Carpi occupa e autogestisce

VENERDI 10 GIUGNO
dalle 22 serata anarcopunx con amore e pogo in compagnia di:
INFAMIA
INTOTHEBAOBAB
ANTENORA
MALFATTORI

SABATO 11 GIUGNO
dalle 22 concerti con:
FRATELLI GRIMM
18-16
LACE UP
SAID

DOMENICA 12 GIUGNO
dalle 16 LABORATORIO ORTO SINERGICO
a seguire:
APERITIVO REGGAE (Sà Selecta e altri!)
Sul sito di Libera le foto dello spazio e del corteo del 4 giugno.

VENERDI 10 GIUGNO
Alla Libera Officina continua il Mercato Biologico dalle ore 17.00

 

http://www.libera-unidea.org/home.htm

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proiezione film “L’inferno” di Luis Estrada a Seregno (Mi)

Il film “L’inferno” di Luis Estrada, film del 2010, descrive la cruda realtà del Messico contemporaneo, caratterizzata dall’esorbitante ascesa del narcotraffico.

È un capolavoro degno di essere visto che Clara Ferri ha tradotto e sottotitolato appositamente per questa proiezione, esclusiva e in prima assoluta in Italia, organizzata da Infonodo (www.infonodo.org), un portale di informazione sul territorio di Milano e Brianza.

L’ingresso è gratuito con sottoscrizione per finanziare questo progetto informativo che da più di otto anni si sostiene senza alcun finanziamento e grazie al contributo volontario di chi già ci lavora.

L’appuntamento è per giovedì 16 giugno 2011 alle ore 21:30 presso il Cinema Roma, Via Umberto I, 14, 20038 Seregno (MB), Tel. 0362-231385.
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libertà per gli otto campesinos in Chiapas

La Jornada – Mercoledì 8 giugno 2011

Il Frayba chiede la liberazione di otto campesinos in carcere in Chiapas

Hermann Bellinghausen

Gli otto chiapanechi abitanti della città rurale Nuevo Juan de Grijalva (municipio deiOsatuacán) ed in carcere da marzo insieme al loro avvocato a Pichucalco, Chiapas, sono vittime di un’ingiustizia ed inoltre non hanno goduto delle garanzie processuali a cui hanno diritto, secondo il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba), il quale chiede la loro immediata liberazione e la sospensione delle vessazioni della polizia contro altri loro compagni e familiari.

Il Frayba ricapitola: il 17 marzo, durante una manifestazione pacifica nell’ejidoeJuan del Grijalva sono stati catturati “in maniera arbitraria e con l’inganno” Marcelo Díaz Castellanos, Ceferino Hernández Castro, Fidencio Altunar Cabos, José Francisco López Díaz e Teodoro Sánchez Morales, da poliziotti ministeriali, la Procura del Distretto Nord, il cui responsabile è José Luis Gómez Santaella, e dall’agente del Pubblico Ministero di Ostuacán, con l’appoggio della Polizia Statale Preventiva.

I detenuti sono accusati “di associazione a delinquere, attentato alle vie di comunicazione ed opposizione alla realizzazione di un’opera pubblica”, e durante la sua deposizione erano stati assegnati degli avocati d’ufficio “che si sono limitati a firmare le carte” senza offrire assistenza né difesa adeguate. I primi cinque arrestati hanno firmato documenti di cui ignoravano il contenuto ed il 18 marzo sono stati trasferiti a Quinto Pitiquitos, a Chiapa de Corzo. Dopo 28 giorni, il 14 aprile sono stati messi a disposizione de giudice di prima istanza nel Centro Statale di Reinserimento Sociale numero 10 a Pichucalco.

Il 15 aprile, dopo aver fatto visita in prigione ai cinque campesinos, sono stati arrestati Pascacio López Álvarez ed Andrés Díaz Bouchot, così come Juan José Narváez Bautista, avvocato difensore, che si trovava sul posto per assistere i detenuti. Il 25 maggio,a Ostuacán, è stato arrestato Héctor Díaz Castellanos.

“La privazione arbitraria della libertà di queste nove persone avviene in un contesto di criminalizzazione della protesta sociale contro gli ejidatarios di Juan de Grijalva che chiedono il rispetto di un verbale di accordo firmato dal governo dello stato”, sottolinea il Frayba.

L’8 marzo, a Juan del Grijalva, abitanti di quell’ejido, della comunità Loma Bonita e degli ejidos Cuauhtémoc e Playa Larga terza sezione, che vivono nella città rurale, hanno iniziato un blocco ed una manifestazione pacifica sulla strada ejidale che conduce agli uffici del Grupo il México ed alla costruzione dei tunnel sotto il fiume Grijalva.

I manifestanti chiedevano il rispetto dei verbali di accordo firmati a luglio del 2010, nei quali il governo del Chiapas si impegnava a pagare le terre colpite dal disastro naturale del 2007, oltre che a pagare per i lavori che la Commissione Federale di Elettricità (CFE) sta realizzando sulle loro terre attraverso il Grupo México.

Le altre persone che partecipavano alla manifestazione e che oggi risiedono nella città rurale “hanno paura di essere arrestate”, sottolinea il Frayba. Si sa di alcuni che “sono fuggiti in montagna”.

Il Frayba ritiene che il governo del Chiapas eserciti “azioni di repressione contro i coloni dell’ejido”. Solo pochi mesi fa erano i preferiti dalla propaganda governativa.

Il 4 novembre 2007, a Juan del Grijalva c’è stata una grande inondazione. I sopravvissuti sono stati ricollocati nella città rurale Nuevo Juan del Grijalva ed il governo si era impegnato a pagare le loro terre. Attualmente nella zona nota come El Tapón del Grijalva, la CFE sta costruendo due opere pubbliche, una appaltata al Grupo México, una delle principali imprese transnazionali produttrici di rame. http://www.jornada.unam.mx/2011/06/08/politica/023n2pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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lettera di Marcos

Lettera del Subcomandante Insurgente Marcos al Movimiento Ciudadano por la Justicia 5 de Junio

 

 

ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE

Messico, Giugno 2011

 

 

“El dolor nos recuerda

Que podemos ser buenos,

Que alguien mejor nos habita,

Que corre en noble sentido el río de las lágrimas.

Dolor llamamos al envés de la hoja de la risa,

A la tiniebla que queda al otro lado de la estrella

Que en tu frente tenía apacible nombre

Y orientaba nuestros pasos día a día.

Dolor es el combustible con que arde

La llama de recuerdos que ilumina

Una noche del olvido derrotado

Por el rayo de tu risa al revolar.

Dolor se llama el duelo

De vivir por tu memoria.”

Frammento di “49 Globos”.

Juan Carlos Mijangos Noh.

 

 

A: MOVIMIENTO CIUDADANO POR LA JUSTICIA 5 DE JUNIO, ai familiari dei bambini e delle bambine morti e feriti all’Asilo ABC il 5 giugno del 2009, ed a tutti coloro solidali con la loro lotta.

Hermosillo, Sonora, Messico.

 

Da: Subcomandante Insurgente Marcos.

Chiapas, Messico.

 

Scrivo a nome delle donne, uomini, anziani e bambini dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, per salutarvi ed esprimere il nostro rispetto ed ammirazione per la vostra degna lotta.

Non è facile tirar fuori parole dal dolore, noi lo sappiamo.

E dalla rabbia?

Dal sapere che i malgoverni ignorano di proposito il reclamo di giustizia?

Dal vedere come si manipola il calendario per simulare giustizia e per calcolare che la dimenticanza coprirà la morte? La morte assurda di 49 piccoli e le decine di feriti, bimbi senza altra colpa se non quella di essere nati in un paese dove il governo ha unito il nepotismo alla corruzione e all’impunità.

Poco o niente possiamo aggiungere a quello che le vostre degne parole hanno denunciato su quanto accaduto: la disgrazia che si abbatte su chi né l’aspettava né la meritava; l’irresponsabilità che l’ha favorita; la complicità di governi, legislatori e giudici; il continuo rimandare l’indagine approfondita. Ed i nomi e le immagini delle bambine e dei bambini, le azioni e le mobilitazioni per onorarli nel modo migliore, cioè, chiedendo la punizione dei responsabili, la giustizia per le vittime e l’adozione di misure che impediscano che la tragedia si ripeta.

Abbiamo saputo di tutto questo e di altro dalla vostra pagina internet (http://www.movimiento5dejunio.org ) e dal libro “Siamo noi i colpevoli” di Diego Enrique Osorno, che ricostruisce il rompicapo della tragedia.

La morte di una bambina, di un bambino, è sempre sproporzionata. Investe e distrugge tutto quanto le sta intorno. Ma quando questa morte è seminata e coltivata dalla negligenza e dall’irresponsabilità di governi che hanno trasformato l’inettitudine in affare, qualcosa di molto profondo scuote il cuore collettivo che in basso fa girare la pesante ruota della storia.

Dunque le domande crescono: perché? chi sono i responsabili? che cosa si fa affinché mai più si ripeta questa tragedia?

Ed è stato lil vostro impegno ciò che ci ha dato le risposte. Perché dall’alto abbiamo visto solo disprezzo, scherno, simulazioni e bugie.

La bugia è sempre un oltraggio, ma quando dal Potere si trama per nascondere a familiari ed amici, è una vergogna.

Là in alto non si sono pentiti. Non lo faranno. Invece di onorare i bimbi morti nell’unico modo che sarebbe loro permesso, cioè, attraverso la giustizia, continuano nei loro giochi di guerra dove loro vincono e tutti perdono.

Perché non è rassegnazione davanti alla morte quello che si predica da lassù. Quello che vogliono è il conformismo di fronte all’irresponsabilità che ha bruciato e ferito quelle vite.

Lontani come siamo, per calendario e geografia, non mandiamo parole di conformismo né di rassegnazione. Non solo perché né l’uno né l’altro possono far fronte alle conseguenze di questo crimine che ora compie 2 anni. Ma anche, e soprattutto, perché la vostra lotta ci suscita rispetto ed ammirazione per la vostra causa, per il vostro agire ed il vostro impegno.

Là in alto dovrebbero sapere che unisce non solo il dolore, ma anche l’esempio di lotta tenace che si muove in quel dolore.

Perché voi, uomini e donne portati dalla disgrazia in questa lotta, siete esseri straordinari che risvegliano la speranza in molti angoli del nostro paese e del pianeta.

Come sono straordinari quegli uomini e quelle donne che di nuovo, nella Carovana per la Pace con Giustizia e Dignità, ricordano a chi malgoverna, ai criminali ed al paese intero, che è una vergogna non fare niente quando la guerra si impossessa di tutto.

Da uno di questi angoli, dalle terre indigene del Chiapas, le zapatiste, gli zapatisti, vi guardiamo dal basso, sapendo che il dolore ingigantisce anche i passi se sono degni.

E queste righe che ora vi scriviamo, sono animate solo dal desiderio di dirvi una cosa:

Benedetto il sangue che ha dato la vita a queste bambine e bambini, e maledetto il sangue di chi gliel’ha tolta.

E dirvi di contare su di noi che, benché lontani e piccoli, riconosciamo la grandezza di chi sa che la giustizia si ottiene solo con la memoria e mai con la rassegnazione.

Forse un giorno verrete in queste terre. Qua troverete un cuore scuro che vi abbraccerà, orecchie attente per ascoltare, ed una storia pronta ad imparare da voi.

Perché le grandi lezioni, quelle che cambiano il cammino della storia, vengono esattamente dalle persone che, come voi e coloro che ora marciano, fanno della memoria la strada per crescere.

Con voi, e con chi ora marcia, potremo allora, insieme, voi, loro, noi, pronunciare parole dove il dolore sia una cicatrice che ci ricordi e ci impegni a che mai più si ripeta la disgrazia, e che finalmente termini il sanguinoso carnevale con cui in alto festeggiano l’impunità e la vergogna.

Mentre tutto questo accade, da qua continueremo ad ascoltarvi e ad imparare da voi.

Vale. Salute e che finalmente la giustizia avanzi in basso.

 

Dalle montagne del Sudeste Messicano.

Subcomandante Insurgente Marcos

Messico, Giugno 2011

 

http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2011/06/06/6-de-junio-sci-marcos-carta-al-movimiento-ciudadano-por-la-justicia-5-de-junio/

 

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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sabato 4 giugno: no nuke a Udine

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VENERDÌ 3 E SABATO 4 GIUGNO PER GLI SPAZI SOCIALI A MODENA E CARPI

-Venerdì 3 Giugno Ore 17 Mercato Biologico
-Ore 19 alla Biblioteca 29 Luglio di Carpi in via Rocca 22 Aperitivo Pre Corteo.
-Ore 22 alla Libera Officina serata Benefit per il Corteo del 4 giugno:
_ Jesus ain’t in poland
_ Nowhiterag_ StrangeFear_ Essenza del Male

-Sabato 4 Giugno CORTEO a Carpi per gli Spazi Sociali Autogestiti, ore 15 ritrovo in via Peruzzi davanti alla stazione delle corriere.
Organizzano il Gruppo Anarchico Carpigiano, lo Spazio Sociale Libera di Modena e il Collettivo Fassbinder di Sassuolo.

www.libera-unidea.org

-Sabato 4 Giugno alla sera Matteo Borghi, il luogo sarà comunicato più avanti.

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dal periodico “Anarquia”

>> Sobre la violencia en la marcha contra los mega-operativos.

 

“El que detenta el monopolio de la violencia no tolera que alguien lo ponga en discusión”.


Es necesario decir algo con respecto a la manifestación que se efectuó el pasado 31 de mayo contra los mega-operativos de la policía y que acabó en situaciones de enfrentamiento con la policía.
En primer lugar, no es necesario hacer un gran análisis de los medios de desinformación para darse cuenta de la manipulación grotesca que llevan adelante, basta razonar un poco para poner en entredicho las estúpidas acusaciones a los “padres irresponsables” que “llevan a niños para usarlos de escudos”. Contestar dichas estupideces sería pérdida de tiempo. No obstante sí hay que marcar la saña de los mercenarios informativistas siempre dispuestos a llevar las cosas ha grados inverosímiles para crear sensación.
Ahora sí, ya entrando en tema queríamos decir un par de cosas con respecto a la manifestación y el uso de la violencia contra los policías. Una vez más nos vemos obligados a preguntar, preguntarles a todos los demócratas que hoy salen espantados a acusar de inconciencia y desmesura a los manifestantes ¿por qué no se espantaron antes?, ¿por qué ninguno dijo o hizo nada con la violencia ejercida por las fuerzas del orden contra la gente en los operativos?
Cuando las botas policiales pisan cabezas en los cantes a nadie de ustedes parece importarle. Cuando el gobierno desea instaurar el miedo en los barrios pobres para hacerse propaganda en los ricos, se quedan callados. ¿Qué importan un par de casas con las puertas rotas, un par de golpeados si son pobres, si son todos marginales? Esa es la mentalidad de los mismos que hoy salen espantados a decir cómo es que se debe protestar, cómo es que se debe salir a la calle.
De los métodos usados en la manifestación lo que realmente genera verdadero pavor en los adictos al control, en los defensores de lo establecido, de la explotación establecida y el miedo a vivir establecido es la capacidad de decidir y actuar de las personas. Cómo es posible, dicen, que nadie controle. La real y efectiva capacidad de decidir y actuar de las personas más allá de las estructuras de poder. El que se tiren sus vallas, el que no se les acepte la impunidad de salir a la calle a imponer y seguir imponiendo el capital y la vida que ello conlleva.
Nosotros somos concientes del mundo que queremos y actuamos en consecuencia. Siempre lo hemos hecho. Puede sonarle a algún advenedizo demócrata irracional ya que está acostumbrado a la verdad de la religión o a la de la prensa pero es consecuencia de nuestro amor, de nuestro respeto a lo otro y a los otros que actuamos. Es el relacionamiento que intenta la armonía, la fraternidad, la reciprocidad lo que nos lleva a condenar al Estado y sus fuerzas cuando sintiéndose impunes atacan a la gente para hacer propaganda. Es la libertad que sentimos bullir lo que nos hace considerar a personas que a veces ni conocemos como nuestros hermanos. Cuando la calle dice “tocan a uno tocan a todos” sepan que para los anarquistas eso es una realidad y no simples palabras…

Algunos/as anarquistas presentes.






>> Marcha contra mega-operativos acaba con enfrentamientos con la policía.

Frente a la represión constante llevada a cabo por el gobierno, tanto a travéz de la implementación de los mega-operativos en los barrios más pobres, como con patrullajes preventivos y ante la eventual aprobación de la baja de la edad de imputabilidad y la ley de seguridad ciudadana, se convocó ayer a marchar hasta el Ministerio del Interior.


La marcha partió del callejón de la Universidad pasadas las 19 horas. Cerca de 300 personas marcharon llevando pancartas que decían “la prensa apunta, la policía reprime, el estado encarcela” y “en democracia la policía también reprime y tortura”, entre otras. Los manifestantes llegaron hasta el vallado que había montado la policía para impedir el paso y lo derribaron, lo que culminó en enfrentamientos con la policía.



Ver videos de la prensa:


http://www.youtube.com/watch?v=ElIxVbY9zkY

http://www.youtube.com/watch?v=prhHABdVSss



Periódico Anarquía.

http://periodicoanarquia.wordpress.com

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Guatemala: Maya vs Enel

 

http://matteodean.info/2011/05/26/lenel-e-i-maya-del-quiche/
o
http://www.ilmanifesto.it/archivi/terra-terra/nocache/1/pezzo/4dde7605a70bc/

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comunicato del Frayba

La Jornada – Domenica 29 maggio 2011

CDHFBC: Il governo non rispetta i diritti che ratifica a livello mondiale

Hermann Bellinghausen

“Il governo messicano non rispetta, protegge né garantisce i diritti umani che ratifica di fronte alla comunità internazionale, cosa che dimostra l’inefficienza del sistema della giustizia e la mancanza di volontà di ritrovare le vittime di questi crimini di lesa umanità”, ha dichiarato in Chiapas il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (CDHFBC).

Nel contesto della Settimana Internazionale del Detenuto Desaparecido, aggiunge: “Lo abbiamo constatato nei casi di sparizione forzata di persone che questo centro ha documentato”, e si unisce alla richiesta di ripresentare in vita le persone scomparse nel mondo, in America Latina, in Messico, ed in particolare in Chiapas, “dove, durante il conflitto armato interno ancora non risolto, attraverso una guerra di bassa intensità, lo Stato messicano è responsabile di gravi violazioni ai diritti umani”.

Il CDHFBC spiega che in Chiapas, “nel periodo più intenso del conflitto armato interno, la sparizione forzata di persone era una pratica comune”. Tra il 1995 e il 2001, durante il periodo presidenziale di Ernesto Zedillo, il centro documentò, solo nella zona nord dello stato, la sparizione forzata di 32 uomini e 5 donne per azioni del gruppo paramilitare Desarollo, Paz y Justicia, o Paz y Justicia, sparizioni che “rispondevano ad un piano di contrainsurgencia vigente dal 1994, con la finalità di annientare le basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale ed i suoi simpatizzanti”. Allora, Paz y Justicia aggrediva la popolazione civile nei municipi di Tila, Tumbalá, Sabanilla, Yajalón e Salto de Agua. Il gruppo si distingueva per la violenza attraverso imboscate, sgomberi, sparizioni, omicidi, violenze sessuali e torture”. L’organizzazione registra anche una trentina di indigeni zapatisti desaparecidos nel gennaio del 1994 durante i combattimenti contro l’Esercito federale.

Ma la situazione è andata avanti: “Con una politica contrainsurgente simile, il 13 novembre del 2006, a Viejo Velasco, Ocosingo, la comunità subì un’imboscata da parte di civili armati dell’Organizzazione Per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (OPDDIC), accompagnati da 300 elementi di Pubblica Sicurezza”. L’attacco provocò l’uccisione di quattro persone e la sparizione di Mariano Pérez Guzmán, Miguel Moreno Montejo, Pedro Núñez Pérez e Antonio Peñate López.

La pratica della sparizione forzata, come stabilisce lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, “costituisce un crimine di lesa umanità, dato che implica una violazione multipla e continuata dei diritti umani essenziali”.

L’organizzazione civile rileva che lo Stato messicano figura tra i principali promotori della Convenzione Interamericana sulla Sparizione Forzata delle Persone, lo Statuto di Roma e la Convenzione Internazionale per la Protezione di Tutte le Persone contro le Sparizioni Forzate. “Il paradosso è che ha introdotto riserve molto chiare per quanto riguarda la giurisdizione militare”, cosa che permette “violazioni dei diritti umani perpetrate da personale militare”.

Inoltre, è stata cancellata la procura speciale per i crimini del passato e si è omesso di eseguire “investigazioni adeguate per la sparizione di Edmundo Reyes Amaya e Gabriel Alberto Cruz Sánchez, membri dell’Esercito Popolare Rivoluzionario”, mentre tiene nell’impunità le sparizioni di emigranti che attraversano il territorio messicano”.

Rispetto alla convenzione internazionale per la protezione contro le sparizioni, il governo messicano si è riservato il non riconoscimento della competenza del Comitato Contro la Sparizione Forzata che esamina i casi presentati dalle vittime, i loro familiari o rappresentanti. “Decisione incompatibile con la natura stessa del trattato” che conferma, secondo il CDHFBC, “la mancanza di volontà politica di intraprendere azioni reali per abbattere e sradicare questa pratica”. http://www.jornada.unam.mx/2011/05/29/politica/003n2pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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tentativo di esproprio a San Antonio Toninà

La Jornada – Giovedì 26 maggio 2011

Gli zapatisti denunciano un tentativo di esproprio a San Antonio Toniná

La proprietà si trova nelle immediate vicinanze di un sito archeologico

HERMANN BELLINGHAUSEN

La giunta di buon governo zapatista (JBG) El camino del futuro, corrispondente al caracol di La Garrucha, Chiapas, ha allertato su un nuovo tentativo di esproprio nelle vicinanze del sito archeologico di Toniná, contro un proprietario che è base di appoggio dell’EZLN. La proprietà, denominata San Antonio Toniná, appartiene legalmente e legittimamente ad Alfonso Cruz Espinosa, del municipio autonomo Francisco Gómez. Gli zapatisti accusano l’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (INAH) ed il governo statale di non rispettare un accordo firmato più di due anni fa.

A febbraio di quest’anno, Cruz Espinosa era stato citato presso il giudice di distretto di Ocosingo. Ora, il magistrato “minaccia di sgomberare il compagno ed agenti di Pubblica Sicurezza si introducono nel campo senza rispetto apponendo i timbri della INAH”. La JBG dichiara che quella terra è “dell’EZLN, non del malgoverno”.

La JBG ricorda che l’11 febbraio 2009, rappresentanti dell’INAH, il governo statale ed autorità municipali firmarono un verbale di consegna-ricevimento di San Antonio Toniná al suo proprietario legittimo, dopo un conflitto scoppiato nell’aprile 2008, quando Cruz Espinosa realizzò un laghetto nella sua proprietà – “affinché i suoi animali potessero bere” – e la INAH cercò di cacciarlo, arrestarlo e fargli pagare una multa per presunti danni sui terreni della zona archeologica. Dopo l’intervento del consiglio municipale autonomo e della JBG, il delegato dell’INAH, la segretaria di Governo del Chiapas, insieme a diversi funzionari, firmarono l’accordo menzionato, col quale il problema era apparentemente risolto.

Ora, vogliono approfittare dei familiari di Cruz Espinosa, i quali, “consigliati dal malgoverno, vogliono appropriarsi delle terre per negoziarle con il malgoverno stesso”, come denuncia la giunta zapatista. Questa dichiara che la proprietà è stata recuperata con il suo intervento, “e alla fine consegnata al compagno, legalmente e di diritto, ed esistono documenti che avallano che la terra gli appartiene”.

La nuova persecuzione contro il proprietario è iniziata a febbraio di quest’anno. A sostegno della sua argomentazione, la denuncia zapatista è accompagnata da una copia dell’accordo firmato. Lì si specifica che anche le terre attigue all’accampamento dell’INAH “sono di proprietà di Alfonso Cruz Espinosa, il quale può disporre di esse senza contravvenire alle norme e regole dell’istituto”, il quale “dovrà rispettare i diritti del proprietario”, facilitare la reinstallazione dell’energia elettrica e la fornitura di acqua nella proprietà.

Le autorità autonome dichiarano: “Noi dell’EZLN ne abbiamo abbastanza delle minacce”. Ed aggiungono: “che sia chiaro al malgoverno di Felipe Calderón che queste terre recuperate sono dell’EZLN e sono per le sue basi di appoggio”. La terra “non si cede, non si compra e non si vende; la difenderemo e non permetteremo che si continuino a vessare le basi di appoggio”.

Ritengono direttamente responsabili i tre livelli del governo di qualunque azione “che attenti all’integrità fisica del compagno e della sua famiglia”. http://www.jornada.unam.mx/2011/05/26/politica/021n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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