SGOMBERO SPAZIO SOCIALE ANARCHICO STELLA NERA, MODENA

UNO SGOMBERO INFAME.
Nesun preavviso, nessun motivo.
Sabato 2 PRESIDIO in Piazza Torre,
Sabato 2 serata alla Libera Officina,
Sabato 9 CORTEO/Street Parade per le vie di Modena.

Nella mattina di giovedì 28 febbraio 2013 è stato sgomberato lo spazio
sociale anarchico occupato Stella Nera, in via Omero 2 a Modena: un imponente dispiegamento di forze ha posto sotto sequestro gli stabili
dell’ex De Tomaso, dopo 5 mesi di occupazione.
L’ennesimo sgombero politico voluto dall’ormai non più grande Partito Democratico, volto a sopprimere qualsiasi esperimento autogestionario e
di partecipazione diretta; in un momento di crisi economica e di delegittimazione politica delle istituzione e dell’autorità, luoghi
liberati come gli spazi sociali, dove si sperimentano modelli sociali
alternativi, rappresentano una minaccia per chi ha sempre vissuto sullo
sfruttamento altrui e non ha nessuna intenzione di cambiare questo stato di cose.
Mentre loro sono liberi di rubare, devastare l’ambiente e
togliere diritti usando come scusa la crisi che loro stessi hanno creato, chi tenta di sottrarsi al loro potere e costruire una società libera e senza sfruttamento viene criminalizzato e colpito dalla repressione.
Le attenzioni della loro “giustizia” si sono concentrate su di noi,
mentre nella stessa zona vivono e prolificano spaccio e sfruttamento della prostituzione, a dimostrazione di come il concetto di legalità
venga strumentalizzato dal potere per colpire chi decide di non sottomettersi.
Non c’è nessun altro motivo per sgomberare uno spazio su cui non ci sono altri progetti, che tornerà ad essere vuoto e inutilizzato esattamente come è stato per anni prima di essere occupato,
se non la precisa volontà politica di colpire e reprimere qualunque forma di dissenso.
I migliaia di modenesi (e non solo) che hanno attraversato lo Stella Nera, contribuendo a renderlo vivo e dandogli legittimità, sono la
testimonianza della necessità di spazi sociali autogestiti in città, necessità che non può essere fermata da uno sgombero e dalla repressione legalitaria.
I tanti progetti nati in questi mesi, dalla cassa di
solidarietà alla rete degli spazi sociali, continueranno ad essere portati avanti con lo stesso impegno e la stessa volontà di prima.

Il percorso dello Stella Nera non si arresta, verso un nuovo spazio sociale autogestito!

Stella Nera è un’idea, non quattro mura, per questo le iniziative già in programma si svolgeranno comunque, in luoghi comunicati di volta in volta.
Il 9 marzo attraverseremo il centro di Modena in corteo, con gruppi musicali e interventi.
Sostieni l’autogestone e l’azione diretta!

NELLE STRADE CI VOLETE
NELLE STRADE CI TROVERETE!

LE IDEE NON SI SGOMBERANO!

Coll. Stella Nera
prendispazio@canaglie.org
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dal Chiapas: Loro e Noi- Le/i più piccoli

LORO E NOI

VII – Le/I più piccol@

 

Introduzione

 

Febbraio 2013

 

Diversi anni fa, mentre nella politica dell’alto si contendevano il bottino di una Nazione ridotta a pezzi, mentre i mezzi di comunicazione tacevano o mentivano su quello che accadeva sotto questi cieli, mentre i popoli originari passavano di moda e tornavano relegati nel luogo dell’oblio: le loro terre saccheggiate, i suoi abitanti sfruttati, repressi, defraudati, disprezzati…

I popoli indigeni zapatisti,

accerchiati dall’esercito federale, perseguiti dalle polizie statali e municipali, aggrediti dai gruppi paramilitari addestrati ed equipaggiati dai diversi governi di tutto lo spettro politico del Messico (PRI, PAN, PRD, PT, PVEM, MC e le molte sigle adottate dai parassiti della classe politica messicana), vessati dagli agenti delle diverse centrali di spionaggio nazionali e straniere, vedendo i propri uomini e donne, basi di appoggio dell’EZLN, colpit@, defraudat@ e incarcerat@…

I popoli indigeni zapatisti,

senza clamore,

senza altro imperativo del dovere,

senza manuali,

senza altri leader se non noi stess@

senza altro riferimento che non fosse il sogno dei nostri morti,

solo con le armi della storia e della memoria,

guardando vicino e lontano nei calendari e geografie,

con la guida di Servire e non Servirsi / Rappresentare e non Sostituire / Costruire e non Distruggere / Ubbidire e non Comandare / Proporre e non Imporre / Convincere e non Vincere / Scendere e non Salire.

I popoli zapatisti, gli indigeni zapatisti, le indigene zapatiste, le basi di appoggio dell’ezetaelene, con un nuovo modo di fare politica,

abbiamo costruito,

costruiamo,

costruiremo,

la libertà.

LA LIBERTÁ

LA NOSTRA LIBERTÁ!

 -*-

Nota esplicativa:

I testi che appariranno in questa settima ed ultima parte di “Loro e Noi” sono frammenti estratti da “Quaderno di Testo di Primo Livello del Corso di Libertà secondo le/gli Zapatist@. Governo Autonomo I” e “Quaderno di Testo di Primo Livello del Corso di Libertà secondo le/gli Zapatisti. Governo Autonomo II”, versione in spagnolo SOLO per i compasdella Sexta (speriamo ci sarà la versione nelle lingue originarie che stabilirà il Congresso Nazionale Indigeno, così come in inglese, italiano, francese, portoghese, greco, tedesco, euzkera, catalano, arabo, ebraico, galiziano, curdo, aragonese, danese, svedese, finlandese, giapponese ed altre lingue, in base all’appoggio dei compas della Sexta nel mondo che si occupano delle traduzioni). Questi quaderni fanno parte del materiale di appoggio per il corso che le basi di appoggio zapatiste daranno ai compas della Sexta in Messico e nel mondo.

Gli autori di tutti i testi sono uomini e donne basi di appoggio zapatiste, ed esprimono non solo parte del processo di lotta per la libertà, ma anche le loro riflessioni critiche e autocritiche sui nostri passi. Cioè, così noi zapatiste e zapatisti vediamo la libertà e le nostre lotte per ottenerla, esercitarla, difenderla.

Come ha spiegato il nostro compagno Subcomandante Insurgente Moisés, le/i nostr@ compas basi di appoggio zapatiste condivideranno quel poco che abbiamo appreso della lotta per la libertà, e le/i compas della Sexta giudicheranno cosa può essere utile oppure no per le loro lotte.

La lezione scolastica zapatista, ora lo sapete, si chiama “La Libertà secondo le/gli Zapatist@”, e sarà tenuta direttamente dai compagni e dalle compagne basi di appoggio dell’ezetaelene che hanno svolto i diversi incarichi di governo, vigilanza e rivestito cariche di diversa responsabilità nella costruzione dell’autonomia zapatista.

Per frequentare la scuola, oltre ad essere invitat@, le/i compas della Sexta e invitat@ speciali, dovranno frequentare alcuni corsi preparatori, o propedeutici (o come si chiami il livello prescolastico o scuola materna), prima di passare al “primo livello”. Questi corsi saranno impartiti da compas delle squadre di appoggio della Commissione Sexta dell’EZLN ed hanno il solo scopo di fornire gli elementi base della storia del neo-zapatismo e della lotta per la democrazia, libertà e giustizia.

Nelle geografie dove ci sono compas della squadra di appoggio, si farà arrivare il programma affinché le/gli invitat@ si preparino.

Le date e località, cioè, i calendari e le geografie in cui si svolgeranno i corsi tenuti dalle basi di appoggio zapatiste, saranno rese note al momento opportuno, sempre tenendo in considerazione la situazione di ogni invitat@ individuale, gruppo o collettivo.

Tutte le invitate e gli invitati al corso potranno frequentarlo indipendentemente che possano venire oppure no in terre zapatiste. Stiamo studiando il modo di arrivare ai vostri cuori indipendentemente dal vostro calendario e geografia. Quindi, non temete.

Bene. Salute, e preparate i vostri cuori, già, ma anche il quaderno e la penna.

 

Dalle Montagne del Sudest Messicano.

SupMarcos

Messico, Febbraio 2013

 

P.S. LEZIONE DI BUONA EDUCAZIONE – Questa settima ed ultima parte della serie “Loro e Noi” consta, a sua volta, di diverse parti ed è SOLO per i compas della Sexta. Insieme alla parte V (che, come indica la sua numerazione si intitola “La Sexta”) ed al finale della parte VI.- Guardare 6: “Él Somos”, fa parte della corrispondenza particolare che l’EZLN, attraverso i suoi portavoce, dirige ai suoi compas della Sexta. In quelle parti, ed in questa, è indicato chiaramente il destinatario.

A chi non è compas e vuole scherzare, polemizzare, criticare o replicare, ricordiamo che leggere e commentare la corrispondenza altrui è roba da pettegol@ e/o da polizia. Dunque, vedete voi in che categoria rientrare. Per il resto, con i loro commenti riflettono solo un volgare razzismo (ripetono solo i cliché della TV), si esprimono in una forma pessima e dimostrano la loro mancanza d’immaginazione (conseguenza della mancanza di intelligenza… e della pigrizia di leggere). Benché, chiaro, ora dovranno ampliare la cantilena: “marcos no, ezln sì” e passare a “marcos e moisés no, ezln sì“; poi “CCRI-CG no, ezln sì“.Quindi, se arriveranno a conoscere le parole dirette delle basi di appoggio zapatiste (ma ne dubito molto) dovranno dire “ezln no, nemmeno ezln“, ma sarà ormai troppo tardi.

Oh, non siate tristi, quando metteremo i video di Ricardo Arjona, Luis Miguel, Yustin Bibier o Ricky Martín, potrete sentirvi convocati. Nel frattempo aspettate comodi, continuate a guardare il calendario dell’alto (3 o 6 anni passano velocemente), spostatevi un po’ più a destra (siete abituati) e fatevi da parte, non vorremmo calpestarvi…

Ehilà gente! Venite a ballare!

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Ascolta e guarda i video che accompagnano questo testo:

“La Estrella del Desello” con Eulalio González El Piporro. La canzone appare in una versione ridotta nel film “La Nave dei Mostri” (1959, di Rogelio A. González). Non fa alcun riferimento all’ezetaelene, lo metto solo così, per salutare i compas del nord e non rattristatevi, anche se siete lontani, vi guardiamo. ¡Ajúa! http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=ticsxPf3-3c

 “La Despedida” con Manu Chao e Radio Bemba, in una comunità indigena zapatista. http://www.youtube.com/watch?v=Co-XQm9NDd0&feature=player_embedded

“Brigadistak” con Fermín Muguruza. La lotta contro il Potere non ha frontiere! Marichiweu! http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=sVB0M5RgvWs&list=PL_836k-Dgy4-OrmJCZOezrl3DJQE6NaT-

 

http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2013/02/19/ellos-y-nosotros-vii-ls-mas-pequens/

 

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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comunicato Libera Modena e Stella Nera

E TU VOTI ANCORA?
Il prossimo febbraio si ripeterà per l’ennesima volta la farsa delle elezioni. Tra promesse e buoni propositi che verranno disattesi, sentiremo soprattutto appelli al voto, perché il male assoluto, per i politici, è l’astensionismo: quante volte abbiamo sentito dire che, piuttosto che non votare, è meglio andarci e annullare la scheda, o lasciarla bianca? Il motivo è semplice: votare non è solo dare la propria preferenza ad un partito, ma anche legittimare il sistema partitico e la democrazia rappresentativa. Ciò di cui i politici hanno più paura non è la vittoria della parte opposta, ma che l’intero sistema politico venga messo in discussione. Per impedirlo raccontano che il diritto al voto è una conquista sociale, che i comuni cittadini possono partecipare attivamente alla vita politica votando, che in democrazia “la sovranità appartiene al popolo” e ognuno può eleggere i propri rappresentanti. In realtà tutto questo è falso e la prova si trova proprio nel fondamento della nostra repubblica democratica, la Costituzione, che all’articolo 67 dice: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. La stessa Costituzione, quindi, dice che i parlamentari sono liberi di agire come vogliono, perché non hanno nessun obbligo verso i propri elettori e rappresentano l’intera nazione, formula astratta che nella pratica non significa nulla. Le conquiste sociali sono sempre state il risultato di lotte e non di elezioni; chi ci dice che votare è partecipare alla vita politica, cerca di dissuaderci dall’unica vera partecipazione che può portare al cambiamento, quella diretta, in prima persona, organizzandoci dal basso e senza mediazioni attraverso “rappresentanti” politici e istituzionali!
Pensare che la politica istituzionale sia stata pulita in passato significa non conoscere la storia; pensare che possa essere pulita in futuro significa non conoscerne i meccanismi. I partiti (compresi i “movimenti” che rifiutano di definirsi tali, ma che si candidano alle elezioni) sono centri di potere, che inevitabilmente attirano chi è interessato più a quel potere che al bene comune, e questo non si può evitare cambiando persone o partiti al governo, come qualche “rottamatore” o “giovanilista” o “grillino” vorrebbe farci credere. E’ tempo di prendere coscienza del problema alla base di tutto questo: il sistema autoritario e gerarchico, che ci fa cedere il potere a un gruppo di privilegiati col diritto di decidere per tutti sulla base di una pretesa “legittimità popolare”. Togliamo loro questa legittimità: non votiamoli, riprendiamoci il controllo dei nostri spazi, delle città, dei luoghi di lavoro e studio, delle nostre vite!

LA NOSTRA PROPOSTA
Per fare ciò l’astensionismo non basta: è necessario iniziare da subito ad organizzarci dal basso, in modo orizzontale e paritario, tramite assemblee di autogestione dove nessuno possa avere il potere di imporsi sugli altri e ognuno possa davvero partecipare attivamente alle decisioni che lo riguardano. Chi ci racconta che l’organizzazione gerarchica è la migliore, o addirittura che è l’unica possibile, dice una falsità: la storia è piena di esempi di comunità, città, fabbriche che sono state realmente autogestite, e quando queste esperienze sono finite non è stato per mancanza di efficienza o di ordine, ma per l’intervento di un potere che si è imposto con la forza. Perché su questo si basa il sistema gerarchico, per quanto “democratico” possa essere: sulla forza, sui rapporti autoritari, sull’imposizione (fisica e culturale) di un modello unico, sulla repressione di chi lo rifiuta e vorrebbe sperimentare nuove forme di organizzazione. L’autogestione è, all’opposto, basata sulla condivisione, sull’assunzione di responsabilità di ognuno, sul rispetto delle diverse opinioni, sulla sperimentazione continua slegata da ogni dogma, sul contributo di tutti alle decisioni, sul rifiuto di qualunque autorità, anche quella della maggioranza. Nell’autogestione anarchica le decisioni vengono prese ogni qualvolta sia possibile secondo il metodo del consenso, che prevede in caso di disaccordo la sintesi tra le diverse posizioni, che non significa unanimità ma saper accettare le opinioni altrui ed essere in grado di trovare soluzioni il più possibile condivise.
L’astensionismo che proponiamo non è semplice disinteresse, ma un mezzo per delegittimare il sistema politico, a cui è necessario affiancare altri mezzi per organizzarci al di fuori di ogni autorità, iniziando da dove possiamo avere la possibilità, fin da subito, di autogestirci. Chi o cosa dà autorità al Comune, per esempio, di prendere decisioni per un quartiere? La legittimità popolare? Allora un’assemblea aperta e paritaria degli abitanti di quel quartiere non dovrebbe avere molta più legittimità per decidere, essendo formata dai diretti interessati che vivono ogni giorno quella parte di città? Questo è l’inganno della democrazia: farci credere che la sovranità appartenga a noi, e l’unico metodo per esercitarla sia delegarla a qualcuno, cioè perderla. L’autogestione permette di esercitare davvero quella sovranità che ci viene promessa ma che ogni giorno ci viene tolta: tramite assemblee nei quartieri, nei posti di lavoro, per la gestione dei luoghi pubblici (parchi, piazze, parcheggi…) dobbiamo reclamare il controllo di ciò che i politici pretendono di gestire in nostro nome.
Stella Nera Anarchico e Occupato, Modena

http://www.libera-unidea.org/home.htm

http://stellanera.noblogs.org/

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eventi e appuntamenti autogestionari modenesi

 

Lo Spazio Sociale Stella Nera, USI Modena, la Libera Officina e lo Spazio Sociale Soverte di Carpi organizzano un Corteo il 31 dicembre sull’Autogestione e l’Azione Diretta.
Il Corteo sarà la conclusione anche dei festeggiamenti del Centenario dell’USI.
Azione Diretta in solidarietà a tutti i lavoratori e gli sfruttati in lotta per l’eliminazione dei rapporti di sfruttamento e contro le politiche neoliberiste e stataliste di macelleria sociale.
Autogestione e Autoorganizzazione in risposta all’ennesima farsa elettorale che non cambierà nulla nei rapporti di comando e sottomissione ma darà mandato ai nuovi padroni di legiferare leggi che ridurranno le nostre libertà e continueranno a renderci ancora più poveri.

-Martedì 25 dicembre allo Stella Nera, ore 22 Concerti Antinatalizi.
http://www.facebook.com/events/182985438511860/

-Venerdì 28 dicembre alla Libera Officina, ore 17, Mercato Bio.

-Sabato 29 dicembre allo Stella Nera, ore 22, Dj fino al mattino.
http://www.facebook.com/events/404186939651794/

-Domenica 30 dicembre Assemblea di preparazione al CORTEO del 31 dicembre alla Libera Officina, ore 21.

-Lunedì 31 dicembre ore 22 CORTEO sull’Autogestione e l’Azione Dirette per le vie del centro di Modena. Ore 20.30 Cena Conviviale alla Libera Officina.
http://www.facebook.com/events/453134774749859/
-Notte Samba Trash allo Stella Nera dalle ore 2 fino al mattino.
http://www.facebook.com/events/462033917166595/?context=create

-Venerdì 4 Gennaio alla Libera Officina ore 21.30 presentazione delle Opere Complete di Errico Malatesta con Davide Turcato, alle 20.30 Cena Conviviale, alle ore 17 Mercatino Bio.
http://www.facebook.com/events/319443614836337/?notif_t=plan_user_joined

-Sabato 5 Gennaio allo Stella Nera Occupato ore 23 @Matteo Borghi+Sà+Colbao@Trash+Samba+Reggae.
http://www.facebook.com/events/318059121632481/

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Seminario al CIDECI di San Cristobal-Chiapas

TERZO SEMINARIO INTERNAZIONALE DI
RIFLESSIONE E ANALISI:
“…pianeta terra:
movimenti
antisistema…”

Date:
30-31 dicembre 2012
1-2 gennaio 2013

Evento aperto e gratuito
Iscrizioni presso Cideci-Unitierra
a partire dal 29 dicembre 2012

Luogo:
CIDECI-UNITIERRA CHIAPAS
Camino Viejo a San Juan Chamula s/n.
Colonia Nueva Maravilla.
San Cristóbal de las Casas, Chiapas, México.
email: unitierra_chiapas@prodigy.net.mx

PAGINA WEB CON INFORMAZIONI
E TRASMISSIONE DAL VIVO:
http://www.seminarioscideci.org

 

«Per quelli che stanno sopra, il calendario è fatto di passato. Per mantenerlo così, il Potere lo riempie di statue, ricorrenze, musei, omaggi, sfilate. Tutto con l’obiettivo di esorcizzare quel passato, cioè, di mantenerlo nello spazio in cui fu e non sarà.

Per quelli che stano sotto, il calendario è qualcosa a venire. Non è un mucchio di fogli strappati dll’astio e la disperazione. È qualcosa per cui bisogna prepararsi.

Nel calendario di sopra si celebra, in quello di sotto si costruisce. Nel calendario di sopra si festeggia, in quello di sotto si lotta. Nel calendario di sopra si manipola la storia, in quello di sotto si fa. Nel calendario di sopra i premi comprano coscienze e parole, in quello di sotto si tace. Nel calendario di sopra la grigia mediocrità è regina e signora, in quello di sotto si dipingono tutti i colori. Nel calendario di sopra c’è solo disprezzo per quelli di sotto e credono di poterlo fare impunemente.

Nel calendario di sotto c’è rabbia contro quelli di sopra.

Così sarà fino a che un altro calendario si scriva dove deve scriversi, cioè, sotto ».

Don Durito de la Lacandona

 

«Oggi è chiaro, mi sembra, che la sinistra non è l’altro della destra, situate entrambe in una relazione opposta ma simmetrica rispetto al potere: la sinistra è innanzitutto l’altro del potere, l’altro ambito e l’altro senso della vita sociale, quello che resta sepolto e dimenticato nel potere costituito, il ritorno dell’oppresso, la voce della vita in comune soffocata dalla vita comunitaria, la voce dei diseredati prima di quella dei poveri (e quella dei poveri solo perché sono in maggioranza, ma non esclusivamente, i diseredati)) – la sinistra è la Voce dei Morti».

Tomás Segovia

«Bisogna lottare… Bisogna resistere… Bisogna raccontare la storia… La lotta non finisce»

Comandante Moisés, scomparso il 26 settembre 2011

 

«Il compagno prima di fare un lavoro diceva che non gli importava il tempo che avrebbe perso (…) Diceva che era convinto della lotta, che non voleva abbandonarla a costo di soffrire perché era deciso a lottare».

La moglie riguardo Roberto Santis Aguilar, morto nel corso della manifestazione del 7 maggio 2011

 

«Il movimento zapatista non solo apre la strada o la speranza del presente o del futuro, non solo dei messicani e delle messicane, ma dei popoli del mondo. Il grido di Ya Basta! ha dato un segno di speranza non solo ai messicani ma a uomini e donne, giovani, bambini o anziani di altri paesi del mondo.

Sappiamo lottare e lottiamo dal basso (…) poiché non abbiamo bisogno di leggi nazionali e internazionali dei malgoverni che rafforzano solo il modello neoliberale capitalista e che non sanno riconoscere e rispettare l’autonomia che i nostri popoli esercitano come un diritto storico che ci compete da sempre: il nostro diritto alla libera determinazione e all’autonomia, così come le nostre terre e territorio non si vendono né sono soggetti a negoziazione. È necessario rafforzare le lotte dei nostri popoli con le nostre vite, come la vita stessa della nostra madre terra.

Gli indigeni da soli non vanno più in là se non insieme a tutti i fratelli degli altri popoli del mondo. La ricostruzione, la ricostituzione di un nuovo mondo è nelle mani di ognuno dei nostri uomini e donne degni di tutti i popoli».

Don Juan Chávez Alonso

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EZLN: fine e principio

EZLN: fine e principio

Luis Linares Zapata/ I Parte

 

Proprio quando si trastullava nell’illusione di assurgere a personaggio di prestigio mondiale, Carlos Salinas ricevette il colpo che distrusse la sua immagine gonfiata. Là, lontano, apparve l’EZLN, in quella rustica San Cristóbal de las Casas, così folcloristica, e nel truculento mercato di Ococingo, nelle sconosciute Margaritas ed in altre località remote.

Di sorpresa, un’accozzaglia di indios si era sollevata in armi all’alba dal primo giorno del ’94. Gli eventi che seguirono durante quell’anno finirono per abbattere le sue pretese di signorotto globale. E, insieme a lui, cadde il miraggio da trasformare il paese per inserirlo, di soppiatto, nel primo mondo. Quello che in effetti divenne fu un fallimento che oggi ancora si paga.

Da allora Salinas iniziò il suo esilio perseguitato dalla furia dei suoi conterranei e terrorizzato di finire in prigione per i suoi soprusi. Ancora oggi subisce le conseguenze di quella terribile catena di eventi senza che si plachino i suoi sogni di potere.

Sono trascorsi 19 lunghi e pesanti anni affinché un contingente di indigeni del Chiapas, ora in perfetto ordine, in pace e cresciuti di numero, facesse atto di presenza sulla scena nazionale. L’eloquente messaggio, anche se ignorato o sottovalutato, avrà gravi conseguenze sulla vita organizzata, politica e culturale del paese.

Ora, come allora, le basi dell’esercito zapatista, con la sua sola presenza e silenzio, mettono in crisi non solo due amministrazioni di priisti che hanno molto in comune, ma tutta la struttura che li racchiude. Entrambe si innestano all’interno dello stesso modello, condividono perfino collaboratori e pretese di grandezza. Hanno di fronte a sé quell’enorme vuoto che forma la disuguaglianza, la povertà e l’emarginazione, una pesante zavorra per lo sviluppo con giustizia.

Tre sessenni sono trascorsi dalla sua irruzione violenta e le promesse del suo riscatto, le successive crisi di coscienza (tra alcuni funzionari), gli oblii che sanno di criminale negligenza, tradimenti di firmatari, malversazioni di fondi, scoordinamento degli enti, intemperanza del conservatorismo, feroce razzismo di molti ed altre varie cause, hanno portato a rivivere le vecchie e dolorose immagini tristemente note. Lì ci sono quelle migliaia di persone: i dimenticati, i deprivati, quelli che sono rimasti al margine delle fatue storielle dei predetti e, sfortunatamente, fugaci successi messicani.

Così sono apparsi gli zapatisti dando dimostrazione palpabile di umile forza, memoria viva e costanza delle loro richieste. La truffa di Salinas di entrare nel primo mondo, a partire da quell’alba lontana, è crollata senza speranza. Sono crollate le false illusioni di far parte di una generazione di vincitori di classe mondiale. Pazze aspirazioni che cinicamente hanno sparso i complici di quel priismo decadente e corrotto, e che con zelo patriottico hanno diffuso i suoi molti diffusori a contratto.

Nello stesso modo appaiono, in nutrite file, nell’attuale momento dell’insediamento. E l’hanno fatto pochi giorni dopo che Peña Nieto dichiarasse, con entusiasmo, che una nuova era cominciava per il Chiapas e per il Messico. La smentita non può essere più drammatica. Nello stesso modo in cui la sua ribellione mutò il trionfalismo di Salinas, la sua marcia silenziosa oggi apre, di nuovo, la visione dei tanti Messico che procedono simultanei, paralleli, senza toccarsi, selvaggiamente differenti. Gli scenari di speranze prefabbricate, ma senza basi reali, sono sgretolati dall’ostinata realtà.

L’immediata dichiarazione di essere diversi da arte del segretario di Governo (Osorio Chong) per calmare le inquietudini, poco cambierà l’inerzia di una continuità già in piena marcia. Le figure mascherate con i passamontagna sono passate quasi inosservate nello spazio pubblico. La copertura è stata, come ci si aspettava, di portata limitata. I cocciuti indigeni sono tornati nell’oscuro angolo del paese da dove, senza dubbio, tenteranno di nuovo di partecipare alla marcia e orientamento del paese. Il modello economico e di governo semplicemente non li prende in considerazione. Per le cupole e la plutocrazia autoritaria sono un fastidioso gruppo di esseri prescindibili.

Il timido riferimento che si fa nel Patto per il Messico a tale insieme umano rimarrà, come tante altre cose che dovrebbero essere priorità, nell’archivio dei sospesi storici. Il malaticcio governatore del Chiapas appena insediato, passerà ad occupare, come hanno fatto altrettanti simulatori che l’hanno preceduto, il triste posto riservato alla marmaglia locale.

La Federazione tornerà a destinare considerevoli risorse con l’intenzione di placare ire e volontà di cambiamento. Ma la già enorme macchina di mediazione creata in Chiapas assorbirà questo ed altro ancora, come ha fatto negli ultimi 19 malriusciti anni di imminenti salvazioni. Questa volta, purtroppo, non sarà diverso. Gli insegnamenti dei Sabinas, Albores o Mendiguchía si sono impregnati nelle cleptoburocrazie locali come destino manifesto, tanto radicate quanto indelebili.http://www.jornada.unam.mx/2012/12/26/opinion/015a1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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la marcia senza parole degli zapatisti

From: Desinformémonos desinformemonos@gmail.com

Video
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Immagini delle mobilitazioni che le basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) hanno realizzato a Ocosingo, Las Margaritas, San Cristóbal de las Casas, Altamirano e Palenque.


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http://www.desinformemonos.org

skype: desinformemonos
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“…desinformémonos hermanos
hasta que el cuerpo aguante
y cuando ya no aguante
entonces decidámonos
carajo decidámonos
y revolucionémonos.”
Mario Benedetti

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L’EZLN in silenzio nelle città del Chiapas


Con un’azione di massa, disciplinata e simultanea, come non si vdeva ai giorni dell’insurrezione del 1994, decine di migliaia di zapatisti hanno occupato in maniera pacifica e fragoroso silenzio cinque città del Chiapas. Ore dopo hanno diffuso un breve comunicato.

 

Desinformémonos

 

Chiapas, México. Decenas de miles de bases de apoyo del Ejército Zapatista de Liberación Nacional (EZLN) ocuparon en emblemático silencio las calles de cinco municipios chiapanecos, en la primera manifestación pública que los zapatistas hacen desde el 7 de mayo de 2011, cuando se unieron a la convocatoria del Movimiento por la Paz con Justicia y Dignidad. Esta acción simultánea y masiva, la más grande de toda su historia, estuvo precedida por el anuncio de que la organización indígena daría su palabra, que se conoció unas horas después de la movilización. (Leer completo)

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http://www.desinformemonos.org

skype: desinformemonos
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“…desinformémonos hermanos
hasta que el cuerpo aguante
y cuando ya no aguante
entonces decidámonos
carajo decidámonos
y revolucionémonos.”
Mario Benedetti

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la forza morale ed organizzativa dell’EZLN

La Jornada – Venerdì 14 dicembre 2012

La forza morale ed organizzativa dell’EZLN

Jaime Martínez Veloz

Il prossimo primo di gennaio si compiranno 18 anni dall’insurrezione armata capeggiata dall’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN). Un paese sulla soglia della modernità fu sorpreso che migliaia di insorti, in maggioranza indigeni, avessero preso le armi, come ultima risorsa, per lottare per una vita migliore per i popoli indigeni e per il paese.

La mobilitazione di migliaia di messicani obbligò lo Stato a negoziare con gli insorti una soluzione degna e giusta. Dopo più di due anni di intensi negoziati, ci fu il primo accordo tra il governo federale e l’EZLN in materia di diritti e cultura indigeni, il quale fu firmato il 16 febbraio del 1996 nel municipio di San Andrés Larráinzar, in Chiapas.

Quando si tentò di inserire tale accordo nella legislazione messicana, mediante un’iniziativa di legge elaborata dalla Commissione di Concordia e Pacificazione (Cocopa), la reazione dello Stato fu brutale, cinica e crudele. L’iniziativa di legge conteneva i postulati testuali più importanti dall’accordo firmato dal governo federale e l’EZLN; non c’era un solo concetto che non fosse stato concordato dalle parti.

La reazione dell’EZLN di fronte all’iniziativa elaborata dalla Cocopa fu di accettazione, e quella delle autorità fu di scandalo ed ipocrisia. Il presidente della Repubblica ed i gruppi di potere economico del paese accusarono la Cocopa e l’EZLN di voler balcanizzare, dividere e frammentare il paese. Coloro che lanciarono queste accuse sono gli stessi che concessero 25 milioni di ettari alle compagnie minerarie straniere e nazionali, le quali tra il 2005 e 2010 estrassero risorse minerali per un valore di 552 mila milioni di pesos e pagarono solo 6 mila 500 milioni di pesos per i diritti, cioè, 1,18%.

Nel 2002, dopo la trionfante marcia zapatista in diverse parti del paese, l’allora presidente Vicente Fox trasmise l’iniziativa di legge al Congresso dell’Unione, attraverso il Senato della Repubblica, dove fu smantellata ed al suo posto approvarono un obbrobrio legislativo la cui premessa principale era che sarebbe stata la strada per far uscire fuori dall’arretratezza e dall’emarginazione i popoli indigeni messicani. Si stabiliva che il tema dell’arretratezza e dell’emarginazione in materia indigena era una questione di programmi ed aiuti governativi, non di pieno esercizio dei diritti costituzionali, rifiutandosi così di compiere quanto concordato a San Andrés Larráinzar.

A più di 10 anni dalla promessa delle istituzioni messicane agli indigeni di farli entrare in paradiso, in cambio del rifiuto di applicare quanto concordato tra l’EZLN ed il governo federale, la realtà dà ragione agli zapatisti ed evidenza il più grande dei fallimenti dello Stato.

Tra il 2002 e 2012, la spesa federale annuale per i popoli indigeni è passata da 16 mila 663 milioni a 39 mila 54 milioni di pesos. Tuttavia, i dati di povertà ed emarginazione delle stesse agenzie governative non riportano alcun impatto sulla riduzione della povertà indigena; al contrario, questa è aumentata, ed ogni volta in modo più offensivo per una nazione dove dal 1917 tutti i governi ammettono nei discorsi ed in modi diversi il debito del Messico con i suoi indios e si dicono impegnati a sconfiggere le ingiustizie che subiscono.

Secondo i dati del Consiglio Nazionale di Valutazione della Politica di Sviluppo Sociale (Coneval) e i dati su entrate e uscite del 2010, mentre la media nazionale del tasso di povertà estrema e moderata è del 46,2%, nelle comunità e villaggi indigeni è del 79,3%, cioè, quasi il doppio. Otto indigeni su 10 non hanno avuto accesso alla terra promessa che lo Stato messicano ha offerto loro in cambio di non applicare quanto pattuito a San Andrés Larráinzar.

Secondo i dati del Coneval, l’80,3% degli indigeni è al di sotto della soglia di benessere, l’83,5% non ha accesso alla previdenza sociale, il 50,6% non conta su servizi di base nella propria abitazione ed il 40,5% soffre di carenze alimentari. Per questo diciamo che in materia indigena non ha fallito la politica pubblica, bensì la leadership dello Stato; la politica verso gli indigeni è stata di palliativi, perché non ha una visione articolata e progetti di cambiamenti strutturali, com’è contemplato negli accordi di San Andrés Larráinzar.

Dopo l’inadempimento governativo, l’EZLN decise una strategia di resistenza, rafforzando la sua organizzazione con la creazione delle giunte di buon governo, il lavoro collettivo e la solidarietà comunitaria. Negli ultimi anni sono andati avanti in silenzio, lontani dalla propaganda. Alcune persone distratte, o quelli che hanno scommesso sulla scomparsa del conflitto o il suo oblio, diffondono voci o tentano di confondere, sostenendo che l’EZLN non è più un problema, dato che, dalla loro ottica, gli zapatisti non fanno più notizia, quindi non esistono.

I dati qui esposti, che mostrano il fallimento governativo verso questo settore della popolazione, dovrebbero far capire alle élite messicane che perfino il silenzio è una forma di lotta e che non ha niente a che vedere con una presunta debolezza, in questo caso, dell’EZLN. Al contrario, mentre il dispendio ed il fallimento sono sinonimo delle politiche pubbliche, l’organizzazione, il lavoro e la disciplina sono ciò che ha distinto lo zapatismo in questa tappa.

Gli zapatisti vivono, si organizzano e lavorano in una realtà di grandi carenze materiali che suppliscono con creatività e dedizione. Hanno obiettivi chiari che trascendono le generazioni; i loro argomenti sono irrefutabili, la vitalità e la consistenza delle loro convinzioni sono state una scuola di vita per migliaia di messicani. Un abbraccio affettuoso a tutti gli zapatisti che là, nelle loro comunità, lottano ogni giorno per costruire un futuro migliore per il nostro paese. Come dicono da quelle parti: non siete soli!http://www.jornada.unam.mx/2012/12/14/opinion/021a2pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Modena, 23-24-25 Novembre Centeneario USI-AIT

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