modello energetico neoliberista che favorisce la privatizzazione dell’energia”
La Rete Nazionale di Resistenza Civile contro le Alte Tariffe ha denunciato la repressione e criminalizzazione dei suoi membri come una strategia orchestrata da una coalizione di funzionari della CFE, della Procura Generale della Repubblica e dai governi statali, principalmente di Chiapas, Campeche e Veracruz.
In altro ordine, il Cntro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba), ha inviato comunicazioni al governatore dello stato, Juan Sabines Guerrero; al segretario di Governo, Noé Castañón León, ed al procuratore statale, Raciel López Salazar, così come alle autorità federali, chiedendo di assumersi la propria responsabilità per evitare che la comunità zapatista di San Patricio, nel municipio autonomo La Dignidad (municipio ufficiale di Sabanilla), subisca aggressioni ancor più gravi di quelle che stanno subendo dallo scorso 11 di settembre.
Il Frayba ha emesso un’Azione Urgente un’azione urgente per richiamare l’attenzione della società civile e delle autorità governative su questa situazione che la JBG della zona nord definisce  “molto critica ed insopportabile”.
Chiede che si garantisca “immediatamente” la vita e l’integrità della comunità ed il rispetto del processo di resistenza e autonomia che le basi dell’EZLN esercitano “in conformità ai trattati internazionali sui diritti dei popoli indigeni, la Costituzione Politica degli Stati Uniti Messicani e gli Accordi di San Andrés”.http://www.jornada.unam.mx/2011/09/15/politica/014n2pol
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APPELLO URGENTE DEL FRAYBA

Centro dei Diritti Umani
Fray Bartolomé de Las Casas, AC
San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, Messico
14 settembre 2011
Persecuzione e rischio di sfollamento forzato della comunità autonoma
Secondo informazioni pervenute a questo Centro dei Diritti Umani, attraverso la Giunta di Buon Governo (JBG) “Nueva semilla que va a producir” con sede nella comunità di Roberto Barrios, municipio ufficiale di Palenque, esiste il rischio imminenti che diversi atti di minaccia e vessazione sfocino in un possibile sfollamento forzato degli abitanti della comunità autonoma di San Patricio, municipio autonomo La Dignidad, municipio ufficiale di Sabanilla, nella Zona Nord del Chiapas.
Secondo le informazioni raccolte, lo scorso 7 settembre 2011, i signori Ambrocio Díaz Gómez, Santiago Díaz Cruz, Miguel Díaz Díaz si sono presentati a casa di una delle autorità autonome zapatiste di San Patricio minacciando di invadere e cacciare la comunità col pretesto del mancato pagamento dell’imposta prediale, aggiungendo che se non avessero consegnano le terre recuperate, dove attualmente abitano, sarebbero venuti a “massacrare tutti“.
Il 10 settembre, un gruppo di persone ha sparato più volte nei pressi della comunità di San Patricio. Quella stessa notte, un gruppo di circa100 persone ha installato un accampamento permanente a soli 200 metri dalla comunità. L’11 settembre, a diverse ore del giorno, si sono uditi molti spari provenire dall’accampamento installato il giorno precedente. Inoltre, gli aggressori hanno abbattuto alberi, distrutto le coltivazioni di mais e bruciato 18 ettari del terreno di proprietà degli abitanti di San Patricio che appartengono alle Basi di Appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (BAEZLN). Il 12 settembre, sono continuati gli spari con armi di grosso calibro.
Secondo le informazioni fornite a questo Centro dei Diritti Umani, tra gli aggressori riconosciuti dalle BAEZLN, ci sono:
Del Municipio di Tila:
Mario Vázquez Cruz, della Comunitò di Ostelukum. Rogelio Ramírez Vázquez, della Comunità El Porvenir.
Del Municipio di Sabanilla:
Samuel Díaz Díaz, Marcelino Díaz Díaz, Alfredo Cruz Martinez, Abraham Díaz Díaz, Alfredo Díaz Cruz, Esteban Díaz Díaz, Arturo Cruz Martinez ed altre persone appartenenti all’ejido Los Naranjos, comunità Velasco Suárez ed ejido Unión Hidalgo.
Le minacce di sgombero forzato contro la comunità continuano anche con l’uso delle armi. Di fronte a questa situazione i coloni Basi di Appoggio dell’EZLN di San Patricio si trovano nell’impossibilità di raggiungere i propri appezzamenti per lavorare e mietere, cosa che sta provocando condizioni di emergenza alimentare.
Per quanto sopra e con riferimento agli articoli 2, 3 e 9 della Dichiarazione delle Nazioni Unite sul diritto e dovere degli individui, i gruppi e le istituzioni di promuovere e proteggere universalmente i diritti umani e le libertà fondamentali riconosciute in relazione al contenuto dell’articolo 133 della Costituzion e della giurisprudenza della Corte Suprema di Giustizia della Nazione; così come nell’articolo 8 di quest’ultimo ordinamento, questo Centro dei Diritti Umani sollecita in maniera urgente che:
· Si garantisca immediatamente la vita e l’integrità personale di tutti i membri delle BAEZLN della comunità autonoma di San Patricio, municipio autonomo La Dignidad, del municipio ufficiale di Sabanilla, che secondo le informazioni fornite dalla JBG di Roberto Barrios sono minacciati di sgombero con la forza da un gruppo di persone armate provenienti da diverse comunità confinanti dei municipi di Sabanilla e Tila.
· Si garantisca il rispetto delle terre, proprietà della comunità autonoma di San Patricio, che sono state recuperate dalle Basi di Appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Nello stesso tempo, chiediamo il rispetto del processo di resistenza e autonomia che esercitano le BAEZLN in conformità con i trattati internazionali sui diritti dei popoli indigeni, con la Costituzione Politica degli Stati Uniti Messicani e gli Accordi di San Andrés.
Rivolgiamo un appello alla Società Civile nazionale ed internazionale affinché si pronuncino inviando appelli alle seguenti autorità del governo del Chiapas e del Messico.
Inviare l’appello a:
Lic. Felipe de Jesús Calderón Hinojosa
Presidente de la República
Residencia Oficial de los Pinos, Casa Miguel Alemán
Col. San Miguel Chapultepec, C.P. 11850, México DF
Tel: (52.55) 2789.1100 Fax: (52.55) 5277.2376
Lic. José Francisco Blake Mora
Secretario de Gobernación
Bucareli 99, 1er. Piso, Col. Juárez, Del. Cuauhtémoc,
C.P. 06600 México D.F. Fax: (52.55) 50933414;
Correo: secretario@segob.gob.mx, contacto@segob.gob.mx
Lic. Juan José Sabines Guerrero
Gobernador Constitucional del Estado de Chiapas
Palacio de Gobierno del Estado de Chiapas, 1er Piso
Av. Central y Primera Oriente, Colonia Centro, C.P. 29009
Tuxtla Gutiérrez, Chiapas, México
Fax: +52 961 61 88088 – + 52 961 6188056; Extensión 21120. 21122;
Dr. Noé Castañón León
Secretario General de Gobierno del Estado de Chiapas
Palacio de Gobierno del Estado de Chiapas, 2do Piso
Av. Central y Primera Oriente, Colonia Centro, C.P. 29009
Tuxtla Gutiérrez, Chiapas, México
Conmutador: + 52 (961) 61 2-90-47, 61 8-74-60. Extensión: 20003;
Lic. Raciel López Salazar
Procuraduría General de Justicia de Chiapas
Libramiento Norte Y Rosa Del Oriente, No. 2010, Col. El Bosque
C.P. 29049 Tuxtla Gutiérrez, Chiapas
Conmutador: 01 (961) 6-17-23-00.
Teléfono: + 52 (961) 61 6-53-74, 61 6-53-76, 61 6-57-24, 61 6-34-50.
Inviare copia a:
Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas, A.C.
Calle Brasil 14, Barrio Méxicanos,
29240 San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, México
Tel: 967 6787395, 967 6787396, Fax: 967 6783548
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assedio paramilitare a San Patricio (caracol Roberto Barrios)

La Jornada – Mercoledì 14 settembre 2011
HERMANN BELLINGHAUSEN
San Cristóbal de las Casas, Chis., 13 settembre. La giunta di buon governo (JBG) Nueva semilla que va a producir, del caracol zapatista di Roberto Barrios, nella zona nord dello stato, ha denunciato che la comunità di San Patricio, nel municipio autonomo La Dignidad (municipio ufficiale di Sabanilla), è assediata da oltre un centinaio di paramilitari di diverse comunità di Tila e Sabanilla che nelle ultime ore hanno sparato, bloccato tutte le strade, bruciato 18 ettari di terra, saccheggiato le milpas e minacciano di uccidere gli zapatisti che si rifiutino di abbandonare le terre.
Gli aggressori – di gruppi filogovernativi – si rifanno al tristemente famoso gruppo paramilitare Paz y Justicia che è imperversato nella zona per un decennio dopo la sollevazione zapatista del 1994. Provengono dalle comunità Ostelukum, El Porvenir, Los Naranjos, Velasco Suárez e Unión Hidalgo e sono guidati da Rogelio Ramírez Vázquez, il poliziotto municipale di Tila, Mario Vázquez Cruz, e Samuel Díaz Díaz, di Sabanilla.
La JBG descrive le minacce e le aggressioni come “molto dure e insopportabili” e le collega ad un fatto recente: lo scorso 7 settembre tre presunti paramilitari, (Ambrocio Díaz Gómez, Santiago Díaz Cruz e Miguel Díaz Díaz) si erano presentati a casa di un’autorità autonoma di San Patricio minacciando di “venire ad invadere e cacciare la comunità perché non pagavamo l’imposta prediale, ma era un pretesto per venire a provocare e se non avremmo consegnato le terre avrebbero massacrato tutti (…)”.
Il giorno 10, “questi paramilitari hanno sparato ai confini della comunità”. Quella notte, circa 100 aggressori hanno preso posizione a 200 metri dalla comunità accampandosi nella “casa grande che era del fattore”. Si tratta di terre recuperate dagli zapatisti tre lustri fa. All’alba del giorno 11 “si sono sentiti molti spari provenire dalla loro posizione; alle 10 hanno iniziato ad abbattere gli alberi da legname per il lavoro comunitario”; poi hanno tagliato tutte le milpas intorno a dove si sono posizionati gli aggressori “e se le sono portate a casa”.
Hanno ucciso due maiali sottratti ad uno zapatista alla periferia di San Patricio mentre un altro è “rimasto ferito da un colpo di machete”. Alle 15 ci sono stati nuovi spari, “hanno distrutto le recinzioni del campo collettivo e bruciato 18 ettari”. All’alba del giorno 12 “i paramilitari hanno di nuovo sparato con armi di grosso calibro”.
Il dirigente paramilitare Samuel Díaz Díaz aveva intimato a Manuel Cruz Guzmán, autorità ufficiale del commissariato di San Patricio, che gli zapatisti “devono essere cacciati e le armi sono pronte”.
Questi “delinquenti paramilitari – dice la JBG – rubano nelle comunità ed ora agiscono contro i nostri compagni, li controllano giorno e notte e le basi di appoggio dell’EZLN non possono uscire dalla comunità per andare a lavorare”.
Attualmente, “gli invasori paramilitari sono distribuiti in montagna e nelle strade per bloccare, interrogare ed uccidere i nostri compagni e compagne che eventualmente intendano uscire dalla comunità per qualsiasi necessità”.
La JBG sostiene: “I nostri compagni e compagne sono in grave pericolo”, e nello stesso tempo avvertono che difenderanno la terra recuperata. Ritengono responsabili della situazione e di quello che potrà accadere, il governo de Juan Sabines Guerrero ed i sindaci di Sabanilla, Jenaro Vázquez López, e di Tila, Sandra Luz Cruz Espinoza.
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carovana per la pace in Chiapas

La Jornada – Martedì 13 settembre 2011
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las casas, Chis. 12 settembre. Annunciando la loro partecipazione alla carovana del Movimento per la Pace con Giustizia e Dignità che arriverà in Chiapas questo mercoledì, attivisti, studiosi, cittadini e più di 20 organizzazioni civili hanno ammesso che, “comprensibilmente”, nel paese l’attenzione è rivolta “alla guerra contro il crimine organizzato, in particolare, ma non esclusivamente, nel nord”. Ciò nonostante, hanno ricordato che, “qui viviamo una guerra con gravi e profonde conseguenze da almeno 18 anni, una strategia di contrainsurgencia con una forte occupazione militare del territorio, la formazione di gruppi paramilitari, la repressione e la criminalizzazione della protesta sociale e dei difensori dei diritti umani”.
A partire dalla sollevazione zapatista del 1994, segnalano in un documento, “decine di migliaia di soldati si sono stabiliti in territorio chiapaneco, ai quali bisogna aggiungere quelli che sono recentemente arrivati per rinforzare la frontiera sud”.
Questa “guerra di contrainsurgencia” vuole “sottrarre il territorio dei popoli indigeni per il suo sfruttamento a beneficio di interessi transnazionali”. Ciò porta “predazione e distruzione dei beni naturali, della ricchezza culturale e del tessuto sociale dei popoli originari”. Il documento, presentato oggi in conferenza stampa, elenca i progetti “definiti impropriamente eco turistici”, le concessioni minerarie, la costruzione di dighe, il saccheggio della biodiversità, i progetti di riconversione produttiva.
Inoltre, aggiunge, “in Chiapas cominciamo a vivere le prime fasi della guerra contro il crimine organizzato come conseguenza della sottomissione del governo messicano al desiderio degli Stati Uniti” di aprire alla frontiera sud “un altro fronte” contro il crimine organizzato. “Le condizioni di violenza che si vivono in Messico hanno raggiunto il Guatemala ed altri paesi centroamericani, in larga misura perché in Chiapas, principalmente nella regione di confine, esistono condizioni di grande violenza che sono state ripetutamente nascoste.
Non bisogna dimenticare che dalla frontiera del Chiapas passa tutto: migranti, droga, armi ed ogni tipo di traffico illegale. A sud condividiamo con la frontiera nord i sequestri, la sparizione di migranti, le esecuzioni e l’assassinio di donne”.
Le organizzazioni civili hanno dichiarato che l’arrivo nello stato della carovana guidata da Javier Sicilia “è un’opportunità per incontrarci come popoli, comunità e persone, per condividere le nostre esperienze in relazione alla situazione di violenza e morte” provocata dal governo di Felipe Calderón “col pretesto della lotta al crimine organizzato”.
Segnalano che “l’obiettivo della carovana è l’incontro della società civile e tra chi è stato colpito dalla guerra, e pertanto condanniamo qualunque tentativo delle autorità e dei partiti politici di capitalizzare la mobilitazione a fini politico-elettorali”.
Le organizzazioni hanno espresso solidarietà e simpatia verso le cause del Movimento per la Pace con Giustizia e Dignità ed il loro rifiuto della prevista legge di sicurezza nazionale e “l’impronta militarista”.
Per il Chiapas in particolare hanno chiesto la fine della guerra di contrainsurgencia e della persecuzione contro le comunità zapatiste o aderenti all’Altra Campagna, “e tutti i popoli che difendono il proprio territorio e autonomia”, così come “la liberazione dei prigionieri politici, il libero e sicuro transito dei nostri fratelli migranti e che si realizzino gli accordi di San Andrés”. http://www.jornada.unam.mx/2011/09/13/politica/012n1pol
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uccise due giornaliste della rivista contralinea

CONTRALÍNEA – Periodismo de investigación


UCCISE DUE GIORNALISTE DELLA RIVISTA CONTRALÍNEA

 

1 settembre 2011

Contralínea  comunica con immenso dolore la morte delle giornaliste Ana María Marcela Yarce Viveros e Rocío González Trápaga. Le giornaliste sono state assassinate tra la notte del 31 agosto e la mattina del 1 settembre. I loro corpi sono stati ritrovati in un parco di Iztapalapa, a Città del Messico.

 

Marcela Yarce Viveros, fondatrice e reporter di Contralínea, era a capo dell’area Pubbliche Relazioni del settimanale. Rocío González Trápaga, ex reporter di Televisa e  amica di questa casa editrice, attualmente esercitava il giornalismo in forma indipendente.

 

La redazione e tutti noi che lavoriamo in questa rivista, con profonda tristezza ma anche con indignazione, esigiamo dalle autorità la massima chiarezza su questi deplorevoli fatti. Ci uniamo al dolore di familiari e amici delle due giornalista e reclamiamo giustizia.

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progetti governativi messicani attentano ai diritti degli indigeni

Secondo il rapporto del Frayba, i progetti del governo sono un attentato ai diritti degli indigeni

Elio Henríquez. San Cristóbal de Las Casas, Chis., 30 agosto. I diritti collettivi dei popoli indigeni sono “seriamente minacciati dalla presenza di progetti e piani governativi che fomentano il saccheggio del territorio per interessi estranei ai suoi abitanti ancestrali” afferma il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas (Frayba) nel suo rapporto annuale.

“I popoli indigeni del paese si trovano in una situazione estremamente complessa dovuta, tra le altre ragioni, alla disputa per il controllo territoriale ed alla cultura di violenza generata dallo Stato messicano, che prosegue in un’interminabile voragine”, aggiunge nel rapporto Late la tierra en las veredas de la resistencia (La Terra pulsa sui sentieri della resistenza).

Sottolinea che “all’origine di questo scenario ci sono i progetti ed i piani dei governi federale, statale e municipali, come il Centro Integralmente Planeado, che rispondono ad una politica di esclusione, emarginazione e povertà, e che fomentano il saccheggio del territorio”.

Secondo l’organizzazione presieduta da Raúl Vera López, vescovo di Saltillo, Coahuila, questi piani, collegati al Proyecto Mesoamérica, prima Plan Puebla-Panamá, “hanno causato in Chiapas conflitti con gravi conseguenze sociali nelle regioni dove si trovano le comunità abitate da basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, che stanno costruendo nuove alternative di fronte a progetti di sviluppo indirizzati allo sfruttamento delle risorse naturali e che sono estranei alla cultura dei popoli indigeni”.

Víctor Hugo López, direttore dell’organizzazione, durante la presentazione del rapporto ha detto che col 18% sul totale delle denunce, quelle relative al saccheggio di territori sono state le più ricorrenti nel lasso di tempo che va da marzo 2010 ad aprile 2011.

Ha detto inoltre che l’esercizio dell’autonomia attraverso la libera determinazione “è una questione pendente dello Stato messicano con i popoli indigeni, poiché non c’è la volontà politica del governo di garantire, rispettare e promuovere i diritti collettivi dei popoli, cosa che implica un cambiamento profondo delle basi istituzionali dello Stato, cioè, un cambiamento radicale di sistema di governo”.

In presenza di alcuni invitati, ha dichiarato che “di fronte al disordine nazionale politico e sociale i popoli esercitano e recuperano forme ancestrali di autogoverno”.

Ha affermato che la costruzione delle autonomie che ha luogo in Messico, in particolare in Chiapas, è “come una casa invisibile”, perché “si parla molto dei suoi progressi ma non si guardano o non si vogliono vedere”.

Víctor Hugo López ha precisato che il documento presentato oggi nella sede del Frayba ha tra altri obiettivi quello di “dare conto della situazione dei diritti umani e dei processi di difesa ed esercizio del diritto in quattro ambiti: territorio, criminalizzazione della protesta, autonomia e memoria storica”.

Ha segnalato che l’organizzazione che dirige “ha documentato gli attacchi ai progetti di autonomia in Chiapas relativi a salute, educazione, comunicazione ed autodeterminazione delle comunità e popoli”.

Magdalena Gómez, studiosa dell’argomento, nel suo messaggio ha detto che nelle sue analisi, la relazione “ci pone nella necessità di fare un bilancio a dieci anni dalla controriforma indigena del 2001”.

L’articolista di La Jornada ha aggiunto: “Qui ci sono gli elementi base per rimarcare la ragion di Stato che nel 2001 fu fatta prevalere contro gli accordi di San Andrés: l’impatto di questa controriforma è evidente in tutto il documento”. http://www.jornada.unam.mx/2011/08/31/politica/019n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Firenze: editoria anarchica e libertaria a ottobre

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denuncia da Tila

La Jornada – Mercoledì 24 Agosto 2011

Ejidatarios di Tila denunciano la campagna delle autorità per spogliarli delle terre

HERMANN BELLINGHAUSEN

L’assemblea degli ejidatarios di Tila, Chiapas, ha denunciato il tentativo di esproprio delle terre da parte delle autorità governative ed ha chiesto la rimozione dell’attuale parroco, il discusso sacerdote cattolico Heriberto Cruz Vera, “che il governo federale, statale e municipale utilizza per ingannare e manipolare la popolazione e sottrarci le nostre terre”. Aggiungono che questa “non ha prezzo, non è merce per progetti ‘ecoturistici’ o di presunto ‘sviluppo’, e solo la massima autorità del popolo chol di Tila, che è l’assemblea generale, può determinare la destinazione d’uso” dei suoi 5.405 ettari.

“L’ejido lotta da oltre 30 anni per la difesa e la cura della madre terra contro la discriminazione ed il razzismo del malgoverno municipale, statale e federale”. I suoi fondatori “sono scesi dalla montagna a piedi, patendo la fame, per andare a Tuxtla Gutiérrez e Città del Messico per ottenere la risoluzione presidenziale ed il piano definitivo. Questi documenti, aggiungono gli ejidatarios, “rappresentano la libertà del nostro popolo che ha vissuto da schiavo all’epoca della colonia con l’invasione degli spagnoli e dopo lavorando nelle proprietà degli stranieri”. Solo dopo la “rivoluzione di Emiliano Zapata” si riconobbe “che la terra è degli indigeni, perché sono i soli originari delle terre che occupano”, che sono “di chi le lavora”, e pertanto non si vendono né si indennizzano.

Con un tono inusuale, sostengono: “Ci riempie di tristezza che un pastore di Gesù Cristo non senta il dolore del suo popolo e voglia solo riempirsi le tasche di soldi e vendersi al governo per fare il lavoro sporco di provocare l’ejido e fabbricare accuse contro le quali difendiamo la nostra madre terra”. Dicono che il parroco “umilia gli indigeni e ci ha proibito di accendere candele in chiesa e celebrare le nostre tradizioni”.

L’assemblea generale dell’ejido ha chiesto in tre occasioni al vescovo di San Cristóbal de las Casas, Felipe Arizmendi, di nominare un nuovo sacerdote. Il parroco “raccoglie firme con inganni e pressioni” per impedire la sua rimozione “e così possa continuare ad appoggiare il governo nell’esproprio della terra e discriminare ed abusare del nostro popolo”. L’ejido “non è contro la chiesa, perché la chiesa siamo noi, non solo un sacerdote”, chiariscono gli indigeni offesi. Tuttavia, “non siamo stati ascoltati, sembra che il vescovo voglia proteggerlo e stare col governo per spogliarci”.

“Non è come il nostro Tatik Samuel (Ruiz García), che seppe camminare con noi e sentire il nostro dolore di popolo indigeno povero”. Chiariscono che il santuario “non è un centro turistico di commercio”, bensì “un luogo di fede aperto a tutte le persone di buona volontà; non vogliamo più che il sacerdote Heriberto maltratti il nostro popolo e chi visita il signore di Tila”.

Dicono di trovarsi “in un momento importante della loro lunga lotta” a difesa della terra, per questo chiedono alla Corte Suprema di Giustizia della Nazione, presso cui hanno presentato un esposto “di garantire il rispetto della nostra autonomia e la libera determinazione come popolo indigeno”.

Chiedono ai loro “fratelli di Tila” di non lasciarsi ingannare dal governo e dal suo “operatore politico”, il parroco. Il santuario di Tila non “è di proprietà di una persona, è della nostra comunità e di altre comunità che vengono a visitarlo”.

L’assemblea generale dell’ejido ha deciso che i coloni “ingannati dal municipio nell’acquisto delle terre ejidali come se fossero di proprietà privata, saranno rispettati per quanto riguarda i loro diritti e la loro tranquillità”, e la situazione delle loro case sarà soggetta al regolamento interno dell’ejido, alla legge agraria ed ai trattati internazionali sui popoli indigeni”. http://www.jornada.unam.mx/2011/08/24/politica/023n1pol


(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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ancora aggressioni della ORCAO di Ocosingo

La Jornada – Domenica 21 agosto

La Orcao distrugge la casa delle basi di appoggio dell’EZLN, denuncia la giunta di buon governo. La casa serviva da cucina per gli osservatori civili

Hermann Bellinghausen

 

La giunta di buon governo (JBG) Arcoíris de la Esperanza, del caracol zapatista di Morelia, ha denunciato che il 17 agosto scorso nella comunità Patria Nueva, regione Primero de Enero, municipio autonomo Lucio Cabañas, Chiapas, l’Organizzazione Regionale dei Coltivatori di Caffè di Ocosingo (Orcao) ha compiuto nuove aggressioni, quando circa 150 persone hanno distrutto una casa delle basi di appoggio dell’EZLN che serviva da cucina per campamentisti ed osservatori civili.

L’attacco è stato guidato dai rappresentanti locali della Orcao: Cristóbal Gómez López, El Saddam, e Manuel Bautista Moshan, El Empresario, a loro volta coordinati dai dirigenti Antonio Juárez Cruz, Alejandro Gómez Navarro e Carlos Ramírez Gómez, ed assistiti da Nicolás López Gómez, El Tzirin, Juan Vázquez López e José Pérez Gómez.

La JBG sostiene: “I tre livelli del malgoverno sono rabbiosi perché non vogliono che si sappiano i loro inganni, per questo organizzano gente ignorante per introdurre i loro progetti di morte nei nostri territori autonomi, dove ci governiamo a modo nostro, come vuole il popolo. Non lottiamo per obbligo o strumentalizzati, come questi rappresentanti locali, regionali, consulenti e presunti governanti federali, statali e municipali, che tengono la povera gente sotto pressione e minaccia, obbligandola ad accettare miserabili progetti e compiere provocazioni”.

Denuncia che la Orcao minaccia di espellere “chi non obbedisce all’ordine di compiere provocazioni in territorio zapatista”.

Gli aggressori hanno cercato di entrare in una “casa di legno” che serve da scuola secondaria autonoma per distruggerla.

“Sappiamo che sono solo manovalanza, perché i veri autori intellettuali si chiamano Felipe Calderón e Juan Sabines Guerrero, che realizzano i progetti di morte e guerra per milioni di pesos nei nostri territori”.

Poi è arrivata una ruspa. “I militanti della Orcao la stavano aspettando e minacciavano di uccidere gli zapatisti a colpi di machete e pallottole”, segnala la JBG. Quindi gli orcaístas hanno formato sette gruppi che comunicavano tra loro con i cellulari. “I governi li hanno ben equipaggiato e addestrati per provocare i nostri compagni”, sottolinea.

Non è l’unica aggressione. Il 10 luglio ad Ocosingo erano stati aggrediti due cameraman del caracol di Morelia. Vicino alla stazione Ocosingo – Altamirano, tre individui li hanno obbligati a salire su un’auto Tsuru di colore bianco, senza targa, e li hanno portati nel quartiere Sauzal, nella stessa città.

Gli zapatisti sono stati derubati di un computer portatile, due videocamere ed una macchina fotografica, un cellulare, 600 pesos ed una valigia. Sono stati rinchiusi per quattro ore. Due dei sequestratori erano usciti lasciandone uno solo di guardia. La JBG racconta: “I nostri compagni hanno visto la possibilità di affrontarlo e poter scappare”. E’ stato riconosciuto come uno degli assalitori di Juan Decelis, originario di Balaxté.

Uno dei rapiti era stato invitato varie volte “a lavorare come spia da una persona che si chiama José Guadalupe, che gestisce progetti per le comunità. Come rappresaglia per non aver accettato, è stato derubato dell’attrezzatura. I tre livelli di governo “sono gli autori responsabili” perché “sviluppano e fomentano le provocazioni; ora non usano più soldati né poliziotti, ma indigeni.

“Per anni hanno speso milioni di pesos per distruggerci e perché regalassimo loro la nostra terra, per distruggere i nostri costumi e la nostra lingua, ma come tutto il mondo può vedere, noi zapatisti siamo ancora vivi e resistiamo.

“Non rispondiamo alle loro provocazioni; noi stiamo costruendo la vita e non la morte, come fanno i malgoverni. Non siamo mendicanti come loro; tuttavia non temiamo alcun governo, nemmeno con i loro milioni di pesos sono riusciti ad eliminarci, e tanto meno con una piccola organizzazione come la Orcao”, conclude la JBG. http://www.jornada.unam.mx/2011/08/21/politica/015n1pol

Comunicato completo della JBG


(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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rivista desinformemonos agosto/settembre

E’ online la nostra rivista di strada in formato .PDF scaricabile, in lingua italiana, spagnola, portoghese, tedesca, inglese e francese.

Rivista di Strada Bimestrale – Numero 14 – Agosto / Settembre 2011

Inviamo inoltre nuovi servizi di Desinformémonos del mese di agosto

 

Saggio

La paranoia ed il terrore come modelli di governo in Messico

Alèssi Dell’Umbria, giornalista ed attivista originario di Marsiglia, Francia, ed osservatore appassionato dei movimenti sociali in Messico, presenta un sguardo sulla guerra attualmente in corso in Messico.

Alèssi Dell’Umbria
Traduzione: Emilio Ayllón Rull

Foto-reportage

Omaggio ai martiri del Brasile

A Ribeirão Cascalheira, una città ddel Mato Grosso, Brasile, si è svolto il quinto Pellegrinaggio dei Martiri, che ha luogo ogni cinque anni in omaggio ai martiri che diedero la vita nella lotta contro il latifondo, la servitù, la corruzione e la violenza.

Foto: Bernardino Silva-collaboratore di Cimi in Portogallo

Musica: “Baião dà comunidade”, Zé Vicente

Produzione: Cleymenne Cerqueira e Desinformémonos

Utilizzando il fumetto, questo breve video rivolto al pubblico tedesco, mostra in maniera semplice e con humor, uno sguardo sulla storia dello zapatismo.

Findus e Luz Kerkeling


Los nuestros

“Il socialismo è la dottrina vincente”: Antonio Cândido

Il critico letterario e sociologo Antonio Cândido, considerato uno dei principali intellettuali del Brasile, parla nell’intervista della sua profonda fede nel socialismo come dottrina di successo.

Joana Tavares (Brasil de Fato)
Traduzione: Waldo Lao Fuentes Sánchez

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“…desinformémonos hermanos
hasta que el cuerpo aguante
y cuando ya no aguante
entonces decidámonos
carajo decidámonos
y revolucionémonos.”
Mario Benedetti


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