La Jornada – Giovedì 24 marzo 2011
Las Abejas: Los Zetas sono il prodotto della contrainsurgencia in Chiapas
Hermann Bellinghausen
Commemorando il massacro di Acteal A Chenalhó, Chiapas, la Società Civile Las Abejas questo martedì ha dichiarato: “Tutto il Messico ogni giorno sta vivendo dei massacri. In luoghi come Ciudad Juárez e Sinaloa, si uccidono intere famiglie, si bruciano le loro case, si minacciano i sopravvissuti ed il governo non fa niente, dice che sono i narcotrafficanti. Ma quando uccidono un agente degli Stati Uniti, in una settimana hanno già i presunti responsabili. Quando viene assassinata gente del popolo, quando ammazzano una donna proprio sulla porta del palazzo di governo, quando famiglie intere sono distrutte, il governo non fa niente”.
Ricordando l’offensivo contrainsurgente che subiscono da quattro lustri, gli indigeni sostengono che “tutto questo” ha seguito un piano di contrainsurgencia che i militari messicani “hanno appreso nelle scuole militari degli Stati Uniti, ed ora i loro cani coraggiosi che li hanno addestrati sono usciti dall’Esercito e continuano a massacrare innocenti, ma ora come il gruppo che si chiama Los Zetas”.
Da Acteal, Las Abejas dicono: “Il governo dice che quelli che muoiono sono delinquenti o gente che per caso passava da quelle parti durante le sparatorie, ma noi vediamo che molti sono morti per difendere la vita di fronte ai progetti di morte e distruzione. Vediamo che in Chiapas e in Messico c’è il massacro di gente innocente a favore della pace, ci sono persecuzioni dei leader di molte organizzazioni, carcere per coloro che chiedono giustizia, pace e dignità”.
Con questi fatti, aggiunge l’organizzazione tzotzil, “vediamo che il governo ha paura del popolo e vuole far tacere la sua voce. Uccide chi difende la vita; mentre quelli che ammazzano, quelli che organizzano guerre ed i delinquenti sono liberi o vengono liberati, come agli autori del massacro di Acteal”. Colpevoli di questi fatti e della violazione dei diritti umani sono i governanti “che non sanno amministrare la giustizia”.
Citano come esempio quelli che sono perseguiti “per difendere la vita” dei propri compagni aderenti all’Altra Campagna di San Sebastián Bachajón (Chilón), “che subiscono repressione, persecuzione, criminalizzazione delle loro lotte ed arresti ingiusti come conseguenza della difesa della Madre Terra”. Ciò mette in evidenza la strategia contrainsurgente del governo “ed il modo in cui si continui ad agire” per “il dominio sui popoli e sulle comunità in resistenza”.
Las Abejas di Acteal sostengono: “Non scoraggiamoci mai di commemorare i nostri padri e madri e chiedere giustizia per i nostri cari massacrati nel 1997. Non dimentichiamo questo crudele avvenimento compiuto dai paramilitari organizzati dal presidente Ernesto Zedillo, dal governatore Julio César Ruiz Ferro e dal comandante della zona militare, Mario Renán Castillo”. Il loro piano di contrainsurgencia si proietta al presente, ora con Los Zetas.
Nel loro modo caratteristico, Las Abejasi, insistono: “Anche se i governanti considerano quell’anno ormai parte della storia, noi non possiamo dimenticare. Come pacifisti diciamo che ‘la pallottola non uccide, quello che uccide è l’oblio’ ed è fondamentale per noi mantenere viva la memoria”.
Da parte sua, il Consiglio Autonomo Regionale della Zona Costa del Chiapas, anch’esso dell’Altra Campagna, denuncia: “In queste settimane abbiamo vissuto circondati da governi, funzionari, procuratori, poliziotti, falsi avvocati, servizi di intelligence al punto che il paesaggio non era tale se non erano presenti”. Riconosce che il Centro dei Diritti Umani Digna Ochoa “ha svolto un ruolo di intermediazione”, e ciò nonostante, i suoi membri sono perseguitati dalla giustizia.
“Non abbiamo nessun impegno col governo, solo domande e richieste. Non abbiamo firmato nessun patto di governabilità, perché la governabilità c’è solo quando esiste giustizia sociale e siamo molto lontano da questa realtà. Vogliamo dire al governo che non ci sarà nessun tavolo di lavoro, dialogo o colloquio, perché non crediamo nelle sue parole piene di bugie, non ci sarà nessuno che parlerà a nome del Consiglio Autonomo, continueremo a mettere per iscritto le istanze delle comunità ed a mobilitarci se queste non saranno soddisfatte”, precisa il Consiglio. http://www.jornada.unam.mx/2011/03/24/index.php?section=politica&article=018n1pol