le autorità pagano i disertori della resistenza zapatista

La Jornada – Venerdì 25 marzo 2011

Le autorità premiano con aiuti sociali chi diserta dalla resistenza zapatista

HERMANN BELLINGHAUSEN

La strategia contrainsurgente in Chiapas, ampiamente denunciata e documentata fin dal 1995, non ha cessato di svilupparsi principalmente sul piano militare ed economico. Sebbene oggi sia poco visibile, la militarizzazione attiva viene mantenuta nelle zone indigene. Le strategie economiche, frammiste a programmi istituzionali che cambiano nome, privilegi e consegna di denaro, soddisfano gli stessi fini.

La Jornada recentemente ha documentato in comunità delle varie regioni indigene, che i programmi sono più immediati e generosi verso chi abbandona la resistenza ribelle zapatista, e con priorità più bassa verso ex aderenti all’Altra Campagna. Indigeni priisti e di altre organizzazioni affini al governo degli Altos, per esempio, si lamentano che “tutto è per quelli che erano zapatisti”. Questo, mentre il governatore elargisce elogi ed espressioni di rispetto alle giunte di buon governo ed alle comunità autonome.

In questo contesto, un tribunale del Chiapas questo martedì ha giudicato innocente della sua partecipazione nel massacro di Acteal, l’indigeno Juan Pérez, dopo 13 anni di prigione. La risoluzione si basa su una sentenza della Corte Suprema di Giustizia della Nazione che nel 2009 aveva stabilito che la Procura Generale della Repubblica “falsificò le prove” per incolpare Pérez. Degli oltre 80 paramilitari che scontavano condanne fino a 35 anni per la loro partecipazione al massacro del 1997, ne restano in carcere solo 23 che potrebbero essere presto liberati.

Nello stesso tempo, tra i giornalisti circola un documento che lascia facilmente immaginare chi sia il vero autore. Anonimamente firmato da “membri di organizzazioni sociali di San Sebastián Bachajón, Mitzitón, Tila, Tumbalá, Sabanilla, Chilón, Tonalá, Mapastepec e Pijijiapan” (esattamente le comunità e le zone dove la resistenza si scontra col potere statale ed i suoi piani di investimento), non si specifica mai di che organizzazioni si tratta.

Diffuso sui media locali e scritto in una forma affine agli argomenti dei funzionari della Segreteria di Governo e dei poliziotti statali, i suoi autori dicono di essersi organizzati “da febbraio” in quella che chiamano “l’altra dell’altra civile”, in “risposta alla campagna mediatica dell’Altra Campagna EZLN (sic), che attraverso le sue reti sociali vuole screditarci ed usarci come carne da macello contro il governo e contro la comunità nazionale e internazionale, per i suoi più oscuri ed abietti scopi di terrore e morte”.

Citati nel “pronunciamento”, ma evidentemente non consultati, gli evangelici di Mitzitón (in lotta con gli ejidatarios dell’Altra Campagna per il progetto di un’autostrada privata sulle le loro terre) hanno subito appoggiato il testo alla pagina La Voz de los Mártires.

Secondo lo scritto, gli aderenti all’Altra Campagna “non sono nativi di qui, vengono da altri stati, appoggiati logisticamente da gruppi ribelli, molti di origine straniera, i cui propositi sono volti a creare la divisione tra noi a favore di gruppi guerriglieri e terroristi”. Ed avvertono che “ad ogni attacco” dell’Altra Campagna via Internet,  “ci sarà una risposta”.

Rispetto al conflitto all’entrata delle cascate di Agua Azul (Tumbalá) che attraversa il territorio dell’ejido San Sebastián Bachajón (Chilón), si sostiene senza fondamento che “gli invasori vogliono impadronirsi della zona turistica e del controllo del botteghino di riscossione”. Bisogna dire che il botteghino di riscossione a San Sebastián era stato installato dagli ejidatarios stessi che non vogliono impadronirsene, ma recuperarlo.

Gli autori del testo fanno capire falsamente che sarebbero stati loro ad essere aggrediti e che il botteghino appartiene all’ejido Agua Azul. Si descrivono anche “propensioni al dialogo” col governo, e senza smentirla, rispondono all’accusa di essere paramilitari sostenendo che “L’Altra Campagna e l’EZLN sono un gruppo militare, armato, violento, insorto, terrorista e al servizio degli interessi del crimine organizzato della regione”. Lo scritto si ostenta come ufficiale, perché conclude dicendo: “Aspettiamo la comunicazione, attraverso questo mezzo, della riunione col segretario di Governo, come da risposta dell’ufficio della Presidenza della Repubblica”. http://www.jornada.unam.mx/2011/03/25/index.php?section=politica&article=018n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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