sui programmi governativi Procede e Fanar

La Jornada – Sabato 21 gennaio 2012
Hermann Bellinghausen. Inviato. El Porvenir, Chis., 20 gennaio. Sulla sierra del Chiapas cresce il rifiuto delle comunità al Programma di Certificazione dei Diritti Ejidali (Procede). Di fatto, in Chiapas è uno degli stati dove ha meno attecchito la certificazione. Adesso c’è una novità: agricoltori che erano entrati nel programma, ora ne vogliono uscire. Nell’ejido Cambil, del municipio El Porvenir, 233 ejidatarios hanno rinunciato al Procede. Che cosa succederà ora dopo queste diserzioni?
Il rifiuto degli ejidatarios di Cambil è indicativo di quello che succede sulla sierra del Chiapas, dove cresce anche il rifiuto al potenziale sfruttamento minerario ed agli sgomberi e spopolamenti come quello che si vuole effettuare a Motozintla ed in altre località, col pretesto che sono luoghi ad alto rischio di smottamenti per le inondazioni che hanno colpito la regione negli anni scorsi. Sui contadini aleggia il fantasma delle città rurali (attualmente se ne sta costruendo una a Jaltenango) come alternativa futura.
Nonostante le pressioni governative e dell’apparato priista a partire dal 1995, la resistenza al Procede è ancora forte. Nel 2006, al termine del periodo programmato per queste certificazioni, in Chiapas esisteva ancora un’alta percentuale di terre non regolarizzate. Agli inizi del 2007, il Registro Agrario Nazionale (RAN) annunciava la “regolarizzazione” dell’84% dei nuclei agrari, corrispondenti ad una superficie di 2 milioni 427 mila 716 ettari (59%), con il restante 41%, un milione 692 mila 38 ettari, in attesa di regolarizzazione.
Secondo la ricercatrice Dolores Camacho, del Programma di Ricerche Multidisciplinari su Mesoamerica e Sudest (Proimse) della UNAM),”i nuclei agrari regolarizzati sono piccoli; rappresentano solo la metà della superficie; questo spiega la preoccupazione dei governi al riguardo”. Con l’intenzione di “risolvere” il contrattempo è stato creato il Fondo di Aiuto ai Nuclei Agrari senza Regolarizzare (FANAR), al quale si destineranno molte risorse per raggiungere l’obiettivo.
Il governo dello stato prevedeva di regolarizzare 278 mila ettari nel 2011, come aveva dichiarato Ernesto Gutiérrez Coello, delegato del RAN in Chiapas. Anche se in assenza di informazioni definitive, tutto indica che la meta non è stata raggiunta. Il FANAR offre aiuti a progetti produttivi. “Questo induce i leader di partito e commissari ejidali a premere sui contadini perché accettino, scatenando ulteriori conflitti per le diverse opinioni, perché questi sono sempre di più convinti di respingere il programma per paura di perdere le loro terre”, sostiene Camacho.
Abitanti di villaggi intorno all’ejido di Santa María, nel municipio montano di Chicomuselo, denunciano che a novembre è stata scoperta una vena di bario in un podere di questo ejido. L’eventuale estrazione, sostengono, è promossa dall’ingegnere Pedro Palmas Echeverría e da Romeo Aguilar Méndez, che vorrebbero che gli ejidatarios si costituiscano in associazione civile “per potere sfruttare il minerale”.
A dicembre è stata posta una lastra di cemento che recita testualmente: “P.P.D, lotto: ‘la pera’ Sup. 2180 hrs. Ag. Tuxtla Gtz. Chiapas. Exp. 109/00258”. Le comunità di Chicomuselo presumono “che si riferisce al permesso di esplorazione”. Ricordano che il governatore Juan Sabines Guerrero ha detto che “durante la sua amministrazione non autorizzerà più permessi di esplorazione e sfruttamento di miniere nel nostro stato”, e gli chiedono di proseguire così.
Più di una decina di comunità dei municipi La Concordia, Chicomuselo e Socoltenango chiedono la cancellazione di ogni permesso di estrazione di minerali. Sostengono che “si metterebbero a grave rischio la nostra vita e quella dei nostri animali, si inquinerebbe l’ambiente e ci sarebbe maggiore scarsità di acqua”, che è già grave per la mancanza di sorgenti. “Ci riforniamo dai pozzi che corrono il rischio di venire inquinati dai residui tossici”.http://www.jornada.unam.mx/2012/01/21/politica/017n1pol
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