verità sul conflitto in san sebastian bachajon

La Jornada – Mercoledì 13 aprile 2011

La dirigente del PRI, Arely Madrid, dichiara che difenderà Agua Azul “contro tutto e tutti”

Hermann  Bellinghausen. San Cristóbal de Las Casas, Chis., 12 aprile. Il conflitto irrisolto a San Sebastián Bachajón (Chilón) non si deve, come hanno fatto intendere le versioni ufficiali, ad una presunta disputa per le cascate di Agua Azul, ma all’eventuale imposizione alle comunità indigene di un ambizioso progetto di costruzione di strade ed ecoturistico negli Altos e nella zona Nord dello stato.

Come parte del clima ostile contro L’Altra Campagna a San Sebastián, la deputata locale, ex segretaria di Governo e dirigente priista Arely Madrid Tovilla, lunedì ha dichiarato: “Bisogna difendere contro tutto e tutti il sito turistico di Agua Azul, e si legifererà in questo senso, se necessario”.

La presidentessa della Giunta di Coordinamento Politico del Congresso statale, ha anticipato che la legislatura locale potrebbe intervenire “quando riterrà necessario fare un accordo o presentare un’iniziativa del Congresso per preservare quegli spazi, che già da tempo (sic) sono stati dichiarati patrimonio del nostro stato e della nazione”.

La deputata ha poi detto quanto risaputo: che le cascate di Agua Azul sono un “baluardo turistico ed una delle principali bellezze naturali del Chiapas”. Sostiene che i deputati locali “conoscono perfettamente la situazione del luogo, anche se non sono autorizzati ad intervenire a meno che non venga indicato loro”. Questo, senza precisare chi “indicherebbe” di intervenire ai legislatori.

Quello che né lei né nessuno altro dice, è che non esiste nessuna contesa per lo stabilimento balneare, gestito da decenni dagli ejidatarios di Agua Azul (municipio di Tumbalá). Il posto conta su buone infrastrutture, regolare aiuti governativi ed ha sempre avuto un botteghino di riscossione all’ingresso, gestito dagli stessi ejidatarios “turistici”, come vengono formalmente definiti.

 

Il “conflitto” in atto nel vicino ejido di San Sebastián non ha niente a che vedere con quanto detto sopra. Per anni, centinaia di migliaia di turisti che visitano il sito anno dopo anno, lo fanno attraversando le terre di San Sebastián, ai cui abitanti fu imposta quella strada di accesso, per la quale incassano invece i vicini, beneficiari inoltre dei guadagno dallo stabilimento balneare stesso.

Quando l’ejido di San Sebastián ha aderito all’Altra Campagna, ha deciso di sviluppare pratiche autonome e si è coordinato (come altre comunità indigene dell’Altra Campagna in Chiapas) con le giunte di buon governo dell’EZLN. Uno dei suoi progetti era installare un secondo botteghino, per far pagare l’uso del suo territorio per l’accesso dei visitatori alle spettacolari cascate, perché la strada di 4 chilometri che conduce allo stabilimento balneare, che si trova sul suo territorio, serve solo per questo e per il transito della popolazione locale, che non paga nessun pedaggio.

Da allora, gli ejidatarios del PRI, o i filogovernativi (PVEM, PAN e PRD) di Agua Azul e San Sebastián, ed i governi municipali di Chilón e Tumbalá, hanno realizzato o appoggiato diverse aggressioni, non per far ritirare il nuovo botteghino, ma per appropriarsene, e non per ripartire il ricavato tra tutti gli ejidatarios, ma per concentrarlo solo in poche mani. Oggi è tutto nelle mani della segreteria statale del Fisco. Un altro spazio che è in disputato è la cava di sabbia dell’ejido, ripetutamente invasa dai filogovernativi, sempre con il sostegno della Segreteria di Governo e della polizia municipale, statale e federale.

 

L’Esercito Messicano ha una postazione fissa a Xanil, dentro San Sebastián, ed è in questa comunità dove si orchestrano azioni contro gli ejidatarios dell’Altra Campagna e perfino contro le basi di appoggio zapatiste della regione autonoma di San José en Rebeldía, parte del municipio zapatista Comandanta Ramona, appartenente al caracol di Morelia.

Il nocciolo della questione va molto oltre. Presso i governi federale e statale giace il progetto, fino ad ora monco, di costruire un’autostrada privata, di altura, tra San Cristóbal e Palenque, per rilanciare il turismo, e che ha ad Agua Azul, insieme alla zona archeologica di Palenque, i suoi due “gioielli”. Gli ejidatarios dell’Altra Campagna in diverse comunità della regione, come Jotolá e Mitzitón, si oppongono a queste opere che, sostengono, distruggeranno terre, sorgenti e spazi comunitari. Per questi motivi è in corso il conflitto, non per lo stabilimento balneare. http://www.jornada.unam.mx/2011/04/13/index.php?section=politica&article=023n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

Questa voce è stata pubblicata in NOTIZIE DAL CHIAPAS E DAL MONDO. Contrassegna il permalink.