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frayba:identificati aggressori di Tenejapa
La Jornada – Venerdì 3 febbraio2012
HERMANN BELLINGHAUSEN
Sulla base di numerose testimonianze, il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba) ha identificato gli aggressori delle famiglie simpatizzanti dell’EZLN dell’ejido Banavil (Tenejapa) Chiapas, avvenute due mesi fa e che hanno provocato un morto, un desaparecido, diversi feriti, quattro famiglie tzeltales sfollate ed un indigeno, base di appoggio zapatista, in prigione senza che fosse stato presente sul luogo dei fatti.
L’aggressione dei priisti è avvenuta il 4 dicembre, ed il Frayba ha emesso un’azione urgente il 19 gennaio, dopo essere venuto a conoscenza ed aver indagato sul caso. Il centro ricorda che in quell’occasione un gruppo armato di elementi del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) ha aggredito quattro famiglie simpatizzanti dell’EZLN in un’azione che come risultato ha avuto la morte di Pedro Méndez López ed altri sei feriti, tutti del PRI; la sparizione forzata di Alonso López Luna, simpatizzante zapatista; la detenzione di Lorenzo López Girón, ferito da arma da fuoco ed accusato di lesioni aggravate e “la detenzione arbitraria di Francisco Sántiz López, base di appoggio zapatista”, che al momento dei fatti, “secondo informazioni certe”, non si trovava a Banavil.
Secondo le testimonianze raccolte dal Frayba, gli aggressori identificati sono, tra gli altri, Alonso López Ramírez, che “ha sparato a Lorenzo colpendolo al petto”; Diego Méndez López, che “ha sparato a Lorenzo colpendolo alla gamba”; Alonso López Méndez, della comunità Mercedes, “che aveva una pistola ed era quello che ordinava di ammazzare Alonso che veniva trascinato nella scuola”; quella persona “sa dove tengono Alonso, e dice che ‘l’hanno mandato al Nord col suo zaino”‘.
Diego Guzmán Méndez, Agustín Méndez Luna, Manuel Méndez López, Alonso e Agustín Guzmán López, tutti di Banavil, hanno picchiato e sequestrato il ferito chi si teme possa essere morto. Le testimonianze aggiungono che Pedro Méndez López ed Alonso López Méndez, entrambi dell’ejido Santa Rosa ed ex consiglieri comunali di Tenejapa, il primo con proprietà a Banavil, sono quelli segnalati come gli organizzatori delle aggressioni.
Per la scomparsa di López Luna, i suoi famigliari hanno presentato una denuncia alla Procura Specializzata in Giustizia Indigena (indagine 698/201), che l’ufficio competente numero 5 ha classificato come omicidio. “Una grave imprecisione”, sottolinea il Frayba, “poiché ancora non si è trovato il suo recapito né si è proceduto alla sua ricerca”.
Da parte loro, le famiglie che sfollate sono ancora in “situazione critica”, perché vivono in condizioni di affollamento “disumane”.
Sulla detenzione di Sántiz López, base di appoggio dell’EZLN, il Frayba prevede che si procederà con giudizio ordinario, e non immediato come era la prima intenzione del giudice penale”. In questo modo sarà “per molto più tempo” privato della libertà, “senza una giustificazione per questo cambiamento di intenzione del giudice”.
L’organizzazione sottolinea le “continue e sistematiche aggressioni contro basi e simpatizzanti dell’EZLN” in Chiapas, e chiede allo Stato messicano di cercare López Luna, desaparecido già da due mesi. Inoltre, “un’indagine efficace, imparziale, rapida ed esaustiva dei fatti, così come la punizione dei responsabili della morte di Pedro Méndez López”.
Chiede misure precauzionali e cautelari per le quattro famiglie sfollate e garanzie per il loro ritorno sicuro.
Lorenzo López Girón, gravemente ferito ed oggi nel carcere statale n. 5, necessita di assistenza medica e “di uno studio della sua situazione giuridica” affinché venga rilasciato. Il Frayba chiede anche la liberazione immediata del zapatista Francisco Sántiz López. http://www.jornada.unam.mx/2012/02/03/politica/018n1pol
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incontro formativo per accampamenti d’osservazione dei diritti umani in Honduras
Ciao a tutt*,
vi informiamo che sabato 31 marzo e domenica 1 aprile 2012 avrá luogo l’incontro formativo per chi in futuro ha intenzione di partire per gli accampamenti d’osservazione dei diritti umani in Honduras.
Chiediamo la piú amplia diffusione, in considerazione anche della grave situazione del paese e dell’importanza che dai movimenti di base e’ stata riconosciuta alla presenza internazionale.
L’incontro inizia sabato 31 marzo, alle ore 16 presso il C.S.A. Baraonda, Via Pacinotti 13, a Segrate (Milano), zona industriale Marconi.
Ceniamo e dormiamo lí, per proseguire domenica mattino e pomeriggio.
Domenica sera, sempre al Baraonda vi sarà un’incontro pubblico sulla situazione generale in Honduras e sugli accampamenti, con interventi di campamentisti rientrati e la proiezione di un video.
Programma dell’incontro formativo:
- introduzione generale: contesto storico, economico, politico attuale, il FNRP ed altri attori nel paese
- movimenti popolari in Honduras, la strategia e filosofia degli accampamenti di osservazione
- Requisiti per essere campamentisti
- Ruolo dei campamentisti, obiettivi
- Situazione legale
- Cosa fare durante la presenza nel campamento
- Regole per i campamentisti: coordinamento del campamento, cosa non fare, comportamenti da evitare, come comportarsi in situazioni di emergenza
- cosa portarsi
- aspetti di salute (vaccini prima di partire)
- assicurazione
- all’arrivo in Honduras dove andare…
- al ritorno dall’Honduras…..
Saranno presenti campamentisti rientrati da poco per condividere la loro esperienza.
Per dormire portate un sacco a pelo ed ev. anche dei materassini (del baraonda mi dicono che alcuni ne hanno, ma non per tutti)
vi preghiamo di comunicarci la vostra partecipazione al piú presto
per ulteriori informazioni contattateci:
Giorgio, 3495749027
Thomas, 339-1597004
Collettivo Italia Centro America CICA
http://www.puchica.org/
honduras@puchica.org
http://campamentoshonduras.blogspot.com/
Come arrivare al Baraonda:
Passante ferroviario: Linee Suburbane S5 o S6, femata Segrate
Autobus: Linea Star Lodi Milano-Pioltello fermata edificio “Sinergy” tra le fermate “Lavanderie” e “Bettolino”. Dalla fermata attraversate la strada statale “Cassanese”, percorrete via Marconi (perpendicolare rispetto alla fermata) dopo 150 mt sulla destra c’è il csa Baraonda. La linea Star-Lodi ferma a Milano in P.zza Aspromonte e P.zza Gobetti
Tangenziale est: Prendere l’uscita 8-Lambrate verso via Rombon (SP103). Continuate su SP103-Cassanese proseguendo dritto alla rotonda con l’esselunga di Segrate a sinistra. Al semaforo successivo girate a sinistra in Via Marconi. Percorrete 200 metri e trovate il CSA Baraonda sulla destra.
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frayba: azione di denuncia
San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, Messico
19 gennaio 2012
AU No. 01
Aggressioni contro famiglie simpatizzanti dell’EZLN da parte di un gruppo di priisti dell’ejido Banavil e detenzione arbitraria di Base di Appoggio dell’EZLN
Morte e sparizione forzata di indigeni tseltales
Sgombero forzato di quattro famiglie di Banavil, Tenejapa, Chiapas.
Secondo informazioni documentate a disposizione del Centro dei Diritti Umani, il 4 dicembre 2011, a Banavil, Tenejapa, un gruppo di elementi del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) hanno aggredito con le armi quattro famiglie simpatizzanti dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN).
Le aggressioni hanno avuto come risultato: la morte di Pedro Méndez López; la sparizione forzata di Alonso López Luna (d’ora in avanti Alonso); lo sgombero forzato di quattro famiglie accusate di essere simpatizzanti zapatisti; la detenzione di Lorenzo López Girón (d’ora in avanti Lorenzo) ferito da arma da fuoco ed accusato di lesioni aggravate; la detenzione arbitraria di Francisco Santiz López (d’ora in avanti Francisco) Base di Appoggio dell’EZLN (BAEZLN) che al momento dei fatti si trovava in altro luogo; e sei persone ferite.
Secondo le testimonianze, il 4 dicembre, alle ore 7:00 circa, in casa di Alonso si sono presentate Antonia Girón Gómez, Lucia López Ramírez ed Antonia López Pérez armate di pietre e bastoni, le quali hanno picchiato Alonso e la sua famiglia; poi, circa 50 uomini membri del PRI, hanno circondato la casa e portato via Alonso, tutti erano muniti di bastoni ed armi. Nel tentativo di difendere suo padre, Lorenzo è stato colpito da due proiettili al petto e all’inguine. Trasportato all’ospedale di San Cristobal de Las Casas, è stato fermato da poliziotti statali con l’accusa di lesioni aggravate.
Testimoni affermano che durante l’aggressione armata hanno portato via Alonso sanguinante. Ad oggi non si sa dove si trovi.
Secondo informazione dei testimoni, il 23 dicembre, nell’ejido Mercedes che confina con Banavil, è stato ritrovato un braccio che la famiglia assicura appartenere ad Alonso, poiché hanno riconosciuto una cicatrice su un dito. I giorni 26 e 28 dicembre, sul luogo del ritrovamento sono arrivati poliziotti statali, il pubblico ministero ed il giudice municipale per cercare il corpo, senza però trovarlo. La famiglia di Alonso aggiunge che non è stata fatta una ricerca adeguata.
D’altra parte, secondo la documentazione raccolta da questo Centro dei Diritti Umani, Francisco BAEZLN accusato di aver dato inizio alle aggressioni, è stato fermato arbitrariamente nel capoluogo municipale di Tenejapa, mentre lavorava nel suo negozio di frutta e verdura. Testimoni affermano che il giorno delle aggressioni non si trovava sul luogo dei fatti, per il quale è stato avviato un processo sommario presso il Tribunale Penale, con causa penale No. 177/2011, sul quale il giudice emetterà la sentenza il prossimo 21 gennaio 2012
Oltre a questo, attualmente, le false accuse e la violenza generata dal gruppo di cacicchi del PRI degli ejidos Banavil, Mercedes e Santa Rosa, del municipio di Tenejapa, hanno causato lo sfollamento forzato di quattro famiglie simpatizzanti dell’EZLN e la morte di Pedro Méndez López, membro del PRI.
Per quanto sopra esposto, e secondo la documentazione raccolta, questo Centro dei Diritti Umani guarda con preoccupazione le continue e sistematiche aggressioni contro le Basi di Appoggio e simpatizzanti dell’EZLN, che sono violazioni al diritto alla vita, all’integrità ed alla sicurezza personale, alla libertà, alla libertà di transito, di residenza, al diritto di non essere sfollato, tra gli altri, sulla base degli strumenti internazionali firmati e ratificati dal governo messicano.
Pertanto chiede al governo dello stato del Chiapas:
- La ricerca e la presentazione in vita di Alonso López Luna,
- Il chiarimento e la punizione per la morte di Pedro Méndez López,
- La liberazione di Francisco Santiz López BAEZLN, poiché secondo accertate testimonianze non si trovava sul luogo al momento dei fatti,
- Adeguata assistenza medica a Lorenzo López Girón,
- Misure precauzionali e cautelari per le quattro famiglie sfollate forzatamente e di operare per il loro ritorno sicuro nella comunità di Banavil,
- Un’indagine imparziale, rapida ed esaustiva dei fatti accaduti il 4 dicembre 2011,
- La punizione ed il disarmo del gruppo di cacicchi del PRI che hanno aggredito il gruppo simpatizzante dell’EZLN.
Contesto:
Dal 2009 è in atto una persecuzione da parte del gruppo di cacicchi del PRI contro le famiglie simpatizzanti dell’EZLN, per il fatto di opporsi ad azioni arbitrarie commesse dai cacicchi stessi, come: esproprio di terre, disboscamento illegale, riscossione di imposte e cooperazioni arbitrarie, saccheggi, aggressioni fisiche, negazione del diritto all’educazione, tra gli altri, fatti che sono stati denunciati dalle vittime alle competenti istanze del governo che però le ignorano. Fino ad ora non c’è stata alcuna indagine efficace, né la punizione dei responsabili e le autorità non intervengono per risolvere la situazione, garantire la sicurezza legale e sociale nell’ejido Banavil.
***
Inviate la vostra protesta firmata (in fondo trovate email e testo in spagnolo) ai seguenti indirizzi:
Felipe de Jesús Calderón Hinojosa
Presidente de la República
Residencia Oficial de los Pinos, Casa Miguel Alemán
Col. San Miguel Chapultepec, C.P. 11850, México DF
Tel: (52.55) 2789.1100 Fax: (52.55) 5277.2376
Correo: felipe.calderon@presidencia.gob.mx
Cuenta de Twitter: @FelipeCalderon y @GobFed
Alejandro Poiré Romero
Secretario de Gobernación
Bucareli 99, 1er. Piso, Col. Juárez, Del. Cuauhtémoc,
C.P. 06600 México D.F. Fax: (52.55) 50933414;
Correo: secretario@segob.gob.mx, contacto@segob.gob.mx
Cuenta de Twitter: @SEGOB_mx
Juan José Sabines Guerrero
Gobernador Constitucional del Estado de Chiapas
Palacio de Gobierno del Estado de Chiapas, 1er Piso
Av. Central y Primera Oriente, Colonia Centro, C.P. 29009
Tuxtla Gutiérrez, Chiapas, México
Fax: +52 961 61 88088 ? + 52 961 6188056; Extensión 21120. 21122;
Correo: secparticular@chiapas.gob.mx
Cuenta de Twitter: @Juansabinesg y @gubernaturachis
Noé Castañón León
Secretario General de Gobierno del Estado de Chiapas
Palacio de Gobierno del Estado de Chiapas, 2do Piso
Av. Central y Primera Oriente, Colonia Centro, C.P. 29009
Tuxtla Gutiérrez, Chiapas, México
Conmutador: + 52 (961) 61 2-90-47, 61 8-74-60. Extensión: 20003;
Correo: secretario@secgobierno.chiapas.gob.mx
Cuenta de Twitter: @gobiernochiapas
Raciel López Salazar
Procuraduría General de Justicia de Chiapas
Libramiento Norte Y Rosa Del Oriente, No. 2010, Col. El Bosque
C.P. 29049 Tuxtla Gutiérrez, Chiapas
Conmutador: 01 (961) 6-17-23-00.
Teléfono: + 52 (961) 61 6-53-74, 61 6-53-76, 61 6-57-24, 61 6-34-50.
Correo: raciel.lopez@pgje.chiapas.gob.mx
Cuenta de Twitter: @pgjechiapas
Juan Gabriel Coutiño Gómez
Magistrado Presidente del Tribunal Superior de Justicia y
del Consejo de la Judicatura del Poder Judicial del Estado de Chiapas
Palacio de Justicia
Libramiento Norte Oriente No. 2100
Fracc. El Bosque, Tuxtla Gutiérrez, Chiapas
Teléfono: + 52 (961) 61 787 00 ext. 86 01
Teléfono directo: + 52 (961) 616 53 54
Lic Francisco Javier Plaza Ruíz
Juez del Ramo Penal
Carretera San Cristóbal ? Ocasingo Km. 20
CERSS No. 5, C.P 29200
San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, México
Tel: 967 6743021
Fax: 967 6743022
Enviar copia a:
Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas, A.C.
Calle Brasil 14, Barrio Méxicanos,
29240 San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, México
Tel: 967 6787395, 967 6787396, Fax: 967 6783548
Correo: accionurgente@frayba.org.mx
Cuenta de Twitter: @CdhFrayba
Area de Sistematizacion e Incidencia / Comunicacion
Centro de Derechos Humanos Fray Bartolom? de Las Casas A.C.
Calle Brasil #14, Barrio Mexicanos,
San Crist?bal de Las Casas, Chiapas, M?xico
C?digo Postal: 29240
Tel +52 (967) 6787395, 6787396, 6783548
Fax +52 (967) 6783551
medios@frayba.org.mx
www.frayba.org.mx
Indirizzi ai quali inviare l’appello firmato:
Copia:
A:
Felipe de Jesús Calderón Hinojosa, Presidente de la República
Alejandro Poiré Romero, Secretario de Gobernación
Juan José Sabines Guerrero, Gobernador Constitucional del Estado de Chiapas
Noé Castañón León, Secretario General de Gobierno del Estado de Chiapas
Raciel López Salazar, Procuraduría General de Justicia de Chiapas
Italia, 24 de enero de 2012
– Agresiones a familias simpatizantes del EZLN por grupo de priístas del ejido Banavil y detención arbitraria a Base de Apoyo del EZLN
– Muerte y desaparición forzada de indígenas tseltales
– Desplazamiento forzado de cuatro familias de Banavil, Tenejapa, Chiapas.
Con referencia a los hechos ocurridos el 4 de diciembre de 2011, en Banavil, Tenejapa, cuando un grupo de integrantes del Partido Revolucionario Institucional (PRI) agredieron con armas de fuego a cuatro familias simpatizantes del Ejercito Zapatista de Liberación Nacional (EZLN), que tuvieron como resultado: la muerte del Sr. Pedro Méndez López; la desaparición forzada del Sr. Alonso López Luna; el desplazamiento forzado de cuatro familias acusadas de ser simpatizantes zapatistas; la detención del Sr. Lorenzo López Girón, quien fue herido por arma de fuego y acusado de lesiones calificadas; la detención arbitraria del Sr. Francisco Santiz López Base de Apoyo del EZLN (BAEZLN), que se encontraba en un lugar distinto a los hechos; y lesiones a seis personas más, exigimos al gobierno del estado de Chiapas:
- La búsqueda y aparición con vida del Sr. Alonso López Luna,
- El esclarecimiento y sanción por la muerte de Sr. Pedro Méndez López,
- La libertad del Sr. Francisco Santiz López BAEZLN, debido a que se cuenta con información
- confiable que no se encontraba en el lugar de los hechos,
- Atención médica oportuna y adecuada al Sr. Lorenzo López Girón,
- Medidas precautorias y cautelares a las cuatro familias desplazadas forzadamente e incidir a
- su retorno seguro a la comunidad de Banavil,
- Investigación, imparcial, pronta, sería, exhaustiva y oportuna de los hechos ocurridos el 4 de
- diciembre de 2011,
- Castigo y desarme del grupo caciquil del PRI que agredieron al grupo simpatizante del EZLN.
Atentamente
…………..
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..sempre su governo e territorio indigeno…
La Jornada – Lunedì 23 gennaio 2012
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 22 gennaio. Comunità e collettivi aderenti all’Altra Campagna hanno chiesto di fermare espropri, repressione e vessazione contro le comunità zapatiste. “Il governo vuole rompere i processi autonomistici dei popoli indigeni”. I governi federale e statale “stanno portando avanti nel paese e nell’entità una guerra che genera saccheggio ambientale, privatizzazione delle risorse naturali, supersfruttamento del lavoro, esproprio del territorio e sterminio dei popoli, repressione, persecuzione, incarceramento ed omicidi per contenere le lotte sociali di resistenza alle sue politiche”.
A San Patricio, comunità del municipio autonomo La Dignidad (ufficiale Sabanilla), “malgrado il governo di Juan Sabines avesse ricollocato nel rancho La Josefina (Palanque) il gruppo paramilitare dell’Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic), questo continua le sue vessazioni appoggiato dai poliziotti, su veicoli che fanno la ronda e controllano le basi zapatiste”.
Nel pronunciamento si afferma che “il malgoverno crea ed amministra i conflitti tra le comunità per controllare i loro territori”. È il caso degli ejidatarios tzeltales di San Sebastián Bachajón (Chilón) “che si oppongono alla privatizzazione della cabina di riscossione installata da loro stessi sulle terre che appartengono loro, all’ingresso delle cascate di Agua Azul (Tumbalá)”.
Nel capoluogo municipale di Tila, “lo Stato vuole sottrarre 5 mila 405 ettari al popolo chol” per trasformare il suo luogo di culto – il santuario del signore di Tila – “in un grande centro turistico”. La Procura Agraria ha tentato di “sostituire” l’assemblea generale degli ejidatarios per determinare l’uso delle loro terre comunali, sulle quali vige una risoluzione presidenziale ed un piano definitivo.
Nella colonia 24 de Mayo, sulle “terre recuperate” nel 1999 nel podere in cui c’era l’Istituto Nazionale Indigenista a San Cristóbal de las Casas, il tavolo direttivo di Chiapas Solidario, guidato da Juana López López, “ha promosso aggressioni, minacce di morte, esproprio di abitazioni e tagli del servizio di erogazione dell’elettricità” contro chi si oppone “ai molteplici abusi dei dirigenti ed alle alte tariffe imposte da loro, anche se non esistono contatori e la Commissione Federale dell’Elettricità non emette ricevute di pagamento”.
In questo municipio “esiste una politica di esproprio delle terre recuperate” per favorire imprese turistiche ed immobiliari. Ad Utrilla e Los Arcos si promuove la vendita di proprietà ad ogni costo”. Nel pronunciamento si denuncia anche la persecuzione contro gli artigiani dell’Altra Campagna nella piazza di Santo Domingo, “perché si oppongono al ricatto ed alla corruzione dei sindacati vicini alla presidenza municipale che promuovono l’adesione forzata alla CROM e favoriscono la repressione agli artigiani indigeni”.
Si denuncia che “a causa della criminalizzazione delle lotte e della difesa dei diritti umani”, persiste la persecuzione contro Nataniel Hernández Núñez, del Centro dei Diritti Umani Digna Ochoa, così come la persecuzione contro i suoi familiari e contro elementi del Centro nelle comunità del Consiglio Autonomo Regionale della Costa.
L’Altra Campagna chiede la liberazione dei suoi “prigionieri politici” Alberto Patishtán Gómez (trasferito a Guasave, Sinaloa) e Rosario Díaz Méndez, della Voz del Amate, così come di Pedro López Jiménez, Alfredo López Jiménez, Rosa López Díaz, Alejandro Díaz Santis, Juan Díaz López, Juan Collazo Jiménez, Enrique Gómez Hernández, Amílcar Méndez Núñez ed Elías Sánchez Gómez. http://www.jornada.unam.mx/2012/01/23/politica/022n1pol
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sui programmi governativi Procede e Fanar
La Jornada – Sabato 21 gennaio 2012
Hermann Bellinghausen. Inviato. El Porvenir, Chis., 20 gennaio. Sulla sierra del Chiapas cresce il rifiuto delle comunità al Programma di Certificazione dei Diritti Ejidali (Procede). Di fatto, in Chiapas è uno degli stati dove ha meno attecchito la certificazione. Adesso c’è una novità: agricoltori che erano entrati nel programma, ora ne vogliono uscire. Nell’ejido Cambil, del municipio El Porvenir, 233 ejidatarios hanno rinunciato al Procede. Che cosa succederà ora dopo queste diserzioni?
Il rifiuto degli ejidatarios di Cambil è indicativo di quello che succede sulla sierra del Chiapas, dove cresce anche il rifiuto al potenziale sfruttamento minerario ed agli sgomberi e spopolamenti come quello che si vuole effettuare a Motozintla ed in altre località, col pretesto che sono luoghi ad alto rischio di smottamenti per le inondazioni che hanno colpito la regione negli anni scorsi. Sui contadini aleggia il fantasma delle città rurali (attualmente se ne sta costruendo una a Jaltenango) come alternativa futura.
Nonostante le pressioni governative e dell’apparato priista a partire dal 1995, la resistenza al Procede è ancora forte. Nel 2006, al termine del periodo programmato per queste certificazioni, in Chiapas esisteva ancora un’alta percentuale di terre non regolarizzate. Agli inizi del 2007, il Registro Agrario Nazionale (RAN) annunciava la “regolarizzazione” dell’84% dei nuclei agrari, corrispondenti ad una superficie di 2 milioni 427 mila 716 ettari (59%), con il restante 41%, un milione 692 mila 38 ettari, in attesa di regolarizzazione.
Secondo la ricercatrice Dolores Camacho, del Programma di Ricerche Multidisciplinari su Mesoamerica e Sudest (Proimse) della UNAM),”i nuclei agrari regolarizzati sono piccoli; rappresentano solo la metà della superficie; questo spiega la preoccupazione dei governi al riguardo”. Con l’intenzione di “risolvere” il contrattempo è stato creato il Fondo di Aiuto ai Nuclei Agrari senza Regolarizzare (FANAR), al quale si destineranno molte risorse per raggiungere l’obiettivo.
Il governo dello stato prevedeva di regolarizzare 278 mila ettari nel 2011, come aveva dichiarato Ernesto Gutiérrez Coello, delegato del RAN in Chiapas. Anche se in assenza di informazioni definitive, tutto indica che la meta non è stata raggiunta. Il FANAR offre aiuti a progetti produttivi. “Questo induce i leader di partito e commissari ejidali a premere sui contadini perché accettino, scatenando ulteriori conflitti per le diverse opinioni, perché questi sono sempre di più convinti di respingere il programma per paura di perdere le loro terre”, sostiene Camacho.
Abitanti di villaggi intorno all’ejido di Santa María, nel municipio montano di Chicomuselo, denunciano che a novembre è stata scoperta una vena di bario in un podere di questo ejido. L’eventuale estrazione, sostengono, è promossa dall’ingegnere Pedro Palmas Echeverría e da Romeo Aguilar Méndez, che vorrebbero che gli ejidatarios si costituiscano in associazione civile “per potere sfruttare il minerale”.
A dicembre è stata posta una lastra di cemento che recita testualmente: “P.P.D, lotto: ‘la pera’ Sup. 2180 hrs. Ag. Tuxtla Gtz. Chiapas. Exp. 109/00258”. Le comunità di Chicomuselo presumono “che si riferisce al permesso di esplorazione”. Ricordano che il governatore Juan Sabines Guerrero ha detto che “durante la sua amministrazione non autorizzerà più permessi di esplorazione e sfruttamento di miniere nel nostro stato”, e gli chiedono di proseguire così.
Più di una decina di comunità dei municipi La Concordia, Chicomuselo e Socoltenango chiedono la cancellazione di ogni permesso di estrazione di minerali. Sostengono che “si metterebbero a grave rischio la nostra vita e quella dei nostri animali, si inquinerebbe l’ambiente e ci sarebbe maggiore scarsità di acqua”, che è già grave per la mancanza di sorgenti. “Ci riforniamo dai pozzi che corrono il rischio di venire inquinati dai residui tossici”.http://www.jornada.unam.mx/2012/01/21/politica/017n1pol
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i progetti governativi per rubare la terra agli indigeni:PROCEDE e FANAR
La Jornada – Domenica 22 gennaio 2012
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 21 gennaio. Una decina di comunità tzeltales, tzotziles e choles, aderenti all’Altra Campagna, questo venerdì hanno dichiarato che in Chiapas “le strategie di furto del territorio rappresentate da Procede/Fanar contro la proprietà comunale ed ejidale sono state l’obiettivo fondamentale di Juan Sabines e di Felipe Calderón in questo sessennio”.
Gli indigeni sostengono: “Con i megaprogetti per il presunto sviluppo sostenibile, le città rurali, il turismo ambientale, il Prodesis, la Strategia di Sviluppo degli Stati del Sud (EDES), approvati dalla Camera dei Deputati per implementare il corridoio biologico, turistico ed ecoarcheologico, si vogliono spopolare e ripopolare i territori indigeni, fino a realizzare una nuova Cancun in Chiapas, consolidando il Corridoio Biologico Mesoamericano per mettere in mani transnazionali tutta la ricchezza naturale delle nostre terre e territori”.
Secondo gli abitanti di Zinacantán, Chilón, Venustiano Carranza, Ocosingo, Tenejapa, Teopisca e Villa las Rosas, questo spiega perché i partiti politici (PRI, PRD e PVEM) ed i tre livelli di governo “hanno ingrossato le fila dei tradizionali gruppi di scontro e paramilitari come Paz y Justicia, Uciaf e Orcao, che oggi tengono sotto assedio e minaccia le basi di appoggio zapatiste nei cinque caracoles autonomi”. Come dal 2010 succede in comunità dei cinque caracoles: San Marcos Avilés (Oventic), Nueva Purísima e Nuevo Paraíso (La Garrucha), San Patricio (Roberto Barrios), Patria Nueva e Mártires (Morelia), e Monte Redondo (La Realidad).
Secondo la ricercatrice della UNAM, Dolores Camacho, il Procede è stato “un fattore di conflitti in ejidos e tra organizzazioni”. Nel 1995 iniziò la suddivisione dei terreni in ejidos e comunità, dopo la modifica dell’articolo 27 della Costituzione. “Tutte le organizzazioni indipendenti, e perfino la Confederazione Nazionale Contadina (CNC), non ci stanno ed impediscono la partenza del processo. Questo ha fatto sì che le nuove disposizioni non fossero applicate con la rapidità pensata”.
Sono quindi nati conflitti per i tentativi di imposizione da parte di “piccoli gruppi alleati del governo”. Le autorità agrarie ed i governi di tutti i livelli lanciarono campagne di convincimento sui commissari ejidali per ottenere il sostegno delle assemblee a favore del progetto, aggiunge Camacho nell’intervista. “Sotto pressione del PRI, la CNC promosse il programma, benché la gente non accettasse facilmente le decisioni prese dall’alto”. C’era un termine stabilito per stabilire i confini. “Da qui iniziano pressioni e promesse”.
Nel 2000, la Procura Agraria, il Tribunale Agrario e la delegazione della Riforma Agraria hanno fatto forti pressioni sugli indigeni per far accettare il Procede. “Organizzazioni prima vicine allo zapatismo come Orcao e Cioac, cercano di ‘convincere’ i loro affiliati a ‘legalizzare’ le loro terre, grazie a negoziazioni dei loro leader col nuovo governo di Pablo Salazar Mendiguchía”.
Questi “accordi” hanno modificato l’impegno delle organizzazioni filo-zapatiste “ed hanno favorito la lotta negli ejidos e nei territori recuperati congiuntamente con gli zapatisti insorti”. Le basi di appoggio dell’EZLN hanno rispettato gli accordi precedenti e la loro Legge Agraria Rivoluzionaria; “le organizzazioni ‘indipendenti’ hanno preferito gestire la proprietà legale”. Questo ha portato problemi interni che fino ad oggi hanno alimentato i conflitti, sostiene la ricercatrice.
“La poca chiarezza con la quale si è voluto risolvere il conflitto per la terra ha lasciato molti vuoti di cui approfittare per far scontrare gli zapatisti con le organizzazioni prima affini”. La Legge Agraria Rivoluzionaria dispone che il recupero delle terre avvenga per riappropriarsi di un diritto della popolazione delle zone indigene violato storicamente. Secondo l’analista, per i non zapatisti la presa delle terre significa esercitare un diritto “proveniente dalle leggi che promuovono l’uso ed il possesso della terra in forma individuale”. Nei territori zapatisti, “questo deve essere collettivo e preferibilmente destinato alla produzione di prodotti di base per il sostentamento delle comunità”.http://www.jornada.unam.mx/2012/01/22/politica/021n1pol
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la fame dei raramuris
Los de Abajo La fame dei rarámuris Gloria Muñoz Ramírez Le notizie infondate dei suicidi collettivi dei rarámuris a Chihuahua perché non avevano niente da mangiare, ed ora le massicce campagne di raccolta cibo per portare qualcosa nella pancia di questi popoli, possono trasformare un'emergenza reale, drammatica e non certo nuova, in azioni di carità che sovvertono i diritti collettivi dei popoli indigeni ponendoli nuovamente come oggetti di diritto, non come soggetti dello stesso, tralasciando le responsabilità dello Stato non solo nel cambiamento climatico, ma nelle conseguenze che hanno avuto le invasioni nei territori indios dei diversi progetti transnazionali. 18 anni fa l'insurrezione zapatista introdusse nel dibattito nazionale ed internazionale il riconoscimento degli indigeni di questo paese come soggetti di diritti collettivi, escludendo le politiche paternalistiche e le immagini folcloristiche di più di 60 popoli esclusi e condannati alla povertà estrema. Nei primi mesi del 1994 quel dibattito vinse, indipendentemente dal fatto che poi nel 2001 fu elaborata una controriforma che ignorò ufficialmente i diritti e la cultura indigeni e, con questo, il diritto all'autonomia. Questa settimana hanno cominciato a proliferare in tutto il paese centri di raccolta di cibo presso i quali persone di buona volontà vanno a donare acqua, riso, fagioli e latte in scatola. Ovvio che tutto questo e molto di più è necessario per affrontare l'emergenza, ma il discorso non può essere quello di "aiutare i poveri tarahumaras che stanno morendo di fame". Sostenere l'aiuto con questo orizzonte vuol dire trascura una conquista raggiunta faticosamente dal movimento indigeno nazionale. È ovvio che l'invio di un pacchetto speciale di 100 mila provviste di cibo, coperte ed acqua sulla serra Tarahumara da parte della Segreteria per lo Sviluppo Sociale (Sedeso), "per assistere i casi di fame provocata dalla siccità e dalle gelate che hanno colpito la regione", non risolverà il problema enorme che ha a che vedere con la mancanza del riconoscimento e con le politiche di esclusione dei rarámuris e degli altri popoli indios del paese. In questi momenti mancano la presenza e le parole da Ricardo Robles, El Roco, da sempre accompagnatore gesuita dei rarámuris e profondo conoscitore della sierra. Cito da uno dei suoi scritti: "… E ritornando alla questione dei cannibali, dobbiamo chiederci chi lo è oggi, il turismo o le vittime dell'invasione, le compagnie minerarie o gli avvelenati, le dighe o gli sfollati, gli asili o i bambini, i partiti o i cittadini, il narco o suoi prigionieri, i poliziotti o i manifestanti, l'Esercito o i morti, i governi o quelli di sotto… ed infine, l'avarizia o i depauperati". http://www.jornada.unam.mx/2012/01/21/opinion/016o1pol La resistenza sta nel saper ascoltare la terra. John Berger (Traduzione "Maribel" - Bergamo)
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denuncia del centro per i diritti umani Frayba
La Jornada – Venerdì 20 gennaio 2012 Il Frayba chiede di fermare le aggressioni sistematiche dei priisti contro gli indigeni Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 19 gennaio. Un commerciante tzeltal, base di appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) del municipio ufficiale di Tenejapa, è stato rinchiuso nel carcere n. 5, accusato di essere responsabile dei fatti violenti avvenuti a dicembre nella comunità di Banavil, quando una cinquantina di elementi del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) hanno aggredito con le armi quattro famiglie simpatizzanti dell'EZLN cacciandole dalle loro case e dal villaggio. Il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba) ha emesso oggi un'Azione Urgente, nella quale si afferma che "le aggressioni avvenute il 4 dicembre hanno avuto come risultato la morte di Pedro Méndez López (priista); la sparizione di Alonso López Luna; lo sfollamento di quattro famiglie 'accusate' di essere simpatizzanti zapatisti; la detenzione di Lorenzo López Girón, ferito gravemente ed accusato di lesioni aggravate; la detenzione arbitraria di Francisco Santiz López, base di appoggio dell'EZLN, che al momento dei fatti si trovava altrove, e sei persone ferite". Secondo le testimonianze raccolte dal Frayba, la mattina del giorno citato sono arrivate a casa di Alonso tre donne "con pietre e bastoni" che hanno picchiato lui e la sua famiglia. "Poi, circa 50 uomini del PRI hanno preso Alonso continuando a picchiarlo. Tutti avevano bastoni ed armi. Lorenzo, per difendere suo padre, oggi desaparecido, è stato colpito da colpi di arma da fuoco al petto e all'inguine". Trasportato all'ospedale di questa città, Lorenzo è stato fermato dai poliziotti statali. I testimoni affermano che durante l'aggressione armata i priisti hanno portato via Alonso chi continuava a sanguinare". Si ignora dove si trovi ora. Il 23 dicembre, nell'ejido Mercedes, che confina con Banavil, è stato trovato un braccio che la famiglia assicura che appartiene ad Alonso, poiché hanno riconosciuto una cicatrice su un dito. Poliziotti statali, il giudice municipale ed il pubblico ministero sono giunti sul luogo del ritrovamento i giorni 26 e 28, ma non si è trovato il corpo. La famiglia del desaparecido afferma che non hanno svolto "una ricerca adeguata". Francisco, lo zapatista accusato di aver dato inizio alle aggressioni, "è stato fermato arbitrariamente nel capoluogo municipale di Tenejapa, mentre lavorava nel suo negozio di frutta e verdura". Testimoni dei fatti "affermano che il giorno delle aggressioni non si trovava sul luogo dei fatti"; tuttavia, è stato fatto un processo sommario ed il giudice emetterà la sentenza nelle prossime ore. "Le false accuse e la violenza generata dal gruppo di cacicchi del PRI degli ejidos Banavil, Mercedes e Santa Rosa, a Tenejapa, hanno provocato lo sgombero forzato di quattro famiglie simpatizzanti dell'EZLN e la morte di un membro del PRI", riferisce l'organizzazione. Il Frayba sottolinea "le continue e sistematiche aggressioni alle basi zapatiste ed ai simpatizzanti dell'EZLN", e chiede al governo dello stato di cercare López Luna, di chiarire e punire la morte di Méndez López, la libertà di Santiz López, assistenza medica adeguata a López Girón, misure precauzionali e cautelari per il ritorno degli sfollati, una vera indagine dei fatti, così come disarmare e punire il gruppo dei cacicchi. Risalgono al 2009 le vessazioni contro i simpatizzanti dell'EZLN che si oppongono alle arbitrarietà dei cacicchi priisti: all'esproprio delle terre, al disboscamento illegale, alla riscossione di imposte e cooperazioni senza fondamento, alle perquisizioni, alle aggressioni fisiche, all'impedimento al diritto all'educazione, tra altri. Le vittime l'hanno denunciato davanti agli enti del governo che "non fanno nulla". Fino al momento, sottolinea il Frayba, "non esiste investigazione efficace né punizione dei responsabili, e le autorità non intervengono per risolvere la situazione né garantiscono la sicurezza giuridica e sociale a Banavil".http://www.jornada.unam.mx/2012/01/20/politica/020n1pol (Traduzione "Maribel" - Bergamo)
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sempre sulle miniere del Chiapas
Messico, le miniere nascoste del Chiapas
19 gennaio 2012
C’è troppo silenzio intorno alla situazione delle popolazioni indigene del continente americano. In particolar modo la situazione degli indigeni del Chiapas, stato meridionale del Messico al confine con il Guatemala, è davvero precaria.
Sono discriminati dalle autorità statali e il loro territorio è minacciato dalle grandi compagne multinazionali che si vorrebbero accaparrare le risorse ingenti di cui la regione dispone.
Come sta avvenendo nell’ultimo periodo dove alcune compagnie starebbero scavando nelle montagne del Chiapas per sfruttare le risorse presenti nel sottosuolo. E le attività di scavo sarebbero iniziate senza avere consultato le popolazioni locali. Non solo: secondo il racconto di un giornalista locale, Hermann Bellinghausen, corrispondente per La Jornada nel Chiapas, dietro ai lavori notturni che starebbero interessando le montagne del Chiapas, ci sarebbero diverse aziende locali e una grande multinazionale canadese, la Black Fire.
“Pensiamo che in tutta questa regione esistano concessioni per le imprese minerarie ma la popolazione non è stata interpellata e di conseguenza non ha dato il suo consenso” dice il giornalista.
Inoltre, sembra che grandi progetti minerari (ma ancora non si sa bene chi abbia dato il via ai lavori), interessino anche municipi che si trovano vicinissimi al confine con il Guatemala, dove da diverso tempo sono iniziati programmi minerari e dove, questo è certo, ha già fatto la sua comparsa la canadese Black Fire.
Secondo il racconto dei locali le aziende “convincono i piccoli proprietari terrieri a vendere, offrendo in cambio infrastrutture, di cui nella zona c’è forte bisogno. Ma sappiamo bene che che questi scambi sono solo un pretesto per inserirsi nell’ambiente e avere la possibilità di ottenere dallo Stato del Chiapas concessioni per lo sfruttamento minerario.
Ma non è finita qui. Secondo alcuni militanti dell’associazione Luz y Fuerza del Pueblo, la natura della regione è a forte rischio inquinamento a causa dello sversamento nelle acque dei fiumi regionali di cianuro, utilizzato per lavare le rocce estratte dal sottosuolo.
C’è il timore che la già delicata situazione sociale che vivono le popolazioni indigene del Chiapas possa sfociare in incidenti e far riemergere tensioni mai sopite.http://www.eilmensile.it/2012/01/19/messico-le-miniere-nascoste-del-chiapas/
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montagna chiapaneca scavata dalle compagnie minerarie
La Jornada – Mercoledì 18 gennaio 2012
Hermann Bellinghausen. Inviato. Ejido Honduras, Chis. 17 gennaio. La comunità Campo Aéreo, racchiusa tra le vallate ed i monti della sierra del Chiapas, avverte i passi, fino ad ora furtivi, dello sfruttamento minerario a cielo aperto. Senza autorizzazione alcuna, “di nascosto, sono uscite camionate di materiale, ma non lo permetteremo più”, dice un ejidatario nella sua casa in una spianata a monte del fiume Vega de Guerrero.
Racconta che gli piace molto addestrare i cavalli da corsa, mentre guida i giornalisti tra la vegetazione, ad un paio di chilometri dal villaggio, attraverso un sentiero tracciato di recente da macchinario pesante, fino ad una cava circondata da rocce umide. “Dalle due alle tre del mattino da qui partono i camion carichi di roccia che poi scaricano su altri camion a Siltepec”. Le rocce sono dure ma granuloso, verde smeraldo. “Sembrano di metallo”, commenta l’ejidatario, membro della resistenza dell’Altra Campagna, come molti contadini dell’esteso municipio di Siltepec.
Gli ejidatarios hanno scoperto che il macchinario ed i camion appartengono all’impresa costruttrice di un certo Ing. Silva, ma sono convinti che si tratta della compagnia canadese Black Fire. “Pensiamo che in tutta questa regione esistano concessioni per le imprese minerarie, ma non c’è il consenso della popolazione”. Ed elenca: Toquián, Las Nubes, Cruz de Piedra, Las Moras, Cumbre Ventana, Delicias, Campo Aéreo. Ed in queste comunità sono in resistenza. Al meno a Campo Aéreo è maggioritaria.
Nel vicino Chicomuselo ha già fatto apparizione Black Fire, portando a conflitti. Inoltre, Siltepec è sul confine col Guatemala, dove a pochi chilometri sono già attivi grandi progetti minerari, a Tacaná e Zacapa.
“Hanno convinto a vendere una proprietaria dell’ejido Honduras, ma non ha il nostro consenso”. L’ejidatario racconta: “Ci offrono progetti di infrastrutture, di cui chiaramente ci sarebbe bisogno. Ma sappiamo che questo è solo un pretesto per inserirsi e poi avere concessioni per 50 anni”. Dice di aver parlato poco tempo fa con il vescovo guatemalteco Álvaro Leonel Ramazzini, di San Marcos, un attivo oppositore alle miniere, e questi gli ha confidato: “Una volta che la gente firma, è la fine. Non firmate. Ne va del futuro che lascerete ai vostri figli”.
Mostra una spaccatura tra le montagne, presumibilmente la vena mineraria attraverso il bosco. Poi indica un luogo, qualche chilometro a monte, con un altro buco di rocce verdi. Ci sono già state delle reazioni. A Las Nubes hanno bucato le gomme alle scavatrici dell’impresa.
“Immaginiamo cosa sarebbe la miniera a cielo aperto a Siltepec”, dice l’ejidatario. “Dopo l’uragano Stan abbiamo visto che qui si possono verificare pesanti frane dalla montagna. Con esplosioni e scavi sarebbe molto peggio, si metterebbe in pericolo la vita di molta gente. Ed il cianuro che usano per il lavaggio delle rocce avvelena i fiumi”.
Uno dei membri dell’organizzazione Luz y Fuerza del Pueblo che accompagna la visita denuncia che è minacciata la ricchezza di acqua e boschi, anche se le autorità dicono di proteggere l’ambiente. “Se un ejidatario abbatte un albero, lo mettono in prigione. Ma i commercianti di legname portano fuori illegalmente camionate di legno e nessuno dice niente. Nell’ejido Cruz de Piedra è già stato venduto un bosco, anche se Semarnat e Conafor l’hanno negato”. Il deputato priista Roberto Albores Gleason ha dichiarato, da parte sua, che non esistono tali concessioni.
Hanno molto da perdere questi agricoltori anche se arrivano ad offrire fino a 5 milioni di pesos per le loro terre. A Cruz de Piedra per soli 100 mila pesos un commissario ejidale ha autorizzato la vendita di un bosco vergine. “Non crescono nemmeno i pini, ma solo alberi originario, dice la nostra guida. “Avevano promesso progetti federali che poi sono risultati essere falsi”. Inoltre, la segheria prevista è bloccata per le proteste degli abitanti. http://www.jornada.unam.mx/2012/01/18/politica/016n1pol
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