proteste al consolato messicano di New York

La Jornada – Martedì 5 aprile 2011

Proteste degli aderenti dell’Altra Campagna al Consolato messicano di New York

Hermann Bellinghausen

Il Movimento per la Giustizia del Barrio di New York, aderente all’Altra Campagna, lunedì ha occupato pacificamente gli uffici del consolato del Messico per chiedere al governo del Chiapas la liberazione dei “cinque di Bachajón”. Questo, come parte della campagna mondiale che dal 1° aprile scorso si sta svolgendo in diversi Paesi.

Si sono svolte manifestazioni davanti all’ambasciata del Messico a Londra ed al consolato di Montreal (Canada). Domenica scorsa la Unione Sindacale Solidale riunita a Parigi, ha chiesto la liberazione dei cinque campesinos tzeltales di San Sebastián Bachajón, Chiapas, in carcere da due mesi con l’accusa di reati che non hanno commesso. L’associazione Ya Basta! nel fine settimana ha partecipato ad una manifestazione contro la guerra in diverse città italiane ed ha posto la liberazione degli indigeni tra le istanze delle mobilitazioni.

“L’occupazione” a New York, è avvenuta dopo che gli attivisti, “come tutti gli altri messicani che devono fare la coda per entrare, abbiamo scavalcato un vero e proprio muro di guardie”, hanno raccontato successivamente. “Con striscioni e volantini e gridando slogan, abbiamo chiesto che si presentasse il Console per leggergli una lettera di denuncia della violenza e dell’ingiustizia esercitata dal malgoverno contro la comunità di Bachajón e per chiedere al governo di liberare immediatamente i cinque compagni prigionieri politici. Le guardie hanno tentato più volte di cacciarci dall’edificio, ma senza riuscirci”.

Dalla prigione di Playas de Catazajá, i detenuti aderenti all’Altra Campagna dell’ejido San Sebastián Bachajón (municipio di Chilón), hanno inviato una lettera alle organizzazioni solidali nel mondo, con la richiesta di essere liberati “senza condizioni del governo”, dichiarando: “Noi siamo in lotta”.

I “prigionieri politici” Juan Aguilar Guzmán, Jerónimo Guzmán Méndez, Domingo Pérez Álvaro e Domingo García Gómez, “sequestrati in questo carcere n. 17 (Playas de Catazajá) ed un altro a Villa Crisol, Mariano Demeza Silvano”, ribadiscono la loro denuncia contro il “malgoverno federale e statale per la costruzione de botteghino di ingresso nell’ejido San Sebastián Bachajón, nel territorio degli aderenti della Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, senza l’autorizzazione degli ejidatarios” (i quali, inoltre, avevano un proprio botteghino).

Dichiarano che il governo “ha voluto distruggere l’organizzazione per difesa della terra, per occupare le ricchezze naturali e la riserva delle Cascate di Agua Azul ed introdurre il progetto transnazionale Visión 2030. Viviamo per la terra, siamo gente di campagna e difendiamo le terre che ci hanno lasciato i nostri nonni”. Questo “al governo non piace” e per questo  “ci tiene sequestrati dal 3 febbraio, per non accettare il dialogo e l’accordo di consegnare nelle sue mani le risorse naturali”.

Accusati di reati “che loro stessi [il governo] hanno fabbricato”, i detenuti ricordano che “il giorno dei fatti, un gruppo del Partito Verde Ecologista del Messico è venuto sul posto a provocare e rubare, bloccando il passaggio per il sito turistico ed addossandoci la colpa”. In quei fatti ha perso la vita uno degli aggressori, in condizioni non chiare.

“Siamo d’accordo di fare giustizia in maniera trasparente, ma non che ci addossino la colpa, perché il giorno dei fatti nessuno dei cinque si trovava sul posto”, aggiungono i detenuti.

Da San Sebastián, gli ejidatarios aderenti all’Altra Campagna denunciano che i loro compagni, “arrestati ingiustamente, sono usati per farci pressione e firmare l’accordo dove il governo si vuole impossessare delle nostre terre”. Sottolineano che li “riempie di orgoglio e felicità” sapere che a New York li “stanno appoggiando nella lotta per la difesa delle terre e del territorio e la costruzione della nostra giusta autonomia”. D’altra parte, “ci riempie di rabbia sapere che questo malgoverno di Juan Sabines Guerrero, nonostante la violenza, non gli importa la vita di esseri umani come noi”.

 

Da parte sua, il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas, ha annunciato la nascita di un blog per “condividere le azioni di solidarietà nazionale ed internazionale con questo caso concreto: http://solidaridadchiapas.wordpress.com”.

 

Ci sono proteste anche in India, Sudafrica, Italia, Austria, Colombia, Filippine, Porto Rico, Francia, Svizzera, Canada, Spagna eArgentina. http://www.jornada.unam.mx/2011/04/05/index.php?section=politica&article=018n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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