La Jornada – Sabato 23 luglio 2011
Ad Acteal denunciano persecuzioni ed il taglio dell’energia elettrica
Hermann Bellinghausen. Inviato. Acteal, Chis., 22 luglio. Presto saranno 14 anni dal massacro compiuto qui, e l’organizzazione della società civile Las Abejas denuncia almeno tre attentati recenti contro l’auto del parroco di Chenalhó, Marcelo Pérez Pérez, che potevano costargli la vita. “È evidente l’intenzione di fare del male a padre Marcelo”, sostengono i tzotziles sopravvissuti di Acteal durante una cerimonia religiosa officiata dallo stesso sacerdote, anch’egli tzotzil e “impegnato per la verità e la giustizia”.
Durante la cerimonia per ricordare i 45 caduti il 22 dicembre 1997, Las Abejas, aderenti all’Altra Campagna, hanno denunciato la persecuzione della Commissione Federale dell’Elettricità (CFE) a Nuevo Yibeljoj. L’ente parastatale ha tagliato la luce a 10 famiglie dell’organizzazione in resistenza. La cosa dolorosa del fatto è che la CFE ne ha approfittato per mettere contro tra loro le famiglie indigene del villaggio.
“Siamo tutti fratelli nel condividere lo sfollamento del 1997 ed i molti anni di lotta”. Si dicono dispiaciuti che i membri dell’organizzazione oggi chiamata Las Abejas AC, staccatasi da Las Abejas e dalla resistenza per negoziare col governo statale, si siano prestati per attaccarci”.
Il ruolo della CFE è chiaro: “E’ quello che fa il governo e l’ha fatto con lo sfollamento ed il massacro di Acteal, comandare agli indigeni stessi di aggredire i loro fratelli. Ripetiamo che il pagamento della luce è solo un pretesto per attaccarci e creare conflitti ‘intercomunitari’, perché anche alcuni dei membri del gruppo che si fa chiamare ‘Las Abejas AC’, di Nuovo Yibeljoj, non pagano, perché vivono alla giornata come noi, ma a loro non hanno tagliato la luce”.
Giorni dopo, la notte del 13 luglio, un membro di Las Abejas filogovernative è andato a casa di José Alfredo Jiménez Pérez (dirigente di Las Abejas originali) “insultandolo, minacciandolo e prendendosi gioco della resistenza pacifica”. Questo clima di tensione è nuovo. Come ha detto un ragazzo che ha condotto la manifestazione di denuncia prima dellaa messa, “il governo vuole far rinascere la situazione del ’97 ed ingannare per distruggere il popolo”.
Gli indigeni ripetono che la loro resistenza è pacifica, e che i loro compagni di Nuevo Yibeljoj hanno partecipato all’installazione della linea elettrica nel villaggio dove sono tornati dopo il loro esodo. “Speriamo che gli ex compagni ci rispettino e non si lascino strumentalizzare dalla CFE e dal governo, poiché abbiamo sentito voci minacciose secondo le quali ai nostri compagni non permetteranno più di ricollegarsi alla rete.
Durante la cerimonia alla quale hanno partecipato un centinaio di indigeni, con la presenza di osservatori solidali di Messico, Stati Uniti, Stato spagnolo, Italia e Svezia (seguita da due per nulla dissimulate “spie” con cappellini da baseball ed auto ufficiale), Las Abejas hanno dichiarato: “Anche se il governo vuole umiliare la nostra lotta e resistenza, e benché il governo con la sua malvagità, attraverso programmi assistenziali, tenti di rompere il tessuto sociale delle nostre comunità, non permetteremo che questo accada, perché la nostra lotta è legata al cielo e alla terra, è sorella della saggezza della natura”.
Ricordano che il prossimo 12 agosto saranno due anni che la “Corte Suprema di Ingiustizia della Nazione”, ha ordinato la scarcerazione dei paramilitari “che hanno assassinato i nostri fratelli e sorelle di Acteal”. A motivo di ciò, hanno annunciato una protesta per quel giorno “per denunciare questa grave impunità e violazione del nostro diritto di conoscere la verità come sopravvissuti e familiari di quelli massacrati”.
Durante la cerimonia senza fretta, durata diverse ore alla maniera comunitaria indigena, dove ha pure cantato il Coro di Acteal con vera vocazione canora, Las Abejas hanno dichiarato: “Mentre il governo di Juan Sabines Guerrero spende milioni di soldi del popolo per vantarsi delle sue grandi opere, come le città rurali, la realtà delle comunità del Chiapas è molto diversa da quello che ci vogliono far credere sui loro mezzi di comunicazione completamente controllati”.
Si riferiscono alle recenti aggressioni contro le comunità zapatiste dei caracoles di Oventic, La Garrucha e Morelia, ma non solo contro di esse “che da sempre sono critiche nei confronti del governo”. “Aggrediscono anche gli abitanti della città rurale Nuevo Juan de Grijalva, che per tradizione politica e religiosa sono poco critici nei riguardi del governo, e che si sono visti obbligati a protestare per le numerose mancanze e frodi presenti nella loro città rurale, e che per questo sono finiti in prigione”.
Sottolineano che “dietro la sofferenza dei nostri fratelli di Nuevo Juan de Grijalva c’è sempre la CFE, che si conferma il braccio armato del governo per i suoi piani di contrainsurgencia”. http://www.jornada.unam.mx/2011/07/23/politica/017n1pol