La Jornada – Sabato 18 giugno 2011
Minacciate le basi zapatiste di San Sebastián; la procura rifiuta di riceverle
Hermann Bellinghausen
Gli aderenti all’Altra Campagna dell’ejido San Sebastián Bachajón (municipio di Chilón, Chiapas) hanno denunciato di aver ricevuto minacce di morte e intimidazioni nella comunità K’anakil, dello stesso ejido, oltre alla mancanza di assistenza, compresi gli insulti del funzionario del Pubblico Ministero del municipio.
I rappresentanti di San Sebastián affermano che il 15 giugno un gruppo di donne aderenti all’Altra Campagna si era recato a Chilón per presentare una denuncia per minacce contro Nicolás Aguilar Mejía, originario di Reforma K’anakil e membro della nota banda criminale Los Aguilares, che insieme al gruppo paramilitare Los Chinculines nel decennio scorso imperversava nella regione.
Denunciano che il funzionario del Pubblico Ministero, José Manuel Pérez Gómez, “non le ha volute ricevere. Sarà perché ancora non avevano un buco nel petto o una mazzetta, ma sono come ogni altra persona che vuole giustizia ed a cui si nega questo diritto”.
Il giorno 12 è stato fermato Aguilar Mejía accusato di abigeato. La Polizia Giudiziaria lo ha trasferito nel carcere numero 12 di Yajalón. Gli ejidatarios temono che sia rilasciato: “In precedenza abitanti delle comunità vicine non hanno voluto denunciarlo per paura di essere sequestrati, picchiati o assassinati. È conosciuto come l’ultimo membro dei Los Aguilares, sequestratori, violentatori, ladri ed assassini”.
Tuttavia, aggiungono gli indigeni dell’Altra Campagna, “Il PM non ha voluto accogliere la denuncia dei cittadini”. Ritengono responsabile l’autorità “dell’integrità fisica degli abitanti di Reforma K’anakil se il delinquente sarà liberato”. Gli abitanti della comunità “sono molto spaventati che i membri della banda criminale possano vendicarsi per l’arresto del loro leader”.
Chiedono alle autorità “le misure necessarie per applicare la legge a quel delinquente, e nel caso fosse rilasciato saranno responsabili di qualunque fatto deplorevole che possa accadere agli abitanti di Reforma K’anakil ed alle comunità vicine”.
In una seconda denuncia, gli stessi ejidatarios accusano Melchorio Pérez Moreno e Francisco Guzmán Jiménez, del consiglio di vigilanza e commissario ufficiale dell’ejido, rispettivamente, i quali “per mancanza di capacità hanno generato la violenza nelle comunità ed imprigionando degli innocenti in complicità con agenti ausiliari e del PM”. Accusano anche i funzionari del Pubblico Ministero di Bachajón, Eduardo Hernández Guzmán, ed il suo segretario “specializzato in ingiustizia indigena”.
Tutto è iniziato il 4 giugno, rivelano, “quando Jerónimo Guzmán Monterrosa (secondo), originario della comunità Ba’pus, centro Alan Sac’un, è venuto a lamentarsi all’agenzia ausiliaria di quella comunità, perché l’autorità ufficiale stava recintando un terreno con l’intenzione di espropriarlo”. Invece di punire l’aggressore “hanno arrestato chi protestava perché sarebbe stato espropriato. E’ stato quindi trasferito a Bachajon dal PM, dove forzatamente gli hanno fatto firmare un verbale e pagare una multa di 1.500 pesos, anche se è l’offeso, un’altra vittima delle autorità filogovernative”.
Aggiungono altri casi di impunità, come quello di San José Pulemal, centro Ch’ich, dello stesso San Sebastián, dove il 2 giugno quattro persone sono rimaste ferite da armi da fuoco mentre altri sono stati arrestati per lo stesso problema agrario, “con violenza, abusi e prigione, la sola cosa che sanno fare”.
I tzeltales concludono: “Riteniamo responsabili le autorità di qualunque aggressione fisica, poiché si stanno immischiando in questioni già risolte dall”Altra Campagna. Vogliamo che si faccia giustizia con questi agitatori della società. Non permetteremo altri abusi”. http://www.jornada.unam.mx/2011/06/18/politica/019n1pol