La Jornada – Lunedì 18 aprile 2011
Secondo la moglie del giornalista, la sua deportazione è stata una “trappola”
Elio Henríquez. Corrispondente. San Cristóbal de las Casas, Chis., 17 aprile. Il professore universitario e giornalista italiano Gianni Proiettis, deportato dal Messico la notte di venerdì scorso, è arrivato la mattina di domenica all’aeroporto di Roma accompagnato da due poliziotti messicani, ha comunicato sua moglie, Maribel Rotondo, la quale sostiene che le autorità messicane “gli hanno teso una trappola”, ya que el viernes fue citado a las oficinas del Instituto Nacional de Migración (INM) en esta ciudad. Aseguró que de ahí fue llevado en una camioneta a Tuxtla Gutiérrez, de donde fue trasladado en un vuelo especial a la ciudad de México, de cuyo aeropuerto salió hacia Madrid, entre las 19 y las 20 horas en un avión de Aeroméxico. “Il governo aveva preparato ogni dettaglio per deportarlo, ed il modo spettacolare con cui l’ha fatto è un chiaro messaggio”, afferma Rotondo nell’intervista. (…)”L’hanno trattato come un pericoloso criminale, quando l’unica cosa ravvisata è una mancanza amministrativa che non richiedeva lo spiegamento di polizia che il governo ha fatto”. “La cosa importante è che ora sappiamo dove si trova e come sta”, ha aggiunto, ricordando che suo marito è rimasto “praticamente molte ore in qualità di desaparecido, perché non sapevamo più niente di lui”. (…)
Lo scorso 16 dicembre, il giornalista era stato fermato per nove ore accusato di possesso di marijuana, ma era poi stato liberato con la scusa che si era trattato di una “confusione”. In quell’occasione affermò che l’arresto era dovuto ai suoi articoli pubblicati sul giornale italiano Il Manifesto, contro le autorità federali e per la sua partecipazione al forum sui cambiamenti climatici di Cancun. http://www.jornada.unam.mx/2011/04/18/index.php?section=politica&article=016n1pol