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Meta
dal municipio di Siltepec-Chiapas
La Jornada – Sabato 14 gennaio 2012
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 13 gennaio. Gli abitanti organizzati del municipio di Siltepec, nella Sierra Madre del Chiapas, hanno bloccato l’accesso al municipio per i fornitori di birra, distributori di alcool e droga e imprese canadesi di sfruttamento del legno e miniere che sfruttano il loro territorio; inoltre hanno chiuso 18 bar e messo seriamente in discussione la polizia, il sindaco e l’agente del Pubblico Ministero (MP) dello stato che proteggono i delinquenti. A partire da questo giovedì hanno deciso di organizzarsi “come capoluogo municipale, in coordinamento con ejidos, fattorie, quartieri e colonie, per esercitare il controllo del nostro territorio senza l’intervento dei partiti politici e del governo”.
L’organizzazione della società civile Luz y Fuerza del Pueblo-Región Sierra, aderente all’Altra Campagna, presente in 38 municipi della regione, informando dell’azione ha dichiarato: “Il nostro municipio, come la maggioranza in Chiapas, affronta gravi problemi di alcolismo, eccesso di presenza di bar, proliferazione di droga e prostituzione, disboscamento e commercializzazione dell’ambiente, saccheggio clandestino dei minerali da parte delle imprese del Canada nell’ejido Honduras e nel quartiere Las Nubes dell’ejido Toquián Grande, ed il tentativo di intervenire in altri”.
Gli abitanti hanno posto catene e cartelloni alle entrate ed uscite del capoluogo municipale e negli ejidos dove ci sono risorse naturali e minerali, “per impedire il saccheggio clandestino, poiché l’impresa mineraria Black Fire è entrata di nascosto di notte portando via otto camion del minerale del quartiere Campo Aereo dell’ejido Honduras; abbiamo avvertito che non lo permetteremo più in nessun posto del Sierra”.
Facendo appello all’articolo 39 della Costituzione, aggiungono: “Su ordine del popolo, ejidos e comunità organizzate abbiamo chiuso più di 18 bar nel capoluogo municipale di Siltepec e contemporaneamente abbiamo le nostre guardie e vigilanze nel centro e nei cinque quartieri, negli ejidos e fattorie che appartengono alla nostra organizzazione, affinché mantengano l’ordine durante la notte. Fermeremo gli ubriachi, i criminali ed i trafficanti di immigrati, perché la polizia settoriale non controlla né offre sicurezza, ma si dedica alle estorsioni ed alla repressione della popolazione, mentre il presidente municipale non svolge il suo dovere”.
Chiedono che le nuove guardie comunitarie siano rispettate “perché agiscono su ordine del popolo e in base a verbali di accordo”. E puntualizzano: “La nostra decisione di organizzarci in maniera indipendente dal governo e dai partiti politici è stata presa perché sono ormai troppi anni di inganni e bugie. Dopo 72 anni di governo del PRI, quasi 12 del PAN e quasi 12 del PRD in Chiapas, la situazione del nostro popolo non è cambiata, stiamo sempre peggio nonostante le campagne di stampa su radio e televisione in cui il governo dice di aver investito in cose che ha realizzato”.
La Sierra del Chiapas, “che è sempre stata tranquilla, ora si sta svegliando insieme ad altri compagni e fratelli dei municipi di Motozintla, El Porvenir, Bella Vista, La Grandeza, Frontera Comalapa, tra altri”.
Nella loro argomentazione aggiungono il loro dissenso per le elevate tariffe elettriche, “la prepotenza, la mancanza di giustizia e la corruzione del PM, Alexander Pérez Ramírez”, le deficienze dell’assistenza sanitaria “e la mancanza di umanità del personale sanitario”, e “la nota Assicurazione Popolare che resta sulla carta di fronte alla gravità dei problemi; la corruzione e l’abbandono nei quali si trova il municipio ed i suoi ejidos; sono tante le lettere e le denunce che abbiamo fatto alle autorità statali ma non abbiamo mai avuto adeguate”.
Gli abitanti di Siltepec, dentro la Sierra Madre, vicino alla frontiera col Guatemala, hanno anche avvertito la società Coca Cola: “Non lasceremo che si impadronisca della montagna del Rosarito e del Podere Las Chicharras dell’ejido Vega del Rosario, dove ci sono molibdeno ed acqua pulita”.
Denunciano minacce di morte da parte di bande criminali che operano nella regione. Lo scorso 31 dicembre è stato assassinato il loro compagno Salomón Ventura Morales, nella sua abitazione nel quartiere Las Cruces, “da persone ben note”. E concludono: “Ora basta con la corruzione, le ingiustizie e la complicità tra malviventi ed autorità”.http://www.jornada.unam.mx/2012/01/14/politica/014n1pol
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riflessioni di Raul Zibechi
LE SINISTRE E LA FINE DEL CAPITALISMO
di Raúl Zibechi
L’attuale crisi mondiale sta frammentando il pianeta in regioni a tal punto che il sistema-mondo è prossimo ad una crescente disarticolazione. Uno degli effetti di questa crescente regionalizzazione del pianeta è che i processi politici, sociali ed economici non si manifestano più nello stesso modo in tutto il mondo e producono divergenze – in futuro, forse, biforcazioni – tra il centro e la periferia.
Per le forze antisistemiche questa disarticolazione globale rende impossibile il disegno di un’unica e sola strategia planetaria e inutili i tentativi di stabilire tattiche universali. Sebbene esistano ispirazioni comuni e obbiettivi generali condivisi, le diverse velocità che registra la transizione al postcapitalismo e le notevoli differenze tra i soggetti antisistemici minano possibili generalizzazioni.
Tuttavia ci sono due questioni rilevanti che riguardano le strategie in tutto il mondo. La prima è che il capitalismo non cadrà a pezzi né collasserà da solo, ma dovrà essere sconfitto dalle forze antisistemiche, siano movimenti di base orizzontali e comunitari, partiti più o meno gerarchici incluso i governi di segno anticapitalista.
Parafrasando Walter Benjamin, bisognerebbe dire che niente è stato più deleterio per il movimento rivoluzionario quanto il credere che il capitalismo sarebbe caduto sotto il peso delle proprie “leve” interne, soprattutto di carattere economico. Il capitale venne al mondo avvolto da sangue e fango, come diceva Marx, e dovette attraversare una catastrofe demografica come quella prodotta dalla peste nera perché le popolazioni, paralizzate dalla paura, si sottomettessero non senza resistenze alla logica dell’accumulazione di capitale. È la gente che deve perdere la paura, come fanno gli zapatisti, per cominciare a ri-appropriarsi dei mezzi di produzione e di cambiamento, e costruire qualcosa di diverso.
La seconda questione è che la transizione ad una nuova società non sarà breve né avverrà in pochi decenni. Fino ad ora tutte le transizioni hanno richiesto secoli di enormi sofferenze, in società dove i meccanismi comunitari ponevano limiti alle ambizioni, dove la pressione demografica era molto minore e il potere di quelli in alto non assomigliava per niente a quello che oggi detiene l’uno per cento dei più ricchi.
In America Latina, negli ultimi tre decenni i movimenti antisistemici hanno inventato nuove strategie per cambiare le società e costruire un mondo nuovo. Esistono anche riflessioni e ragionamenti sull’azione collettiva che nei fatti divergono dalle vecchie teorie rivoluzionarie, sebbene sia evidente che non negano i concetti coniati dal movimento rivoluzionario in due secoli di storia. Nell’attuale congiuntura possiamo registrare tre fatti che impongono riflessioni diverse da quelle che stanno sviluppando le forze antisistemiche in altre regioni.
In primo luogo, l’unità delle sinistre è avanzata in forma notevole e in non pochi casi queste sono arrivate al governo. Almeno in Uruguay, in Bolivia e in Brasile l’unità delle sinistre è avanzata fin dove le era possibile. Certamente al di fuori di queste forze ci sono partiti di sinistra (soprattutto in Brasile), però questo non cambia il fatto fondamentale che l’unità è stata raggiunta. In altri paesi, come l’Argentina, parlare di unità della sinistra è dire molto poco.
La questione centrale è che le sinistre, più o meno unite, hanno dato quasi tutto quello che potevano dare al di là della valutazione che si possa fare sul loro operato. Gli otto governi sudamericani che possiamo definire di sinistra hanno migliorato la vita delle persone e diminuito le loro sofferenze, ma non sono avanzati nella costruzione di nuove società. Si tratta di constatare fatti e limiti strutturali che indicano che da quella strada non si può ottenere più di quanto conquistato.
In secondo luogo, in America Latina esistono embrioni, fondamenta o semi delle relazioni sociali che possono sostituire il capitalismo: milioni di persone vivono e lavorano nelle comunità indigene in ribellione, negli accampamenti dei contadini senza terra, nelle fabbriche recuperate dagli operai, nelle periferie auto-organizzate, e partecipano a migliaia di attività nate nella resistenza al neoliberismo e che si sono trasformate in spazi alternativi al modo di produzione dominante.
Terza cosa, le sofferenze generate dalla crisi sociale provocata dal neoliberismo nella regione sono state rallentate dalle iniziative di sopravvivenza create dai movimenti (dalle mense ai panifici popolari), prima che i governi usciti dalle elezioni si ispirassero alle stesse attività per promuovere programmi sociali. Queste iniziative sono state e sono ancora fondamentali per la resistenza e la creazione allo stesso tempo di alternative al sistema, dato che non solo riducono le sofferenze ma generano pratiche autonome dagli stati, dalle chiese e dai partiti.
Come segnala Immanuel Wallerstein ne La sinistra mondiale dopo il 2011, l’unità delle sinistre può sicuramente contribuire a far nascere un mondo nuovo e, allo stesso tempo, ridurre i dolori del parto. Ma in questa regione del modo buona parte di quei dolori non sono calati con le vittorie elettorali della sinistra. In Ecuador ci sono quasi 200 persone rinchiuse con l’accusa di terrorismo e sabotaggio per la loro opposizione alle miniere a cielo aperto. Tre militanti del Fronte Darío Santillán sono stati assassinati dalle mafie a Rosario, in quello che potrebbe essere l’inizio di una escalation contro i movimenti. Centinaia di migliaia sono gli sfollati dalle loro case in Brasile a causa della speculazione per la Coppa del Mondo del 2014. La lista è lunga e in continuo aumento.
L’unità della sinistra può essere positiva. Ma la battaglia per un mondo nuovo sarà molto più lunga della durata dei governi progressisti dell’America Latina e, soprattutto, si risolverà in spazi macchiati di sangue e fango.
(traduzione a cura di rebeldefc@autistici.org – http://www.caferebeldefc.org/)
fonte: http://www.jornada.unam.mx/2012/01/13/index.php?section=politica&article=027a2pol&partner=rss
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LIBERTÀ PER ALBERTO PATISHTAN
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LIBERTÀ PER ALBERTO PATISHTAN
5000 messaggi per il prigioniero politico Alberto Patishtan:
http://www.autistici.org/nodosolidale/news_det.php?l=it&id=2150
*Pretendiamo la liberazione del professor Alberto Patishtan*
Il professor Alberto Patishtan, conosciuto per il suo attivismo a difesa dei diritti degli indigeni in Messico, è stato fatto sparire lo scorso 20 ottobre dal carcere del Chiapas, dove ha scontato 11 anni di pena, in seguito a una sentenza contestata per gravi irregolarità. Alberto, che soffre di diabete e ha contratto un glaucoma in prigione, è apparso qualche giorno dopo in un carcere di massima sicurezza a 2.000 km dalla sua famiglia, gli si rifiuta assistenza medica ed è soggetto ad isolamento totale per 23 ore al giorno. Il tuo aiuto è vitale.
Richiediamo al governo che rimetta in libertà il professor Alberto Patishtan.
Utilizza il modulo di questo link:
http://oiga.me/campaigns/exige-la-liberacion-del-profesor-alberto-patishtan
per scrivere una mail per chiedere la liberazione del professor Alberto Patishtan e la invieremo al presidente della Repubblica del Messico, al Governatore del Chiapas, al Ministro dell’Interno e alla Procura Generale di Giustizia del Chiapas. Puoi scrivere un testo a parole tue o, se preferisci, copiare e incollare questo messaggio:
—
Libertà immediata per Alberto Patishtán!!!
Manifesto il mio sostegno affinchè il professor Patishtán venga messo in libertà e le trasmetto la mia severa condanna alle irregolarità giudiziarie e penitenziarie che si verificano in Messico.
—
Alberto Patishtan è un maestro di origine Tzotzil di quarant’anni, aderente alla Sesta Dichiarazione Zapatista, che ha dedicato la sua vita alla difesa dei diritti dei popoli indigeni in Messico. Undici anni fa e dopo un torvo processo guidiziario, è stato condannato a 60 anni di prigione. Ciò nonostante, il professore ha incontrato dall’altra parte, un altro spazio dal quale cominciare una mobilitazione e smuovere le coscienze in merito al rispetto dei diritti dei detenuti.
In questo contesto e come membro dell’organizzazione “La Voz del Amate”, il professor Alberto si è reso protagonista di numerose attività di protesta pacifica. I più recenti sono stati uno sciopero della fame e digiuni cominciati lo scorso 29 settembre insieme ad altri compagni, con l’obiettivo di denunciare non solo le irregolarità processuali ma anche i casi di tortura e minacce subite da moltitudini di prigionieri e prigioniere politiche. Alberto ha partecipato all’azione sin dall’inizio rischiando di accusare debolezza a causa del diabete e del glaucoma di cui soffre. Quest’ultimo, contratto in prigione.
Durante l’azione di protesta, all’alba del 20 ottobre, il maestro fu allontanato dalla prigione del Chiapas, senza previo avviso al Centro per i Diritti Umani Fray Bartolome de Las Casas, ente giuridico responsabile di rappresentarlo, nè comunicazione alla sua famiglia che con angoscia per alcune ore, ha temuto fosse scomparso. Alla fine è ricomparso nella prigione federale n° 8, a Guasave, Sinaloa, un centro di massima sicurezza a più di 2.000 km dal suo stato di origine, il Chiapas.
Ora, non solo si sa dove si trova ma addirittura è stato accertato che il professor Patishtán non riceve assistenza medica e che è obbligato a subire 23 ore al giorno di isolamento totale nella sua cella individuale. Se questa situazione dovesse protrarsi, Alberto potrebbe rimanere cieco in poco tempo.
Il maestro ha presentato il caso alla Corte Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) e conta sull’enorme sostegno di organizzazioni internazionali e nazionali come Amnesty International o Movimento per la Pace con Giustizia e Dignità, così come quello dei suoi compagni, familiari e reti di aiuto. A causa di tutto ciò, il governo non ascolta le sue denunce e continua coi metodi repressivi contro i membri di piattaforme come L’Altra Campagna.
Gli arresti all’insegna della noncuranza delle garanzie processuali di base e le denunce per torture e pratiche vessatorie sui prigionieri politici si ammassano e si dimenticano. Attraverso questa campagna, vogliamo trasmettere ai colpevoli di questa situazione, in particolare a Felipe Calderon (presidente del consiglio) e a Juan Sabines (governatore del Chiapas), l’indiscutibile sostegno della società civile internazionale a favore dei diritti dei prigionieri e delle prigioniere politiche messicane e l’assoluta condanna delle irregolarità giudiziarie e penitenziarie che si verificano.
Libertà per i prigionieri politici!
È possibile mettersi in contatto direttamente con loro tramite i contatti twiters
Lic. Felipe de Jesús Calderón Hinojosa (Presidente della Repubblica)
Twitter: @FelipeCalderon y @GobFed
Lic. José Francisco Blake Mora (Ministro dell’Interno) Twitter: @FBlakeM y @SEGOB_mx
Lic. Juan José Sabines Guerrero (Governatore Costituzionale dello Stato del Chiapas)
Twitter: @Juansabinesg y @gubernaturachis
Dr. Noé Castañón León (Segretario Generale del Governo dello Stato del Chiapas)
Twitter: @gobiernochiapas
Lic. Raciel López Salazar (Procura Generale di Giustizia del Chiapas) Twitter: @pgjechiapas
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ancora sul massacro Acteal
La Jornada – Giovedì 22 dicembre 2011
HERMANN BELLINGHAUSEN
San Cristóbal de las Casas, Chis. 21 dicembre. Da due giorni, dei tre previsti, si stanno svolgendo le commemorazioni della Società Civile Las Abejas del massacro di Acteal a Yabteclum, municipio di Chenalhó, dove le cinque zone dell’organizzazione tzotzil hanno iniziato da martedì alcune “giornate di digiuno e preghiera”; ma anche “di memoria della resistenza”, di conoscenza dell’attuale “situazione di violenza nel nostro paese”.
Le famiglie di Las Abejas hanno accolto nel pomeriggio la marcia “contro la violenza di Stato, per la pace, la memoria e contro l’impunità”, partita da San Cristóbal all’alba di ieri, per alcuni tratti a piedi ed altri in auto, alla maniera delle “torce” guadalupane. Intanto, adActeal, da martedì stanno giungendo gruppi di indigeni cattolici di Simojovel, Chenalhó, Pantelhó e Mitontic.
Come ogni anno in questo giorno, ed ogni giorno 22 di tutti i mesi dei passati quattordici anni, Las Abejas ricordano i loro 45 morti del 1997 e continuano a chiedere giustizia e rispetto da parte delle autorità, così come la punizione degli autori materiali ed intellettuali del massacro.
A nome dell’organizzazione, Antonio Gutiérrez ha dichiarato che nel nostro paese la giustizia viene “garantita unicamente ad amici e soci” dei governanti di turno. Ha citato la responsabilità nei fatti dell’allora governatore del Chiapas, Julio César Ruiz Fierro; del segretario di Governo, Emilio Chuayffet Chemor, e del presidente della Repubblica, Ernesto Zedillo Ponce de León.
Tutte le processioni convergeranno all’incrocio di Majomut, all’altezza della base militare, per dirigersi ad Acteal e celebrare il ricordo con l’abituale contributo di Las Abejas per la denuncia e la solidarietà, e per manifestare anche “contro l’impunità da nord a sud del nostro paese” e “l’accelerato processo di militarizzazione, paramilitarizzazione e mancanza di controllo sociale”, come deliberata strategia del governo di Felipe Calderón Hinojosa.
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seminario internazionale al CIDECI di San Cristobal-Messico-
Programma del II° Seminario Internazionale di riflessione e analisi “Pianeta Terra: movimenti antisistema”. CIDECI, dal 30 dicembre 2011 al 2 gennaio 2012
Iscrizioni a partire dal 29 dicembre (ore 10 am)
30 dicembre 2011
* Sessione Mattutina (ore 11 am)
Presentazione del libro: LA POTENZA DEI POVERI
di Jean Robert e Majid Rahnema.
– Ana Valadez
– Xuno López
– Carlos Manzo
– Rafael Landereche
Moderatrice: Stella Maris
Presentazione del libro: LA POTENZA DEI POVERI
di Jean Robert e Majid Rahnema.
– Ana Valadez
– Xuno López
– Carlos Manzo
– Rafael Landereche
Moderatrice: Stella Maris
* Sessione Serale (ore 6 pm):
– Mercedes Olivera
– Xóchitl Leyva
– Jérôme Baschet
Moderatore: Ronald Nigh
– Mercedes Olivera
– Xóchitl Leyva
– Jérôme Baschet
Moderatore: Ronald Nigh
31 dicembre 2011
* Sessione Mattutina (ore 11 am)
– Paulo Olivares (U. central-Chile)
– Danay Quintana/Boris Nerey (CMMLK-Cuba)
– Julieta Paredes (Bolivia)
– Movimiento por Justicia del Barrio (New York)
Moderatrice: Nelly Cubillos
– Paulo Olivares (U. central-Chile)
– Danay Quintana/Boris Nerey (CMMLK-Cuba)
– Julieta Paredes (Bolivia)
– Movimiento por Justicia del Barrio (New York)
Moderatrice: Nelly Cubillos
* Sessione Serale (ore 6 pm)
– Occupy Wall Street
– Mahvish Ahmad (Pakistán)
– Luis Andrango (Ecuador)
Moderatore: Víctor H. López
– Occupy Wall Street
– Mahvish Ahmad (Pakistán)
– Luis Andrango (Ecuador)
Moderatore: Víctor H. López
1 gennaio 2012
* Sessione Mattutina (ore 11 am)
– Paulina Fernández
– Gustavo Esteva
– Javier Sicilia
Moderatrice: Concepción Suárez
– Paulina Fernández
– Gustavo Esteva
– Javier Sicilia
Moderatrice: Concepción Suárez
* Sessione Serale (6 pm)
– Pablo González Casanova
– Boaventura de Souza
– Salvador Campanur (Cherán)
Moderatrice: Rosa Luz Pérez
– Pablo González Casanova
– Boaventura de Souza
– Salvador Campanur (Cherán)
Moderatrice: Rosa Luz Pérez
2 gennaio 2012
* Sessione Mattutina (ore 11 am)
– Sylvia Marcos
– Nelson Maldonado
– Anselm Jappe
Moderatrice: Marina Pagès
– Sylvia Marcos
– Nelson Maldonado
– Anselm Jappe
Moderatrice: Marina Pagès
* Sessione Serale (ore 6 pm)
– Fernanda Navarro
– Luis Villoro
– Carlos Marentes (Texas)
– Jean Robert
Moderatore: Lázaro Sánchez
– Fernanda Navarro
– Luis Villoro
– Carlos Marentes (Texas)
– Jean Robert
Moderatore: Lázaro Sánchez
Per informazioni visitare la pagina: http://www.segundoseminarioint.ya.st/
Diretta video e aggiornamenti:
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incontro internazionale dei diritti umani
Incontro Internazionale dei Diritti Umani in Solidarietà con l’Honduras – Brigate di Solidarietà nel Bajo Aguan
Fratelli e sorelle,
Compagni e compagne,
Il nostro saluto a tutti e tutte,
Con la speranza e la voglia di continuare a costruire un Honduras in cui noi non siamo statistiche in aumento per violazione dei diritti umani, cercando soluzioni alla grave situazione umanitaria nella regione di lotte contadine della Valle dell’Aguán, stiamo facendo confluire gli sforzi di varie organizzazioni, affinché ci si riunisca sempre più tra honduregni ed honduregne per riesaminare le realizzazioni collettive di giustizia, dignità e vita, potendo fare affidamento sulla solidarietà internazionale, che ci riempia d’incoraggiamento, di tenerezza e ci renda forti nell’affrontare la sistematica violazione dei diritti umani, la militarizzazione e il saccheggio.
Ci fa molto piacere invitarvi a partecipare all’Incontro Internazionale dei Diritti Umani in Solidarietà con l’Honduras, che si svolgerà nel BajoAguán, dipartimento di Colòn, Honduras, dal 17 al 20 febbraio 2012.
In questo Incontro Internazionale ci proponiamo di:
– Evidenziare la continuità del colpo di Stato in Honduras e la sua espressione in tutto l’apparato istituzionale, responsabile dell’impunità e dell’acutizzazione della violenza statale.
– Rafforzare i vincoli solidali e di fratellanza tra lotte e popoli del mondo, a partire dall’azione comune dinnanzi alla grave situazione di violazione dei diritti umani in Honduras.
– Rendere visibile e denunciare la situazione di violazione dei diritti umani in Honduras, specialmente nel Bajo Aguán.
– Comprendere il vincolo tra militarizzazione, multinazionalizzazione, lotta per la terra e violazione dei diritti umani nella regione e nel paese.
Prima e dopo l’Incontro e nell’ambito di questa convocazione, si realizzeranno Brigate Nazionali ed Internazionali di Solidarietà presso le comunità ed insediamenti che vivono le condizioni più gravi. Tali Brigate di Solidarietà si costituiscono a partire dalla convinzione che la creatività, l’affetto attivo e la collettività vitale, abbiano il potere di smontare la cultura della violenza che sostiene la logica militare.
Svolgeranno compiti di prevenzione e protezione dei diritti umani negli insediamenti delle varie organizzazioni contadine sottoposte a repressione e sterminio. I periodi di permanenza delle brigate di solidarietà saranno definiti tra le persone delegate e l’Osservatorio.
Vi ricordiamo che l’arrivo a Tocoa, città principale del Bajo Aguàn, è stabilito per il 17, il 18 e 19 saranno giorni di lavoro pieno ed il 20 la partenza. L’Osservatorio coordinerà le Brigate di Solidarietà per coloro che vi proseguiranno.
Per ulteriori informazioni:
potete comunicare tramite l’indirizzo di posta elettronica: mioaguan2012@gmail.com
e seguire il blog: http://www.mioaguan.blogspot.com/
Per le Brigate di Solidarietà contattare direttamente:
Brigadas Aguan – brigada.solidaridad.aguan@gmail.com
Observatorio Permanente de Derechos Humanos en el Aguán.
Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras COPINH.
Organización Fraternal Negra de Honduras OFRANEH
Insurrectas Autónomas
Espacio Refundacional
Coordinadora de Organizaciones Populares del Aguan COPA
Frente Nacional de Resistencia Popular – FNRP – Colon
Movimiento Campesino del Aguan – MCA
Movimiento Unificado Campesino del Aguan – Margen Izquierda
MUCA –MI
Movimiento Unificado Campesino del Aguan – Margen Derecha
MUCA-MD
Movimiento Campesino de Rigores
Movimiento Campesino Orica
Movimiento Marañones
Cooperativa Buenos Aires
Movimiento Campesino de Vallecito
Movimiento Auténtico Reivindicador de Campesinos del Aguan MARCA
Fundacion Popol Nah Tum
Colectivo Italia Centro América
Rights Action
Convergencia de Movimientos de los Pueblos de las Americas COMPA
Comité de Familiares de Detenidos Desaparecidos en Honduras COFADEH
Tradotto da Adelina Bottero
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Collettivo Italia-Centro America CICA
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22 Dicembre: anniversario del massacro di Acteal
Messico: Marcia per la pace, la memoria e contro l’impunità, da San Cristóbal de Las Casas ad Acteal
XIV° Anniversario del massacro di Acteal
22 diciembre 2011
San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, 16 dicembre 2011
Alle ed agli indignati e ribelli:
Di fronte alla grave situazione che vive il paese, vi invitiamo a partecipare alla marcia per la pace, la memoria, e contro l’impunità che inizierà il 21 di dicembre a San Cristóbal de Las Casas, per arrivare il giorno dopo 22, ad Acteal, in risposta all’invito dell’Organizzazione Società Civile Las Abejas di Acteal ad una giornata di digiuno e preghiera.
Con questa marcia vogliamo riflettere e manifestare contro l’impunità che si vive dal nord al sud del nostro paese sottoposto ad un processo di militarizzazione, paramilitarizzazione e disordine sociale, quale parte della strategia di Felipe Calderón Hinojosa, di guerra dichiarata contro la criminalità organizzata le cui conseguenze sono state, fino ad ora, più di 70 mila vittime tra omicidi e scomparsi.
Questo in una situazione di riordino capitalista del territorio messicano con l’implementazione di mega-progetti previsti nel Trattato di Libero Commercio dell’America del Nord (TLCAN), nel Progetto Mesoamérica (prima Piano Puebla-Panama), nell’Alleanza per la Sicurezza e la Prosperità dell’America del Nord (ASPAN) e nella Iniciativa Mérida (Plan México), che considerano la terra una merce da cui saccheggiare le risorse, come petrolio, gas, acqua, biodiversità, minerali, a beneficio di compagnie multinazionali a capitale nazionale e straniero, le cui conseguenze si materializzano nella violazione sistematica dei diritti umani e la distruzione dell’ambiente.
Per ripudiare questa situazione e rafforzare il nostro coraggio ed energie, ti aspettiamo il giorno 20 dicembre 2011 alle pre 20:00, nel Centro Indigeno di Formazione Integrale-Università della Terra (Cideci-Unitierra) Chiapas, Antiguo Camino a San Juan Chamula s/n, Colonia Nueva Maravilla, San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, dove ci riuniremo per riposare ed iniziare la marcia il giorno dopo, 21 dicembre, alle ore 4:00 del mattino, per arrivare alle 18:00 circa nella comunità di Yabteclum, Chenalhó, dove ci fermeremo per la sera.
La marcia riprenderà alle ore 5:00 del 22 dicembre per raggiungere il crocevia di Majomut dove ci riuniremo con le compagne e i compagni della Società Civile Las Abejas di Acteal, le sorelle e i fratelli solidali tra i quali il Vescovo della diocesi di Saltillo, Fray Raúl Vera López e di San Cristóbal de Las Casas, Felipe Arizmendi.
Vi aspettiamo e non dimenticate di portare sacco a pelo, torcia elettrica, acqua e frutta.
Organizzazione: Luz, Margarita, Michele, Rafa, Rubén e Susana.
Per informazioni, scrivere a:
Luz: luznaiki@yahoo.es
Rafa: rafalgm@yahoo.com
***
–
Area de Sistematizacion e Incidencia / Comunicacion
Centro de Derechos Humanos Fray Bartolome de Las Casas A.C.
Calle Brasil #14, Barrio Mexicanos,
San Cristobal de Las Casas, Chiapas, M?xico
Código Postal: 29240
Tel +52 (967) 6787395, 6787396, 6783548
Fax +52 (967) 6783551
www.frayba.org.mx
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sospensione cure al detenuto dell’Altra Campagna Alberto Patishtàn
La Jornada – Domenica 18 dicembre 2011
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 17 dicembre. I detenuto dell’Altra Campagna che tra settembre e novembre per 39 giorni avevano sostenuto uno sciopero della fame in tre prigioni del Chiapas, senza però ottenere la libertà, salvo per due di loro, annunciano l’intenzione di proseguire “in questa trincea della nostra resistenza” nelle prigioni, perché si dichiarano innocenti. La liberazione di Alberto Patishtán, oggi in una prigione federale in Sinaloa, continua ad essere la principale richiesta del movimento, che va oltre la protesta del digiuno conclusa il passato 7 novembre, per la mancanza di risposte del governo statale.
Il professor Patishtán “è sottoposto a condizioni molto dure nel carcere di Guasave”, informano i detenuti della Voz del Amate, Solidarios de la Voz del Amate e Voces Inocentes dal carcere N. 5 di San Cristóbal. In una conversazione telefonica, lo stesso Patishtán ha denunciato che gli è stato sospeso il trattamento medico contro il glaucoma e che lo tengono in isolamento. Non potrà ricevere nemmeno un libro prima di sei mesi. “Mi hanno completamente ignorato”, ha detto.
Uno dei suoi compagni, il promotore di salute Pedro López Jiménez, a conoscenza della malattia di Patishtán Gómez, racconta che quando questi arrivò nella prigione di El Amate a San Cristóbal nell’aprile del 2009, “ci si accorse che stava perdendo la vista dall’occhio destro; allora fu portato in ospedale dove rimase ricoverato per oltre cinque mesi”, e gli fu diagnosticato il glaucoma.
A causa dello sciopero della fame, del quale era portavoce, Patishtán è stato trasferito in una prigione di massima sicurezza “per isolarlo”. Oggi, aggiunge López Jiménez, “gli hanno tolto le gocce che i medici hanno raccomandato di non sospendere nemmeno per un solo giorno; io, come promotore di salute, conosco la malattia di Alberto perché gli mettevo le gocce tutti i giorni quando ero in quella prigione”. López Jiménez chiede al governo federale “di dare istruzioni affinché le gocce siano nuovamente concesse come trattamento del glaucoma”.
Come hanno dichiarato i suoi compagni Rosario Díaz Méndez, Alfredo López Jiménez, Juan Collazo Jiménez e Juan Díaz López, le autorità hanno trattato Patishtán “come un criminale pericoloso, benché il governo dello stato abbia riconosciuto pubblicamente la sua innocenza”. I detenuti indigeni esortano il governo di Felipe Calderón “ad intervenire per la sua liberazione, così come chiediamo il suo trasferimento vicino alla sua famiglia e le cure per la sua malattia”. Chiedono inoltre al governo di Juan Sabines Guerrero a concedere a tutti loro “la libertà incondizionata che ci è stata rubata”.
Grazie allo sciopero, il 16 novembre Juan Collazo Jiménez è stato trasferito dal carcere N. 6 di Motozintla a quello di San Cristóbal de las Casas. Non è stato rilasciato, ma non è più “in punizione” lontano dalla sua famiglia e dai suoi compagni da un anno, sottoposto a tortura psicologica e punizioni fisiche come parte di “una strategia di destrutturazione sociale e politica”, sostengono i detenuti.
Il 15 novembre, grazie allo sciopero della fame, sono stati liberati due dei detenuti dell’Altra Campagna, Andrés Núñez Hernández e José Díaz López.
Tuttavia, Alfredo López Jiménez e Rosario Díaz Méndez hanno denunciato “la carente assistenza medica” nel carcere N. 5, per mancanza di personale, medicine e risorse materiali. Con queste pratiche, denunciano, “l’istituzione penitenziaria a carico del Sottosegretariato degli Istituti Penali del Chiapas, viola gli articoli 4 e 18 della Costituzione sul diritto alla salute dei reclusi nei penitenziari della Repubblica”, così come i relativi trattati internazionali.
Qualche giorno fa, i detenuti aderenti all’Altra Campagna hanno così ringraziato per la solidarietà internazionale ricevuta: “Anche se non abbiamo ottenuto politicamente nulla, abbiamo ottenuto molto più di quello che immaginavamo, perché abbiamo il vostro immenso appoggio nel chiedere la giustizia e la libertà. Siamo qui con rinnovata volontà di continuare a lottare con coraggio e forza. Non importano gli ostacoli e gli oltraggi, perché noi siamo una famiglia numerosa quante sono le stelle la cui luce è visibile da lontano, che è la solidarietà con le nostre lotte”. http://www.jornada.unam.mx/2011/12/18/politica/016n1pol
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cena di sottoscrizione per lotta di classe
18 DICEMBRE 2011
LA STAMPA ANARCOSINDACALISTA SI PRESENTA
Domenica 18 Dicembre 2011 – dalle ore 13.00 –
Presso il C.S.O.A. “COX 18” di via Conchetta 18 – Milano
(zona Navigli – MM2 Romolo – linee autobus 90-91-59)
PRANZO POPOLARE DI SOTTOSCRIZIONE – A PARTIRE DA 10€ –
PER “LOTTA DI CLASSE”
Periodico anarcosindacalista edito da U.S.I.-A.I.T.
PROGRAMMA:
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Ore 13.00 pranzo con degustazione “caffè Malatesta”.
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Ore 14.30 presentazione di “Lotta di Classe” e “Il Paolaccio”. Saranno presenti compagni dei collettivi redazionali.
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Ore 15.30 proiezione del film documentario “Esilio di una bandiera” di Osvaldo Verri.
UNIONE SINDACALE ITALIANA – A.I.T. Sezione di Milano
Sedi: Sez. Ticinese – Via Torricelli 19 tel. 0289415932;
Sez. Martesana – Via Treviso 33 Tel 0289919073 Fax 0240044537 email martesana.mi@usi-ait.orgmartesana.mi@usi-ait.org
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