12 novembre: no agli F35. manifestazione a Novara.

Appello per la manifestazione del 12 novembre 2011 a Novara:

NO AGLI F-35



L’acquisto e l’assemblaggio di cacciabombardieri F-35 nello stabilimento che Lockheed Martin ed Alenia stanno facendo costruire all’interno dell’aeroporto militare di Cameri, a pochi chilometri da Novara, costituiscono l’ennesimo spreco di soldi pubblici.

La ditta vicentina Maltauro, che ha vinto l’appalto per la costruzione  dei capannoni dall’inizio del 2011, ha cominciato i lavori.

Mentre si tagliano spese sociali, sanità, pensioni, scuola, ecc., si spendono venti miliardi di euro per produrre strumenti di morte e distruzione (131 sono i cacciabombardieri che saranno acquistati dall’Italia).

Scarse saranno le ricadute occupazionali  sul territorio; al contrario queste risorse saranno  sottratte ad altre attività socialmente utili che creerebbero posti di lavoro e benefici sociali (energie pulite e rinnovabili, servizi sociali, istruzione, ricerca, cultura, difesa del territorio, ecc.).

Inderogabili ragioni morali contrarie alla guerra e a tutte le fabbriche di armi, unite alla pesante crisi economica, che viene fatta pagare ai cittadini (soprattutto ai ceti sociali più deboli) e tocca le tasche e la vita  di tutti, ci costringono a prendere una posizione chiara e decisa.


Per questo continuiamo un percorso di decisa critica pubblica al progetto e proponiamo una Manifestazione di carattere nazionale da tenersi a Novara nella giornata di sabato 12 novembre 2011.

Chiediamo l’apporto plurale di diverse realtà che concordino  nel contrastare  la costruzione e l’acquisto dei cacciabombardieri F-35 (ed il relativo spreco di almeno venti miliardi dei nostri soldi) e rivolgiamo un appello a tutte/i ad aderire e partecipare.

Concentramento ore 14.00 – Piazza Garibaldi (stazione F.S.)


MOVIMENTO NO F-35 NOVARA

Per adesioni: info@noeffe35.org > http://www.noeffe35.org

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..copertina del libro presente a LIbera Officina…

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LIBERA OFFICINA…APPUNTAMENTI NEWS

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invasioni e aggressioni da parte della OCEZ

DENUNCIA PUBBLICA
Giovedì 22 settembre 2011
Comunità Candelaria el Alto, Municipio de Venustiano Carranza, Chiapas
Aderente all’Altra Campagna
Alle Giunte di Buon Governo
Alla sesta Internazionale
Alle/Agli Aderenti all’Altra Campagna Nazionale e Internazionale
Alle Organizzazioni dei Diritti Umani Statali, Nazionali e Internazionali
Ai Mezzi di Comunicazione Indipendenti
Ai Media di Massa
Al Congresso nazionale Indigeno
Al Popolo del Messico e del Mondo
Compagni e compagne, fratelli e sorelle del Messico e del mondo, attraverso questo tramite rendiamo pubblica questa denuncia per i fatti successi ieri 21 settembre 2011.
I fatti:
Il giorno di ieri ci trovavamo nella nostra postazione dove svolgiamo le guardie a causa della situazione che si sta vivendo nella nostra comunità di Candelaria el Alto, per l’occupazione di terre da parte di membri della OCEZ R.C di Nuevo San José la Grandeza, che dal 6 aprile scorso occupano la nostra proprietà El Desengaño. Hanno seminato la nostra terra con mais ed ora fagioli e visto che questi vanno e vengono burlandosi di noi, abbiamo deciso di non farli più passare. Ieri, a tre persone, Bulmaro del la Cruz Méndez, Rey David Solano e Candelario del la Cruz Méndez, è stato impedito di passare. I tre sono tornati nella propria comunità e noi abbiamo continuato le nostre guardie. Qualche ora dopo queste tre persone sono andate ad avvertire altri compagni della OCEZ R.C e sono venute con dieci individui che subito hanno cominciato a provocare e insultare. In quel momento c’era un ragazzino di 14 anni che è fuggito dopo aver ricevuto un pugno in faccia, subito abbiamo scattato delle foto come prova delle ferite al volto. Ci siamo avvicinati a loro a 50 metri di distanza per dire loro che non avevano alcun diritto di stare nelle nostre terre né di aggredirci. Loro si sono avvicinati ed hanno iniziato a tirarci delle pietre; fumavano marijuana e ci hanno aggredito a sassate e noi ci siamo difesi. C’è stato uno scontro tra questi membri della OCEZ R.C e noi che siamo aderenti all’Altra Campagna. La nostra intenzione non era di cercare lo scontro, ma di esigere rispetto.
Durante gli scontri Rubén de la Cruz Méndez, membro della OCEZ R.C ha cercato di colpire un nostro compagno con un coltello ma siamo riusciti a bloccarlo. Dopo lo scontro i membri della OCEZ R.C si sono messi in contatto con le persone che si trovano sulle nostre terre e che appartengono alla colonia San José la Grandeza e che sono della stessa organizzazione. Sono arrivate 60 persone incappucciate e vestite di nero, armate e sparando con armi di grosso calibro. La sparatoria è durata qualche circa due ore e poi se ne sono andati. Inoltre, lo stesso giorno intorno alle 9.30 hanno tagliato l’energia elettrica della comunità cosicché non potessimo comunicare. Da ieri ci minacciano di entrare nelle nostre case ed aggredirci. Sappiamo che queste minacce ed aggressioni hanno lo scopo di farci abbandonare le nostre terre perché se le prendano loro.
Ma questa terra è nostra non intendiamo venderla e tanto meno abbandonarla. Riteniamo urgente dare soluzione al nostro problema e vogliamo essere rispettati perché noi abbiamo avuto sempre buona volontà. Vogliamo ricordare che quando José Manuel Hernández Martinez, alias il “Chema” fu arrestato, il governo ci venne a cercare per farci sporgere denuncia contro la OCEZ R.C per l’esproprio delle nostre terre, ma noi non l’abbiamo fatto perché non pensiamo che metterlo in prigione sia il modo di risolvere il problema, ma che il governo rispetti quanto concordato in occasione della prima invasione di 98 ettari di terra. C’è un verbale di accordo con data 20 luglio 2004 e firmato dalle tre parti, governo, OCEZ R.C e la comunità di Candelaria el Alto. Fino ad oggi il governo non ha mantenuto la sua parola. Nemmeno la OCEZ R.C l’ha mantenuta e dal 2005 tentano di sottrarci un’altra porzione della nostra terra. Il 6 aprile 2011 si sono impossessati di 185 ettari e per farci  pressione non ci lasciarono lavorare la poca terra che ci resta. Vogliamo far notare che nel periodo in cui sono rimasti nella nostra proprietà El Desengaño si sono rubati la maggior parte del filo spinato che divide gli appezzamenti e due cavalli che hanno rubato il 3 gennaio scorso. Il 19 luglio sono tornati a portarsi via altri due cavalli.
Da quando si sono installati nella proprietà hanno bruciato 1 ettaro di canna da zucchero. Hanno ucciso diverse mucche, alcune per mangiarsele ed altre per venderle.
Riteniamo il governo responsabile di quanto sta accadendo perché invece di dare soluzione al problema sta rafforzando la OCEZ R.C gruppo Nuevo San José la Grandeza, Municipio di Venustiano Carranza, e lo riterremo responsabile di qualunque cosa possa succederci. Temiamo per la sicurezza delle nostre famiglie poiché la OCEZ R.C ci minaccia, intimorisce, provoca e circonda le nostre case per aggredirci. Vogliamo dire alla OCEZ R.C che non si può togliere il pane a noi che, come loro, siamo contadini e che si rendano conto del fatto che stanno beneficiando il malgoverno.
Esigiamo che il governo dello stato intervenga il più presto possibile data la situazione di pericolo che le nostre famiglie stanno vivendo.
Distintamente
Comunità organizzata Candelaria el Alto, aderente all’Altra Campagna.
LA TIERRA NON SI VENDE SI LAVORA E SI DIFENDE!
VIVA L’ALTRA CAMPAGNA!
Este es un espacio abierto para pueblos y organizaciones
que buscan compartir su palabra. La postura difundida,
no necesariamente constituye la valoración de este Centro.
El espacio de denuncia pública es de todas y todos.
Visita nuestro Blog: http://www.chiapasdenuncia.blogspot.com/
—————————-
Área de Sistematización e Incidencia / Denuncia Pública
Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas A.C.
Calle Brasil #14, Barrio Mexicanos,
San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, México
Código Postal: 29240
Tel +52 (967) 6787395, 6787396, 6783548
Fax +52 (967) 6783551
denunciapublica@frayba.org.mx
www.frayba.org.mx
Facebook: Chiapas Denuncia Pública
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dissociazione di Las Abejas dalla causa negli USA contro Zedillo

La Jornada – Venerdì 23 settembre 2011
ELIO HENRÍQUEZ
San Cristóbal de Las Casas, Chis., 22 settembre. L’organizzazione della società civile Las Abejas ha reso noto che la causa intentata negli Stati Uniti contro l’ex presidente Ernesto Zedillo per il massacro di 45 indigeni di Acteal non è partita da questa organizzazione, “l’unica rappresentante dei sopravvissuti”, il cui obiettivo non è ottenere soldi, ma che si faccia giustizia e si ponga fine all’impunità” per l’omicidio dei suoi membri.
In un comunicato divulgato durante la messa con la quale ieri nella comunità sono stati i 9 uomini, 21 donne e 15 bambini tzotzil uccisi il 22 dicembre 1997, Las Abejas sostengono che la denuncia contiene “forti elementi per supporre che la memoria dei martiri di Acteal venga strumentalizzata a fini politico-elettorali ed economici, estranei alla nostra organizzazione”.
Questo non significa, aggiunge, che l’ex mandatario non abbia responsabilità. “Vogliamo che si giudichi Zedillo ed i suoi complici, ma non taceremo di fronte all’usurpazione della nostra memoria da parte di politici ed opportunisti, né permetteremo che una verità parziale sia usata per oscurare la verità completa”.
Ribadisce che la causa intentata negli Stati Uniti dall’ufficio legale Rafferty Kobert Tenenholtz Bounds & Hess contro Zedillo, che era presidente quando avvenne il massacro, non corrisponde al modo di agire dei sopravvissuti e di Las Abejas.
Questo “non è un’organizzazione dei diritti umani, ma un ufficio abituato a difendere banchieri e grandi corporazioni – come si può vedere nella sua pagina Internet -; è evidente che né Las Abejas né nessun indigeno tzotzil ha denaro sufficiente per pagare le enormi parcelle di questi avvocati”.
Afferma che “se il governo di Felipe Calderón pensa di poter utilizzare il caso Acteal contro il PRI per assicurare la vittoria del proprio partito nel 2012, è un suo problema”, ma “quello che sta ottenendo è la dimostrazione al mondo di quello che abbiamo sempre detto: gli autori intellettuali del massacro di Acteal erano nei posti più alti del potere, e neanche il PAN è esente da colpe.
“L’unico rappresentante legale autorizzato dai sopravvissuti del massacro di Acteal è il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas AC”, tramite il quale “abbiamo portato il caso davanti alle istanze legali competenti nel nostro paese e, quando queste non hanno adempiuto all’obbligo di applicare la giustizia, siamo ricorsi alla Commissione Interamericana dei Diritti Umani”.
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solidarietà al Centro Digna Ocha (zona costa, chiapas)

La Jornada – Mercoledì 21 settembre 2011
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 20 settembre. Quaranta artisti e intellettuali ed oltre un centinaio di organizzazioni di 16 nazioni si sono pronunciati a sostegno dei membri del Centro dei Diritti Umani Digna Ochoa ed il Consiglio Autonomo Regionale della Zona Costa del Chiapas sollecitando il governo dello stato e la Procura Generale di Giustizia dello stato a desistere dai mandati di cattura contro i suoi membri.
Il documento, sottoscritto, tra gli altri, da Eduardo Galeano, Manu Chao, José Emilio Pacheco, il vescovo Raúl Vera, Paco Ignacio Taibo II, Alfredo López Austin, Raúl Zibechi e Marcos Roitman, riconosce “nella mobilitazione sociale, rappresentata nel Consiglio Autonomo Regionale della Zona Costa del Chiapas, una delle molteplici e legittime lotte popolari messicane in difesa dei diritti umani, civili, sociali e politici”.
Il consiglio autonomo ed i suoi membri “rappresentano l’autorganizzazione contro le alte tariffe dell’energia elettrica e per la costruzione dell’autonomia dei popoli e comunità”. Riconosce, a sua volta, il lavoro di denuncia e difesa del Centro dei Diritti Umani Digna Ochoa della città di Tonalá.
“È preoccupante la politica di criminalizzazione, persecuzione e vessazione contro membri del consiglio e del centro Digna Ochoa. Su molti di loro pendono mandati di cattura della giurisdizione federale e statale, accusati di reati che non hanno commesso, per cui le procure Generale della Repubblica (PGR) e di Giustizia dello stato hanno eseguite molte indagini preliminari per falsi reati”.
Le persone sotto accusa sono: Nataniel Hernández Núñez, direttore del centro Digna Ochoa, insieme a Roberto Antonio Cruz, Azariel Orozco Cruz, Orlando Gutiérrez Simón, Arturo Villagrán Sánchez, Octavio Vázquez Solís, Bersaín Hernández Zavala e Guadalupe Núñez Salazar. Nel caso degli ultimi due, veterani fondatori del Fronte Civico Tonalteco, non si conosce di che cosa siano accusati.
Queste accuse “sono utilizzate in Chiapas ed in tutto il paese come meccanismo di controllo dei movimenti sociali e criminalizzazione degli attivisti sociali e dei difensori dei diritti umani”. Per tutto questo, i firmatari invitano il governo del Chiapas e la PGR “a retrocedere dalle azioni giudiziarie e garantire le libertà civili e politiche”.
Ritengono responsabile lo Stato messicano della vita, la libertà e l’integrità dei membri del centro Digna Ochoa e dei membri del consiglio costiero. Condannano “gli atti repressivi” del governo del Chiapas contro tutti loro.
Altri firmatari sono: Rogelio Naranjo, Daniel Giménez Cacho, Julieta Egurrola, Ana Esther Ceceña, Bruno Bichir, Magdalena Gómez, Enrique González Rojo, Gilberto López y Rivas, Gloria Muñoz Ramírez, Fermín Muguruza, Guillermo Almeyra, Leticia Huijara, John Holloway, Elvira Concheiro, Claudio Albertani, Massimo Modonesi, Carlos Fazio, Raquel Gutiérrez Aguilar, Francisco López Bárcenas, Gustavo Esteva e Hernán Ouviña. Ed i musicisti Amparo Sánchez (Amparanoia), Rubén Albarrán (Café Tacuba), Roco Pachukote (Maldita Vecindad), Panteón Rococó e Los de Abajo.
In Chiapas, oltre a diverse organizzazioni civili, appoggiano questo appello le comunità di Oxchuc, Mitzitón, Zinacantán, San Sebastián Bachajón, Santa Anita, Molino Utrilla e Molino de los Arcos, così come decine di organizzazioni e collettivi di tutto il paese ed altre ancora da Argentina, Germania, Austria, Brasil, Spagna, Stati Uniti, Francia, Grecia, Guatemala, Italia, Nuova Zelanda, Porto Rico, Regno Unito e Uruguay. http://www.jornada.unam.mx/2011/09/21/politica/020n1pol
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Zedillo (ex presidente messicano) denunciato negli USA per il massacro di Acteal

La Jornada – Martedì 20 settembre 2011
Alfredo Méndez
Sopravvissuti e familiari delle vittime del massacro di Acteal hanno presentato in forma anonima, lo scorso 16 settembre, un’insolita denuncia penale ad una corte federale degli Stati Uniti contro l’ex presidente Ernesto Zedillo che accusano di reati di lesa umanità.
I querelanti accusano il politico priista di essere l’autore intellettuale di una “guerra di bassa intensità” in Chiapas, sfociata nel massacro di 45 persone, tra uomini, donne e bambini indigeni, il 22 dicembre 1997, nella comunità di Acteal.
La denuncia è stata istruita dopo diversi mesi dall’ufficio legale Rafferty Kobert Tenenholtz Bounds & Hess, con sede a Miami, specializzato in diritto internazionale; i  querelanti si sono basati su diverse leggi statutarie degli Stati Uniti che permettono agli stranieri, che siano stati vittime di atti di tortura e crimini di guerra in altri paesi, di denunciare i loro carnefici presso i tribunali statunitensi.
Tra le prove presentate dai querelanti, spicca un Rapporto della Segreteria della Difesa Nazionale che fa riferimento ad un piano dell’Esercito in Chiapas, realizzato nel 1994, il cui obiettivo era creare bande paramilitari, sgomberare la popolazione e distruggere le basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
La denuncia è stata presentata alla corte federale del Connecticut, distretto dove Zedillo ha il suo domicilio. http://www.jornada.unam.mx/2011/09/20/politica/012n3pol
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autonomia zapatista: la più avanzata e completa

La Jornada – Domenica 18 settembre 2011
Elio Henríquez. Corrispondente. San Cristóbal de Las Casas, Chis., 17 settembre. L’autonomia che si sta costruendo nei municipi sovrani del Chiapas è “la più avanzata e di maggior simbolismo, perché qui c’è la culla del movimento zapatista”, ha affermato la ricercatrice Magdalena Gómez.
Se non fosse per “gli attacchi dello Stato con l’inadempimento degli accordi di San Andrés – firmati il 16 febbraio 1996 -, lo zapatismo avrebbe una struttura sociale così indipendente che non possiamo nemmeno immaginare”, ha dichiarato in un’intervista la studiosa del tema.
Ritiene che questa autonomia “non ha ritorno, benché presenti contraddizioni, problemi e conflitti, molti di questi causati dalla stessa politica dello Stato di voler utilizzare gli aiuti ufficiali come via per cooptare e indebolire.
“Credo che nell’ipotesi, nell’illusione e nella speranza che nel paese le cose cambino, non significa certo che si cancelleranno le autonomie costruite in maniera integrale”.
Sostiene che l’indipendenza nelle comunità ribelli “va consolidandosi nella misura in cui resiste in mezzo alle tensioni ed aggressioni, soprattutto della politica dell’attuale governo che apparentemente presenta un progetto basato sui diritti umani e conta su un’ampia copertura delle agenzie dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU)”.
Gómez che è stata intervistata nei giorni scorsi in occasione della presentazione del Rapporto Annuale del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas, intitolato Late la tierra en las veredas de la resistencia [La terra pulsa sui sentieri della resistenza – n.d.t.], ha dichiarato che “tra le esperienze presenti nel paese, l’autonomia zapatista continua ad essere la più completa, quella che ha giunte di buon governo, perché abbiamo quella di Guerrero che è molto importante, e benché abbia ampliato la sua azione, continua ad essere molto incentrata sulla polizia comunitaria, sull’applicazione della giustizia, ma non sulla completezza che si ha con le giunte in Chiapas”.
Segnala che l’autonomia ribelle “si è mantenuta come risposta al governo, con un costo molto alto. Insisto, gli zapatisti mantengono l’autonomia rispetto allo Stato quando questo avrebbe l’obbligo di appoggiarla e sostenerla se le cose avvenissero in termini di esercizio del diritto”.
La docente universitaria ed anche collaboratrice di La Jornada, ha sottolineato che è alto “il costo che pagano le comunità zapatiste per non accettare gli aiuti del governo ai quali hanno diritto, perché lo Stato ha l’obbligo di appoggiare e finanziare le autonomie che ha riconosciuto”.
– Questa autonomia può essere una via d’uscita alla violenza che imperversa nel paese?
– In alcune comunità la stanno utilizzando come alternativa di fronte al fallimento dello Stato. Dicono: ‘ora ci autodifendiamo, auto-organizziamo’, ma io dico: se lo Stato non serve a questo, a che cosa serve? Se non è in grado di garantire la sicurezza ed i diritti del popolo che si suppone abbia creato, a che cosa serve? Oggi abbiamo uno Stato assolutamente deviato”. http://www.jornada.unam.mx/2011/09/18/politica/017n1pol
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il centro dei diritti delle donne del chiapas (Cdmch) accusa Paz y Justicia

Il Centro dei Diritti delle Donne del Chiapas (Cdmch) dice che Paz y Justicia sta scatenando la guerra a San Patricio

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 18 settembre. Il Centro dei Diritti delle Donne del Chiapas (Cdmch) accusa “i paramilitari di Paz y Justicia”, il PRI ed il PVEM “del clima di guerra contrainsurgente scatenato il giorno 7 ed accresciuta con inusitata violenza il giorno 13 contro la comunità San Patricio, municipio autonomo La Dignidad”, da parte di coloni dei municipi ufficiali di Sabanilla e Tila.
La situazione di assedio armato e persecuzione contro San Patricio, nella zona nord dello stato, ha generato diversi pronunciamenti di allarme e solidarietà, e la convocazione della Rete contro la Repressione di una mobilitazione nazionale ed internazionale il prossimo 22 settembre.
Le donne del Cdmch si uniscono alle proteste “per queste aggressioni che terrorizzano le abitanti della regione, attraverso cui si vogliono sottrarre ai compagni zapatisti le terre recuperate dai proprietari terrieri e che coltivano per il loro sostentamento quotidiano”.
L’organizzazione sostiene: “In particolare denunciamo Paz y Justicia che, con l’appoggio del governo e dell’Esercito federale, imperversa da 15 anni nella zona nord, attaccando le comunità organizzate e quelle zapatiste, trasformando le donne in bottino di guerra, per porre fine alla giusta ribellione zapatista e di tutti i contadini che si oppongono alle politiche neoliberiste”.
Secondo la Cdmch, “nella congiuntura elettorale, gruppi priisti come Paz y Justicia assumono una posizione belligerante per riprendere il potere della regione e dello stato, facendo conoscere, con i fatti accaduti a San Patricio, le intenzioni del PRI, alleato col PVEM, di recuperare con la violenza e a qualunque prezzo, il potere politico nei municipi e nelle regioni abitate dagli zapatisti”.
Da parte sua, la Rete contro la Repressione, formata da collettivi dell’Altra Campagna, respingono le aggressioni e sostengono che “la violenta pressione che esercitano con impunità i paramilitari” è tale per provocare l’abbandono delle terre da parte delle basi zapatiste. “La minaccia di ucciderli è un’ulteriore dimostrazione della strategia paramilitare, dissimulata da tutti i livelli di governo”, per continuare la guerra contro i popoli zapatisti.
“Chi da diversi luoghi del Messico e del mondo ammira e rispetta il degno percorso zapatista, ha visto che le istituzioni sanno solo generare violenza e guerra, e sappiamo che i responsabili di quello che potrà succedere a San Patricio sono i governi federale e statale, ed i presidenti municipali di Sabanilla, Jenaro Vázquez López, e di Tila, Sandra Luz Cruz Espinoza”.
Nella sua convocazione ad una “mobilitazione nazionale ed internazionale” questa settimana, la Rete denuncia l’incremento delle aggressioni contro le comunità zapatiste. “Da luglio ad oggi, le giunte di buon governo hanno denunciato pubblicamente più di sei aggressioni realizzate da gruppi di stampo paramilitare o con direttivi paramilitari come la ORCAO”.
Il caso di San Patricio “è molto grave, poiché i compagni sono assediati da forze paramilitari e si teme per la loro vita”. Quanto sopra “contrasta con le dichiarazioni del governo statale di aver progredito nella soluzione pacifica dei problemi e col disarmo dei vecchi gruppi armati, che ora si presentano sotto altri nomi e sigle, ma con le stesse persone alla guida e la compiacenza dei poliziotti e dei titolari dei malgoverni”.
Per la Rete, “questo clima di minaccia fisica vuole distruggere l’autonomia zapatista che è uno schiaffo per chi è a capo delle istituzioni, perché mentre queste spendono  migliaia di milioni di pesos nella guerra contro l’insicurezza, sono i territori zapatisti le zone più sicure del paese, e quelle che escono dalla miseria in cui sono stati cacciati comunità e popoli indios”.
Lo scorso 15 settembre, durante la celebrazione nell’ambasciata messicana di Parigi per il “Grido della dipendenza”, come l’hanno ribattezzato, alcuni collettivi francesi hanno distribuito alle centinaia di presenti, informazioni “su cosa c’è dietro la guerra del governo di Calderón e sulle aggressioni paramilitari contro le basi zapatiste a San Patricio”. http://www.jornada.unam.mx/2011/09/19/politica/031n1pol
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APPELLO FRAYBA DA FIRMARE ED INVIARE

Di seguito, l’appello da firmare e inviare ai seguenti indirizzi:
Non dimenticare di mettere in copia il Frayba:
Grazie.
———————————-
Lic. Felipe de Jesús Calderón Hinojosa
Presidente de la República
Lic. José Francisco Blake Mora
Secretario de Gobernación
Lic. Juan José Sabines Guerrero
Gobernador Constitucional del Estado de Chiapas
Dr. Noé Castañón León
Secretario General de Gobierno del Estado de Chiapas
Lic. Raciel López Salazar
Procuraduría General de Justicia de Chiapas
Copia a:
Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas, A.C.
Italia, 27 de septiembre de 2011
Hostigamiento y riesgo de desplazamiento forzado a comunidad autónoma de San Patricio, Chiapas, México
Ante la situación de hostigamiento y riesgo de desplazamiento forzado a los pobladores Bases de Apoyo del Ejercito Zapatista de Liberación Nacional (BAEZLN) de la comunidad autónoma de San Patricio, municipio autónomo La Dignidad, municipio oficial de Sabanilla, en la Zona Norte de Chiapas, que se encuentran asediados por grupos armados y sin posibilidades de acudir a sus parcelas para trabajar y cosechar, situación que está originando condiciones de emergencia alimentaria, los abajo firmantes solicitamos de manera urgente que:
·         Se garantice de forma inmediata la vida y la integridad personal de todos los integrantes BAEZLN de la comunidad autónoma de San Patricio, municipio autónomo La Dignidad, del municipio oficial de Sabanilla, que de acuerdo con la información de la JBG de Roberto Barrios se encuentra amenazada de ser desalojada por medio de la fuerza en cualquier momento, por un grupo de personas con armas de fuego provenientes de diversas comunidades aledañas de los municipios de Sabanilla y Tila.
·         Se garantice el respeto a las tierras, propiedad de la comunidad autónoma de San Patricio, que fueron recuperadas por las Bases de Apoyo del Ejército Zapatista de Liberación Nacional. Asimismo exigimos el respeto al proceso de resistencia y autonomía que ejercen las BAEZLN de conformidad a los tratados internacionales sobre los derechos de los pueblos indígenas, la Constitución Política de los Estados Unidos Mexicanos y los Acuerdos de San Andrés.
Italia, 27 septiembre de 2011
Atentamente
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